Ciao! Finalmente missione compiuta. Adesso sono in grado di dare il mio resoconto personale!
Periodo del percorso: da giovedì 14 a sabato 16 luglio. Cielo sereno, piuttosto ventilato soprattutto al mattino in quota, visibilità ottima.
Alcune scomodità, soprattutto se non si abita in zona: dover andare il giorno prima a prendere le chiavi di Capanna Como e raggiungere San Bartolomeo (soprattutto alla fine del percorso, per recuperare a piedi l'auto, da Sorico sono altri mille metri di dislivello...).
Due borracce da un litro di acqua ogni giorno, sono bastate.
Peso dello zaino: 10 kg scarsi, zaino da 40 litri.
Calzature: Scarponi.
Non ho sofferto il caldo. Sono risultati utili nello zaino durante il cammino: acqua, panini, frutta, protezione solare, pantaloni lunghi, maglia termica a maniche lunghe, poncho (per il vento). In alcun tratti, alla mattina, avrebbe giovato anche un berretto per il vento.
In questa escursione, anche le mani assaggiano abbondantemente la roccia.
Le nozioni base dell'arrampicata aiutano.
Evitare zaini pesanti e con tasconi sporgenti lateralmente o altre sporgenze laterali.
1 tappa: da San Bartolomeo a Capanna Como, circa 9 ore. Lunghezza 15 km. Sopra il terminone il vento era piuttosto forte, addirittura mi ha quasi spostato! Il tratto attrezzato del Ledù era ancora in buone condizioni. Ma la roccia sempre friabile... devi assaggiarla prima di fidarti perchè afferri un pezzo e si stacca, posi il piede su un altro e si stacca... Io ero da solo, ma se hai qualcuno dietro è facile scaricargli qualche pietra, occorre molta attenzione. Poi fino al bivacco e fino a Capanna Como non ho riscontrato particolari difficoltà.
A Capanna Como c'è la corrente, ma l'unica presa non va, funziona soltanto la luce, quindi non confidate per caricare il cellulare o altro... Chi sale, porti qualche fiammifero, ne sono rimasti pochi.
Abbondano invece, le ciabatte.
Possibilità di rifornimento acqua a San Bartolome0 (fontana), Alpe di mezzo (fontana), Lago Ledù (sorgente), Capanna Como (fontana).
2 tappa: da Capanna Como al rifugio San Jorio, 8 ore circa. Per la lunghezza, causa batteria scarica e perdite di segnale, mi manca qualche pezzo, approssimativamente circa 14-15 km. Il tratto più isolato, con più difficoltà a raggiungere punti di appoggio. Difficoltà ricezione satelliti (vale anche per la linea del telefono). Sono riuscito a rilevare la lunghezza solo dal passo dell'orso all'alpe Paina e dai laghi di Roggio fin sopra al rifugio San Jorio, per un totale di 10,5 km.
La placca da discendere per attraversare il passo dell'orso può essere un pò impressionante alla vista, ma non difficile, anche grazie all'aiuto di qualche piolo di ferro. In questa seconda tappa è più facile perdere l'orientamento, l'ambiente è severo, le vallate si assomigliano. Il tratto attrezzato della schena di Mogn ha il suo perchè: la catena è piuttosto utile, oltre a dare un pò più il senso di sicurezza (che in un ambiente così isolato non guasta), gli appigli mi sono sembrati abbastanza scarsi, in particolare nella discesa sul versante opposto (sarà anche che io sono un metro e un tappo...). Per l'orientamento, occorre fare con calma e guardarsi intorno, se non vedete più i segnavia cercate pazientemente che li trovate, altrimenti se non si conosce il posto è facile sbagliare direzione. Aggirato il Cardinello, dalla Val Fiumetto nel scendere verso l'alpe Paina, occhio a non scendere troppo, se non vedete i bollini. Qui spesso sembrano svaniti, ma basta spostarsi di qualche metro che ricompaiono. Oltrepassata la boccchetta di Camedo, dopo una lieve discesa, si sale attraversando una breve pietraia infida, qui davvero quello che tocchi vien giù, altro che Ledù! Ma a parte questo particolare, il tratto più difficile di questa tappa mi è sembrato quello tra l'avert di Caurga e l'alpe Paina.
