Dati
Data: 30/07/2023
Regione e provincia: Lazio, Frosinone
Località di partenza: Prato di Campoli
Località di arrivo: Prato di Campoli
Tempo di percorrenza: 6h
Chilometri: 13
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato: estivo per la lunghezza
Segnaletica: CAI, buona
Dislivello in salita: 1200mt
Dislivello in discesa: 1200mt
Quota massima: 2064mt
Accesso stradale: parcheggio prato di campoli
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8684
Descrizione
Ci sono uscite che nascono da sole, come questa. Originariamente l'intenzione era fare un bellissimo anello sulle Mainarde...ma proprio da ieri è scattato l'obbligo estivo di visita con Guida, che anche no. Inoltre cercavo un percorso no troppo lungo, per un'amica che ha qualche fastidio di schiena e che poi non è venuta. Da ultimo c'è sempre il club 2000 che sussurra "quante vette? quante vette?"....e così ecco che tre motivi sbagliati fanno un'uscita giusta! Un classico - questo anello degli Ernici - più volte riportato anche in questo forum con nomi diversi, che mi aspettava da tempo. Questo inverno Pizzo Deta aveva ospitato la mia prima prova ramponi e piccozza e la curiosità di come dovesse essere questa zona vestita di verde era rimasta lì.
Beh ....è bellissima.
L'arrivo a Prato di Campoli attraversa faggete splendide, che da solo in macchina non ho potuto riprendere, ma chi le ha viste sa di cosa parlo. Sufficiente ad obnubilare nel ricordo lo spettacolo un po' greve del campeggio famiglie a cielo aperto con una infinita distesa di tende Decathlon, camper e tavolinetti (al ritorno, una griglieria a cielo aperto, manco i sacrifici degli antichi agli dei!). Ma la cosa che resta sono i colori ancora morbidi del primo mattino sulla piana di Prato di Campoli.
Arrivati alla fine della piana, in corrispondenza di una meravigliosa pianta, entro nella faggeta sul lato destro che sale verso Vado di Veroli: una salita lunga, insistita, più ripida di quanti mi attendessi, attraverso un ambiente scuro e fresco molto suggestivo, che il mio smartphone non riesce a restituire (e quindi ho buttato le foto: di ciò che non si può dire, è meglio tacere!). Sarebbe una zona da sortite inattese di cinghiali, per la suggestione un po' oscura del luogo, invece sarà un continuo aggiramento di piccoli gruppi di mucche stravaccate in mezzo al sentiero nei punti più inverosimili.
Arrivato al Vado di Veroli, trovo un cippo di confine dello Stato Vaticano: uno degli ultimi ad essere posti, a giudicare dalla data. Di lì la salita sarà meno ripida, ma in larga parte a cielo aperto.
Finalmente si scorge la vetta di Pizzo Deta. Questo inverno l'avevo approcciata dal centro valle, in corrispondenza della Sella del Pratillo. Questo fianco, invece, soprattutto grazie all'assenza di neve, comincia a mostrare la verticalità e la rocciosità del lato nord della montagna, che potrà apprezzare meglio superata la stessa. Molto bello.
In questa zona la traccia del sentiero si perde e anche i segnavia CAI sono piuttosto poco visibili, per cui spesso mi trovo a salire dritto per dritto, gestendo con la respirazione la pendenza. Finalmente sono in cima a Pizzo Deta, 2041mt già in carniere da qualche mese. Dietro la croce posso già vedere la linea di cresta che percorrerò per tornare giù in valle nel corso della mattinata: un continuo dolce saliscendi che renderà il proseguio piuttosto godibile e rilassato, ancor più grazie al venticello fresco che si è alzato.
La conquistata tranquillità del percorso libera la mente, che comincia a correre a destra e a manca tra ricordi, progetti, emozioni, trabocchetti. E così senza neanche che me ne accorga in sequenza scorrono veloci il Pratillo (2007mt), sullo sfondo del Viglio e del Gendarme toccati 15 giorni fa, e il Monte Passeggio (2064mt), cima più alta della zona che destino a mio ristorante.
