Trekking Alta Via delle Leggende

Data: luglio 2022
Regione e provincia: Trentino Alto Adige/Veneto
Località di partenza: Bressanone
Località di arrivo: Feltre
Tempo di percorrenza: 8 giorni
Chilometri: circa 170 km
Grado di difficoltà: sentieri E/EE/EEA
Periodo consigliato: estate
Dislivello in salita: circa 13.500m
Dislivello in discesa: circa 13.500m
Quota massima: circa 3150m

Descrizione

Buongiorno!
Dopo l'Alta Via dei Silenzi la scorsa estate ho deciso di intraprendere l'Alta Via delle Leggende, anche detta Alta Via 2 delle Dolomiti.
Perchè percorrerla?
Perchè avevo comprato un libretto dedicato a questa alta via nell'inverno del 2020 e dopo averlo letto un meccanismo inconsapevole si era messo in moto nella mia testa pur tra mille dubbi e incertezze.
Perché le alte vie le sto un po' collezionando e questa è quella delle Dolomiti più lunga che mi manca da fare.
E così pronti via!..Anzi no, nel 2021 causa imprevisti lavorativi e meteo non ottimale avevo preferito fare altro, ma l'appuntamento era stato solo rimandato.

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Ecco il materiale che mi sono portato dietro in questa alta via

1- Plose - Forcella Putia - Rif. Genova
3h45' - 16km - d+1200m

Partenza 24/07/2022.
Lascio l'auto a Pedavena intorno alle 6 fronte alla grande birreria. Un modo per ricordare durante i momenti di fatica il premio che mi aspetterà alla fine del giro.
Mi incammino per 3-4 km in leggera discesa verso il centro di Feltre e la stazione.
Da qui prendo un autobus che in breve mi porta Borgo Valsugana, dove dopo una ventina di minuti parte l'autobus in coincidenza per Trento.
A Trento nuova coincidenza, prendo 2 biglietti: treno veloce in direzione Bolzano e poi treno regionale per Bressanone.
Il piano era arrivare a Bressanone intorno a mezzogiorno in modo da avere tutto il tempo di fare una prima tappa nel pomeriggio.
E invece no perché c'è uno sciopero delle ferrovie altoatesine. Di domenica. Ad agosto. E con il caldo di quei giorni.
Gran casino e confusione, turisti italiani e stranieri che vagano in cerca di informazioni.
Il primo treno utile è soppresso. Aspetto un'ora, arriva il secondo treno utile. Saliamo, stretti come sardine, per sentirci dire poco dopo che anche quel treno è soppresso. Iniziamo bene...
Capita l'antifona corro alla stazione degli autobus dove capisco che con solo 2 autobus e un'ora e mezza di viaggio riesco a essere a Bressanone senza buttar via l'intera giornata.
Intorno alle 15.30 sono a Bressanone. Fa un caldo atomico. Riempio le bottiglie con l'acqua e dopo aver superato il centro del paese mi incammino in salita lungo il sentiero che sale a S.Andrea.
E' stato uno dei tratti che ho sofferto di più di tutto il giro. Vuoi per il caldo, lo stress per gli inconvenienti prima della partenza, il peso dello zaino a cui abituarsi e la fretta di dover arrivare in tempo al rif. Genova.

A S.Andrea prendo la funivia (19€) per Plose, così alle 16.30 sono pronto per iniziare la tappa che mi porterà al Rif. Genova.
Plose è un andirvieni di turisti e famiglie. Visto l'orario decido di evitare la salita alla cima della Plose e prendo il sentiero 4 che taglia a mezza costa il versante della montagna.

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Partenza dalla Plose

Il sentiero, molto facile e rilassante, passa prima per un bellissimo bosco di pino cembro, ma poi il panorama si apre mostrando un magnifica vista sul Sass de Putia e le Odle.
Purtroppo non posso godermelo appieno, sono di fretta: devo arrivare in tempo per la cena al rif. Genova.
Dopo una decina di km in falsopiano arrivo al passo Rodella dove seguo la strada asfaltata per qualche centinaio di metri. Poi sulla destra inizia il sentiero che sale a forcella Putia dapprima leggermente e poi sempre più pendente.

