Escursione A passeggio per il Reixa e dintorni

Parchi della Liguria
  1. Parco Regionale di Bric Tana
Post originale: https://scamparsinelbosco.wordpress.com/2018/09/22/a-passeggio-per-il-reixa-e-dintorni/

Dati

Data: 22/09/2018
Regione e provincia: Liguria, Parco del Beigua, Passo del Faiallo, Monte Reixa, Ricovero Buniccu, Ricovero Gilwell, Bric Malanotte
Località di partenza: Passo del Faiallo
Località di arrivo: Passo del Faiallo
Grado di difficoltà: E se si resta sui sentieri

Descrizione

Oggi sveglia alle 4, missione: ricognizione al Reixa (ai ricoveri non gestiti, lato mare).

Doveva essere una giornata normale, e già che c’ero ho deciso che avrei visto l’alba dal Reixa. Quindi data la distanza mi alzo alle 4, macchina e parto. Non era previsto il pernotto, dovevo solo fare un salto a un paio di ricoveri che conosco per constatarne l’attuale stato in previsione di un bivacco con mio figlio prossimamente.

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Come esco a Masone e prendo la provinciale panoramica che porta al Faiallo, nebbia densissima, tipo 4-5 metri di visibilità e stop. Mi dico: poco male, cambierà.
Posteggio verso le 5.45 al posteggio vicino al passo del Faiallo e in notturna prendo il sentiero nel bosco che dal Faiallo porta al Reixa. Nebbia fitta, ma tanto è notte, mi dico: poco male, cambierà.

Procedo lento e tranquillo, ho parecchio tempo e alle 7 puntuale per l’alba sono sulla vetta del Reixa. Solo che l’alba…

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Aspetto un’oretta fiducioso che il sole, scaldando, avrebbe fatto alzare le nubi, ma invano. Decido quindi di proseguire con il programma, prima tappa il Ricovero Buniccu, manutentato dallo stesso gruppo che si prende cura del Sambugu. Della sua esistenza (e rifacimento) me ne aveva parlato il responsabile del gruppo quando lo avevo incontrato su al Sambugu.

Per arrivarvi occorre tornare verso il Passo Vaccaria, ad ovest del Reixa sul crinale, e da lì prendere il sentiero “V bianca” che scende direttamente e molto ripidamente nel canalone sottostante, lato mare.

Prendo il sentiero che dalla cima brulla ben presto si trasforma in un bosco di pini, avvolto dalla magia della nebbia. Una leggera pioggerella, causata dalle nubi basse, si fa sentire di tanto in tanto.

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Il sentiero prosegue per il Passo della Gava, molto più a valle dove esiste un’altro ricovero non gestito, ma oggi la mia prima ispezione riguardava il Buniccu.
Ed eccolo, con un pino cresciuto in orizzontale e che quasi sembra appoggiato al piccolo ricovero. Di contorno ai pini, qualche nocciolo qui e là.

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Il ricovero è davvero piccolo, ma è fornito di tutto ed è un posto accogliente.

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Nel frattempo inizia a piovere più forte, quindi mi do un po’ da fare, sostituisco con un ramo il manico alla scopa di saggina che era rotto, do una spazzata per pulire un po’ il pavimento da terra e detriti vari, pulisco le superfici per dormire, la pietra-tavolo, raccolgo un po’ di rifiuti che avevo trovato negli angoli ed esco per prendere un po’ di legna da lasciare nel deposito, come vuole l’usanza di chi frequenta questi ricoveri, in modo da farlo trovare meglio a chi passa dopo.

Al ricovero non è presente acqua, ma esiste una fonte, poco lontana proseguendo sul sentiero, la fonte Leone, che sgorga tutto l’anno. Visto che ha smesso di piovere ed è ripresa solo l’acquarugiola tipica delle nubi basse, vado a darmi una ripulita e comunque il sentiero va nella direzione che mi interessa.

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Forse perchè siamo più bassi delle vette, forse semplicemente perchè il tempo è cambiato un poco, adesso si apre leggermente la nebbia, e riesco ad avere una visibilità un po’ maggiore di tanto in tanto. Dipende sempre da come si muovono le nuvole che stanno risalendo il crinale, lato mare. Sicuramente giù a valle sta facendo parecchio caldo e deve esserci un bel vento di scirocco caldo ed umido.

Poco oltre la fonte Leone, il sentiero prosegue deciso verso valle, ma il mio secondo obiettivo della giornata è il rifugio Gilwell, solo che si trova nell’altra vallata oltre la cresta che ho di fronte, ed il sentiero non va in quella direzione. Potrei tornare indietro, risalire fino al Monte Reixa e poi ridiscendere al Gilwell, ma se posso in genere evito di fare due volte la stessa strada.
Decido per un fuori-sentiero e inizio ad inerpicarmi nel bosco, da subito piuttosto ripido, arrampicandomi tra roccioni e pini verso l’alto per riuscire a scavalcare il torrente più a monte, visto che all’altezza in cui mi trovo le rive del canalone sono troppo ripide. Il mio obiettivo è passare dall’altra parte, svalicare e intercettare il sentiero che porta al Gilwell.

Mentre salgo ricomincia la pioggia, non eccessiva, ma insistente e sosto di tanto in tanto sotto ai pini mentre cerco di calcolare il percorso migliore per salire. So che devo evitare una parte dove è presente un ripido versante roccioso, ma data la nebbia non riesco a vederlo e non so se sono già arrivato all’altezza corretta.