Mentre mangio mi interrogo lungamente su una possibile variante al percorso, deviando verso il M.Ginepro (2004mt), un 2000 che mi costerebbe una allungamento di 4 km tra andata e ritorno con un po' di dislivello a salire e a scendere. Ma onestamente non ne ho molta voglia e un ginocchio dolente negli ultimi giorni mi suggerisce di essere più prudente. Così riparo per l'anello normale, scendendo a Vado della Cornacchia, risalendo a Monte Fragara (2005mt), quindi Cima Costa dei Fiori e Monte Scalelle.
Al rientro nel bosco mi fermo per un ristoro sotto un albero dai mille tronchi. Dopo tanta esposizione, il rientro nella faggeta e la prospettiva di una lontananza rubata attraverso le frasche mi fa sentire dentro una sorta di grembo, fresco e protettivo.
Superata la sosta di Forca Palomba, inizio una ripida discesa verso la piana, speculare alla ripida salita che sul fianco opposto mi aveva portato in quota: il percorso ha una simmetria quasi perfetta, rotta solo dalla faggeta stessa, qui non più fatta di alberi possenti e bassi, ma di piante altissime e sottilissime che scapocciano tra di loro sotto la spinta del vento, con schiocchi impressionanti che più di una volta mi fanno sobbalzare.
Ancora due salti e sono di nuovo giù al parcheggio, ora affollato di un milione di macchine, moto e camper. Mentre mi cambio la maglietta una coppia di ragazzi passano e ridono "fa caldo eh"?". "Si, soprattutto dopo 6 ore di cammino!" gli rispondo....un rapido sguardo alle nike d'ordinanza mi chiarisce l'origine dello sguardo stupito che mi rivolgono: sono di fronte a due giovani virgulti della onusta specie dei MERENDEROS!!!!
Data: 30/07/2023
Regione e provincia: Lazio, Frosinone
Località di partenza: Prato di Campoli
Località di arrivo: Prato di Campoli
Tempo di percorrenza: 6h
Chilometri: 13
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato: estivo per la lunghezza
Segnaletica: CAI, buona
Dislivello in salita: 1200mt
Dislivello in discesa: 1200mt
Quota massima: 2064mt
Accesso stradale: parcheggio prato di campoli
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8684
Descrizione
Ci sono uscite che nascono da sole, come questa. Originariamente l'intenzione era fare un bellissimo anello sulle Mainarde...ma proprio da ieri è scattato l'obbligo estivo di visita con Guida, che anche no. Inoltre cercavo un percorso no troppo lungo, per un'amica che ha qualche fastidio di schiena e che poi non è venuta. Da ultimo c'è sempre il club 2000 che sussurra "quante vette? quante vette?"....e così ecco che tre motivi sbagliati fanno un'uscita giusta! Un classico - questo anello degli Ernici - più volte riportato anche in questo forum con nomi diversi, che mi aspettava da tempo. Questo inverno Pizzo Deta aveva ospitato la mia prima prova ramponi e piccozza e la curiosità di come dovesse essere questa zona vestita di verde era rimasta lì.
Beh ....è bellissima.
L'arrivo a Prato di Campoli attraversa faggete splendide, che da solo in macchina non ho potuto riprendere, ma chi le ha viste sa di cosa parlo. Sufficiente ad obnubilare nel ricordo lo spettacolo un po' greve del campeggio famiglie a cielo aperto con una infinita distesa di tende Decathlon, camper e tavolinetti (al ritorno, una griglieria a cielo aperto, manco i sacrifici degli antichi agli dei!). Ma la cosa che resta sono i colori ancora morbidi del primo mattino sulla piana di Prato di Campoli.
