- Parchi del Lazio
-
- Riserva Naturale Montagne della Duchessa
Dati
Data: 18 Maggio 2013
Regione e provincia: Lazio (Rieti)
Località di partenza: Cartore
Località di arrivo: Cartore
Tempo di percorrenza: 8 ore
Chilometri: c.ca 20 km
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: Percorso molto lungo ed impegnativo fisicamente
Periodo consigliato: Primavera ed Autunno
Segnaletica: segni giallo-rossi 2B, 2H, 2A e 2
Dislivello in salita: 1237 metri
Dislivello in discesa: 1237 metri
Quota massima: 2181 metri (vetta del Murolungo)
Accesso stradale: dall'uscita A24 Valle del Saltp proseguire su strada sterrata per Cartore
Descrizione
Eccomi qui a descrivere, sperando di rendervi almeno virtualmente partecipi, la bellissima uscita compiuta sabato scorso in compagnia del grande Fabrizio (leggasi fabri64).
In una settimana in cui il meteo era stato a dir poco ostile, con piogge cadute costantemente quasi tutti i giorni, le previsioni lasciavano ben sperare per la giornata di Sabato 18 con sole splendente per tutto il giorno; così come programmato in settimana decidiamo di partire alla volta del bel lago della Duchessa, con salita dalla Val di Fua e discesa dalla Val di Teve.
Dopo esserci incontrati al casello autostradale di Carsoli alle 7.45 si parte alla volta di Cartore (944 m.s.l.m.), borgo disabitato da poco rianimato dalla costruzione di una sorta di albergo diffuso, punto di partenza dei vari noti sentieri che puntano al lago ed ai circostanti monti della Duchessa.
Calzati gli scarponi in breve tempo imbocchiamo il sentiero 2B, il più rapido per salire verso la meta…una sorta di direttissima che risale la stretta valle di Fua, un canion roccioso chiuso, ombroso, fitto di vegetazione e soprattutto ripido.
Nonostante la pendenza, vuoi per l’ambiente selvaggio e piacevole, vuoi per le chiacchere che ci scambiamo, in breve raggiungiamo il punto più noto del sentiero 2B, ossia i tanto citati quanto facili passaggi su roccette attrezzati con catene (utili solo in caso di ghiaccio). Superati questi piacevoli passaggi si continua a salire lungo il Vallone del Cieco entrando nella faggeta.
Di tanto in tanto rimbalza il discorso già accennato in settimana di proseguire, dopo aver raggiunto il lago (meta principale, per il momento), verso la cima del Murolungo, giusto per rendere più “saporita” l’escursione; decidiamo di valutare l’attacco verso la vetta solo dopo aver saggiato le nostre condizioni fisiche all’arrivo sulle sponde del lago.
Proseguendo sempre in salita costante dopo due ore di cammino si giunge alle Caparnie, dove la pendenza si attenua e la verdissima vallata, ora libera dai faggi, si allarga addolcendosi. Qui si trovano una serie di rifugi e stazzi per pastori, il primo dei quali aperto agli escursionisti è dedicato a Gigi Panei, scalatore abruzzese che sulle pareti della Val di Teve si fece le ossa, nonché compagno di Bonatti in alcune delle sue storiche imprese.
Qui il panorama, seppur ancora limitato, inizia ad essere appagante: sulla destra infatti troneggia fiero il Murolungo con i suoi balzi rocciosi del versante Nord, mentre a sinistra si affaccia sulla dolce vallata il Morrone con la sua antecima Sud.
Proseguendo verso Est risaliamo la valle ed in circa 20 minuti arriviamo al Lago della Duchessa, con la sua classica forma ad otto e le sue acque già non più cristalline (purtroppo) come sicuramente lo erano state subito dopo il disgelo seguito al lungo inverno di quest’anno. Devo dire che ancora una volta ho provato un‘emozione particolare nel vedere per la prima volta con i miei occhi un “grande classico” dell’Appennino, dopo che per anni avevo fantasticato su come potesse essere lo stesso dal vivo, costruendo le immagini nella mia mente su quelle viste sui vari libri e recensioni. Sensazioni simili alla mia prima volta sul Corno Grande, alla Piana del Castelluccio o sul Vettore, ecc..!
Fabrizio mi chiede di non soffermarci troppo lungo le sponde del lago, e anche se sarei rimasto molto volentieri ancora un po’ ad ammirarlo, concordo con la sua richiesta; concordo perché ciò significa che le energie per puntare alla vetta del Murolungo ci sono. Quindi senza nemmeno un’esitazione si prosegue!