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Camminando fra i pascoli con Forcella Putia sullo fondo e le Odle a destra

Arrivo a forcella Putia per le 20 giusto in tempo per godermi le ultime luci sull'Antersasc e sul Sass de Putia. Il più bel tramonto dell'AV2 l'ho visto oggi. Sono solo e il silenzio un po' inquieta.

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Tramonto sull'Antersasc da Forcella Putia

La stanchezza per il trasferimento si fa sentire, il cartello indica 30' al rifugio e 30' appunto ci metto per arrivarci.
Bel rifugio, gestori ospitali, buona la zuppa la sera, ottima colazione (la più fornita che ho trovato lungo l'alta via) e prezzo più che onesto.

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Le vacche fanno lavori di manutenzione agli steccati
 
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2- Rif. Genova - Forcella della Roa - Forcella Duleda - Rif. Puez - Passo Gardena - Val Setus - Rif. Pisciadú
8h15' - 23,5km - d+1900m


Dopo la colazione, alle 7.15 inizio a muovermi. Sono ancora un po' rintronato dalla giornata di ieri, ma spero col movimento di iniziare a ingranare.

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Partenza dal rifugio Genova
Lasciato il rifugio Genova, un bellissimo posto dove varrà la pena tornarci, si raggiunge velocemente una prima sella e poi si costeggia un po' in piano lungo il sentiero 3, giungo al cospetto di uno dei panorami più belli di questa alta via: forcella della Roa incastonata fra il Piz Duleda e la Furcheta. Il posto è bellissimo e parrebbe che sia l'unico in tutta la valle; invece all'attacco della salita alla forcella incontro una ragazza canadese che sta smontando la propria tenda, in marcia anche lei sull'AV2. Passeremo tutta la giornata assieme.

La salita alla forcella s'inpenna ed è veramente faticosa; passiamo una coppia anche lei in marcia sull'AV2 e arriviamo a Forcella della Roa a 2617m.

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Forcella della Roa con il sentierino per salirvi incastonata fra il Piz Duleda e la Furcheta
Qui c'è da decidere se fare il giro largo ma più semplice, oppure la scorciatoia che risale con la ferratina al Piz Duleda lungo il sentiero 3A.

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La parete dove passa la ferrata al Piz Duleda da Forcella de la Roa

Optiamo per la seconda opzione, alla fine la ferratina è facile e molto divertente; così in breve tempo arriviamo al pianoro di Forcella Nives a 2740m da cui lo spettacolo è garantito; qui ci sarebbero altri 150m per salire alla cima del Piz Duleda, ma abbiamo ancora tanta strada da percorrere oggi per cui proseguiamo lungo un facile sentiero prima in discesa e poi in piano fino a raggiungere il rifugio Puez dopo 4 ore di cammino.
Sosta meritata, pranziamo e beviamo un succo di sambuco eccezionale e dissetante; il rifugio però è un po' caretto.

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Rifugio Puez
Dopo poco si riparte lungo il sentiero 2. C'è da attraversare l'altopiano di Puez, un piccolo antipasto di altri due altipiani che attraverserò lungo questa alta via: quello del Sella e delle Pale.
La fatica inizia a farsi sentire, ma chiaccherando e sostenendoci a vicenda il percorso un po' noioso dell'altopiano passa più facilmente. Raggiungiamo così una nuova forcella: Forcella de Crespeina (2528m) dove si inizia ad ammirare l'altopiano del Sella di cui ho sempre tanto sentito parlare, ma in cui non ero mai salito.
Ci volgiamo, salutiamo l'altopiano di Puez e proseguiamo...

