Io credo che l'artigiano sia quella figura lavorativa in cui il suo lavoro, come risultato, dipende dalla sua manualità intesa proprio come capacità di usare le sue "manine" per ottenerlo. Quando la presenza delle macchine diviene fondamentale ci si avvicina sempre di più ad essere un operaio o un tecnico e questo a prescindere dal numero di pezzi che uno sforna.
Un lavoro fatto in "serie" può anche voler dire semplicemente un lavoro "ottimizzato" finalizzato a produrre un determinato numero di pezzi in virtù del fatto che ho la necessità di produrre quel numero di pezzi ad un determinato costo.
Se però quel lavoro viene fatto con una macchina a controllo numerico non è solo una mera ottimizzazione ma una lavorazione vera e propria, se l'omino utilizza una dima e taglia tre lame alla volta è lui che esegue la lavorazione, la dima è solo un ausilio e nulla di più, in fin dei conti le "dime" esistono in qualsiasi bottega (non solo in quelle in cui si fabbricano coltelli) e questo perchè se si pensa di doverlo rifare anche per produzioni singole, in un secondo tempo, è un risparmio di tempo. L'artigiano è pur sempre una figura lavorativa che svolge una attività lavorativa e, virtualmente, con il suo lavoro ci deve (o ci doveva) mangiare.
Ciao
, Gianluca