- Parchi d'Abruzzo
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- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data :giovedì 30 agosto 2018.
Partenza /Ritorno iazzale Di Campo Imperatore,poi per Pizzo Cefalone all'alba, Cima Giovanni Paolo II, Cima delle Malecoste e ritorno su stessa strada.
Tempi di percorrenza: siamo stati in giro otto ore ma con tre delle nostre soste "Cialtrone".
Grado di difficoltà : EE con qualche tratto F.
Difficoltà incontrate :freddo pungente e improvviso quasi in Vetta al Cefalone poco prima dell'alba e per una buona mezz'ora ancora dopo.
Periodo consigliato: non saprei! Ma credo assolutamente no in inverno per tutta la zona a mezza costa sotto il cefalone e non ho idea Cima Wojtyua......... sicuramente non oso immaginare arrivarci dal Cefalone.... Non cose per me insomma.
Dislivello : un po' di saliscendi,Cmq sui settecento metri in salita.
Km: sui 13 e mezzo.
Descrizione :
Ci sono viaggi che rimangono scolpiti negli occhi per giorni e dove le emozioni provate sono tante e forti che per metabolizzare impiegano inaspettatamente di più. Ogni foto rivista dopo giorni sveglia altri particolari vissuti, come se in quel momento fossero troppi da cogliere o la concentrazione, che richiede il percorso, mette da parte tutto il sentito per rispolverare dopo con calma, gusto e forse anche autocompiacimento o qualcosa di simile a una felicità non intaccabile dall'esterno perché derivante dalla conoscenza di propie nuove capacità...... Insomma, so' che in quel pezzo di montagna, che mi faceva tanta soggezione, ho le capacità fisiche e mentali per arrivarci,e mi rende felice,appagato.
Probabilmente ho fatto cose più impegnative, ma quella frastagliata Cima Woitiya, che Ciccio mi faceva notare che infatti è un Gendarme più che Cima, mi metteva proprio una gran fifa. A dirla tutta c'è un tratto che passa su una cornice rocciosa a picco sul Vallone del Venaquaro che la paura la metterà ancora sicuramente, specie dopo averne visto il viso sgretolato da sotto alle Malecoste più in avanti
Partiti alle 4 e 30. Tra le poche parole dette, a mezza costa nel buio della montagna, trapelava la nostra timorosa riverenza per quel sassone con la croce meta di oggi, e qualche timore di visibilità con una luna capricciosa che faceva sempre meno capolino tra i nembi. Al primo Colle raggiunto anche l'ombra del cefalone appariva minacciosa, semi coperta di nuvole tra il grigio e un nero più scuro della notte. Quasi a testare la nostra determinazione, il Pizzo ha mostrato per un attimo un aspetto che mi ha rimesso il pile velocemente sopra i peli dritti delle braccia. Le ombre dei massicci si fanno più nette e scure dell'aria intorno, la notte allenta la morsa dell'oscurita, e si dissolve ogni nuvola tranne un piccolo berretto nebbioso sul Corno Grande.
Anche un leggerissimo rosa sembrava affievolire la luce delle stelle dietro Sua Maestà Corno Grande, il che ci portava a decidere che un alba al Cefalone era molto meglio di un ignoto tratto di cresta più avanti. Così via il pile di nuovo e accelleriamo verso la Vetta. Il nero della notte si stinge ancor di più mentre salgo toccando le rocce sempre più bagnate, più fredde. Mi giro ed emergono laghi di nebbia nelle piane lontane dietro Montecristo. Alcuni colli appaiono come isole, i paesaggi assorbono luce e rilasciano bianco vapore. Visioni surreali che cozzano con la fatica reale e il sudore che si asciuga a un venticello sempre più gelato, umido fin dentro le ossa. In cima in perfetto orario. Ciccio lamenta come della febbre e io tremo con il fornellino già in mano. Butto via tutto, ci cambiamo le maglie sudate e io mi metto, micropile, gilet, pile, guanti, cappello, poncio come antivento e preparo un the caldo.
Comincio appena a scaldarmi fuori, ma dentro sono già rovente davanti allo spettacolo del sole che nasce a oltre 2500 metri. Ci riposiamo e ci facciamo scaldare il viso dal sole radente che disegna spettacoli come ombre cinesi su ogni Valle. Questa parte del parco si hanno a vista quasi tutti i colossi del Gran Sasso, la loro mole lascia all'ombra le valli mastodontiche del Venaquaro, Campo pericoli, Val Maone. Campotosto di lontano luccica del nuovo sole, e gli occhi forse di commozione. Io non tremo più e anche il socio pare più colorito e meno febbricitante. Le pulsazioni calano e il freddo, fuori dalle ombre, è finalmente un ricordo sotto il sole apenna uscito di fine agosto,e ci spingiamo sempre più convinti giù verso la cresta rocciosa di Wojtyla. Tratto emozionante sia andata che ritorno, dove ci si ritrova in un ambiente roccioso a picco da entrambi i lati. La concentrazione su ogni appiglio o passo stanca noi e quadrupedi , ma poi I panorami verticali, l'adrenalina, il sentirsi così abbracciato dalla roccia, dalla Montagna, diverte un sacco ed emoziona. Batte forte il cuore a reggersi su quella croce di ferro, e i panorami si aprono senza fine. Anche la voglia di continuare il viaggio su queste meravigliose Creste, ora più dolci, cresce tanto da provare a telefonare o pensare qualcuno che ci avrebbe ripreso al passo delle Capannelle, sotto il San Franco, o sulla diga del Chiarino...... In progetto per il club CDM per il futuro.