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Scorci dall'alto dell'altopiano di Puez

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L'altopiano da forcella Crespeina con Cima Puez sulla sinistra e poco sotto il rifugio
Dalla forcella breve discesa a Passo Gardena dove siamo accolti dal traffico delle auto. Coca-cola e panino e dopo 15' siamo pronti per rimetterci in marcia: ultimi 500m di salita, ultima fatica di giornata: la Val Setus - sentiero 666, un numero, un programma! La coca però fa miracoli e riusciamo a salire per l'angusto vallone abbastanza rapidamente fino a raggiungere l'inizio del sentiero attrezzato.

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L'inizio della Val Setus da risalire

A me questo tratto non pare parecchio complicato: è un percorso appoggiato e raramente esposto con la particolarità di avere 2 cavi paralleli e distinti: uno per la direzione di andata e l'altro per il ritorno. I problemi ci possono essere se c'è tanto traffico di persone, ma a quest'ora della giornata siamo gli unici a salire.

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Lungo il sentiero pochi prima dell'inizio delle attrezzature
Dopo circa 8 ore sbuchiamo sul pianoro dove in 5' si raggiunge il rifugio Pisciadù a fianco dell'omonimo laghetto. Rifugio un po' più spartano di quello precedente, ma mi sono trovato più che bene. Ho avuto la fortuna di dormire in una camerata in 3, mentre l'altra camerata era occupata da 21 persone (con i relativi problemi mefitici)!
La ragazza canadese invece dormirà in tenda subendo un temporalone notturno. Il giorno dopo mi ha raccontato di non aver chiuso occhio! Poveretta, mi sento un privilegiato a fare l'AV appoggiandomi ai rifugi. Con la tenda si fa il doppio della fatica, non solo fisica ma anche mentale.
 
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Continuo il racconto....

3- Rif. Pisciadú - Altopiano del Sella - Boé - Passo Pordoi - Canazei - Rif. Contrin
8h - 24km - d+1700m


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Alba dal rifugio

Partenza anche oggi alle 7.15 (se potessi partirei prima, ma la colazione la servono alle 7). Inizialmente si costeggia il lago di Pisciadù, ma poi si sale un facile e divertente sentiero attrezzato sempre numerato 666 che porta alla sella dell'Antersas a quota 2907m.

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Il laghetto e il rifugio dall'inizio della parte attrezzata

Qui saluto la ragazza canadese, lei voleva salire sulla Cima del Pisciadù che guarda sul rifugio sottostante, io invece preferivo proseguire vista l'incertezza meteo. Purtroppo da qui in avanti rimarrà di mezza tappa indietro rispetto a me.
Proseguo nell'altopiano del Sella lungo un sussegguirsi di brevi salite e discese in un paesaggio lunare e non incontrando nessuno. Questo è stato il tratto più bello della seconda giornata. Non mi sento molto in forma oggi. Forse l'altitudine, forse la cena del giorno prima, fatto sta che stringo i denti e vado avanti.

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Vista dall'Antersas

Arrivo al rifugio Boé, faccio una breve sosta all'esterno e poi decido di salire per il 638 al Piz Boé, la cima più alta toccata dall'alta via: 3152m. Salendo non c'è ancora nessuno, è ancora presto, ma arrivando in cima decido di mettere l'imbrago nella parte attrezzata perché inizio a vedere gente in discesa venirmi incontro. Purtroppo in cima, dove c'è la Capanna Fassa inizia a essere nuvoloso ed a fare un po' freddino quindi evito di sostare e mi spiccio a scendere per il sentiero 627, attrezzato anche questo, ma piuttosto semplice: sono l'unico a scendere mentre moltissime persone scaricate dalla funivia salgono in senso contrario.

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Il rifugio Boé sull'altopiano dalla cima

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Il Piz Boé dal rifugio Pordoi

Arrivo alla forcella del rifugio Pordoi a 2800m; ci sta pure un povero maiale in un piccolo recinto a farsi fare foto dai turisti. Provo pena per lui.

Scendo a passo allegro al passo Pordoi e mi trovo in mezzo al traffico.
Capisco che è un male necessario, che questo è il turismo che porta soldi e sostentamento in montagna rispetto al turismo lento, ma faccio fatica a farmelo andar bene.