Da qui il sentiero segnato che porta al Murolungo è il 2H, ma decidiamo di non seguirlo optando invece per una traiettoria che almeno all’apparenza risulta più breve (ma non meno ripida!). Risaliamo subito un pendio coperto da sfasciumi, resti di antiche frane, oltre il quale si nota una cresta che dovrebbe condurre in breve verso il Murolungo.
Tra il grigio delle pietre franata a valle che risaliamo noto un bel gruppo di Crochi, quale migliore occasione per riprendere fiato se non quella di scattare una foto?!?!?
Voltandomi indietro per tornare a buttare uno sguardo sul lago, noto stagliarsi all’orizzonte le aguzze cime della Laga e più a Nord l’inconfondibile sagoma del Vettore, con le inconfondibili striature di bianco della neve che persiste nei canaloni.
Come spesso capita in montagna però, ciò che ci aspettavamo di trovare dietro la cresta risalita che copriva l’orizzonte non corrisponde alla realtà. Invece del tratto finale per la cima ci sono ancora diverse alture da superare per raggiungere la dorsale finale. Nonostante lo scoramento che ti assale quando la stanchezza inizia a farsi sentire e si ha voglia di raggiungere la meta quanto prima, le energie di colpo sembrano rigenerarsi: il maestoso anfiteatro di rocce del Murolungo che ora ci appare davanti in tutta la sua “dolomitica” maestosità ci richiama ad esso come fosse una sirena!
Continuando con diversi saliscendi arriviamo in cima all’ennesima dorsale. Da qui però il panorama verso Sud si apre di colpo svelandoci le eleganti piramidi del Sevice e del Velino che si stagliano fieri oltre la profonda Val di Teve. Sulla destra il solito “paretone “ del muro lungo si lascia invece ammirare da nuove angolazioni.
Scendendo ancora, stavolta verso il centro di un’ampia dolina, scopriamo un laghetto di fusione circondato da vaste fioriture di crochi, sul quale si affaccia vanitosamente per specchiarsi il maestoso Murolungo.
Dopo una lunga sosta fotografica (doverosa) si riparte all’attacco di quella che finalmente appare come l’ultima lunga dorsale rocciosa che conduce sino alla cima.
Ad Est appare in tutta la sua fierezza il Corno Grande, attorniato da tutti i suoi noti vicini!
Gettando invece uno sguardo ad Ovest noto con piacere i “miei” Simbruini, dei quali non mi è difficile riconoscerne una ad una le cime; dal Viglio all’Autore, passando per il Cotento ed il Tarino.
Dopo un lungo tratto sulla cresta della dorsale tutto sommato abbastanza comodo, nell’ultima parte la pendenza torna ad essere decisamente marcata, il che accoppiato alla vista sulla cima che appare ormai a portata di mano, rende gli ultimi metri i più duri ed interminabili!
Fino a che finalmente non appare la croce di vetta, tanto desiderata lungo le 3 ore e 30 minuti impiegate per raggiungerla!
Ed eccoci in vetta con Fabrizio.
Vastissimo il panorama su tutto l’Appennino con il gruppo del Velino che appare in primo piano a Sud ed il Morrone altrettanto vicino a Nord.
Dopo una sosta necessaria iniziamo a ridiscendere puntando in direzione della Val di Teve, sempre fuori sentiero.
La discesa rilassante permette di ammirare scorci trascurati all’andata. A tratti se si isola tutto il panorama circostante si possono osservare dei veri tratti “lunari”.
Non mancano però dei punti focali colorati, come le fioriture di alta quota.
Trovandoci fuori sentiero ci affidiamo semplicemente al nostro istinto ed al nostro senso dell’orientamento per raggiungere la sottostante Val di Teve, così vicina ma allo stesso tempo così tremendamente profonda ed impossibile da raggiungere per vie brevi. L’unica soluzione è raggiungere la testata di valle scendendo a mezza costa su frane, ghiaioni, rocce precarie, il tutto abbastanza impegnativo ed avventuroso!
Un curioso masso emerge dal pendio ed il suo profilo mi ricorda uno dei Mohai dell’isola di Pasqua!
Finalmente prima di prendere l’ultimo tratto che scende alla testata di valle ritroviamo le tracce del sentiero (in questo tratto 2A). Da qui si ha un ultimo scorcio degno di nota sul gruppo del Velino, poi scendendo ancora le alte pareti della valle celeranno tutto allo sguardo.
Maestosa anche la Valle di Teve, con la sua tipica forma glaciale ad “U”.
