PROLOGO
Siamo a La Paz, dopo un mese di girovagare per il Sudamerica, la mia compagna(adesso moglie attuale) mi confida il suo sogno di vedere l’amazzonia: “ma Sandro, chissà quando ci ricapita!”, ed io “Claro, mi amor, se tu sei felice io sarò felice”(Anche se non avevo voglia, poiché non mi entusiasmavano molto i posti chiusi come foreste e boschi)
Qualche minuto dopo mi sorge un brutto dubbio: “ma per andare in Amazzonia, dovremmo percorrere in Bus la strada più pericolosa del mondo, e per di più nel lato di marcia del burrone, ogni anno ci muoiono più di 200 persone, l’ultimo bus è caduto la settimana scorsa, ma…” e la mia compagna interrompendomi “Mi querido, possiamo prendere l’aereo all’andata, c’è la TAM!” ed io “ Claro mi amor, se tu sei felice io sarò felice!”.
Quindi andiamo a cercare l’agenzia della TAM, che altro non è che una caserma, in quanto la TAM sta per Transporte Aereo Militar. Chiedo ad un signore “donde esta la TAM?” e lui “ ah, la TAM!… Transporte A la Muerte, qui all’angolo” alla mia domanda del perché di quell’acronimo modificato, lui mi risponde che tutti la chiamano così in Bolivia e ci sarà un motivo…. dalla padella alla brace: “…annamobene” mi lascio scappare questa famosa parola in romano della Sora Lella.
Due giorni dopo ci troviamo all’aeroporto militare di La Paz, precisamente a El Alto a 4100 metri di quota. Il nostro turboelica non ha stiva, i bagagli vengono sistemati in fondo al corridoio. WROOOOOOON un rumore assordante, una piccola impennata in alto e l’aereo comincia a scendere in un mare verde di vegetazione. Dopo un po’ l’aereo diminuisce la velocità e si prepara all’atterraggio, mi chiedo dove sia l’aeroporto? Ma ecco una piccola fenditura di un’altra tonalità di verde che interrompe quella più scura degli alberi. A parte il rumore assordante delle eliche, il volo è andato benissimo a discapito della sua nomina.
AMAZZONIA: PARADISO - INFERNO
Siamo a Rurrenabaque, nella foresta amazzonica Boliviana, dove rimaniamo poco più di una settimana facendo due escursioni di tre giorni ciascuna che ci porteranno lungo due fiumi: rio Yamamani e Rio Tuichi.
Fino a trent'anni fa Rurrenabaque era un piccolo paese in mezzo alla foresta amazzonica sconosciuta dai viaggiatori e dal mondo. La sua fortuna turistica è stato un episodio alquanto insolito. Nel 1980 una spedizione di quattro turisti voleva arrivare fino a Rurre da una città vicino La Paz, via fiume con una zattera, avventura mai fatta da nessuno. Arrivati nella foresta, ad un certo punto la zattera incontrò una cascata e si ruppe. Di due persone non si sa più nulla fino ad ora, un' americano molto coraggiosamente navigò attaccato ad un tronco fino ad arrivare in un villaggio nella Giungla, l'altro, un israeliano volle proseguire via terra attraverso la foresta.
L'americano ingaggiò subito una spedizione per cercare gli altri compagni ma niente! Dopo un mese circa contattò un certo Tico Tudela, unica persona della Bolivia che conosceva la foresta palmo a palmo. Andò solo con un barcaiolo e dopo pochi giorni ritrovò l'israeliano più morto che vivo, tutto ricoperto di vermi, lo riportò a Rurrenabaque e lo curò. Questa persona lo ricompensò con del denaro, scrisse un Libro dal titolo "Back from Tuichi", dove raccontò la sua storia. Grazie al libro molti israeliani furono attratti da Rurre e Tico aprì la prima agenzia di spedizioni nella foresta. Ora Rurrenabaque ha più di 10 agenzie e un turismo avviato, ma spartano e avventuroso. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere Tico e abbiamo alloggiato nel suo albergo.