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Contrasti a Passo Pordoi

Qui l'AV2 propone 3 strade per arrivare a Passo San Pellegrino:
a) aggirare la Marmolada da est scendendo a Malga Ciapela e poi risalendo al passo di Forca Rossa
b) attraversare il ghiacciaio della Marmolada e raggiungere il rif. Contrin
c) aggirare la Marmolada da ovest scendendo a Canezei e poi risalendo al rif. Contrin.

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L'opzione a) che passa per la Via del Pan e scende a Malga Ciapela. Sullo sfondo la Marmolada. Si scorge anche il distacco di qualche settimana prima

Con l'opzione a) già percorsa in passato e con l'opzione b) inagibile per la disgrazia occorsa a luglio, decido di optare per l'opzione c).
Proseguo quindi su un sentiero dimenticabile che spesso costeggia la strada asfaltata e una pista da downhill e che scende velocemente a Canezei.
Dopo 3 giorni, un vero ritorno alla civiltà. Mi sento un po' fuori posto: sudato, sporco con lo zaino in mezzo a persone in passeggiata con il gelato o a zonzo con l'ebike.
Mi fermo il minimo indispensabile. Faccio rifornimento di acqua, prelevo ad un bancomat e risalgo usando una ciclabile fino al paese di Alba.
Da qui parte una lunghissima strada sterrata che con 500m circa di dislivello arriva al rifugio Contrin in un paesaggio via via sempre più bello e solitario.
Ad un paio di km dal rifugio il cielo inizia a brontolare e dopo poco inizia a piovere, ma non tiro fuori nemmeno la giacca antipioggia. Ormai sonoo arrivato.

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Val Contrin

Doccia, lavaggio vestiti, cena e poi a letto che sono cotto. Rifugio carino, prezzi onesti, ma un po' troppo impersonale come gestione.

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Rifugio Contrin
 
La traversata dell'altopiano del Sella, tra Capanna Fassa e il Pisciadù è a mio avviso tra le più belle e magiche di tutte le dolomiti.
 
Ma come si fa a piantare la tenda su quei ghiaioni che @jegger ci mostra in foto?
Banalmente si tenderà a piantare la tenda quando si perde quota…ammesso e non concesso che non si trovi (e si trovano) uno spot anche prima di discendere a valle.
Ad ogni modo l’AV2 supera in sequenza: Passo Gardena, Passo Pordoi, Passo San Pellegrino, Passo Valles e Passo Cereda.
Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che trovare uno spot tenda in un ambiente dove passa una strada statale non sia affatto un problema…
 
4- Rif. Contrin - Passo delle Cirelle - Rif. Fuciade - Passo S.Pellegrino - Rif. Valles
5h - 16,5km - d+1200m


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In partenza...

Parto alle 7 dopo una velocissima colazione. Le previsioni danno tempo variabile per tutto il giorno e a me la cosa mette un po' di apprensione.
Oggi l'antipasto propone una prima salita lungo il sentiero 607 fino al Passo delle Cirelle a 2700m. L'ambiente è meraviglioso; se c'è un posto che mi rimarrà nel cuore di questa AV2 è proprio questo. Così lontano dagli scenari di passo Pordoi del giorno prima, qui sono completamente circondato da bastionate rocciose e rocce montonate di vecchi ghiacciai. Lo sguardo spazia sul fondovalle e sulle montagne circostanti con bellissimi prati, più giù la valle con i suoi pascoli ed il rifugio appena lasciato.

