- Parchi della Campania
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- Parco Regionale Taburno - Camposauro
Dati
Data: 16/12/2013
Regione e provincia: Campania (BN)
Località di partenza: Bonea
Tempo di percorrenza: 8 ore
Chilometri: 17
Grado di difficoltà: EE
Dislivello: 1200m circa
Quota massima: 1394 metri
Partecipanti: Logos, Ciaopimpa
Descrizione
Il meteo sembra propizio e allora ci imbarchiamo nell'impresa desiderata: un anello vario e completo del Taburno, vetta tutt'altro che difficile se raggiunta dal vecchio albergo abbandonato (vedi Hostel). L'obiettivo è attaccare la cresta tra Bonea e Cirignano, in località Chiusa, e percorrerla integralmente (circa 1000m di dislivello) tutta per roccette e brevi radure.
Alla partenza il meteo è discreto, vagamente coperto e decisamente ventoso. Cerchiamo un punto per l'attacco e lo troviamo, all'altezza della chiesa di S.Pietro, in prossimità di una piccola discarica (sic!). Attraversato lo scorcio poetico in decomposizione, attacchiamo la cresta per traccette, puntando al mausoleo funerario romano (Torre del Vessillo), in corrispondenza del quale spuntiamo.
In cresta ci rendiamo conto che il vento è fortissimo, e costringe a procedere sul filo leggermente spostati sul versante sud.
La prima parte è la più impegnativa, per la pendenza e la presenza di roccette, oltre al vento che spira tagliente e gelido.
Procediamo su roccia e prati in percorso non segnato, ma molto intuitivo. Qualche passaggio di I aggirabile, ma nulla di che, piuttosto grandi panorami.
Si intravede una traccia leggermente sotto il filo di cresta, ma il vento la rende impraticabile. Proseguiamo lentamente imbacuccati come beduini al Polo, ma la cresta è evidente e offre numerose divertenti varianti tutte per roccette.
Senza difficoltà superiamo i 1000 e ci affacciamo (1266) su un selvaggio vallone, che richiede una leggera perdita di quota per essere attraversato.
Un piccolo tratto in faggeta, poi ritroviamo il filo di cresta con splendidi scorci sugli spuntoni rocciosi del Cantariello.
Negli ultimi tratti (circa da q. 1100) individuiamo qualche vecchio segno CAI sbiadito. La cresta prosegue ancora per facili roccette e scorci sempre interessanti.
Oltrepassata la panoramica anticima siamo finalmente in vetta, 1394 metri. Splendido il colpo d'occhio sul Matese innevato, e ancora oltre tutte le cime del PNALM.
Diamo uno sguardo al libro di vetta, poi si punta verso le Quattu Vie. Discesi velocemente nel bosco a quota 1208, seguiamo il segnale su un faggio che indica Bucciano, e proseguiamo a mezza costa in faggeta fino ad uscire dal bosco a quota 1186, sempre su sentiero evidente e ben segnato.
La traccia è ottima, quasi tutta con corrimano in legno (alla voce "cose indispensabili"), e prosegue con lunghissime svolte e bei panorami sul Partenio ed il Cantariello.
Verso q.800 il sentiero diviene una stradella, che per alcuni tratti è tagliata (segni CAI) da una traccia-scorciatoia.
Poi, finalmente, troviamo il bivio che conduce alla grotta di S.Simeone. Perplessi sul da farsi (non sono indicati tempi di percorrenza nella cartellonistica), lo imbocchiamo comunque ed entriamo nel vallone di S.Simeone, con uno spettacolare colpo d'occhio sulle pareti di q.1187 e il Bosco Crisci. Il sentiero procede per saliscendi, poi finalmente, dopo un quadrivio sospetto (0 segnaletica), sbuca nei pressi della suggestiva grotta, in una zona ricca di cavità naturali.
Sosta e fotografie, e si riparte in discesa, seguendo il sentierino con la staccionata. Pochi minuti e siamo sulla sterrata, con il Taburno che si colora di arancione e l'autunno che veste ancora gli alberi.
In discesa si potrebbe tagliare per campi, stradine sterrate o asfaltate, ma essendo privi di mappe e non conoscendo l'eventuale presenza di terreni di privati, preferiamo la strada più lunga: quasi 7 km di asfalto in leggera salita, da Bucciano a Bonea e quindi S.Pietro, al buio ma con la luna piena a mò di faro.
In sintesi: escursione molto varia, sostenibile e priva di reali difficoltà per chi è pratico di montagna (scarsissimi problemi di orientamento), ma oggettivamente impegnativa se considerata la lunghezza e le pendenze iniziali.
Data: 16/12/2013
Regione e provincia: Campania (BN)
Località di partenza: Bonea
Tempo di percorrenza: 8 ore
Chilometri: 17
Grado di difficoltà: EE
Dislivello: 1200m circa
Quota massima: 1394 metri
Partecipanti: Logos, Ciaopimpa
Descrizione
Il meteo sembra propizio e allora ci imbarchiamo nell'impresa desiderata: un anello vario e completo del Taburno, vetta tutt'altro che difficile se raggiunta dal vecchio albergo abbandonato (vedi Hostel). L'obiettivo è attaccare la cresta tra Bonea e Cirignano, in località Chiusa, e percorrerla integralmente (circa 1000m di dislivello) tutta per roccette e brevi radure.
Alla partenza il meteo è discreto, vagamente coperto e decisamente ventoso. Cerchiamo un punto per l'attacco e lo troviamo, all'altezza della chiesa di S.Pietro, in prossimità di una piccola discarica (sic!). Attraversato lo scorcio poetico in decomposizione, attacchiamo la cresta per traccette, puntando al mausoleo funerario romano (Torre del Vessillo), in corrispondenza del quale spuntiamo.