Un ultimo tratto ripido conduce alla testata di valle da dove inizia la lunghissima discesa sul centro della stessa valle verso Cartore, nostro punto di partenza.
Uno sguardo ancora al Murolungo, mentre un cielo plumbeo si appresta a rovesciare su di noi le prime gocce di pioggia!
Camminando nella profonda e stretta Val di Teve, calpestando l’esatto confine tra Lazio ed Abruzzo, si incontrano molti scorci degni di nota! Il temporale passeggero raggiunge il suo culmine ma sotto le chiome dei faggi siamo ben al sicuro e quasi non ci bagnamo per nulla, nonostante l’intensità crescente della perturbazione. Al mattino il cielo era così terso per un raggio di decine di km che mai avrei pensato di incappare in un temporale nel giro di 4-5 ore, invece la montagna ogni volta si conferma come imprevedibile e padrona assoluta!
Per fortuna il rovescio dura poco più di dieci minuti e presto rispunta un timido sole, che man mano si riapproprierà dell’intero cielo. Ai lati della valle grandiose frane ribadiscono ancora una volte la potenza della natura e mi fanno risuonare in mente alcune semplici parole che a volte ripeteva mio nonno, “Il monte domina la valle”! L’azione erosiva e franosa è continua ed incessante; anche mentre attraversiamo la valle udiamo tonfi e rumori più o meno sinistri di massi che rotolano a valle.
L’attraversamento della valle è interminabile, il tutto viene amplificato dal fatto che il panorama è a tratti monotono e privo di sbocchi. Fortunatamente delle bellissime fioriture di Genziana ci risollevano dal lento torpore in cui stiamo sprofondando per colpa della fatica dovuta ai quasi 20 km percorsi.
Poi finalmente si esce dallo stretto solco scavato nei millenni dal ghiaccio e si esce su dei verdi ed ampi prati, ormai in prossimità di Cartore. Le emozioni non sono però finite, infatti ci imbattiamo in un’immensa fioritura di trifoglio. Pittoresca!
Giunti a Cartore la stanchezza è ormai padrona dei nostri corpi ma non del nostro spirito, plasmato da una giornata memorabile in un ambiente grandioso!
Ringrazio Fabrizio per la splendida compagnia!
Spero di non avervi annoiato troppo!
A presto con una nuova avventura!
Data: 18 Maggio 2013
Regione e provincia: Lazio (Rieti)
Località di partenza: Cartore
Località di arrivo: Cartore
Tempo di percorrenza: 8 ore
Chilometri: c.ca 20 km
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: Percorso molto lungo ed impegnativo fisicamente
Periodo consigliato: Primavera ed Autunno
Segnaletica: segni giallo-rossi 2B, 2H, 2A e 2
Dislivello in salita: 1237 metri
Dislivello in discesa: 1237 metri
Quota massima: 2181 metri (vetta del Murolungo)
Accesso stradale: dall'uscita A24 Valle del Saltp proseguire su strada sterrata per Cartore
Descrizione
Eccomi qui a descrivere, sperando di rendervi almeno virtualmente partecipi, la bellissima uscita compiuta sabato scorso in compagnia del grande Fabrizio (leggasi fabri64).
In una settimana in cui il meteo era stato a dir poco ostile, con piogge cadute costantemente quasi tutti i giorni, le previsioni lasciavano ben sperare per la giornata di Sabato 18 con sole splendente per tutto il giorno; così come programmato in settimana decidiamo di partire alla volta del bel lago della Duchessa, con salita dalla Val di Fua e discesa dalla Val di Teve.
Dopo esserci incontrati al casello autostradale di Carsoli alle 7.45 si parte alla volta di Cartore (944 m.s.l.m.), borgo disabitato da poco rianimato dalla costruzione di una sorta di albergo diffuso, punto di partenza dei vari noti sentieri che puntano al lago ed ai circostanti monti della Duchessa.
Calzati gli scarponi in breve tempo imbocchiamo il sentiero 2B, il più rapido per salire verso la meta…una sorta di direttissima che risale la stretta valle di Fua, un canion roccioso chiuso, ombroso, fitto di vegetazione e soprattutto ripido.
Nonostante la pendenza, vuoi per l’ambiente selvaggio e piacevole, vuoi per le chiacchere che ci scambiamo, in breve raggiungiamo il punto più noto del sentiero 2B, ossia i tanto citati quanto facili passaggi su roccette attrezzati con catene (utili solo in caso di ghiaccio). Superati questi piacevoli passaggi si continua a salire lungo il Vallone del Cieco entrando nella faggeta.
