- Parchi della Calabria
-
- Parco Nazionale del Pollino
Dati
Data: 11 dicembre 2021
Regione e provincia: Calabria - Cosenza
Località di partenza: San Donato di Ninea
Località di arrivo: Alta valle del Grondo
Tempo di percorrenza: 8 ore A/R
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: assente
Quota massima: 1300
Accesso stradale: Si può lasciar la macchina lungo la vecchia strada provinciale per Acquaformosa nei pressi della biforcazione per la chiesa parrocchiale di San Donato. Ma è consigliabile incamminarsi dalla piazza centrale del paese.
fonte: dal sito Abies alba - il blog di Bruno Francesco Pileggi
Descrizione
11 dicembre 2020
La parte settentrionale dei Monti dell'Orsomarso è il meglio che un cercatore di natura selvaggia può scorgere: foreste monumentali che dai valloni profondi raggiungono i crinali per essere interrotte da aree rocciose e panoramiche; una maggiore probabilità di imbattersi in una fauna selvatica che in altri luoghi montani, anche della stessa Calabria, sarebbe più complesso notar così da vicino. A nord di Cozzo del Pellegrino e fino alla Piana di Campotenese la dorsale appenninica presenta un aspetto meno aspro ma una naturalità dei paesaggi non di poco superiore per via dell'immensità di una foresta che sull'Appennino in poche altri settori mostra codesto immenso polmone selvoso, che è profondamente intriso di un fascino arcano, un prototipo di selvaticità superato dai pensieri della contemporaneità, ma che ancora qui trova espressione in quanto è solo la natura a germinare il divenire dell'esistenza. E' una wilderness.
Sentieri anche abbastanza frequentati partono da Piano Campolongo, da Novacco o dal Piano di Lanzo, ma ci sono angoli, forse la maggior parte, che rimangono fuori dai circuiti escursionistici, come l'alta valle del Grondo: un affascinante solco vallivo che nelle zone alte mostra il vero volto della wilderness e dove è anche facile incontrare le magiche creature, lupi, caprioli, ecc, che sembrano uscite fuori da quel mondo prodigioso che sono le raccolte di favole antiche elaborate da scrittori e poeti del passato ispirati da paesaggi e scenari naturali che raffigurano di molto le sembianze di quello che è l'attuale Orsomarso settentrionale.
Il modo più semplice per accedere all'alta valle del Grondo è da San Donato di Ninea seguendo una delle vie che si staccano dalla vecchia strada per Acquaformosa. Da monte si rivela più complicato.
Giorno 11 dicembre 2020 effettuo una prima escursione di scoperta e, partendo dal paese sottostante, giungo quasi fino al Piano di Ferroncino seguendo la via che insegue a mezza costa la valle del Grondo fino alle zone alte. Un luogo meravigliosamente selvaggio dove ho avuto modo di avvistare per la prima volta, dopo tanti anni di escursioni, un lupo appenninico.
Seguente la mappa del percorso.
IGM 25.000
Quindi dal paese mi reco sulla carrozzabile per Acquaformosa. Al bivio (venendo dalla chiesa parrocchiale) vado a destra e mi inserisco sullo sterrato a sinistra che si stacca a circa 280 metri dalla biforcazione superata.
Si sale nella boscaglia di castagni e radure panoramiche. Stupende le cime innevate de la Mula e de la Muletta, illuminate dal sole, che oggi riesce poco a scaldare a causa di una temperatura rigida che sarà tale anche nelle ore centrali di questa giornata.
Al successivo incrocio (apparente) sempre a sinistra e poi a destra, tralasciando la via principale che gira a sinistra, lungo una pista che alterna tratti in piano, lievi salite e discese.
Tutt'intorno castagni anche di grandi dimensioni, in particolar modo un esemplare a destra del sentiero.
L'ampio sentiero segue a mezza costa la valle del Fiume Grondo, che si sente in lontananza con il suo carico di acqua dovuto anche allo scioglimento della nevi in quota.
Più avanti, insieme ai soliti castagni, anche rimboschimenti di abete e ontani napoletani.
Al bivio proseguo diritto, tralasciando il sentiero a sinistra che si immerge tra secolari castagni. Si passa da una bella radura con ampia veduta sui monti circostanti.
Poi nuovamente boscaglia mista di ontano e abeti.
Al nuovo incrocio vado diritto, nelle adiacenze di un'altra radura, trascurando il sentiero secondario che si stacca a sinistra. Più avanti vado a sinistra, escludendo la strada bianca che si rivolge verso abeti di rimboschimento. Al successivo crocevia vado nuovamente a sinistra in salita.
Improvvisamente le conifere e gli ontani vengono sostituiti dai faggi. All'ennesima biforcazione, situata proprio nel punto in cui la via principale svolta a sinistra, ad angolo acuto, proseguo invece diritto nella faggeta.
