Scusami Sile , non per fare polemica, ma prima scrivi che:
Infatti ti riporto un po’ di dati in merito:
Tratto da DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Coltello artigiano – SARDEGNA, documento postato poc’anzi da abellu:
“I coltelli di alcuni villaggi erano tanto rinomati da apparire in tutte le fiere e sagre campestri nelle “mostre” dei venditori ambulanti, e così a Guspini, Gonnosfanadiga e Arbus si diffuse la leppa guspinesa e arburesa, a Pattada la pattadesa, a Santulussurgiu la leppa lussurgese (propria dei Mura). Anche a Dorgali, Gavoi e Bonorva si fabbricavano coltelli pregiati.
“Amerigo Imeroni ( 1928 ), autore vissuto nella prima metà del novecento, scriveva: “Tradizionale è l’abilità dei rustici ferrai di Gavoi, Fonni, Aritzo, Dorgali, Santu Lussurgiu (quindi riconducibile ai Mura), rinomati per gli archibugi, daghe, morsi, speroni, staffe…”.
Inoltre su VITTORIO MURA - maestro coltellinaio e cultore della poesia Sarda ti riporto queste interessanti note:
“VITTORIO MURA-MAESTRO COLTELLINAIO E CULTORE DELLA POESIA SARDA Scomparso recentemente all’età di 80 anni era nato a Santullussurgiu,provincia di Oristano da una famiglia di fabbri. Da suo padre aveva ereditato l’arte di forgiare il metallo, imparando a piegare la materia al suo innato estro artistico e accostando ai materiali tradizionali (ferro e corna animali) metalli preziosi. Le sue resolzas sono oggetti unici e ricercati sul mercato. La sua officina è ancora oggi meta di collezionisti e di turisti. Vittorio Mura era anche un appassionato cultore di poesia, canto e musica, rigorosamente in “limba” (lingua sarda).Abile suonatore di chitarra sarda e strenuo difensore del canto in re a “sa lussurzesa”, aveva iniziato a tali tecniche parecchi giovani del paese. Era inoltre noto, nel cenacolo degli studiosi della letteratura sarda, per aver raccolto e pubblicato le opere di due poeti di Bortigali Pantaleo Serra e Anna Maria Massidda. Ha inoltre pubblicato un’antologia delle sue poesie “Iscremios De fraile”.
COLTELLI SARDI LUSSURGESA VITTORIO MURA & FIGLI La tradizione familiare nella lavorazione del coltello, tramandata da cinque generazioni, risale alla prima metà del 1800 ed è ricondotta al capostipite Balloe Mura. Per finire in tempi recenti con Vittorio Mura. Attualmente l'attività è esercitata dai suoi figli: Mario, Piero, Tonio e Luciano. Tra i più importanti riconoscimenti conseguiti in manifestazioni di settore si ricordano: il Premio Mariangela Meloni Tanchis di Santu Lussurgiu e la Medaglia d'Oro per il miglior coltello ottenuto nella rassegna di Macomer (NU) nel 1984.”
Poi affermi che:
“3.3.2 Realizzazione del manico
Dal punto di vista strutturale, il manico può essere di due tipi:
− monoblocco , con la lama inserita in alloggiamento realizzato direttamente nel manico con l’ausilio di fresa o seghetto;
− animato , ottenuto dall’assemblaggio di due parti, dette guancette, unite simmetricamente su un archetto di acciaio.
Nel caso di utilizzo di corno di montone, muflone o bufalo è necessario un preventivo trattamento termico a 150-170° C per 10-30 minuti e successivo compattamento o spianamento della massa cornea, con l’ausilio di una pressa in modo da agevolarne la lavorazione e ottenerne la forma desiderata.
La sagomatura avviene attraverso il taglio con sega o seghetto e successiva levigatura, molatura, raspatura o limatura. La rifinitura viene effettuata anche con il carteggio a mano, con carte abrasive a grane sottilissime.
Il corno utilizzato per il manico deve avere una stagionatura minima di due anni.”
Quindi in base a queste indicazioni riportate dalla Regione Sardegna ciò che dici non è per nulla corretto in quanto “lavorare a carteggiatrice” come dici tu non inficia la qualità di un coltello tipico della Sardegna!
Più di così non sò ……..!
il grado di sardità conterà poco (per alcuni) ma sicuramente aiuta, eccome !
Poi su ragazzi non facciamo sempre di ogni discussione una corsa a chi ne sa sempre e comunque di più degli altri e deve per forza avere sempre e comunque ragione, il forum è in primo luogo, per come la vedo Io, un luogo di condivisione delle proprie idee o conoscenze.
Il tutto A.M.M.P. e sempre in amicizia!
Un Saluto.
Dk.
Io sono ignorante, qui invece puoi trovare collezionisti e maestri coltellinai disponibili a consigliarti al meglio.
E addirittura dopo due o tre giorni acquisisci tali competenze da scrivere che:PS: ringrazio gli amici del forum Kenz'e meres per le informazioni dato che io esperto non sono!!
Non so su cosa tu possa basare questo commento, eppure in Sardegna dalle nostre parti Vittorio Mura, e lo ribadisco, è considerato uno dei Grandi (elimina pure le virgolette) maestri coltellinai Sardi.Vittorio Mura è stato un bravo artigiano, certo non un "grande" della coltelleria sarda.
Infatti ti riporto un po’ di dati in merito:
Tratto da DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Coltello artigiano – SARDEGNA, documento postato poc’anzi da abellu:
“I coltelli di alcuni villaggi erano tanto rinomati da apparire in tutte le fiere e sagre campestri nelle “mostre” dei venditori ambulanti, e così a Guspini, Gonnosfanadiga e Arbus si diffuse la leppa guspinesa e arburesa, a Pattada la pattadesa, a Santulussurgiu la leppa lussurgese (propria dei Mura). Anche a Dorgali, Gavoi e Bonorva si fabbricavano coltelli pregiati.