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La pioggia insiste, e mentre sto pensado se sia meglio fermarmi un poco perchè sia la pendenza, sia l’erba bagnata, sia le rocce bagnate iniziano a farmi temere una qualche storta, il cielo decide di scaricarmi addosso una violenta ramata d’acqua.

Smollo l’incerata moooooolto di corsa e altrettanto di corsa la fisso ai rami di uno dei tanti pini, non ho sicuramente il tempo di usare squadretta e compasso, ma vorrei evitarmi una dilavata lì, fuori sentiero e con ancora parecchia riva da salire.
Approntato il rifugio di emergenza mi metto tranquillo e visto che comunque era l’ora faccio fuori uno dei panini.

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Non posso muovermi molto perchè la pendenza è vicina ai 40° e se muovo troppo il sedere rischio persino di scivolare fuori dall’incerata

Passa un’altra oretta, mi rilasso osservando il bosco, le nuvole, la nebbia, e mi riposo un po’. Dopodichè finita la pioggia mi picchio con l’incerata bagnata per ridurla alla ragione e riuscire ad impacchettarla per riprendere la marcia.

Le nuvole si sono aperte un poco e riesco ad apprezzare meglio la salita che mi sto facendo se guardo giù a valle.

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Riesco ad arrivare in orizzontale al rio che scorre esattamente in mezzo al canalone, è completamente in secca, lo passo e arrivato ad un pino che cresce completamente orizzontale a causa dei forti venti di tramontana della zona vedo la vetta che devo svalicare per passare nella vallata dove so che troverò il sentiero che porta al Gilwell.

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Appena svalicato, con mia enorme sorpresa un capriolo salta fuori da una roccia a tre metri da me, ero sottovento e probabilmente non mi ha minimamente sentito o annusato, fa un bel balzo e scappa via protestando rumorosamente. Siamo fuori dai sentieri e probabilmente non si aspettava di trovare un tizio proprio lì

Ma comunque svalico, e dopo poche decine di metri incrocio il sentiero come avevo preventivato, ma da quel versante la nebbia è più fitta che mai ed è mista a pioggia.
Arrivo fino al segnavia in pietra che so essere a una ventina di metri dal ricovero, e nonostante la corta distanza è come se il Gilwell non esistesse nemmeno. Appare solo indistintamente quando faccio ancora qualche passo.

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Al Gilwell è presente l’acqua e gli interni si presentano in questo modo: al piano superiore che so di solito essere chiuso, una camerata vuota, per dormire, al piano terra invece la sala “stufa” e tavoli con panche per mangiare. Solo che non c’è in giro nemmeno un pezzetto di legna, nemmeno nella legnaia, e intorno non è proprio “boscoso”. Probabilmente i reparti Scout che hanno in gestione il Gilwell, e che usano per i loro bivacchi, la legna la portano con sé alla bisogna.

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Dal Gilwell, dove mi fermo a mangiare un altro panino, vedo che le nuvole si alzano nuovamente e riesco a intravvedere l’abitato di fondo valle, con le case illuminate dal sole. Ma è solo un attimo e tutto viene riavvolto dalla nebbia.

Da questo ricovero ho due opzioni per tornare al Faiallo. O prendo il sentiero che prosegue (indetro per me) fino al Reixa oppure allungo il giro svalicando in un altro vallone e facendo il Bric Malanotte per sbucare infine direttamente al passo del Faiallo. Opto per quest’ultimo.

Lasciato il Gilwell si scende verso valle per una decina di minuti fino al bivio con il sentiero per il Bric Malanotte. Il paesaggio cambia nuovamente, sempre avvolto nella fitta nebbia, ma con grosse formazioni rocciose che si sviluppano sul crinale. Alla mia destra, dall’altra parte del vallone, il Bric Malanotte che non vedo, e sulla sinistra le grosse rocce che appaiono e scompaiono dietro veli di nebbia come enormi giganti cristallizzati nella montagna.
Lo spettacolo è suggestivo, sento di essere l’unica persona in giro oggi, la nebbia mi sospende in una dimensione completamente differente non vedendo la “civiltà” a valle ed esistono solo la montagna ed i giganti di roccia.
Appaiono e scompaiono, volti la testa e già la nebbia li nasconde per rivelarne altri poco oltre.

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Il sentiero scavalca il rio di questo canalone, il rio Malanotte e decisamente inizia ad inerpicarsi per portarmi in quota, verso il monte.

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Un improvviso sollevarsi di nubi svela il canalone del Rio Malanotte, con a destra il versante “dei giganti di roccia”.

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Superato il Bric Malanotte si arriva salendo ancora un poco fino alla quota del passo del Faiallo, in un punto chiamato San Gioachin dove nelle giornate limpide si vede tutta la costa ligure. Ma oggi tutto è un muro bianco e mi sta benissimo così. Mi sento benissimo sospeso tra cielo e terra con la consapevolezza che il mondo può aspettare.

Per arrivare al passo del Faiallo il sentiero diviene pianeggiante e si allarga mentre si inoltra in un fitto bosco di noccioli. Anch’essi, nella nebbia, assumono aspetti favoleggianti. Ed in alcuni punti sembrano merletti disegnati nel chiarore della nebbia.

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Sono alla macchina, un’altra bella giornata purtroppo è finita, ma in compenso ho deciso dove bivaccherò per una due giorni. E non sarà al Gilwell. Ma questa è un’altra storia.

Alla prossima
 
Ultima modifica:
E' vero da una parte il tempo bello ti fa godere i panorami di più ma il tempo così così la nebbia l'acquetta rendono l'avventura più suggestiva.
 
Sì i luoghi sono belli sia con bel tempo che in queste condizioni che regalano emozioni differenti.
Grazie a tutti per avere letto
 
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