Arrivati alla fine della piana, in corrispondenza di una meravigliosa pianta, entro nella faggeta sul lato destro che sale verso Vado di Veroli: una salita lunga, insistita, più ripida di quanti mi attendessi, attraverso un ambiente scuro e fresco molto suggestivo, che il mio smartphone non riesce a restituire (e quindi ho buttato le foto: di ciò che non si può dire, è meglio tacere!). Sarebbe una zona da sortite inattese di cinghiali, per la suggestione un po' oscura del luogo, invece sarà un continuo aggiramento di piccoli gruppi di mucche stravaccate in mezzo al sentiero nei punti più inverosimili.
Arrivato al Vado di Veroli, trovo un cippo di confine dello Stato Vaticano: uno degli ultimi ad essere posti, a giudicare dalla data. Di lì la salita sarà meno ripida, ma in larga parte a cielo aperto.
Finalmente si scorge la vetta di Pizzo Deta. Questo inverno l'avevo approcciata dal centro valle, in corrispondenza della Sella del Pratillo. Questo fianco, invece, soprattutto grazie all'assenza di neve, comincia a mostrare la verticalità e la rocciosità del lato nord della montagna, che potrà apprezzare meglio superata la stessa. Molto bello.
In questa zona la traccia del sentiero si perde e anche i segnavia CAI sono piuttosto poco visibili, per cui spesso mi trovo a salire dritto per dritto, gestendo con la respirazione la pendenza. Finalmente sono in cima a Pizzo Deta, 2041mt già in carniere da qualche mese. Dietro la croce posso già vedere la linea di cresta che percorrerò per tornare giù in valle nel corso della mattinata: un continuo dolce saliscendi che renderà il proseguio piuttosto godibile e rilassato, ancor più grazie al venticello fresco che si è alzato.
La conquistata tranquillità del percorso libera la mente, che comincia a correre a destra e a manca tra ricordi, progetti, emozioni, trabocchetti. E così senza neanche che me ne accorga in sequenza scorrono veloci il Pratillo (2007mt), sullo sfondo del Viglio e del Gendarme toccati 15 giorni fa, e il Monte Passeggio (2064mt), cima più alta della zona che destino a mio ristorante.
Mentre mangio mi interrogo lungamente su una possibile variante al percorso, deviando verso il M.Ginepro (2004mt), un 2000 che mi costerebbe una allungamento di 4 km tra andata e ritorno con un po' di dislivello a salire e a scendere. Ma onestamente non ne ho molta voglia e un ginocchio dolente negli ultimi giorni mi suggerisce di essere più prudente. Così riparo per l'anello normale, scendendo a Vado della Cornacchia, risalendo a Monte Fragara (2005mt), quindi Cima Costa dei Fiori e Monte Scalelle.
Al rientro nel bosco mi fermo per un ristoro sotto un albero dai mille tronchi. Dopo tanta esposizione, il rientro nella faggeta e la prospettiva di una lontananza rubata attraverso le frasche mi fa sentire dentro una sorta di grembo, fresco e protettivo.
Superata la sosta di Forca Palomba, inizio una ripida discesa verso la piana, speculare alla ripida salita che sul fianco opposto mi aveva portato in quota: il percorso ha una simmetria quasi perfetta, rotta solo dalla faggeta stessa, qui non più fatta di alberi possenti e bassi, ma di piante altissime e sottilissime che scapocciano tra di loro sotto la spinta del vento, con schiocchi impressionanti che più di una volta mi fanno sobbalzare.
Ancora due salti e sono di nuovo giù al parcheggio, ora affollato di un milione di macchine, moto e camper. Mentre mi cambio la maglietta una coppia di ragazzi passano e ridono "fa caldo eh"?". "Si, soprattutto dopo 6 ore di cammino!" gli rispondo....un rapido sguardo alle nike d'ordinanza mi chiarisce l'origine dello sguardo stupito che mi rivolgono: sono di fronte a due giovani virgulti della onusta specie dei MERENDEROS!!!!