A destra il torrente Grondo, che scorre in una selva di faggio bellissima con esemplari anche di grandi dimensioni.
Poco sotto, alla fine di una lieve discesa, il sentiero si perde. Supero i rami di un albero caduto e improvvisamente, nei pressi di una radura vicino al torrente, ciò che non mi sarei aspettato: un lupo appenninico seduto al sole che, sentendomi, si alza e se ne va via nell'eminente foresta. Adesso monitorerà i miei movimenti, non mi perderà un attimo di vista. Saprà nascondersi rendendosi invisibile. Molto probabilmente appartiene a qualche branco con lupi ora impegnati a scrutarmi da lontano e lo faranno fino a quando non lascerò il loro territorio.
Il torrente Grondo, nel punto in cui ho visto il lupo
La mappa topografica I.G.M. 1:25.000 riporta tracce di un sentiero che dovrebbero seguire a mezza costa la valletta di un torrente tributario che nasce presso il Piano Ferroncino e che si unisce al Grondo proprio in questo punto della valle. In un primo momento non si nota alcun percorso. Ma seguendo la cartina, con l'aiuto della traccia GPS, poco sopra riesco a individuare l'antica mulattiera, che in salita decisa segue appunto, a mezza costa, in alto sopra il fiume, la selvaggia valle laterale.
Il sentiero che segue a mezza costa la forra laterale
Il sentiero che segue a mezza costa la forra laterale
A circa un chilometro dal Piano Ferroncino ha termine questa camminata di scoperta. Ritorno così presso la confluenza con il torrente Grondo.
Dalla confluenza detta, continuando a seguire il fiume Grondo verso monte, è possibile raggiungere una via che collega Tavolara con il Piano Campolongo. Ma non ho la minima idea di come possa essere il tratto fuori sentiero a ridosso del corso d'acqua e il tratto dal fondo della forra fino alla via. Possiamo considerare codesto vallone come la grande porta del nord Orsomarso, una via di accesso alternativa che permette di collegare le aree collinari e di bassa quota del castagnetum al cuore della montagna. Una bellissima escursione sarebbe quella di raggiungere la vetta di Monte Caramolo partendo da San Donato di Ninea passando appunto dalla quasi impenetrabile alta valle del Grondo (nel mese di giugno 2021 escursione fino a Piano Campolongo, che a breve ne dedicherò un post).
Data: 11 dicembre 2021
Regione e provincia: Calabria - Cosenza
Località di partenza: San Donato di Ninea
Località di arrivo: Alta valle del Grondo
Tempo di percorrenza: 8 ore A/R
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: assente
Quota massima: 1300
Accesso stradale: Si può lasciar la macchina lungo la vecchia strada provinciale per Acquaformosa nei pressi della biforcazione per la chiesa parrocchiale di San Donato. Ma è consigliabile incamminarsi dalla piazza centrale del paese.
fonte: dal sito Abies alba - il blog di Bruno Francesco Pileggi
Descrizione
11 dicembre 2020
La parte settentrionale dei Monti dell'Orsomarso è il meglio che un cercatore di natura selvaggia può scorgere: foreste monumentali che dai valloni profondi raggiungono i crinali per essere interrotte da aree rocciose e panoramiche; una maggiore probabilità di imbattersi in una fauna selvatica che in altri luoghi montani, anche della stessa Calabria, sarebbe più complesso notar così da vicino. A nord di Cozzo del Pellegrino e fino alla Piana di Campotenese la dorsale appenninica presenta un aspetto meno aspro ma una naturalità dei paesaggi non di poco superiore per via dell'immensità di una foresta che sull'Appennino in poche altri settori mostra codesto immenso polmone selvoso, che è profondamente intriso di un fascino arcano, un prototipo di selvaticità superato dai pensieri della contemporaneità, ma che ancora qui trova espressione in quanto è solo la natura a germinare il divenire dell'esistenza. E' una wilderness.
Sentieri anche abbastanza frequentati partono da Piano Campolongo, da Novacco o dal Piano di Lanzo, ma ci sono angoli, forse la maggior parte, che rimangono fuori dai circuiti escursionistici, come l'alta valle del Grondo: un affascinante solco vallivo che nelle zone alte mostra il vero volto della wilderness e dove è anche facile incontrare le magiche creature, lupi, caprioli, ecc, che sembrano uscite fuori da quel mondo prodigioso che sono le raccolte di favole antiche elaborate da scrittori e poeti del passato ispirati da paesaggi e scenari naturali che raffigurano di molto le sembianze di quello che è l'attuale Orsomarso settentrionale.
Il modo più semplice per accedere all'alta valle del Grondo è da San Donato di Ninea seguendo una delle vie che si staccano dalla vecchia strada per Acquaformosa. Da monte si rivela più complicato.
