ciao a tutti... ho letto ( lo ammetto ) non proprio tutti i post di questa discussione... vorrei fare una breve e un po' ignorante riflessione, derivata da una ventina d'anni a gestire un acquedotto comunale, prima che gli impianti andassero in mano a IREN /IRETI/ENIA eccetera.
Non per dire ma nei comuni di collina e montagna, in buona parte d'Italia, le reti sono alimentate da un misto di sorgenti e pozzi. I pozzi praticamente in collina sono ..fasulli... ossia hanno profondità scarsa perchè le falde sono superficiali. In alternativa bisognerebbe perforare troppo in profondità e non è affatto detto che l'acqua sia buona. Quindi i pozzi van sotto si e no 20-30 metri, di solito.
Le sorgenti : caratterizzate da portate variabili con le stagioni, sono caratterizzate anche dall'essere costantemente interessate da rischio ( frequente ) di inquinamento provocato da deiezioni di animali selvatici e non, lavorazioni agricole sbagliate , smottamenti, variazioni di captazione eccetera.
Insomma le sorgenti sono di qualità incerta. Aggiungo che esiste un decreto nazionale che parla delle distanze di tutela assoluta e di rispetto dalle sorgenti... recinzioni, divieti di concimazioni... ma è meglio non pensarci...
Allora... l'Asl verifica circa una volta al mese la qualità delle acque erogate dagli acquedotti pubblici.
Solitamente, grazie alle vasche di decantazione e ai serbatoi di accumulo, buona parte degli inquinanti con peso specifico elevato vanno sul fondo ( vi garantisco uno spessore medio di fango grigio pari a 10 cm per tutto l'anno).
Gli inquinanti chimici normalmente sono in quantità trascurabile , anche perchè negli anni ( vedi atrazina) il legislatore ha aumentato le percentuali ammissibili ( soluzione italiana). Si usano i filtri a carbone , o altri tipi... Il sistema funziona.
Rimangono coliformi e colifecali. Non sono chimico ne biologo, per me i primi arrivano da materiali organici, i secondi dalle cacche.
La soluzione? debatterizzatori a raggi ultravioletti. Buon sistema, costoso, richiede manutenzione, pulizia frequente. Insomma si usano ma vanno " curati " costantemente ( problema gigante per la mente italiana) .
La vera soluzione ? si chiama ipoclorito di sodio concentrato, in fusti, messi sul bordo del serbatoio.
Hanno un rubinetto di plastica, da cui esce la candeggina goccia a goccia e cade nel serbatoio.
Tutto qui. Esistono dosatori elettromeccanici, ma si incrostano, durano poco.
Il sistema è quello. L'Asl analizza, segnala a volte eccesso di cloro ma non c'è un vero limite di legge.
Quando il dosaggio a occhio è fatto bene, ai rubinetti arriva un poco di odore di candeggina.
Se il manutentore è poco pratico oppure ha bevuto un rosso al bar , ci sarà più odore di candeggina.
In più di vent'anni di gestione dell'acquedotto, mai un'intossicazione, un caso di dissenteria o una denuncia o una lamentela concreta.
Vi ho detto queste cose perchè con il cloro, che si voglia o no, ci siamo cresciuti fin da bambini.
Io non mi preoccuperei troppo, in caso di necessità , ad utilizzarlo per purificare acqua.
Opinione personale, naturalmente. Non dico nulla sugli inquinanti chimici che si possono trovare in un ruscello, è impossibile sapere. Ci sono purificatori e potabilizzatori che sembrano efficienti.
Volevo solo parlare del problema batteri e uso del cloro
p.s. non lavoro alla Henkel