Sulla cima delle Malecoste unaltra bella pausa ristoro dopo quella più breve su G. Paolo II. Io mi tolgo finalmente le scarpe per una mezz'oretta, ci mangiamo un panino e Ciccio scende ancora un po' fino alla imponente cresta nord delle Malecoste, lasciandomi scalzo a fumare e giocare con la mia ombra riflessa dentro la glaciale Valle del venaquaro. Da qui appare chiara tutta l'erosione che consuma a morsi abbondanti le rocce del fianco owest di Pizzo Cefalone. Si vedono bene i tratti di sentiero scavati a formare delle cornici di roccia, e dove dovremmo rimettere i piedi,magari senza guardare troppo di sotto come ho fatto all'andata,visto che adesso so che sotto alcuni massi ci sarà dell'aria invece che altra montagna. Il cefalone visto da questo versante è davvero una veduta che fa impressione e ne aumenta tutto il mio Rispetto, a dispetto della memoria che lo fa sempre come una cosa più semplice. Il ritorno sulle roccette sarà in salita, e quindi con affanni ma ancora più divertente, perché meno complicato della discesa. Al bivio della portella ci riserviamo di decidere se andare a mangiare al Duca o sotto al piazzale, così io scappo un po' più lesto perché ho il terrore di fermarmi di nuovo per i dolori ai talloni e tendini con cui cerco di convivere da un po'. Oggi ho messo delle Sportiva basse che in effetti non mi premono quasi mai sui tendini, ma i talloni e caviglie mobili fanno tanto male lo stesso. Così trottando tra mille pensieri è rotolata via la discesa verso valle, con il cuore che impazzava ad ogni immagine che ricordavo,e con la solita fortuna mia e di Ciccio quando siamo insieme :vedere chiudere il cielo dietro di noi dopo aver visto le nostre 8 ore di panorami aperti. Al piazzale dei succulenti panini con porchetta, salsicce e friarielli, una birra ben fredda hanno rintemprato un po' le fatiche, di unaltra giornata fantastica e che ha dispetto dei suoi kilometri ci ha stancato tutti e 4 un bel po'. Alla prossima e buona montagna a tutti.
Partenza /Ritorno iazzale Di Campo Imperatore,poi per Pizzo Cefalone all'alba, Cima Giovanni Paolo II, Cima delle Malecoste e ritorno su stessa strada.
Tempi di percorrenza: siamo stati in giro otto ore ma con tre delle nostre soste "Cialtrone".
Grado di difficoltà : EE con qualche tratto F.
Difficoltà incontrate :freddo pungente e improvviso quasi in Vetta al Cefalone poco prima dell'alba e per una buona mezz'ora ancora dopo.
Periodo consigliato: non saprei! Ma credo assolutamente no in inverno per tutta la zona a mezza costa sotto il cefalone e non ho idea Cima Wojtyua......... sicuramente non oso immaginare arrivarci dal Cefalone.... Non cose per me insomma.
Dislivello : un po' di saliscendi,Cmq sui settecento metri in salita.
Km: sui 13 e mezzo.
Descrizione :
Ci sono viaggi che rimangono scolpiti negli occhi per giorni e dove le emozioni provate sono tante e forti che per metabolizzare impiegano inaspettatamente di più. Ogni foto rivista dopo giorni sveglia altri particolari vissuti, come se in quel momento fossero troppi da cogliere o la concentrazione, che richiede il percorso, mette da parte tutto il sentito per rispolverare dopo con calma, gusto e forse anche autocompiacimento o qualcosa di simile a una felicità non intaccabile dall'esterno perché derivante dalla conoscenza di propie nuove capacità...... Insomma, so' che in quel pezzo di montagna, che mi faceva tanta soggezione, ho le capacità fisiche e mentali per arrivarci,e mi rende felice,appagato.
Probabilmente ho fatto cose più impegnative, ma quella frastagliata Cima Woitiya, che Ciccio mi faceva notare che infatti è un Gendarme più che Cima, mi metteva proprio una gran fifa. A dirla tutta c'è un tratto che passa su una cornice rocciosa a picco sul Vallone del Venaquaro che la paura la metterà ancora sicuramente, specie dopo averne visto il viso sgretolato da sotto alle Malecoste più in avanti
Partiti alle 4 e 30. Tra le poche parole dette, a mezza costa nel buio della montagna, trapelava la nostra timorosa riverenza per quel sassone con la croce meta di oggi, e qualche timore di visibilità con una luna capricciosa che faceva sempre meno capolino tra i nembi. Al primo Colle raggiunto anche l'ombra del cefalone appariva minacciosa, semi coperta di nuvole tra il grigio e un nero più scuro della notte. Quasi a testare la nostra determinazione, il Pizzo ha mostrato per un attimo un aspetto che mi ha rimesso il pile velocemente sopra i peli dritti delle braccia. Le ombre dei massicci si fanno più nette e scure dell'aria intorno, la notte allenta la morsa dell'oscurita, e si dissolve ogni nuvola tranne un piccolo berretto nebbioso sul Corno Grande.