In cresta ci rendiamo conto che il vento è fortissimo, e costringe a procedere sul filo leggermente spostati sul versante sud.


La prima parte è la più impegnativa, per la pendenza e la presenza di roccette, oltre al vento che spira tagliente e gelido.

Procediamo su roccia e prati in percorso non segnato, ma molto intuitivo. Qualche passaggio di I aggirabile, ma nulla di che, piuttosto grandi panorami.

Si intravede una traccia leggermente sotto il filo di cresta, ma il vento la rende impraticabile. Proseguiamo lentamente imbacuccati come beduini al Polo, ma la cresta è evidente e offre numerose divertenti varianti tutte per roccette.

Senza difficoltà superiamo i 1000 e ci affacciamo (1266) su un selvaggio vallone, che richiede una leggera perdita di quota per essere attraversato.

Un piccolo tratto in faggeta, poi ritroviamo il filo di cresta con splendidi scorci sugli spuntoni rocciosi del Cantariello.



Negli ultimi tratti (circa da q. 1100) individuiamo qualche vecchio segno CAI sbiadito. La cresta prosegue ancora per facili roccette e scorci sempre interessanti.



Oltrepassata la panoramica anticima siamo finalmente in vetta, 1394 metri. Splendido il colpo d'occhio sul Matese innevato, e ancora oltre tutte le cime del PNALM.



Diamo uno sguardo al libro di vetta, poi si punta verso le Quattu Vie. Discesi velocemente nel bosco a quota 1208, seguiamo il segnale su un faggio che indica Bucciano, e proseguiamo a mezza costa in faggeta fino ad uscire dal bosco a quota 1186, sempre su sentiero evidente e ben segnato.
La traccia è ottima, quasi tutta con corrimano in legno (alla voce "cose indispensabili"), e prosegue con lunghissime svolte e bei panorami sul Partenio ed il Cantariello.




Verso q.800 il sentiero diviene una stradella, che per alcuni tratti è tagliata (segni CAI) da una traccia-scorciatoia.
Poi, finalmente, troviamo il bivio che conduce alla grotta di S.Simeone. Perplessi sul da farsi (non sono indicati tempi di percorrenza nella cartellonistica), lo imbocchiamo comunque ed entriamo nel vallone di S.Simeone, con uno spettacolare colpo d'occhio sulle pareti di q.1187 e il Bosco Crisci. Il sentiero procede per saliscendi, poi finalmente, dopo un quadrivio sospetto (0 segnaletica), sbuca nei pressi della suggestiva grotta, in una zona ricca di cavità naturali.



Sosta e fotografie, e si riparte in discesa, seguendo il sentierino con la staccionata. Pochi minuti e siamo sulla sterrata, con il Taburno che si colora di arancione e l'autunno che veste ancora gli alberi.

In discesa si potrebbe tagliare per campi, stradine sterrate o asfaltate, ma essendo privi di mappe e non conoscendo l'eventuale presenza di terreni di privati, preferiamo la strada più lunga: quasi 7 km di asfalto in leggera salita, da Bucciano a Bonea e quindi S.Pietro, al buio ma con la luna piena a mò di faro.
In sintesi: escursione molto varia, sostenibile e priva di reali difficoltà per chi è pratico di montagna (scarsissimi problemi di orientamento), ma oggettivamente impegnativa se considerata la lunghezza e le pendenze iniziali.
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