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Sguardo indietro sul percorso fatto

Più salgo, più l'ambiente si fa roccioso. Inizia a piovigginare e a presentarsi la nebbia tanto che ad un bivio sono indeciso sulla strada da prendere: ci sono segni bianco/rossi su entrambi i sentieri e nessuna indicazione; per fortuna faccio la scelta corretta. Incremento anche la velocità preoccupato che si scateni un temporale e arrivo al passo letteralmente con il fiatone, ma per fortuna le nebbie iniziano a diradarsi e si apre uno scenario fantastico sulle cime a fianco: Cima Uomo e Punta Cadin mentre in basso Fuciade e il Passo di S.Pellegrino. Uno spettacolo! La discesa è divertente, lungo un ghiaione con la grana giusta per scivolare senza far alcuna fatica (scendo di 600m in 20').

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Discesa facile e divertente

Si segue un comodo sentiero fino al rifugio Fuciade adagiato fra i prati costellati di baite e fienili. Da qui fino al passo di S.Pellegrino si segue una facile sterrata nel bosco.

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Verso Fuciade. In lontananza le Pale...


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In discesa verso Fuciade. Sembra di essere in Scozia

Al Passo di S.Pellegrino nemmeno mi fermo: prendo il sentiero 658 di fronte agli impianti di risalita di Cima Uomo che va a sud est per prati umidi e passa sotto la funivia di Col Margherita. Si continua a salire attraversando spesso una pista da sci e poi ci si affaccia, a circa 2300 m, sulla distesa di magri pascoli degli Zingari Alti cosparsa di grossi massi e lastroni di granito. Dalla sella si scende a sud con fantastica visione sulla Civetta, sul Pelmo, sulle Tofàne e, proprio davanti, sulla sfilata elegantissima delle Pale di San Martino.
Inizia a piovere, ma non a borbottare, quindi scendo con calma sempre seguendo il sentiero 658, un po’ seguendo una stradina e un po' facendo i tagli per sentiero fino alla Malga Pradazzo e quindi al vicino Passo Vallès a 2000m circa con l'omonimo rifugio.
Consigliato. Ottimo cibo, prezzi onesti; nonostante sia su un passo con passaggio di auto, fa un trattamento di favore per gli escursionisti che percorrono l'AV2.

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Il custode del rifugio
 
5- Rif. Valles - Passo Venegia - Rif. Mulaz - M.Mulaz - Val Venegia - Passo Rolle - Sentiero dei Finanzieri - Rif. Rosetta
9h - 26,5km - d+2500m


Anche oggi partenza il prima possibile. Dopo un inizio estate con tempo ultra stabile e siccità, la mia settimana di vacanze ha avuto un meteo tipico delle Dolomiti con mattinate soleggiate e temporali pomeridiani. Quindi anche oggi mi devo muovere abbastanza di fretta.

Dal Passo Valles prendo il sentiero 751 che aggira Cima Venegia caratterizzata da fasce stratificate colorate molto particolari. Il sentiero sale su traccia stretta fino a Forcella Venegia; poi prosegue in un su e giù fino a Passo della Venegiota da cui si ha una splendida visione del versante nord delle Pale.

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Pale spettacolari

Il sentiero continua leggermente esposto ma sempre protetto da cavi fino ad una discesa su ghiaie al Passo dei Fochet del Focobon a 2291m.
Ora inizia una salita molto ripida in una parte rientrante delle Pale contorniata da creste e guglie. Ogni tanto c'è qualche tratto protetto da cavo ma niente di così impegnativo. La pendenza invece c'è tutta, credo che la salita al rifugio Mulaz sia stata quella che ho sofferto di più di tutta l'AV2. Qui mangio qualcosina per ripigliarmi e come a volte capita inaspettatamente, mi sento meglio (crisi di fame? boh).
Decido quindi di lasciare alla forcella Mulaz lo zaino e di salire in cima al Mulaz a 2906m. Senza lo zaino sembra quasi di prendere il volo; in poco tempo sono in cima da dove il versante nord delle Pale appare in tutta la spettacolarità.