Abbiamo contattato tramite un agenzia del posto una guida locale, un cuoco che si occuperà del campo in riva al fiume e un autista, con noi ci sono anche tre belgi. Siamo partiti in Jeep e il viaggio è durato 4 ore di polvere e sballottamenti. Arrivati al Rio Yumani abbiamo trasferito tutto l'equipaggiamento, compresi i viveri per i tre giorni, su una canoa a motore. Dopo tre ore di navigazione siamo arrivati all'accampamento sul fiume: praticamente dei letti all’aperto con zanzariera, amache attaccate sugli alberi, niente elettricità e niente bagno, ovvero c'era il fiume. Questa esperienza è stata meravigliosa, e ha contrastato con il mio iniziale scetticismo. La cosa piú difficile era decidere dove guardare, visto il numero degli animali. Lungo il tragitto si vedevano tantissimi alligatori, ogni venti metri ce n'era uno, poi delfini rosa che nuotavano vicino alla barca a piccoli gruppi, quattro varietà di scimmie, tra cui quella gialla che abbiamo quasi toccato, capibara, un grande mammifero troppo difficile da spiegare, e uccelli da tutte le parti, tra cui vari tipi di aquile, avvoltoi, pappagalli, tucani, uccelli enormi dai nomi esotici che non ricordiamo. Un giorno abbiamo fatto un trekking di due ore per cercare l'anaconda, il serpente più grande al mondo, la guida bravissima l'ha scovata all'interno di una palude e l'ha presa per farcela vedere. Una cosa bellissima è stato un giro che abbiamo fatto a motore spento di notte: gli occhi degli alligatori illuminati dalle torce riflettevano di rosso, ed erano tantissimi. La sera, dopo cena, mi divertivo a rifare questo gioco con la mia torcia lungo la riva del fiume: non me lo scorderò per tutta la vita. Nella notte profonda nel cielo si vedevano migliaia di stelle, tra cui spiccava la via lattea e gli alberi sembravano risplendere come quelli di natale grazie alle lucciole che le illuminavano. Quando tornavamo all'accampamento trovavamo le candele che illuminavano una cena squisita, da chiedersi come fosse possibile con quelle poche possibilità in mezzo al nulla. Rassicurato dalla nostra bravissima guida, mi sono fatto anche il bagno nel fiume colmo di piraña e con un coccodrillo nelle vicinanze, ma anche delfini. Di piraña ce n'erano tanti, l'abbiamo potuto vedere quando buttando nell'acqua un pezzo di carne cruda, sembrava di vedere una vasca idromassaggio, ma raramente attaccano l'uomo, solo nel caso che perdesse sangue. Per me questa esperienza è stata magnifica e inaspettata, l’amazzonia pensavo che fosse un vero paradiso.
Ritorno a Rurre, un giorno e mezzo completo di riposo e si riparte con altra guida e altro cuoco questa volta in un campo lungo il rio Tuichi e qui cambia lo scenario. Facciamo tre ore di canoa a motore direttamente da Rurre. Il barcaiolo deposita noi e le provviste su una riva del fiume e se ne va. La foresta è molto più fitta e inquietante dell’altra, il caldo è umido e insopportabile (allora non conoscevo l’esistenza di
capi tecnici, ma usavo solo vestiario normale). Appena scesi, sotto il tavolo della zona cucina, ci accoglie una tarantola morta. Passiamo questi tre giorni a camminare nella sauna della foresta, e la guida non faceva altro che riferire dei suoi pericoli: il giaguaro che attacca di notte e alle spalle, ma solo quando si è soli, la formica 24 chiamata così perché se ti pizzica si avranno dolori terrificanti per 24 ore, dei vari serpenti, insettacci, ragni, piante velenose e mortali, insomma ogni passo era un incubo. Senza contare i piccolissimi sunfly, moscerini che ti pizzicano in ogni dove e in ogni momento e che ci obbligano a camminare tutti coperti nonostante il caldo afoso.
Una volta la guida è stata più umana e ci ha fatto una specie di corso di sopravvivenza: spiegando ad esempio come ricavare acqua dalle liane, individuare piante commestibili e con altre proprietà, come quella corteccia con l’odore di aglio che serve a mandar via i moscerini, ma che con me non ha funzionato.
Dopo il primo giorno una bella sorpresa: sotto ai nostri letti abbiamo visto due tarantole, che avevano i nidi proprio lì. La guida continuava a dire "No hay problema, no te preocupe, amigo!", e io gli ho chiesto: "ma se pizzica?", e lui mi ha risposto "Hay muchos problemas, amigo!". Che nottata che abbiamo passato, con la nostra zanzariera che controllavamo con la torcia ogni due minuti. Al mattino la guida ci riferisce che ha visto orme di giaguaro nei pressi della nostra riva…. quindi la notte si deve aver paura anche di andare a pisciare. Dopo un’ora che mi sono messo le scarpe, caccio un urlo da Tarzan, qualcosa si muove sotto l’alluce, in due secondi mi tolgo le scarpe e noto una piccola rana semi-morta schiacciata in fondo. La vado a deporre nell’acqua bassa vicino alla riva, con la speranza che sopravviva. Da quel momento non ho fatto altro che maledire la mia compagna, contare i minuti che mancavano al rientro e mangiare continuamente foglie di coca, che avevo con me dagli altipiani, con la speranza che mi stordissero. Una parte dell’ultimo giorno la impieghiamo per costruire una zattera solo con quello che ci offre la natura, comprese le corde. Quindi siamo scesi lungo fiume fino a Rurre in zattera, con innumerevoli bagni: la parte più bella di questa escursione. Da questa esperienza ho capito che l’amazzonia non è solo un paradiso, ma anche un inferno: un inferno verde.
EPILOGO
Passiamo altre due notti a Rurre, immergendo la pelle nell’alcol per disinfettare le numerose punture delle Sunfly. 14 ore di Bus su una strada sterrata ci portano a Yolosa, l’ultimo paese prima del tratto pericoloso. E’ notte fonda e qui tutti gli autobus si fermano per poi proseguire insieme nella strada a rischio. Gli autisti cominciano a fare riti strani dedicati soprattutto alla Pachamama, alla madre terra. Dovremmo proseguire con questo bus fino a La Paz, ma la paura ci fa scendere in questo paese fantasma. Fa freddo e ci sistemiamo sotto una tettoia per passare la notte, accanto a noi una famiglia di Indios Quechua (si come la marca di decathlon) è rannicchiata sotto una coperta. Non riesco a prendere sonno e dopo un paio di ore una macchina con dei fari accesi passa vicino a noi, la fermo e gli chiedo se va a La Paz, l’autista fa cenno di si. Ci vorranno altre tre ore per arrivare nella capitale, l’autista si ferma all’improvviso, scende dall’auto, controlla lo stato delle gomme butta qualche goccia a terra da una bottiglietta e riparte. Percepisco che sta arrivando il tratto tosto. Per fortuna è molto buio e noi siamo troppo rincoglioniti per vedere aldilà del finestrino cosa c’è. S’ intravedono ogni tanto soltanto delle croci sul ciglio. Ad un certo punto un rumore tipo mitraglia sulla tettoia dell’auto: abbiamo attraversato una cascata che scende lungo il burrone della morte.
Stiamo all’hotel Torino di La Paz e pensiamo che ormai l’Amazzonia, nel male e nel bene, rimarrà soltanto nei nostri ricordi. Invece mentre ci facciamo la doccia notiamo delle piccole protuberanze nella pelle. Io ho 4 zecche attaccate tra l’inguine e sotto le ascelle, la mia compagna due. Le stacchiamo dopo averle ammorbidite con dell’olio, per fortuna vengono via anche le teste. Le metto in un contenitore di un rullino fotografico e scendo a mostrarle ad un presidio medico: mi dicono di non preoccuparmi, conservo comunque l’involucro con gli animaletti dentro: non si sa mai.
Quindici giorni dopo, ci troviamo alla frontiera con il Cile, sopra il deserto di Atacama, ci sono i controlli ed è vietato assolutamente portare con se, alimenti, animali, insetti, etc. pena multa ed espulsione diretta. Mi ricordo dell’involucro, ormai dimenticato in fondo allo zaino, lo apro per gettare il contenuto e mi accorgo che le zecche sono ancora vive: l’amazzonia continua a perseguitarci!
La strada più pericolosa del mondo. La foto non e mia, ma l’ho presa dal web
La strada più pericolosa del mondo. La foto non e mia, ma l’ho presa dal web
L’aeroporto di Rurrenabaque
Il paese di Rurrenabaque
Partenza in canoa per il Rio Yamamani
Viaggio in canoa verso il campo
L’area relax del campo
La cucina del campo
Il mio letto con zanzaniera
La riva, da dove avvistavo di notte gli occhi dei coccodrilli
Coccodrilli
Tartarughe acquatiche
Capibara
Scimmie gialle
Volatili detti volgarmente “uccelli paradise”
A caccia dell’Anaconda: l’abbiamo scovata!
Bagno e pulizie dentro il Rio
Un coccodrillo amico della guida
Piranha: pescato con un fil di ferro e un pezzo di carne
Prova di arrampicata sugli alberi
Termitaio
Uscita all’alba lung oil fiume a motore spento
Tramonto
Rurrenabaque: partenza per la seconda escursione
In viaggio nel Rio Tuichi verso il campo
Passeggiata in riva al fiume
Il campo del Rio Tuichi
Tarantola morta
Bruco
Albero enorme: all’interno della foresta la luce era sempre scarsa
Questo è un albero che cammina: ha la capacità di spostarsi tramite gli apparati radicali visibili
Tarzan..
Alla sera
Corde ricavate da una corteccia che ci serviranno per assemblare la zattera
Costruzione della zattera
Discesa in zattera lungo il Rio Tuichi
Discesa in zattera lungo il Rio Tuichi
Discesa in zattera lungo il Rio Tuichi
Siamo a La Paz, dopo un mese di girovagare per il Sudamerica, la mia compagna(adesso moglie attuale) mi confida il suo sogno di vedere l’amazzonia: “ma Sandro, chissà quando ci ricapita!”, ed io “Claro, mi amor, se tu sei felice io sarò felice”(Anche se non avevo voglia, poiché non mi entusiasmavano molto i posti chiusi come foreste e boschi)
Qualche minuto dopo mi sorge un brutto dubbio: “ma per andare in Amazzonia, dovremmo percorrere in Bus la strada più pericolosa del mondo, e per di più nel lato di marcia del burrone, ogni anno ci muoiono più di 200 persone, l’ultimo bus è caduto la settimana scorsa, ma…” e la mia compagna interrompendomi “Mi querido, possiamo prendere l’aereo all’andata, c’è la TAM!” ed io “ Claro mi amor, se tu sei felice io sarò felice!”.
Quindi andiamo a cercare l’agenzia della TAM, che altro non è che una caserma, in quanto la TAM sta per Transporte Aereo Militar. Chiedo ad un signore “donde esta la TAM?” e lui “ ah, la TAM!… Transporte A la Muerte, qui all’angolo” alla mia domanda del perché di quell’acronimo modificato, lui mi risponde che tutti la chiamano così in Bolivia e ci sarà un motivo…. dalla padella alla brace: “…annamobene” mi lascio scappare questa famosa parola in romano della Sora Lella.
Due giorni dopo ci troviamo all’aeroporto militare di La Paz, precisamente a El Alto a 4100 metri di quota. Il nostro turboelica non ha stiva, i bagagli vengono sistemati in fondo al corridoio. WROOOOOOON un rumore assordante, una piccola impennata in alto e l’aereo comincia a scendere in un mare verde di vegetazione. Dopo un po’ l’aereo diminuisce la velocità e si prepara all’atterraggio, mi chiedo dove sia l’aeroporto? Ma ecco una piccola fenditura di un’altra tonalità di verde che interrompe quella più scura degli alberi. A parte il rumore assordante delle eliche, il volo è andato benissimo a discapito della sua nomina.
AMAZZONIA: PARADISO - INFERNO
Siamo a Rurrenabaque, nella foresta amazzonica Boliviana, dove rimaniamo poco più di una settimana facendo due escursioni di tre giorni ciascuna che ci porteranno lungo due fiumi: rio Yamamani e Rio Tuichi.
Fino a trent'anni fa Rurrenabaque era un piccolo paese in mezzo alla foresta amazzonica sconosciuta dai viaggiatori e dal mondo. La sua fortuna turistica è stato un episodio alquanto insolito. Nel 1980 una spedizione di quattro turisti voleva arrivare fino a Rurre da una città vicino La Paz, via fiume con una zattera, avventura mai fatta da nessuno. Arrivati nella foresta, ad un certo punto la zattera incontrò una cascata e si ruppe. Di due persone non si sa più nulla fino ad ora, un' americano molto coraggiosamente navigò attaccato ad un tronco fino ad arrivare in un villaggio nella Giungla, l'altro, un israeliano volle proseguire via terra attraverso la foresta.
L'americano ingaggiò subito una spedizione per cercare gli altri compagni ma niente! Dopo un mese circa contattò un certo Tico Tudela, unica persona della Bolivia che conosceva la foresta palmo a palmo. Andò solo con un barcaiolo e dopo pochi giorni ritrovò l'israeliano più morto che vivo, tutto ricoperto di vermi, lo riportò a Rurrenabaque e lo curò. Questa persona lo ricompensò con del denaro, scrisse un Libro dal titolo "Back from Tuichi", dove raccontò la sua storia. Grazie al libro molti israeliani furono attratti da Rurre e Tico aprì la prima agenzia di spedizioni nella foresta. Ora Rurrenabaque ha più di 10 agenzie e un turismo avviato, ma spartano e avventuroso. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere Tico e abbiamo alloggiato nel suo albergo.
Abbiamo contattato tramite un agenzia del posto una guida locale, un cuoco che si occuperà del campo in riva al fiume e un autista, con noi ci sono anche tre belgi. Siamo partiti in Jeep e il viaggio è durato 4 ore di polvere e sballottamenti. Arrivati al Rio Yumani abbiamo trasferito tutto l'equipaggiamento, compresi i viveri per i tre giorni, su una canoa a motore. Dopo tre ore di navigazione siamo arrivati all'accampamento sul fiume: praticamente dei letti all’aperto con zanzariera, amache attaccate sugli alberi, niente elettricità e niente bagno, ovvero c'era il fiume. Questa esperienza è stata meravigliosa, e ha contrastato con il mio iniziale scetticismo. La cosa piú difficile era decidere dove guardare, visto il numero degli animali. Lungo il tragitto si vedevano tantissimi alligatori, ogni venti metri ce n'era uno, poi delfini rosa che nuotavano vicino alla barca a piccoli gruppi, quattro varietà di scimmie, tra cui quella gialla che abbiamo quasi toccato, capibara, un grande mammifero troppo difficile da spiegare, e uccelli da tutte le parti, tra cui vari tipi di aquile, avvoltoi, pappagalli, tucani, uccelli enormi dai nomi esotici che non ricordiamo. Un giorno abbiamo fatto un trekking di due ore per cercare l'anaconda, il serpente più grande al mondo, la guida bravissima l'ha scovata all'interno di una palude e l'ha presa per farcela vedere. Una cosa bellissima è stato un giro che abbiamo fatto a motore spento di notte: gli occhi degli alligatori illuminati dalle torce riflettevano di rosso, ed erano tantissimi. La sera, dopo cena, mi divertivo a rifare questo gioco con la mia torcia lungo la riva del fiume: non me lo scorderò per tutta la vita. Nella notte profonda nel cielo si vedevano migliaia di stelle, tra cui spiccava la via lattea e gli alberi sembravano risplendere come quelli di natale grazie alle lucciole che le illuminavano. Quando tornavamo all'accampamento trovavamo le candele che illuminavano una cena squisita, da chiedersi come fosse possibile con quelle poche possibilità in mezzo al nulla. Rassicurato dalla nostra bravissima guida, mi sono fatto anche il bagno nel fiume colmo di piraña e con un coccodrillo nelle vicinanze, ma anche delfini. Di piraña ce n'erano tanti, l'abbiamo potuto vedere quando buttando nell'acqua un pezzo di carne cruda, sembrava di vedere una vasca idromassaggio, ma raramente attaccano l'uomo, solo nel caso che perdesse sangue. Per me questa esperienza è stata magnifica e inaspettata, l’amazzonia pensavo che fosse un vero paradiso.
Ritorno a Rurre, un giorno e mezzo completo di riposo e si riparte con altra guida e altro cuoco questa volta in un campo lungo il rio Tuichi e qui cambia lo scenario. Facciamo tre ore di canoa a motore direttamente da Rurre. Il barcaiolo deposita noi e le provviste su una riva del fiume e se ne va. La foresta è molto più fitta e inquietante dell’altra, il caldo è umido e insopportabile (allora non conoscevo l’esistenza di
capi tecnici, ma usavo solo vestiario normale). Appena scesi, sotto il tavolo della zona cucina, ci accoglie una tarantola morta. Passiamo questi tre giorni a camminare nella sauna della foresta, e la guida non faceva altro che riferire dei suoi pericoli: il giaguaro che attacca di notte e alle spalle, ma solo quando si è soli, la formica 24 chiamata così perché se ti pizzica si avranno dolori terrificanti per 24 ore, dei vari serpenti, insettacci, ragni, piante velenose e mortali, insomma ogni passo era un incubo. Senza contare i piccolissimi sunfly, moscerini che ti pizzicano in ogni dove e in ogni momento e che ci obbligano a camminare tutti coperti nonostante il caldo afoso.
Una volta la guida è stata più umana e ci ha fatto una specie di corso di sopravvivenza: spiegando ad esempio come ricavare acqua dalle liane, individuare piante commestibili e con altre proprietà, come quella corteccia con l’odore di aglio che serve a mandar via i moscerini, ma che con me non ha funzionato.
Dopo il primo giorno una bella sorpresa: sotto ai nostri letti abbiamo visto due tarantole, che avevano i nidi proprio lì. La guida continuava a dire "No hay problema, no te preocupe, amigo!", e io gli ho chiesto: "ma se pizzica?", e lui mi ha risposto "Hay muchos problemas, amigo!". Che nottata che abbiamo passato, con la nostra zanzariera che controllavamo con la torcia ogni due minuti. Al mattino la guida ci riferisce che ha visto orme di giaguaro nei pressi della nostra riva…. quindi la notte si deve aver paura anche di andare a pisciare. Dopo un’ora che mi sono messo le scarpe, caccio un urlo da Tarzan, qualcosa si muove sotto l’alluce, in due secondi mi tolgo le scarpe e noto una piccola rana semi-morta schiacciata in fondo. La vado a deporre nell’acqua bassa vicino alla riva, con la speranza che sopravviva. Da quel momento non ho fatto altro che maledire la mia compagna, contare i minuti che mancavano al rientro e mangiare continuamente foglie di coca, che avevo con me dagli altipiani, con la speranza che mi stordissero. Una parte dell’ultimo giorno la impieghiamo per costruire una zattera solo con quello che ci offre la natura, comprese le corde. Quindi siamo scesi lungo fiume fino a Rurre in zattera, con innumerevoli bagni: la parte più bella di questa escursione. Da questa esperienza ho capito che l’amazzonia non è solo un paradiso, ma anche un inferno: un inferno verde.
EPILOGO
Passiamo altre due notti a Rurre, immergendo la pelle nell’alcol per disinfettare le numerose punture delle Sunfly. 14 ore di Bus su una strada sterrata ci portano a Yolosa, l’ultimo paese prima del tratto pericoloso. E’ notte fonda e qui tutti gli autobus si fermano per poi proseguire insieme nella strada a rischio. Gli autisti cominciano a fare riti strani dedicati soprattutto alla Pachamama, alla madre terra. Dovremmo proseguire con questo bus fino a La Paz, ma la paura ci fa scendere in questo paese fantasma. Fa freddo e ci sistemiamo sotto una tettoia per passare la notte, accanto a noi una famiglia di Indios Quechua (si come la marca di decathlon) è rannicchiata sotto una coperta. Non riesco a prendere sonno e dopo un paio di ore una macchina con dei fari accesi passa vicino a noi, la fermo e gli chiedo se va a La Paz, l’autista fa cenno di si. Ci vorranno altre tre ore per arrivare nella capitale, l’autista si ferma all’improvviso, scende dall’auto, controlla lo stato delle gomme butta qualche goccia a terra da una bottiglietta e riparte. Percepisco che sta arrivando il tratto tosto. Per fortuna è molto buio e noi siamo troppo rincoglioniti per vedere aldilà del finestrino cosa c’è. S’ intravedono ogni tanto soltanto delle croci sul ciglio. Ad un certo punto un rumore tipo mitraglia sulla tettoia dell’auto: abbiamo attraversato una cascata che scende lungo il burrone della morte.
Stiamo all’hotel Torino di La Paz e pensiamo che ormai l’Amazzonia, nel male e nel bene, rimarrà soltanto nei nostri ricordi. Invece mentre ci facciamo la doccia notiamo delle piccole protuberanze nella pelle. Io ho 4 zecche attaccate tra l’inguine e sotto le ascelle, la mia compagna due. Le stacchiamo dopo averle ammorbidite con dell’olio, per fortuna vengono via anche le teste. Le metto in un contenitore di un rullino fotografico e scendo a mostrarle ad un presidio medico: mi dicono di non preoccuparmi, conservo comunque l’involucro con gli animaletti dentro: non si sa mai.
Quindici giorni dopo, ci troviamo alla frontiera con il Cile, sopra il deserto di Atacama, ci sono i controlli ed è vietato assolutamente portare con se, alimenti, animali, insetti, etc. pena multa ed espulsione diretta. Mi ricordo dell’involucro, ormai dimenticato in fondo allo zaino, lo apro per gettare il contenuto e mi accorgo che le zecche sono ancora vive: l’amazzonia continua a perseguitarci!
La strada più pericolosa del mondo. La foto non e mia, ma l’ho presa dal web
La strada più pericolosa del mondo. La foto non e mia, ma l’ho presa dal web
L’aeroporto di Rurrenabaque
Il paese di Rurrenabaque
Partenza in canoa per il Rio Yamamani
Viaggio in canoa verso il campo
L’area relax del campo
La cucina del campo
Il mio letto con zanzaniera
La riva, da dove avvistavo di notte gli occhi dei coccodrilli
Coccodrilli
Tartarughe acquatiche
Capibara
Scimmie gialle
Volatili detti volgarmente “uccelli paradise”
A caccia dell’Anaconda: l’abbiamo scovata!
Bagno e pulizie dentro il Rio
Un coccodrillo amico della guida
Piranha: pescato con un fil di ferro e un pezzo di carne
Prova di arrampicata sugli alberi
Termitaio
Uscita all’alba lung oil fiume a motore spento
Tramonto
Rurrenabaque: partenza per la seconda escursione
In viaggio nel Rio Tuichi verso il campo
Passeggiata in riva al fiume
Il campo del Rio Tuichi
Tarantola morta
Bruco
Albero enorme: all’interno della foresta la luce era sempre scarsa
Questo è un albero che cammina: ha la capacità di spostarsi tramite gli apparati radicali visibili
Tarzan..
Alla sera
Corde ricavate da una corteccia che ci serviranno per assemblare la zattera
Costruzione della zattera
Discesa in zattera lungo il Rio Tuichi
Discesa in zattera lungo il Rio Tuichi
Discesa in zattera lungo il Rio Tuichi