- Parchi dell'Umbria
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- Parco di Colfiorito
La zona che sto visitando in questi ultimi tempi, è il pianoro di Colfiorito e il M. Pennino. Ormai l’ho girato in lungo e in largo ma come sempre, scopro che c’è sempre qualche cosa di nuovo.
L’area, presenta panorami molto estesi e fioriture mozzafiato dovuti alla vicinanza coi Sibillini e a una riserva idrica considerevole.
Questa volta, ciò che più m’ha colpito è stata la senzazione mai prima provata; la ricerca di acqua.
Non che la zona fosse avara di altre “motivazioni” anzi, il sentiero parte da un piccolo paesino, Casaletto, e si inerpica lungo una valle coltivata e sempre più stretta tanto si avanza, immergendosi completamente nel bosco fitto del fondo valle. Si percorre una vecchia carrareccia che percorre campi coltivati e cosparsi di fiori.
Pian piano si stringe, la valle e, i cespugli di rovi e di erbe selvatiche nascondono quella che una volta era una antica via di pellegrinaggio tra Loreto ed Assisi. Perdiamo il contatto con la via e serpeggiamo tra gli arbusti fino ad arrivare in un paio di orette a riprendere la strada su quasi in cima alla sella che si intravede dal basso.
Arrivati alla sella, 1150mtslm, la Bocchetta della Scurosa, una valle questa che sale da Sefro e bellissima in autunno con dei faggi secolari; ci fermiamo a rivedere il nostro percorso e il bel panoramacon un buon panino sotto i denti.
Inizia a questo punto, probabilmento spinta dal caldo intenso, una voglia irrefrenabile di acqua; e si che ne avevamo ancora un litrozzo ma, forse perché sulla carta lì ci doveva stare una sorgente, prende forma nella mia mente un desiderio forte di trovare una fonte. Quella indicata alla Bocchetta, non sono riuscito a trovarla e allora, visto che la carta ne indica altre due sul versante opposto, decido di prendere quella via per il ritorno e cercare di trovare il prezioso liquido.
Attraversiamo un prato di quota con migliaia di fiori, attenti a non calpestarne troppi; il percorso assolato mi fa crescere a dismisura questa voglia di “SETE” e mi dimentico anche che il litro nello zaino, è sempre lì. Inizia a farmi male la testa, la ricerca di acqua, si fa sempre più insistente tanto che mi vengono in mente pensieri relativi ai viaggiatori nel deserto, a quando assetati si fanno trascinare da improbabili oasi. Lo so che non è sete la mia, non posso avere così tanta sete, non l’ho mai avuta, solamente, è una “voglia” che mi cresce dentro, un qualche cosa che mi fa star male se non la trovo; e allora mi ritrovo a camminare pesantemente e con svogliatezza. Se non la trovo non sarà una bella escursione, penso e mi fa male anche la testa. Non credo di aver mai avuto il…”piacere” di provare questa sensazione, neanche quando assetato avevo la borraccia asciutta.
La cartina, chiama due fonti sul prato di sinistra, DEVO accertarmi se esistono e mi sforzo di camminare più celermente. Non sono da solo, Anna Rosa è lì dietro e mi segue, lei ha fiducia in me quando scelgo un sentiero, ma non sa cosa mi sta accadendo.
Salgo sul crinale, esausto e svogliato ma deciso…laggiù scorgo, oltre il declivio, un branco di vacche bianche come neve
.
Un lampo e so già che dove sono loro, c’è un abbeveratoio. Faccio cenno a Lei, sudata, di aspettarmi lì e mi avvio verso la base dell’avvallamento.
Dieci minuti per girare attorno alla collinetta e, …eccola lì,
Una meravigliosa vasca con le mucche attorno. Queste mi guardano con il solito sospetto ma mi lasciano fare perché sentono che sono lì solo per LEI, l’acqua.
Fredda, molto fredda, di vera sorgente e tanta. Che pace che ho provato in quel momento,…l’acqua che scorre sul mio viso, sulle gambe, inzuppa la maglia e fa venire i brividi tanto è gelida. Credo che i quadrupedi abbiano pensato ad un povero animale che non beve da giorni quando mi hanno visto ridere sfacciatamente,…che figura.
Ok, adesso va meglio, molto meglio, le gambe hanno ripreso vigore, tornare sui miei passi fino alla mia compagna, è stato un semplice salto e anche Lei approfitta della nuova acqua fredda nella borraccia.
Andiamo avanti, adesso posso cercare il sentiero di discesa con tranquillità e troviamo vicino ad un rifugio un’altra fonte, anch’essa freddissima; nuovo bagno e nuova scorpacciata
Il resto è discesa, circa un’ora di rovi e arbusti fino al parcheggio.