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Passo delle Farangole in centro foto dalla Cima Mulaz

Vedo anche l'intaglio del Passo delle Farangole dove dovrò passare a breve, ma le nuvole che lo circondano e che salgono velocemente da sud non mi piacciono per niente. A malincuore decido di evitare il sentiero delle Farangole per non trovarmi in un brutto posto in mezzo al temporale e decido di fare un giro moooolto più lungo ma più sicuro (alla fine avrei potuto passare per le Farangole visto che il temporale è arrivato solo alle 19, ma con il senno di poi è sempre facile).
Scendo al passo dove recupero lo zaino e prendo il sentiero 710 a passo spedito fino sul fondo della Val Venegia a 1900m.
Da qui risalita a Passo Rolle per la classica stradetta iperfrequentata che percorrere la Val Venegia.

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La stradetta che sale a Passo Rolle. E oltre i Lagorai

Al Passo Rolle nuova breve pausa e poi riprendo per prati a costeggiare la statale, ma poi svolto a sinistra e imbocco il sentiero dei Finanzieri num. 712 che lungamente inizia a salire. Fortunatamente le nuvole sono basse e la temperatura è gradevole.
Mi aggancio al sentiero 701 che da S.Martino di Castrozza porta al rifugio Rosetta, doppio il pilone della funivia ed entro nella nebbia.

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In distanza si vede il pilone della funivia. Da lì si sale ancora un po'

In poco tempo sono al rifugio dove finalmente posso riposare: ma niente doccia e lavaggio vestiti a causa della siccità; quindi solo cena e poi a dormire per recuperare energie.
 
6- Rif. Rosetta - Altopiano delle Pale - Rif. Treviso
4h30' - 11km - d+600m


Oggi tappa relax. Sia perché il giorno prima è stato massacrante e sia perché sono d'accordo con un paio di amici per trovarsi al rif. Treviso per poi proseguire gli ultimi 2 giorni assieme.
Faccio colazione con più calma e parto. Il tempo è sereno e stabile, ma di primo mattino a 2500m è fresco e indosso il piumino.
Dal rifugio Rosetta le possibilità sono molte:
- raggiungere il rifugio Pradidali per il rifugio 702/715 sul versante che guarda S.Martino di Castrozza e poi scendere in Val Pradidali per il 709 per risalire infine al rifugio Treviso.
- raggiungere sempre il rifugio Pradidali ma poi invece di scendere per la Val Pradidali, risalire al passo delle Lede, scendere il Vallone delle Lede per il 711 fino al bivaccio Minazio e poi al rifugio Treviso.
- attraversare l'Altopiano delle Pale rimanendo a ridosso della Fradusta lungo i sentieri 709/708 e raggiungere Passo Canali per poi scendere la Val Canali fino al rifugio Treviso.
- attraversare l'Altopiano delle Pale facendo però un giro più largo attraverso la Riviera di Manna lungo i sentieri 709/707 che si affacciano sulla Valle S.Lucano, ricollegandosi poi sempre a Passo Canali, Val Canali e rifugio Treviso.
Opto per l'ultima soluzione visto che le altre tre le avevo già percorse in passato.
L'attraversamento dell'altopiano è sempre affascinante. Il percorso sembra in piano ma in realtà prevede un sussegguirsi di avvallamenti da superare. Sullo sfondo a nord si stagliano le cime più elevate delle Pale e il passo delle Farangole per cui sarei dovuto passare il giorno prima.

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Vista dalla Rosetta verso nord

A sud invece fa un certo effetto passare sotto il ghiacciaio della Fradusta ormai ridotto a poca cosa. La differenza anche solo rispetto all'anno prima quando ero passato è evidente e sintomo di un inverno avaro di neve.

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luglio 2021
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luglio 2022

Proseguo senza trovare nessuno fino a forcella del Miel che si affaccia sulla bellissima Valle S.Lucano così tremendamente incassata fra alte pareti.

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Le Pale di S.Lucano in centro foto e l'Agner imponente a destra. In seconda linea Civetta e Moiazza

Raggiungo il Passo Canali dove inizio a vedere persone che salgono dal mio percorso di discesa. Faccio una sosta e mi prendo il tempo anche per una bella dormita. Riprendo con molta calma la discesa della Val Canali in costante ammirazione degli spalti che mi circondano e arrivando intorno alle 14 al rifugio.