“Amerigo Imeroni ( 1928 ), autore vissuto nella prima metà del novecento, scriveva: “Tradizionale è l’abilità dei rustici ferrai di Gavoi, Fonni, Aritzo, Dorgali, Santu Lussurgiu (quindi riconducibile ai Mura), rinomati per gli archibugi, daghe, morsi, speroni, staffe…”.
Inoltre su VITTORIO MURA - maestro coltellinaio e cultore della poesia Sarda ti riporto queste interessanti note:
“VITTORIO MURA-MAESTRO COLTELLINAIO E CULTORE DELLA POESIA SARDA Scomparso recentemente all’età di 80 anni era nato a Santullussurgiu,provincia di Oristano da una famiglia di fabbri. Da suo padre aveva ereditato l’arte di forgiare il metallo, imparando a piegare la materia al suo innato estro artistico e accostando ai materiali tradizionali (ferro e corna animali) metalli preziosi. Le sue resolzas sono oggetti unici e ricercati sul mercato. La sua officina è ancora oggi meta di collezionisti e di turisti. Vittorio Mura era anche un appassionato cultore di poesia, canto e musica, rigorosamente in “limba” (lingua sarda).Abile suonatore di chitarra sarda e strenuo difensore del canto in re a “sa lussurzesa”, aveva iniziato a tali tecniche parecchi giovani del paese. Era inoltre noto, nel cenacolo degli studiosi della letteratura sarda, per aver raccolto e pubblicato le opere di due poeti di Bortigali Pantaleo Serra e Anna Maria Massidda. Ha inoltre pubblicato un’antologia delle sue poesie “Iscremios De fraile”.
COLTELLI SARDI LUSSURGESA VITTORIO MURA & FIGLI La tradizione familiare nella lavorazione del coltello, tramandata da cinque generazioni, risale alla prima metà del 1800 ed è ricondotta al capostipite Balloe Mura. Per finire in tempi recenti con Vittorio Mura. Attualmente l'attività è esercitata dai suoi figli: Mario, Piero, Tonio e Luciano. Tra i più importanti riconoscimenti conseguiti in manifestazioni di settore si ricordano: il Premio Mariangela Meloni Tanchis di Santu Lussurgiu e la Medaglia d'Oro per il miglior coltello ottenuto nella rassegna di Macomer (NU) nel 1984.”
Poi affermi che:
Per vederlo via web bisogna avere un occhio di falco o bisogna essere dei Veri esperti del settore, comunque dal DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Coltello artigiano – SARDEGNA, documento postato poc’anzi da abellu risulta che:I figli lavorano tutto a carteggiatrice e si vede.
“3.3.2 Realizzazione del manico
Dal punto di vista strutturale, il manico può essere di due tipi:
− monoblocco , con la lama inserita in alloggiamento realizzato direttamente nel manico con l’ausilio di fresa o seghetto;
− animato , ottenuto dall’assemblaggio di due parti, dette guancette, unite simmetricamente su un archetto di acciaio.
Nel caso di utilizzo di corno di montone, muflone o bufalo è necessario un preventivo trattamento termico a 150-170° C per 10-30 minuti e successivo compattamento o spianamento della massa cornea, con l’ausilio di una pressa in modo da agevolarne la lavorazione e ottenerne la forma desiderata.
La sagomatura avviene attraverso il taglio con sega o seghetto e successiva levigatura, molatura, raspatura o limatura. La rifinitura viene effettuata anche con il carteggio a mano, con carte abrasive a grane sottilissime.
Il corno utilizzato per il manico deve avere una stagionatura minima di due anni.”
Quindi in base a queste indicazioni riportate dalla Regione Sardegna ciò che dici non è per nulla corretto in quanto “lavorare a carteggiatrice” come dici tu non inficia la qualità di un coltello tipico della Sardegna!
Appunto i Mura di Santu Lussurgiu sono tra quelli che gettarono le basi della coltelleria Sarda infatti la loro tradizione in fatto di coltelli risale al 1800, riporto quanto scritto in precedenza “COLTELLI SARDI LUSSURGESA VITTORIO MURA & FIGLI La tradizione familiare nella lavorazione del coltello, tramandata da cinque generazioni, risale alla prima metà del 1800 ed è ricondotta al capostipite Balloe Mura. Per finire in tempi recenti con Vittorio Mura. Attualmente l'attività è esercitata dai suoi figli: Mario, Piero, Tonio e Luciano.”.....non mi sto riferendo agli artigiani di Kenz'e meres ma a chi gettò le basi della coltelleria sarda.
Più di così non sò ……..!
Questo può essere, però il contesto in cui si vive e il contatto con il mondo delle campagne e quindi di conseguenza con chi fa largo uso di questi coltelli, permettimi, aiuta a capre ed approfondire meglio la conoscenza del coltello sardo più di qualche frequentazione in qualsivoglia forum!Inoltre il fatto di essere sardi ha poco a che fare con la conoscenza della coltelleria sarda
il grado di sardità conterà poco (per alcuni) ma sicuramente aiuta, eccome !
Poi su ragazzi non facciamo sempre di ogni discussione una corsa a chi ne sa sempre e comunque di più degli altri e deve per forza avere sempre e comunque ragione, il forum è in primo luogo, per come la vedo Io, un luogo di condivisione delle proprie idee o conoscenze.
Il tutto A.M.M.P. e sempre in amicizia!
Un Saluto.
Dk.