Non credo dimenticherò mai questo giro, quella sensazione di soddisfazione estrema quando ho trovato la prima sorgente.
Questo è un giro che sottolineerò con una bella righa rossa.
L’area, presenta panorami molto estesi e fioriture mozzafiato dovuti alla vicinanza coi Sibillini e a una riserva idrica considerevole.
Questa volta, ciò che più m’ha colpito è stata la senzazione mai prima provata; la ricerca di acqua.
Non che la zona fosse avara di altre “motivazioni” anzi, il sentiero parte da un piccolo paesino, Casaletto, e si inerpica lungo una valle coltivata e sempre più stretta tanto si avanza, immergendosi completamente nel bosco fitto del fondo valle. Si percorre una vecchia carrareccia che percorre campi coltivati e cosparsi di fiori.
Pian piano si stringe, la valle e, i cespugli di rovi e di erbe selvatiche nascondono quella che una volta era una antica via di pellegrinaggio tra Loreto ed Assisi. Perdiamo il contatto con la via e serpeggiamo tra gli arbusti fino ad arrivare in un paio di orette a riprendere la strada su quasi in cima alla sella che si intravede dal basso.
Arrivati alla sella, 1150mtslm, la Bocchetta della Scurosa, una valle questa che sale da Sefro e bellissima in autunno con dei faggi secolari; ci fermiamo a rivedere il nostro percorso e il bel panoramacon un buon panino sotto i denti.
Inizia a questo punto, probabilmento spinta dal caldo intenso, una voglia irrefrenabile di acqua; e si che ne avevamo ancora un litrozzo ma, forse perché sulla carta lì ci doveva stare una sorgente, prende forma nella mia mente un desiderio forte di trovare una fonte. Quella indicata alla Bocchetta, non sono riuscito a trovarla e allora, visto che la carta ne indica altre due sul versante opposto, decido di prendere quella via per il ritorno e cercare di trovare il prezioso liquido.
Attraversiamo un prato di quota con migliaia di fiori, attenti a non calpestarne troppi; il percorso assolato mi fa crescere a dismisura questa voglia di “SETE” e mi dimentico anche che il litro nello zaino, è sempre lì. Inizia a farmi male la testa, la ricerca di acqua, si fa sempre più insistente tanto che mi vengono in mente pensieri relativi ai viaggiatori nel deserto, a quando assetati si fanno trascinare da improbabili oasi. Lo so che non è sete la mia, non posso avere così tanta sete, non l’ho mai avuta, solamente, è una “voglia” che mi cresce dentro, un qualche cosa che mi fa star male se non la trovo; e allora mi ritrovo a camminare pesantemente e con svogliatezza. Se non la trovo non sarà una bella escursione, penso e mi fa male anche la testa. Non credo di aver mai avuto il…”piacere” di provare questa sensazione, neanche quando assetato avevo la borraccia asciutta.
La cartina, chiama due fonti sul prato di sinistra, DEVO accertarmi se esistono e mi sforzo di camminare più celermente. Non sono da solo, Anna Rosa è lì dietro e mi segue, lei ha fiducia in me quando scelgo un sentiero, ma non sa cosa mi sta accadendo.
Salgo sul crinale, esausto e svogliato ma deciso…laggiù scorgo, oltre il declivio, un branco di vacche bianche come neve
.
Un lampo e so già che dove sono loro, c’è un abbeveratoio. Faccio cenno a Lei, sudata, di aspettarmi lì e mi avvio verso la base dell’avvallamento.
Dieci minuti per girare attorno alla collinetta e, …eccola lì,
Una meravigliosa vasca con le mucche attorno. Queste mi guardano con il solito sospetto ma mi lasciano fare perché sentono che sono lì solo per LEI, l’acqua.
Fredda, molto fredda, di vera sorgente e tanta. Che pace che ho provato in quel momento,…l’acqua che scorre sul mio viso, sulle gambe, inzuppa la maglia e fa venire i brividi tanto è gelida. Credo che i quadrupedi abbiano pensato ad un povero animale che non beve da giorni quando mi hanno visto ridere sfacciatamente,…che figura.
Ok, adesso va meglio, molto meglio, le gambe hanno ripreso vigore, tornare sui miei passi fino alla mia compagna, è stato un semplice salto e anche Lei approfitta della nuova acqua fredda nella borraccia.
Andiamo avanti, adesso posso cercare il sentiero di discesa con tranquillità e troviamo vicino ad un rifugio un’altra fonte, anch’essa freddissima; nuovo bagno e nuova scorpacciata
Il resto è discesa, circa un’ora di rovi e arbusti fino al parcheggio.
Non credo dimenticherò mai questo giro, quella sensazione di soddisfazione estrema quando ho trovato la prima sorgente.
Questo è un giro che sottolineerò con una bella righa rossa.
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