Anche un leggerissimo rosa sembrava affievolire la luce delle stelle dietro Sua Maestà Corno Grande, il che ci portava a decidere che un alba al Cefalone era molto meglio di un ignoto tratto di cresta più avanti. Così via il pile di nuovo e accelleriamo verso la Vetta. Il nero della notte si stinge ancor di più mentre salgo toccando le rocce sempre più bagnate, più fredde. Mi giro ed emergono laghi di nebbia nelle piane lontane dietro Montecristo. Alcuni colli appaiono come isole, i paesaggi assorbono luce e rilasciano bianco vapore. Visioni surreali che cozzano con la fatica reale e il sudore che si asciuga a un venticello sempre più gelato, umido fin dentro le ossa. In cima in perfetto orario. Ciccio lamenta come della febbre e io tremo con il fornellino già in mano. Butto via tutto, ci cambiamo le maglie sudate e io mi metto, micropile, gilet, pile, guanti, cappello, poncio come antivento e preparo un the caldo.
Comincio appena a scaldarmi fuori, ma dentro sono già rovente davanti allo spettacolo del sole che nasce a oltre 2500 metri. Ci riposiamo e ci facciamo scaldare il viso dal sole radente che disegna spettacoli come ombre cinesi su ogni Valle. Questa parte del parco si hanno a vista quasi tutti i colossi del Gran Sasso, la loro mole lascia all'ombra le valli mastodontiche del Venaquaro, Campo pericoli, Val Maone. Campotosto di lontano luccica del nuovo sole, e gli occhi forse di commozione. Io non tremo più e anche il socio pare più colorito e meno febbricitante. Le pulsazioni calano e il freddo, fuori dalle ombre, è finalmente un ricordo sotto il sole apenna uscito di fine agosto,e ci spingiamo sempre più convinti giù verso la cresta rocciosa di Wojtyla. Tratto emozionante sia andata che ritorno, dove ci si ritrova in un ambiente roccioso a picco da entrambi i lati. La concentrazione su ogni appiglio o passo stanca noi e quadrupedi , ma poi I panorami verticali, l'adrenalina, il sentirsi così abbracciato dalla roccia, dalla Montagna, diverte un sacco ed emoziona. Batte forte il cuore a reggersi su quella croce di ferro, e i panorami si aprono senza fine. Anche la voglia di continuare il viaggio su queste meravigliose Creste, ora più dolci, cresce tanto da provare a telefonare o pensare qualcuno che ci avrebbe ripreso al passo delle Capannelle, sotto il San Franco, o sulla diga del Chiarino...... In progetto per il club CDM per il futuro.
Sulla cima delle Malecoste unaltra bella pausa ristoro dopo quella più breve su G. Paolo II. Io mi tolgo finalmente le scarpe per una mezz'oretta, ci mangiamo un panino e Ciccio scende ancora un po' fino alla imponente cresta nord delle Malecoste, lasciandomi scalzo a fumare e giocare con la mia ombra riflessa dentro la glaciale Valle del venaquaro. Da qui appare chiara tutta l'erosione che consuma a morsi abbondanti le rocce del fianco owest di Pizzo Cefalone. Si vedono bene i tratti di sentiero scavati a formare delle cornici di roccia, e dove dovremmo rimettere i piedi,magari senza guardare troppo di sotto come ho fatto all'andata,visto che adesso so che sotto alcuni massi ci sarà dell'aria invece che altra montagna. Il cefalone visto da questo versante è davvero una veduta che fa impressione e ne aumenta tutto il mio Rispetto, a dispetto della memoria che lo fa sempre come una cosa più semplice. Il ritorno sulle roccette sarà in salita, e quindi con affanni ma ancora più divertente, perché meno complicato della discesa. Al bivio della portella ci riserviamo di decidere se andare a mangiare al Duca o sotto al piazzale, così io scappo un po' più lesto perché ho il terrore di fermarmi di nuovo per i dolori ai talloni e tendini con cui cerco di convivere da un po'. Oggi ho messo delle Sportiva basse che in effetti non mi premono quasi mai sui tendini, ma i talloni e caviglie mobili fanno tanto male lo stesso. Così trottando tra mille pensieri è rotolata via la discesa verso valle, con il cuore che impazzava ad ogni immagine che ricordavo,e con la solita fortuna mia e di Ciccio quando siamo insieme :vedere chiudere il cielo dietro di noi dopo aver visto le nostre 8 ore di panorami aperti. Al piazzale dei succulenti panini con porchetta, salsicce e friarielli, una birra ben fredda hanno rintemprato un po' le fatiche, di unaltra giornata fantastica e che ha dispetto dei suoi kilometri ci ha stancato tutti e 4 un bel po'. Alla prossima e buona montagna a tutti.
Allegati
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