Alcune considerazioni:
La maggior parte delle proposte del forum descrivono esaurientemente le difficoltà da affrontare (e questa di Diego in particolar modo), in termini di lunghezza del percorso, dislivello da superare, condizioni del terreno (neve/ghiaccio), e itinerario.
Nel nostro caso sapevamo che parte del tragitto era fuori dai sentieri segnati, i quali tra l’altro sono pressocchè non visibili in inverno, con neve alta.
Le due valli, Genzana e Majelama, sono contigue, ma collegate da un salto verticale di una decina di metri, che ti costringe quindi a cambiare direzione per il versante lato Cafornia o Sentinella.
Gli imprevisti in montagna sono sempre dietro l’angolo, non si cercano, si possono presentare.
Fa parte del gioco, l’importante è valutare e stabilire di comune accordo la soluzione migliore da adottare, come è stato fatto sabato per il passaggio chiave in questione.
Le considerazioni che facciamo sul forum sono sempre un valore aggiunto, perchè consentono di acquisire esperienza ed segnalano particolarità del territorio di cui tutti possono fare tesoro.
Ciao
Ciao Augusto, proprio le tue parole e anche le tue foto mi permettono di chiarire un punto: il percorso era descritto bene, non discuto (lunghezza, dislivelli, itinerario, ecc.), quello che mancava - e che evidentemente in base a quanto scrivi VOI sapevate, io NO - è esattamente quello che si vede in modo plateale confrontando le tue due ultime foto: il passaggio repentino da un'autostrada (nevosa) dove si scendeva veramente ad occhi chiusi a una boscaglia vietnamita a base di neve a chiazze, tronchi, sassi e spuntoni più o meno appuntiti, salti e saltelli.
Ora, è pacifico che non è questione di impegno fisico o di chilometri o di dislivello, perchè avrei potuto fare anche di più: ma è questione di destrezza, tecnica e agilità, aspetti su quali purtroppo ho forti carenze. E' lo stesso motivo, ad esempio, per cui pratico la bici da corsa mentre con la mountain bike sarei già finito all'ospedale cento volte e sarei una maschera di cicatrici: non ci sono proprio portato !
Quando mi trovo davanti a simili situazioni - quelle che Francesco chiama scherzando i passaggi di grado EK ("escursionistico-kamikaze) mi sento in crisi; ancora di più quando constato che valutare un passaggio, decidere per dove passare e poi effettivamente passare mi viene talmente MENO istintivo di quanto risulti agli altri da impiegarci il triplo del tempo (e intanto il gruppo scompare...), insomma monta un po' il nervosismo, ieri poi col buio incombente ancora di più.
Quindi, quando io ho letto la descrizione, questa lasciava oggettivamente presumere che ANCHE il ritorno fosse normale (dico semplicemente normale) come lo era all'andata. Se solo avessi avuto CHIARO quello che mi aspettava, ci avrei almeno pensato un attimo.
Era solo questo che volevo chiarire: soprattutto potendolo fare dopo un'esperienza felice, un po' come quegli allenatori pignoli che tengono a rapporto la squadra sugli errori commessi - seppure minimi - dopo una partita vinta 3-0 piuttosto che spargendo sale sulle ferite dopo una sconfitta...in questo caso magari dopo ferite vere.
So che le limitazioni psicologiche sono addirittura molto peggiori di quelle fisiche (ad es. uno può essere un superatleta e poi bloccarsi come un pezzo di marmo per le vertigini), ma proprio per questo io cerco di tenerle sempre nella massima considerazione.
Ciao!