Di tanto in tanto rimbalza il discorso già accennato in settimana di proseguire, dopo aver raggiunto il lago (meta principale, per il momento), verso la cima del Murolungo, giusto per rendere più “saporita” l’escursione; decidiamo di valutare l’attacco verso la vetta solo dopo aver saggiato le nostre condizioni fisiche all’arrivo sulle sponde del lago.
Proseguendo sempre in salita costante dopo due ore di cammino si giunge alle Caparnie, dove la pendenza si attenua e la verdissima vallata, ora libera dai faggi, si allarga addolcendosi. Qui si trovano una serie di rifugi e stazzi per pastori, il primo dei quali aperto agli escursionisti è dedicato a Gigi Panei, scalatore abruzzese che sulle pareti della Val di Teve si fece le ossa, nonché compagno di Bonatti in alcune delle sue storiche imprese.
Qui il panorama, seppur ancora limitato, inizia ad essere appagante: sulla destra infatti troneggia fiero il Murolungo con i suoi balzi rocciosi del versante Nord, mentre a sinistra si affaccia sulla dolce vallata il Morrone con la sua antecima Sud.
Proseguendo verso Est risaliamo la valle ed in circa 20 minuti arriviamo al Lago della Duchessa, con la sua classica forma ad otto e le sue acque già non più cristalline (purtroppo) come sicuramente lo erano state subito dopo il disgelo seguito al lungo inverno di quest’anno. Devo dire che ancora una volta ho provato un‘emozione particolare nel vedere per la prima volta con i miei occhi un “grande classico” dell’Appennino, dopo che per anni avevo fantasticato su come potesse essere lo stesso dal vivo, costruendo le immagini nella mia mente su quelle viste sui vari libri e recensioni. Sensazioni simili alla mia prima volta sul Corno Grande, alla Piana del Castelluccio o sul Vettore, ecc..!
Fabrizio mi chiede di non soffermarci troppo lungo le sponde del lago, e anche se sarei rimasto molto volentieri ancora un po’ ad ammirarlo, concordo con la sua richiesta; concordo perché ciò significa che le energie per puntare alla vetta del Murolungo ci sono. Quindi senza nemmeno un’esitazione si prosegue!
Da qui il sentiero segnato che porta al Murolungo è il 2H, ma decidiamo di non seguirlo optando invece per una traiettoria che almeno all’apparenza risulta più breve (ma non meno ripida!). Risaliamo subito un pendio coperto da sfasciumi, resti di antiche frane, oltre il quale si nota una cresta che dovrebbe condurre in breve verso il Murolungo.
Tra il grigio delle pietre franata a valle che risaliamo noto un bel gruppo di Crochi, quale migliore occasione per riprendere fiato se non quella di scattare una foto?!?!?
Voltandomi indietro per tornare a buttare uno sguardo sul lago, noto stagliarsi all’orizzonte le aguzze cime della Laga e più a Nord l’inconfondibile sagoma del Vettore, con le inconfondibili striature di bianco della neve che persiste nei canaloni.
Come spesso capita in montagna però, ciò che ci aspettavamo di trovare dietro la cresta risalita che copriva l’orizzonte non corrisponde alla realtà. Invece del tratto finale per la cima ci sono ancora diverse alture da superare per raggiungere la dorsale finale. Nonostante lo scoramento che ti assale quando la stanchezza inizia a farsi sentire e si ha voglia di raggiungere la meta quanto prima, le energie di colpo sembrano rigenerarsi: il maestoso anfiteatro di rocce del Murolungo che ora ci appare davanti in tutta la sua “dolomitica” maestosità ci richiama ad esso come fosse una sirena!
Continuando con diversi saliscendi arriviamo in cima all’ennesima dorsale. Da qui però il panorama verso Sud si apre di colpo svelandoci le eleganti piramidi del Sevice e del Velino che si stagliano fieri oltre la profonda Val di Teve. Sulla destra il solito “paretone “ del muro lungo si lascia invece ammirare da nuove angolazioni.
Scendendo ancora, stavolta verso il centro di un’ampia dolina, scopriamo un laghetto di fusione circondato da vaste fioriture di crochi, sul quale si affaccia vanitosamente per specchiarsi il maestoso Murolungo.
Dopo una lunga sosta fotografica (doverosa) si riparte all’attacco di quella che finalmente appare come l’ultima lunga dorsale rocciosa che conduce sino alla cima.
Ad Est appare in tutta la sua fierezza il Corno Grande, attorniato da tutti i suoi noti vicini!
