Escursione Anello Capo d'Acqua - Monte Serrone - Punta Mazza - Capo d'Acqua

Parchi del Lazio
  1. Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati

Data: 19.10.2012
Regione: Lazio (probabile sconfinamento in Abruzzo in cresta?);
Località di partenza: SS666 San Donato - Sora, km 13
Località di arrivo: la stessa;
Tempo di percorrenza: 4,15 salita (incluse lunghe soste), 3h30 discesa (inclusa almeno un'ora di fuori percorso e soste);
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: La lunghezza, qualche tratto (piccolo) un pò esposto, segnaletica poco evidente per alcuni tratti del sentiero Q1.
Periodo consigliato: l'autunno!
Segnaletica: presente lungo il sentiero Q2, un pò scarsa nella parte finale che raggiunge il valico Schiena d'asino, ma sempre rintracciabile. Segni nuovi ma veramente scarsi lungo il sentiero Q1, con il rischio di pericolosi fuori percorso
Dislivello in salita: 1050m circa (1300 inclusi saliscendi e fuori percorso) -
Quota massima: Monte Serrone, 1974 metri
Accesso stradale: SS666 San Donato - Sora, km 13

Descrizione

Percorso : SS666 km13, Rifugio capo d'Acqua, bivio sentiero B4 per rifugio di Iorio, Valico Schiena d'Asino, Monte Serrone, Punta Mazza, SS666 km13.

Dalla SS666 (un nome, un perchè) si parcheggia in un'ampia curva attorno al km13, a pochi minuti dal bivio per Forca d'Acero. Da questo punto si diparte una ragnatela di sterrate, convergenti per la maggior parte entro il Vallone Capo d'Acqua. L'ingresso nel vallone è veramente piacevole, la pendenza non elevata e graduale, il bosco punteggiato dalle prime sfumature d'autunno.

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In meno di un'ora si raggiunge il Rifugio Capo d'Acqua (1218), recentemente ristrutturato ed in bella posizione sopraelevata.

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Siamo nel territorio dell'orso, ma per il momento nessuna traccia, se si esclude qualche sospetta impronta nel fango. Il sentiero prosegue ampio ed evidente, con pendenza costante ma più decisa. Ignoriamo le varie deviazioni, seguendo sempre il tratto segnato. A quota 1484 è il bivio per il Rifugio di Iorio e ed il sentiero C5, noi proseguiamo dritti nella faggeta d'alto fusto, sempre più imponente e colorata. Il sentiero è ora una traccia ripida su fogliame e roccette, tra imponenti e slanciati faggi.

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Si sbuca così al valico della Schiena d'Asino, con bel panorama sul vallone Capo d'Acqua e una caratteristica croce. Pieghiamo verso sinistra aggirando dal basso la croce e raggiungiamo la cresta in vista del monte Serrone, prima meta della giornata.

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Seguiamo l'evidente traccia che percorre la cresta, poi aggira a destra una prima elevazione salendo con gradualità con begli affacci sulla Vallelonga. Pochi minuti e ci si trova al cospetto del Serrone, che può essere risalito via cresta o scegliendo una marcata traccia su ghiaie, che punta direttamente alla vetta. Scegliamo la prima soluzione (sulla seconda proprio non saprei, sembrava molto ripida), e ci muoviamo a fil di cresta aiutandoci con le mani in qualche passaggio su roccette. Giungiamo così alla croce di vetta del Monte Serrone (1947 metri), dal quale il panorama è a dir poco incantevole: il Vallone Capo d'Acqua, la cresta dal Picco la Rocca al Pietroso, poi Sora, lo spettacolare e boscoso Vallone Lacerno, il Monte Cornacchia, la Vallelonga, Dietro, appaiono il Marsicano, il Monte Amaro, il Velino, il Corno Grande, e poi il Matese, gli Aurunci, il Pizzo Deta, il Viglio.

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Dopo doverosa sosta torniamo alla selletta sottostante puntando verso la cresta del Montagnone, il cui profilo segue il vallone Capo d'Acqua in parallelo al percorso dell'andata. Inizialmente utilizziamo un'evidente traccia a mezza costa, che evita i saliscendi di cresta con magnifico panorama sul Vallone Lacerno.

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Il sentierino, non segnato, è veramente spettacolare, e raggiunge una selletta (1h circa, dal m.Serrone) alla base tra Montagnone e Punta Mazza. Trascuriamo il Montagnone, ormai stanchi, e decidiamo di affacciarci dalla vicina Punta Mazza (1788), la cui vetta è sormontata da una croce.

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Anche da qui magnifico panorama, ancor più aperto verso Sora e il Vallone Lacerno. Per tornare all'auto scegliamo di seguire i segni biancorossi, che abbiamo individuato nella selletta di cui sopra, quindi torniamo indietro sui nostri passi riportandoci alla sella. Dove condurrà la traccia? Si tratterebbe, almeno questo mi suggerisce la cartina, del sentiero Q1. La traccia cala leggermente verso il bosco, aggirando punta Mazza sulla destra, ma dopo pochi minuti si perde, lasciandoci a mezza costa in una zona un pò scomoda. Qui si aprono varie possibilità. Risalire a Punta Mazza per seguire la cresta è decisamente sconsigliato, vista la presenza di un notevole salto di roccia. Dobbiamo dunque muoverci a mezza costa, ma il terreno è infimo (fogliame, sassi, erba), e la pendenza attorno ai 45-50°. Qualche momento di panico, vagabondaggio in difficile equilibrio, dopo varie incertezze scegliamo di raggiungere, più sotto, il margine del bosco, tra sfasciumi ed erbacce. Momento difficile quando ci ritroviamo nel mezzo del bosco, su fondo pessimo, nell'impossibilità di proseguire in qualsiasi direzione. Cerchiamo così di risalire, non senza qualche difficoltà, verso uno squarcio di cielo, sbucando (benedizione!) alla base delle rocce di Punta Mazza, fortunosamente aggirata. Possiamo così tuffarci a capofitto verso un'evidente sterrata, lungo un ripidissimo dorso erboso, fino ad incontrare la traccia del sentiero Q1, che scende ad ampi tornanti. Seguiamo ora la sterrata che cala in un vallone boscoso, segnato su carta come Vallocchie. La traccia è evidente ma molto lunga, e raggiunge in circa 45' un bivio che sembra calare decisamente verso le auto, visibili a fondovalle. Perplessi, decidiamo prima di proseguire dritti, ma la sterrata principale pare allontanarsi troppo dal vallone Capo d'Acqua. Dobbiamo così tornare sui nostri passi, seguire il sentiero di cui prima e scavalcare un cancelletto in filo spinato. Pare proprio che questo sia il bivio in evidenza sulla cartina....ma le indicazioni?? Pochi minuti, comunque, e siamo alle auto.

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In definitiva una magnifica escursione, varia e spettacolare, con dislivelli importanti ma ben distribuiti. Incantevoli i colori della faggeta, ai primi vagiti d'autunno e quindi non ancora infuocata. Piacevole l'arrivo in cresta al Serrone, panoramico e anche un pò roccioso. Colpo d'occhio tra i migliori del PNALM, anche per via della splendida giornata. Una sorpresa la cresta verso il Montagnone, protesa verso il solco del Vallone Lacerno e sempre piacevole da percorrere. Unico neo la scarsa segnaletica al ritorno (chissà, magari ci sarà sfuggito il segno?), che ci ha fatto correre il rischio di una spiacevole disavventura.
 
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