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Val Canali

Pomeriggio di relax attendendo i miei amici e poi cena in rifugio.
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7- Rif. Treviso - Forcella d'Oltro - Passo Cibiana - Passo Comedon - Biv. Feltre/Bodo - Rif. Boz
9h30' - 24km - d+2200m


Alcuni terminano l'AV2 qui, al rifugio Treviso, le Dolomiti in effetti finiscono con le Pale di S.Martino.
Più avanti, avvicinandosi alla pianura e a Feltre, si entra nelle meno patinate Prealpi Bellunesi che saranno forse meno scenografiche ma anche più da scoprire e i cui sentieri sono forse i più ostici di quanto percorso fino ad ora.

Partiamo in 3 dal rifugio Treviso, dobbiamo scavallare il ramo più meridionale e meno frequentato delle Pale raggiungendo Forcella d'Oltro 500m più in alto lungo il sentiero 718 abbastanza ripido ma ancora all'ombra in clima gradevole.
In un'ora siamo su. Da qui il sentiero leggermente esposto su prati ripidi traversa con molti sali e scendi il versante sud affacciandosi con bellissimi scorci su passo Cereda e sul prossimo obiettivo di giornata: il Gruppo del Cimonega.

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Vista all'indietro sul sentiero dopo aver scavallato Forcella d'Oltro

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Passo Cereda e il Gruppo del Cimonega

In 3 ore siamo a passo Cereda: panino e Coca-cola nel bar/albergo del passo e ripartiamo.
Attraversiamo la strada (l'unica porzione di asfalto fatta oggi!) e iniziamo a percorrere per qualche km una stradella sterrata nel bosco che prima in leggera salita e poi in leggera discesa si avvicina all'abitato di Sagron senza però raggiungerlo.
Infatti poco prima di arrivarci, prosegue sulla destra il sentiero 801 fin da subito pendente.
Inizialmente si sale in bosco di faggio, ma dopo poco il bosco lascia il posto a mughi e infino solo ai sassi nonostante la quota ancora relativamente modesta.
Passiamo sotto le pendici del Piz di Sagron sotto pareti imponenti in ambiente severo da un lato, ma con una vista sui maggiori picchi dolomitici dall'altro.
Il sentiero è veramente ripido e franoso con alcuni tratti esposti, spesso però protetti da cavi attrezzati. Incrociamo anche qualche persona che scende in senso contrario con cui fare qualche parola per prendere fiato. Alla fine arriviamo al termine della salita al Passo di Comedon.

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Il sentiero per Passo Comedon sale ripido

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Vista sul sentiero fatto in salita

Da qui in mezz'ora di discesa siamo al Bivacco Feltre/Bodo adagiato in un catino erboso contorniato da alte pareti. L'idea iniziale era fermarsi a dormire qui, ma visto che è ancora presto, sono le 14, decidiamo di proseguire fino al rifugio Boz attraverso il sentiero dei Troi dei Caserin.
Dalla cartina sembra che le difficoltà siano finite visto che il sentiero sembra continuare sostanzialmente in piano fino al rifugio. In realtà ci mettiamo 3 ore buone dal bivacco attraverso un susseguirsi di saliscendi su cenge frequentemente esposte costeggiando prima la parte sud del Piz Sagron e poi il Sass de Mura.

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Il Sass de Mura da costeggiare. Con occhio attento si individuano la finestra nella roccia e il birillo poco sopra

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Il Troi de Caserin

Finalmente arriviamo al rifugio: birra e relax in un posto idilliaco sono le cose che ci vogliono per terminare bene la giornata. Il rifugio è molto carino, fuori dagli itinerari più battuti ma comunque frequentato visto che altre strutture in zona non ce ne sono.