Gettando invece uno sguardo ad Ovest noto con piacere i “miei” Simbruini, dei quali non mi è difficile riconoscerne una ad una le cime; dal Viglio all’Autore, passando per il Cotento ed il Tarino.
Dopo un lungo tratto sulla cresta della dorsale tutto sommato abbastanza comodo, nell’ultima parte la pendenza torna ad essere decisamente marcata, il che accoppiato alla vista sulla cima che appare ormai a portata di mano, rende gli ultimi metri i più duri ed interminabili!
Fino a che finalmente non appare la croce di vetta, tanto desiderata lungo le 3 ore e 30 minuti impiegate per raggiungerla!
Ed eccoci in vetta con Fabrizio.
Vastissimo il panorama su tutto l’Appennino con il gruppo del Velino che appare in primo piano a Sud ed il Morrone altrettanto vicino a Nord.
Dopo una sosta necessaria iniziamo a ridiscendere puntando in direzione della Val di Teve, sempre fuori sentiero.
La discesa rilassante permette di ammirare scorci trascurati all’andata. A tratti se si isola tutto il panorama circostante si possono osservare dei veri tratti “lunari”.
Non mancano però dei punti focali colorati, come le fioriture di alta quota.
Trovandoci fuori sentiero ci affidiamo semplicemente al nostro istinto ed al nostro senso dell’orientamento per raggiungere la sottostante Val di Teve, così vicina ma allo stesso tempo così tremendamente profonda ed impossibile da raggiungere per vie brevi. L’unica soluzione è raggiungere la testata di valle scendendo a mezza costa su frane, ghiaioni, rocce precarie, il tutto abbastanza impegnativo ed avventuroso!
Un curioso masso emerge dal pendio ed il suo profilo mi ricorda uno dei Mohai dell’isola di Pasqua!
Finalmente prima di prendere l’ultimo tratto che scende alla testata di valle ritroviamo le tracce del sentiero (in questo tratto 2A). Da qui si ha un ultimo scorcio degno di nota sul gruppo del Velino, poi scendendo ancora le alte pareti della valle celeranno tutto allo sguardo.
Maestosa anche la Valle di Teve, con la sua tipica forma glaciale ad “U”.
Un ultimo tratto ripido conduce alla testata di valle da dove inizia la lunghissima discesa sul centro della stessa valle verso Cartore, nostro punto di partenza.
Uno sguardo ancora al Murolungo, mentre un cielo plumbeo si appresta a rovesciare su di noi le prime gocce di pioggia!
Camminando nella profonda e stretta Val di Teve, calpestando l’esatto confine tra Lazio ed Abruzzo, si incontrano molti scorci degni di nota! Il temporale passeggero raggiunge il suo culmine ma sotto le chiome dei faggi siamo ben al sicuro e quasi non ci bagnamo per nulla, nonostante l’intensità crescente della perturbazione. Al mattino il cielo era così terso per un raggio di decine di km che mai avrei pensato di incappare in un temporale nel giro di 4-5 ore, invece la montagna ogni volta si conferma come imprevedibile e padrona assoluta!
Per fortuna il rovescio dura poco più di dieci minuti e presto rispunta un timido sole, che man mano si riapproprierà dell’intero cielo. Ai lati della valle grandiose frane ribadiscono ancora una volte la potenza della natura e mi fanno risuonare in mente alcune semplici parole che a volte ripeteva mio nonno, “Il monte domina la valle”! L’azione erosiva e franosa è continua ed incessante; anche mentre attraversiamo la valle udiamo tonfi e rumori più o meno sinistri di massi che rotolano a valle.
L’attraversamento della valle è interminabile, il tutto viene amplificato dal fatto che il panorama è a tratti monotono e privo di sbocchi. Fortunatamente delle bellissime fioriture di Genziana ci risollevano dal lento torpore in cui stiamo sprofondando per colpa della fatica dovuta ai quasi 20 km percorsi.
Poi finalmente si esce dallo stretto solco scavato nei millenni dal ghiaccio e si esce su dei verdi ed ampi prati, ormai in prossimità di Cartore. Le emozioni non sono però finite, infatti ci imbattiamo in un’immensa fioritura di trifoglio. Pittoresca!
Giunti a Cartore la stanchezza è ormai padrona dei nostri corpi ma non del nostro spirito, plasmato da una giornata memorabile in un ambiente grandioso!
Ringrazio Fabrizio per la splendida compagnia!
Spero di non avervi annoiato troppo!
A presto con una nuova avventura!
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