Giorno 11 dicembre 2020 effettuo una prima escursione di scoperta e, partendo dal paese sottostante, giungo quasi fino al Piano di Ferroncino seguendo la via che insegue a mezza costa la valle del Grondo fino alle zone alte. Un luogo meravigliosamente selvaggio dove ho avuto modo di avvistare per la prima volta, dopo tanti anni di escursioni, un lupo appenninico.
Seguente la mappa del percorso.
IGM 25.000
Quindi dal paese mi reco sulla carrozzabile per Acquaformosa. Al bivio (venendo dalla chiesa parrocchiale) vado a destra e mi inserisco sullo sterrato a sinistra che si stacca a circa 280 metri dalla biforcazione superata.
Si sale nella boscaglia di castagni e radure panoramiche. Stupende le cime innevate de la Mula e de la Muletta, illuminate dal sole, che oggi riesce poco a scaldare a causa di una temperatura rigida che sarà tale anche nelle ore centrali di questa giornata.
Al successivo incrocio (apparente) sempre a sinistra e poi a destra, tralasciando la via principale che gira a sinistra, lungo una pista che alterna tratti in piano, lievi salite e discese.
Tutt'intorno castagni anche di grandi dimensioni, in particolar modo un esemplare a destra del sentiero.
L'ampio sentiero segue a mezza costa la valle del Fiume Grondo, che si sente in lontananza con il suo carico di acqua dovuto anche allo scioglimento della nevi in quota.
Più avanti, insieme ai soliti castagni, anche rimboschimenti di abete e ontani napoletani.
Al bivio proseguo diritto, tralasciando il sentiero a sinistra che si immerge tra secolari castagni. Si passa da una bella radura con ampia veduta sui monti circostanti.
Poi nuovamente boscaglia mista di ontano e abeti.
Al nuovo incrocio vado diritto, nelle adiacenze di un'altra radura, trascurando il sentiero secondario che si stacca a sinistra. Più avanti vado a sinistra, escludendo la strada bianca che si rivolge verso abeti di rimboschimento. Al successivo crocevia vado nuovamente a sinistra in salita.
Improvvisamente le conifere e gli ontani vengono sostituiti dai faggi. All'ennesima biforcazione, situata proprio nel punto in cui la via principale svolta a sinistra, ad angolo acuto, proseguo invece diritto nella faggeta.
A destra il torrente Grondo, che scorre in una selva di faggio bellissima con esemplari anche di grandi dimensioni.
Poco sotto, alla fine di una lieve discesa, il sentiero si perde. Supero i rami di un albero caduto e improvvisamente, nei pressi di una radura vicino al torrente, ciò che non mi sarei aspettato: un lupo appenninico seduto al sole che, sentendomi, si alza e se ne va via nell'eminente foresta. Adesso monitorerà i miei movimenti, non mi perderà un attimo di vista. Saprà nascondersi rendendosi invisibile. Molto probabilmente appartiene a qualche branco con lupi ora impegnati a scrutarmi da lontano e lo faranno fino a quando non lascerò il loro territorio.
Il torrente Grondo, nel punto in cui ho visto il lupo
La mappa topografica I.G.M. 1:25.000 riporta tracce di un sentiero che dovrebbero seguire a mezza costa la valletta di un torrente tributario che nasce presso il Piano Ferroncino e che si unisce al Grondo proprio in questo punto della valle. In un primo momento non si nota alcun percorso. Ma seguendo la cartina, con l'aiuto della traccia GPS, poco sopra riesco a individuare l'antica mulattiera, che in salita decisa segue appunto, a mezza costa, in alto sopra il fiume, la selvaggia valle laterale.
Il sentiero che segue a mezza costa la forra laterale
Il sentiero che segue a mezza costa la forra laterale
A circa un chilometro dal Piano Ferroncino ha termine questa camminata di scoperta. Ritorno così presso la confluenza con il torrente Grondo.
Dalla confluenza detta, continuando a seguire il fiume Grondo verso monte, è possibile raggiungere una via che collega Tavolara con il Piano Campolongo. Ma non ho la minima idea di come possa essere il tratto fuori sentiero a ridosso del corso d'acqua e il tratto dal fondo della forra fino alla via. Possiamo considerare codesto vallone come la grande porta del nord Orsomarso, una via di accesso alternativa che permette di collegare le aree collinari e di bassa quota del castagnetum al cuore della montagna. Una bellissima escursione sarebbe quella di raggiungere la vetta di Monte Caramolo partendo da San Donato di Ninea passando appunto dalla quasi impenetrabile alta valle del Grondo (nel mese di giugno 2021 escursione fino a Piano Campolongo, che a breve ne dedicherò un post).