Risalita la pietraia, inizia l'attraversamento della valle fino ai laghetti (di Roggio, o della Boga, a seconda della cartina), che ho trovato interminabile, ma la vista della bocchetta di Stazzona ha giovato. Dalla bocchetta, un comodo sentiero su pascolo e finalmente ti trovi sopra al rifugio, gestito dai simpatici e accoglienti volontari del Mato Grosso, aperto tutta l'estate. Mezza pensione (cena, notte e colazione) 40 €, escluso bevande e caffè.
Possibilità di rifornimento acqua in val Fiumetto/Alpe Paina (torrentelli), nei pressi dei laghi della Boga, sotto al rifugio San Jorio (fontana) e al rifugio.
3 tappa: dal rifugio San Jorio al Rifugio Menaggio, circa 7 ore - 7 e mezzo. Anche qui, a causa delle perdite di satelliti tra il monte Marnotto e il Bregagno e per esaurimento della batteria dello smartphone nell'ultimo chilometro circa, non ho il rilevamento della lunghezza completa. Ho rilevati solo 22 km e mezzo circa. La lunghezza totale potrebbe essere circa 25km fino al Rifugio Menaggio. Questa terza tappa è sicuramente la più facile, ma assolutamente la più lunga. Ma anche qui non si pensi di camminare sempre su sentieri. Gran parte del tragitto consiste nell'attraversamento in costa su prato.
Ci sono alcuni brevi tratti attrezzati, ma facili.
Dall'inizio: il rifugio Giovo è comodamente raggiungibile lungo una larga carrareccia, ma io proprio non avevo voglia di rischiare incontri con veicoli, quindi ho preferito salire al Passo San Jorio e all'omonima chiesetta e dalla croce ho seguito la cresta sulla sinistra fino al Giovo. Da qui al rifugio Sommafiume l'itinerario è comune alla via del Ferro che congiunge la Val Morrobbia, in Svizzera, all'italiana Val Cavargna e si svolge su una comoda strada militare, quasi pianeggiante fin sotto al rifugio.
Passato il Pizzo di Gino, dopo aver "sorvolato" l'alpe Piazza Vacchera, sotto la Cima Pianchette fare molta attenzione a non lasciarsi ingannare dai bolli bianco -rossi, uguali a quelli dell'Alta Via ma più evidenti, e dai mastodontici ometti di sassi che portano al rifugio Croce di Campo. Se non hai coscienza della direzione che devi prendere, finisci comodamente al rifugio, su invitante dolce pendio erboso perdendo circa trecento metri di quota nella direzione opposta! Partendo preparati e sapendo dove si deve andare, qui la direzione dovrebbe essere ovvia, perchè non ci sono difficoltà di orientamento. Però quella traccia inganna e tenta!
Da qui fino al Bregagnino si resta sul versante della val Cavargna, in vista di Porlezza e della parte terminale del Ceresio. Saliti sul Bregagnino ricompare in una delle sue viste più belle e complete, il lago di Como, amato Lario, il lago più bello del mondo... con la sua cornice di monti.
Nelle due tappe precedenti erano bastate due borracce da un litro. In questa terza, dopo il monte Marnotto ho cominciato a pensare di risparmiare acqua temendo di esaurirla prima della meta, ma quando ho cominciato a pensare di razionalizzare il consumo, ecco spuntare provvidenzialmente la Fonte Boscoluminoso, circa un'ora e venti dopo la bocchetta di Aigua e circa un'ora - un'ora e venti dal rifugio Menaggio.
Finalmente in cresta, inizia la piacevole discesa su pendio erboso, leggermente ripida verso Sant'Amate, ma godevole (un sentiero!), per poi imboccare il graduale sentiero per il Rifugio. Presso la chiesa di Sant'Amate, un bivio consentirebbe di deviare a sinistra direttamente verso Breglia, senza passare dal rifugio.
La discesa dal rifugio Menaggio a Breglia è elementare.
Possibilità di rifornimento acqua in questa terza tappa: rifugio Giovo (fontana), rifugio Sommafiume (fontana), fonte Boscoluminoso (fontana), Rifugio Menaggio (fontana).