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Il rifugio Boz
 
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8- Rif. Boz - Sasso Scarnia - Intaiada - Vette Feltrine - Passo Croce d'Aune
7h - 19,5km - d+1300m


Ultima giornata di AV2 quest'oggi. Sono un po' sollevato perché inizio a sentire la fatica quotidiana, ma so che a distanza di giorni e mesi rimarranno solo bei ricordi di questa traversata.
Partiamo dal rifugio dopo una veloce colazione; camminare in alta montagna alla mattina presto mentre la natura si sveglia è qualcosa di magico.

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Sass de Mura con il rifugio al centro della conca dove batte il sole ed il sentiero dopo Passo delle Finestra in basso a destra

Attraversiamo un bosco di abeti all'interno della conca dove sorge il rifugio lungo il facile sentiero 801 fino a raggiungere in mezz'ora il Passo della Finestra.
Da qui si traversa in leggera salita fino al monte Zoccarè Alto lungo un sentiero spesso un po' esposto fino a raggiungere un tratto molto scenografico visto spesso in foto: le scalette scavate sulla roccia con dirupi da entrambi i lati. Difficile non buttare l'occhio sul vuoto mentre si salgono le scalette...

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Le scalette​

Il sentiero ora costeggia il versante meridionale del Sasso Scarnia in un lungo traverso in costa e si imbatte in un altro punto scenografico da percorrere: una placca liscia a ridosso della parete ma in condizioni di asciutto non ci sono grosse difficoltà.

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Lungo il sentiero

Raggiungiamo finalmente Forcella Scarnion; ora il sentiero diventa più semplice, meno esposto e prosegue in salita fino a raggiungere il monte Ramezza dove è presente un grande ripetitore.
I sassi iniziano a far posto ai prati, un ultimo traverso prativo che si affaccia su versante nord e raggiungiamo la Piazza del Diavolo: un circolo erboso circondato da massi di una cima collassata su sè stessa. Qui ci distendiamo al sole e facciamo una meritata pausa.

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La Piazza del Diavolo ed in lontananza le Vette Feltrine

Da qui in avanti mi godo il percorso con la consapevolezza di aver ormai terminato anche questa alta via. Attraversiamo in sequenza Passo Pietena, Passo Vette Grandi fino a giungere al Rifugio Dal Piaz che si affaccia sulla pianura.

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Passo Vette Grandi. Ultima salitella dell'alta via

Da qui discesa di 1000m fino al Passo Croce d'Aune e poi breve ulteriore discesa fino a Pedavena e alla sua famosa birreria per il finale a base di birra!

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Alla Pro Loco di Feltre presentando i timbri dei rifugi attraversati assegnano la spilletta dell'alta via.

Materiale usato per documentarmi

In rete ho trovato:
- come per altre alte vie dolomitiche c'è questa guida fatta dalla Pro Loco del comune di Belluno abbastanza dettagliata, propone anche alcune varianti di varia difficoltà.
Attenzione a non prenderla troppo alla lettera; la guida è del 2005 e nel frattempo la situazione sentieri/rifugi/bivacchi potrebbe essere cambiata.

- si trova qualche blog in rete sull'AV2. Consiglio di visitare questo sito per farsi un'dea del percorso e vedere qualche foto.

- La guida di Cervigni è fatta veramente molto bene. Propone tutte le possibili varianti ed è corredata delle cartine necessarie. Veramente un must have se si ha intenzione di percorrerla.

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Cartine tabacco utilizzate: 30-07-15-06-22-23

Per il resto che dire... è un'alta via molto bella che percorre alcuni dei gruppi dolomitici più rinomati e famosi.
La via è abbastanza frequentata quindi se si parte da soli non sarà difficile trovare altri camminatori (soprattutto stranieri) lungo il percorso o a fine giornata al rifugio con cui passare la serata.
Il percorso diventa più impegnativo man mano che si scende verso sud e forse non è il più adatto come prima alta via dolomitica se si è alle prime armi, vuoi per la lunghezza e per qualche tratto tecnico, ma se è alla vostra portata da sicuramente molte soddisfazioni e rimarrà un bellissimo ricordo.
 
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