Quest'estate mi trovavo con la mia famigliola in una piccola spiaggia in Sardegna, al Nord nei pressi di Capo d'Orso, quando dalla vegetazione spunta un curioso personaggio con un zainone enorme e pesantissimo.
La mia curiosità fu enorme che ho dovuto fermare quest'uomo e così siam rimasti a parlare per quattro ore di fila sotto l'ombra di un ginepro, condividendo il cibo e l'acqua che avevo con me quel giorno.
Vittorio è un vero Avventuriero con la A maiuscola vecchio stile, per farci capire alla Bonatti quando è passato dal mondo verticale a quello orizzontale delle esplorazione. Non mi soffermerò a descrivere i suoi innumerevoli viaggi via terra, in bici o a piedi, o i suoi studi astrofisici, ma vi voglio raccontare di quello che stava facendo nel momento in cui ci siamo incontrati.
E' la prima volta che ho visto o sentito parlare di questa attività, nonostante sia semplice e naturale nella sua logica: camminare rigorosamente lungo la costa marina (o palustre) e quando si ha un ostacolo naturale o artificiale che sia, buttarsi in acqua con tutto lo zaino e con le pinne a piedi superarlo fino a riconquistare la costa e quindi continuare con il trekking.
In questa maniera Vittorio si è fatto tutto il periplo della Sicilia partendo dal Cilento. Ora stava effettuando quello della Sardegna, era partito da Cagliari.
Conoscendo abbastanza bene la Sardegna ho notato subito il suo rigore nell'effettuare questo percorso: non taglia minimamente i promontori, neanche quelli più piccoli e insignificanti. Questo vuol dire che un tratto di costa che va da Olbia fino a Santa Teresa di Gallura, con l'auto lungo la costa sviluppa poco più di 50 km, con l'acqua-trekking sicuramente più di 250 km.
Un'altra cosa che ho notato è stata la sua "spartanità": non ha cellullare, GPS, desalinatori, potabilizzatori e nemmeno cibi liofilizzati e fornelletti. Viaggia molto all'avventura, sperando appunto nella ventura, nel caso e negli incontri. Come quello avvenuto con un gommone mentre attraversava le scogliere nei pressi di Arbatrax senza un goccio di acqua.
Lo zaino che aveva è autocostruito, con un telaio in alluminio e due sacche stagne legate intorno: perfettamente galleggiante. L'ho provato e mi è sembrato abbastanza comodo, seppur pesante.
Ci siamo promessi di risentirci per telefono appena finiva il giro e prima di un'altra sua spedizione in Australia.
Allego qui qualche foto:
La mia curiosità fu enorme che ho dovuto fermare quest'uomo e così siam rimasti a parlare per quattro ore di fila sotto l'ombra di un ginepro, condividendo il cibo e l'acqua che avevo con me quel giorno.
Vittorio è un vero Avventuriero con la A maiuscola vecchio stile, per farci capire alla Bonatti quando è passato dal mondo verticale a quello orizzontale delle esplorazione. Non mi soffermerò a descrivere i suoi innumerevoli viaggi via terra, in bici o a piedi, o i suoi studi astrofisici, ma vi voglio raccontare di quello che stava facendo nel momento in cui ci siamo incontrati.
E' la prima volta che ho visto o sentito parlare di questa attività, nonostante sia semplice e naturale nella sua logica: camminare rigorosamente lungo la costa marina (o palustre) e quando si ha un ostacolo naturale o artificiale che sia, buttarsi in acqua con tutto lo zaino e con le pinne a piedi superarlo fino a riconquistare la costa e quindi continuare con il trekking.
In questa maniera Vittorio si è fatto tutto il periplo della Sicilia partendo dal Cilento. Ora stava effettuando quello della Sardegna, era partito da Cagliari.
Conoscendo abbastanza bene la Sardegna ho notato subito il suo rigore nell'effettuare questo percorso: non taglia minimamente i promontori, neanche quelli più piccoli e insignificanti. Questo vuol dire che un tratto di costa che va da Olbia fino a Santa Teresa di Gallura, con l'auto lungo la costa sviluppa poco più di 50 km, con l'acqua-trekking sicuramente più di 250 km.
Un'altra cosa che ho notato è stata la sua "spartanità": non ha cellullare, GPS, desalinatori, potabilizzatori e nemmeno cibi liofilizzati e fornelletti. Viaggia molto all'avventura, sperando appunto nella ventura, nel caso e negli incontri. Come quello avvenuto con un gommone mentre attraversava le scogliere nei pressi di Arbatrax senza un goccio di acqua.
Lo zaino che aveva è autocostruito, con un telaio in alluminio e due sacche stagne legate intorno: perfettamente galleggiante. L'ho provato e mi è sembrato abbastanza comodo, seppur pesante.
Ci siamo promessi di risentirci per telefono appena finiva il giro e prima di un'altra sua spedizione in Australia.
Allego qui qualche foto: