- Parchi del Lazio
-
- Monti Ernici
Dati
Data: 30/11/2011
Regione e provincia: Lazio, Frosinone
Località di partenza: Certosa di Trisulti
Località di arrivo: Certosa di Trisulti
Tempo di percorrenza: 7 ore
Chilometri:
Grado di difficoltà:
Descrizione delle difficoltà:
Periodo consigliato:
Segnaletica: Buona
Dislivello in salita:
Dislivello in discesa:
Quota massima:
Accesso stradale: Ottimo
Descrizione
Tutti voi conoscete i miei tentativi falliti di arrivare sul Lupone. Ieri ho fallito di nuovo con un'altra cima. Ho deciso di marinare il lavoro (fare sega, come si dice a Roma, o bigiare o fare filone, come si dice in settentrione e in meridione) che poi proprio marinare non è visto che mi sono preso un giorno di ferie. Non ho detto a nessuno dove andavo (neanche a mia moglie) e sono partito, col sole in fronte. Ero deciso di tentare ancora il Lupone ma nei giorni scorsi ero rimasto affascinato dal racconto di BasilioII e dei suoi compagni a proposito della Monna e allora sull'autostrada supero il casello che mi avrebbe condotto verso Cori e continuo. La nebbia tra Colleferro ed Anagni mi impone di rallentare. Esco a Ferentino (ma forse l'uscita Anagni/Fiuggi è migliore) ed arrivo in breve a Collepardo, lo attraverso e arrivo alla Certosa.
Un cagnolino con una zampa posteriore offesa mi viene incontro. Ho un salamino tra le provviste ma serve a me, però mi riprometto di portarglielo se non lo mangio tutto. Prendo l'acqua alla fonte, e lascio l'altra borraccia che ho riempito a casa di minerale nell'auto. "Una basterà" penso. Inizia la salita che si presenta subito impegnativa, molto ripida, ma io vado su come uno stambecco perchè è già tardi, sono le 8,45 ed io contavo di partire molto prima. Arrivo al punto in cui il sentiero diventa pianeggiante e costeggia la montagna con una bella veduta. Giungo alla parete da dove c'è la vista mozzafiato della certosa. Faccio una foto e poi mi accorgo che c'è una staccionata che impedisce il passaggio "E adesso?, questo non me l'avevano detto!" passo sopra, scavalcando le rocce e aggiro la staccionata. Continuo fino ad arrivare ad uno spiazzo erboso. Lì mi fermo e mangio un pò di pane, formaggio e il suddetto salamino. Mi tolgo il pile e rimango con una camiciona e la maglietta di cotone sotto, che però è già zuppa. Dalla fronte scendono gocce di sudore come pere spadone e la bandana rossa che porto al collo la lego sulla fronte. Mi accorgo che la maglietta di ricambio l'ho lasciata in auto, perciò riparto prima che il sudore mi si geli addosso.
Arrivo in uno piccolo spiazzo circolare crocevia di 3 sentieri. Uno è quello da dove sono arrivato, uno è di fronte e uno a destra che scende, non segnalato però. Decido di prendere quello di fronte che è segnalato di bianco e rosso. Mi infilo in una faggeta, la salita è ripida, molto ripida, troppo ripida, comincio a sentire la fatica. Ho sete, bevo spesso e mi accorgo che l'acqua sta finendo troppo velocemente. La faggeta sembra interminabile, continuo a salire ma comincio a pensare di aver sbagliato sentiero. Ad un certo punto mi fermo. Vedo segnali sugli alberi, ma sono le 12 ed io mi sono ripromesso di tornare indietro a quell'ora.
Già da un pò avevo rinunciato ad arrivare alla Monna, accontentandomi della Rotonaria, ora andrebbe bene anche la Sella Faito, ma questa maledetta faggeta sembra intermibabile. Basta! si torna indietro. Mangio il resto del formaggio con il pane, una mela, ma rinuncio al salamino per il mio amico della certosa.
Ridiscendo scornato e sconfitto, ho sete e con rabbia finisco tutta l'acqua con una gran sorsata. Ritorno al trivio di prima e apro la cartina, il sentiero 608 è ben tracciato ma la mappa non dice nulla dell'altro sentiero a destra. Sento dei rumori, qualcuno si avvicina velocemente. Io sono dietro una roccia e non vedo chi o cosa sta salendo ma afferro il bastone e rimango in attesa. Da dietro la roccia spunta un tizio in canottiera, calzoncini corti e scarpe da ginnastica che corre su per la montagna. Si spaventa nel vedermi (stando fermo non facevo rumore mentre io avevo sentito lui salire e me lo aspettavo anche se non avevo idea di chi fosse). Mi saluta e prosegue velocemente. CORRE? RIESCE A CORRERE? e io sono qui a sputare l'anima? ma chi è sto' superman? è venuto qui per sfottere? Mentre si allontana velocemente vedo che imbocca il sentiero non segnato e gli chiedo dove porti, mi risponde, già lontano, che porta alla valle dell'inferno.
Riprendo la discesa, ancora più deluso. Arrivo allo spiazzo dove avevo mangiato la prima volta e trovo tre cavalli che pascolano placidamente e mi guardano. Giungo di nuovo alla croce con la veduta della certosa. Mi accorgo solo adesso che a sinistra della staccionata è possibile arrampicarsi fino ad una specie di balcone con tanto di inferriata e cassetta della posta, nel cui interno ci sono bigliettini e santini. Da lì la foto della certosa sarebbe stata molto meglio di quella fatta all'andata ma, adesso con il sole più basso e proprio di fronte viene uno schifo. Riprendo la discesa, attraverso di nuovo il bosco e arrivo alla strada sterrata da attraversare. Mi accorgo di aver perso i segni, ma tanto basta scendere. Proprio in quel momento la campana della certosa mi indica la giusta direzione. Arrivo alla macchina esausto ed assetato, prendo la seconda borraccia e ne bevo quasi la metà con un fiato. Cerco il mio amico per dargli il resto del salame, ma non lo trovo e allora lo mangio io. Sono le 15.00, riparto e torno a Roma.
Alcune considerazioni: sì d'accordo non è importante la meta ma il viaggio; provi e fallisci, riprovi e fallisci ancora, ma il vero fallimento è quando smetti di provare. Tutte belle frasi che però non mi distolgono dall'idea di non essere riuscito ad arrivare nemmeno vicino alla vetta. Eppure sono partito più o meno alla stessa ora di BasilioII e co.
Altre considerazioni:
1) o smetto di fumare o faccio qualcosa per tornare in forma (anzi meglio ancora sarebbe fare tutte e due le cose)
2) ricordarsi di portare la maglietta di ricambio, anzi decidersi a comprarne una termica (ho letto discussioni interessanti in merito)
3) portarsi due borracce, ché una non è sufficiente.
4) svuotare lo zaino di tante cose inutili (ad esempio che mi porto a fare due fornelli se poi mangio pane e formaggio?)
Data: 30/11/2011
Regione e provincia: Lazio, Frosinone
Località di partenza: Certosa di Trisulti
Località di arrivo: Certosa di Trisulti
Tempo di percorrenza: 7 ore
Chilometri:
Grado di difficoltà:
Descrizione delle difficoltà:
Periodo consigliato:
Segnaletica: Buona
Dislivello in salita:
Dislivello in discesa:
Quota massima:
Accesso stradale: Ottimo
Descrizione
Tutti voi conoscete i miei tentativi falliti di arrivare sul Lupone. Ieri ho fallito di nuovo con un'altra cima. Ho deciso di marinare il lavoro (fare sega, come si dice a Roma, o bigiare o fare filone, come si dice in settentrione e in meridione) che poi proprio marinare non è visto che mi sono preso un giorno di ferie. Non ho detto a nessuno dove andavo (neanche a mia moglie) e sono partito, col sole in fronte. Ero deciso di tentare ancora il Lupone ma nei giorni scorsi ero rimasto affascinato dal racconto di BasilioII e dei suoi compagni a proposito della Monna e allora sull'autostrada supero il casello che mi avrebbe condotto verso Cori e continuo. La nebbia tra Colleferro ed Anagni mi impone di rallentare. Esco a Ferentino (ma forse l'uscita Anagni/Fiuggi è migliore) ed arrivo in breve a Collepardo, lo attraverso e arrivo alla Certosa.
Un cagnolino con una zampa posteriore offesa mi viene incontro. Ho un salamino tra le provviste ma serve a me, però mi riprometto di portarglielo se non lo mangio tutto. Prendo l'acqua alla fonte, e lascio l'altra borraccia che ho riempito a casa di minerale nell'auto. "Una basterà" penso. Inizia la salita che si presenta subito impegnativa, molto ripida, ma io vado su come uno stambecco perchè è già tardi, sono le 8,45 ed io contavo di partire molto prima. Arrivo al punto in cui il sentiero diventa pianeggiante e costeggia la montagna con una bella veduta. Giungo alla parete da dove c'è la vista mozzafiato della certosa. Faccio una foto e poi mi accorgo che c'è una staccionata che impedisce il passaggio "E adesso?, questo non me l'avevano detto!" passo sopra, scavalcando le rocce e aggiro la staccionata. Continuo fino ad arrivare ad uno spiazzo erboso. Lì mi fermo e mangio un pò di pane, formaggio e il suddetto salamino. Mi tolgo il pile e rimango con una camiciona e la maglietta di cotone sotto, che però è già zuppa. Dalla fronte scendono gocce di sudore come pere spadone e la bandana rossa che porto al collo la lego sulla fronte. Mi accorgo che la maglietta di ricambio l'ho lasciata in auto, perciò riparto prima che il sudore mi si geli addosso.
Arrivo in uno piccolo spiazzo circolare crocevia di 3 sentieri. Uno è quello da dove sono arrivato, uno è di fronte e uno a destra che scende, non segnalato però. Decido di prendere quello di fronte che è segnalato di bianco e rosso. Mi infilo in una faggeta, la salita è ripida, molto ripida, troppo ripida, comincio a sentire la fatica. Ho sete, bevo spesso e mi accorgo che l'acqua sta finendo troppo velocemente. La faggeta sembra interminabile, continuo a salire ma comincio a pensare di aver sbagliato sentiero. Ad un certo punto mi fermo. Vedo segnali sugli alberi, ma sono le 12 ed io mi sono ripromesso di tornare indietro a quell'ora.
Già da un pò avevo rinunciato ad arrivare alla Monna, accontentandomi della Rotonaria, ora andrebbe bene anche la Sella Faito, ma questa maledetta faggeta sembra intermibabile. Basta! si torna indietro. Mangio il resto del formaggio con il pane, una mela, ma rinuncio al salamino per il mio amico della certosa.
Ridiscendo scornato e sconfitto, ho sete e con rabbia finisco tutta l'acqua con una gran sorsata. Ritorno al trivio di prima e apro la cartina, il sentiero 608 è ben tracciato ma la mappa non dice nulla dell'altro sentiero a destra. Sento dei rumori, qualcuno si avvicina velocemente. Io sono dietro una roccia e non vedo chi o cosa sta salendo ma afferro il bastone e rimango in attesa. Da dietro la roccia spunta un tizio in canottiera, calzoncini corti e scarpe da ginnastica che corre su per la montagna. Si spaventa nel vedermi (stando fermo non facevo rumore mentre io avevo sentito lui salire e me lo aspettavo anche se non avevo idea di chi fosse). Mi saluta e prosegue velocemente. CORRE? RIESCE A CORRERE? e io sono qui a sputare l'anima? ma chi è sto' superman? è venuto qui per sfottere? Mentre si allontana velocemente vedo che imbocca il sentiero non segnato e gli chiedo dove porti, mi risponde, già lontano, che porta alla valle dell'inferno.
Riprendo la discesa, ancora più deluso. Arrivo allo spiazzo dove avevo mangiato la prima volta e trovo tre cavalli che pascolano placidamente e mi guardano. Giungo di nuovo alla croce con la veduta della certosa. Mi accorgo solo adesso che a sinistra della staccionata è possibile arrampicarsi fino ad una specie di balcone con tanto di inferriata e cassetta della posta, nel cui interno ci sono bigliettini e santini. Da lì la foto della certosa sarebbe stata molto meglio di quella fatta all'andata ma, adesso con il sole più basso e proprio di fronte viene uno schifo. Riprendo la discesa, attraverso di nuovo il bosco e arrivo alla strada sterrata da attraversare. Mi accorgo di aver perso i segni, ma tanto basta scendere. Proprio in quel momento la campana della certosa mi indica la giusta direzione. Arrivo alla macchina esausto ed assetato, prendo la seconda borraccia e ne bevo quasi la metà con un fiato. Cerco il mio amico per dargli il resto del salame, ma non lo trovo e allora lo mangio io. Sono le 15.00, riparto e torno a Roma.
Alcune considerazioni: sì d'accordo non è importante la meta ma il viaggio; provi e fallisci, riprovi e fallisci ancora, ma il vero fallimento è quando smetti di provare. Tutte belle frasi che però non mi distolgono dall'idea di non essere riuscito ad arrivare nemmeno vicino alla vetta. Eppure sono partito più o meno alla stessa ora di BasilioII e co.
Altre considerazioni:
1) o smetto di fumare o faccio qualcosa per tornare in forma (anzi meglio ancora sarebbe fare tutte e due le cose)
2) ricordarsi di portare la maglietta di ricambio, anzi decidersi a comprarne una termica (ho letto discussioni interessanti in merito)
3) portarsi due borracce, ché una non è sufficiente.
4) svuotare lo zaino di tante cose inutili (ad esempio che mi porto a fare due fornelli se poi mangio pane e formaggio?)
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