Apicultura che avventura

Quanto sei preparato in tema di APICULTURA ...

  • Non mi interessa, non so nemmeno di cosa si stia parlando

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Ragazzi ... non venite a dirmi che l' APICULTURA non è un AVVENTURA !!!

:dent4::dent4::dent4:

E' da tempo che avevo in mente seriamente di rispolverare tutta l'attrezzatura presente in garage per riprendere l'ancestrale allevamento delle api, che più di venti anni fa, curava interamente mio nonno.

All'epoca l'allevamento oltre ad essere una passione, era legata strettamente alla necessita di impollinazione del frutteto.

Oggi le pianta si sono ridotte di 3/4 ma non per questo l'abitazione in cui vivo è contornata da molteplici piante, arbusti ed erbacee di cui estrarre il nettare.

NON CONOSCO nessuna nozione pratica e teorica.

Al momento sono intento a documentarmi il più possibile, oltre ad inventariare e controllare lo stato dell'attrezzatura di cui dispongo.


Ora siamo in autunno inoltrato, e la pratica d'allevamento è sospesa, in quanto le api non sono attive, ed è per questo che si ha tutto il tempo per predisporre e documentarsi nel migliore dei modi.


Qualcuno di voi ha esperienza a riguardo?! oppure vorrebbe intraprendere la mia stessa attività, con la possibilità di confrontarsi e crescere insieme?!
 
Ti confermo, è una bellissima avventura che ci tramandiamo di generazione in generazione, proprio come la passione per la montagna.

Ti scrivo in mp.
Ciao
 
Benissimo, quindi Giulio ci puoi aiutare/instradare in questo mondo?!

Non sono un professionista ma un po' di esperienza l'ho fatta.
Ho preso le prime arnie nel 1987, poi ho un po' alla volta aumentato il numero delle colonie sperimentando la moltiplicazione di sciami e l'allevamento delle regine. L'esperienza in questo campo non basta mai e anche dopo lunghi anni di pratica si può essere sorpresi da qualche inconveniente per cui ritengo di avere sempre da imparare.
 
Welcome

non sono un professionista ma un po' di esperienza l'ho fatta.
Ho preso le prime arnie nel 1987, poi ho un po' alla volta aumentato il numero delle colonie sperimentando la moltiplicazione di sciami e l'allevamento delle regine. L'esperienza in questo campo non basta mai e anche dopo lunghi anni di pratica si può essere sorpresi da qualche inconveniente per cui ritengo di avere sempre da imparare.

benvenuto

:abbraccio:
 
Mio suocero ha allevato api per molti anni ma sono già parecchi anni che ha rinunciato poichè muoiono...... ok tutti muoriamo e le api non sono esenti da ciò...... ma negli ultimi anni morivano talmente velocemente da sterminare praticamente la colonia tant'è che alla fine, a malincuore, vi ha rinunciato anche se è ancora tutto lì pronto all'uso.

Il mio consiglio è quello di verificare se nella tua zona vi sono situazioni analoghe per evitare amare delusioni, poi magari sei fortunato e ti va bene ....... ovviamente ti auguro questo.

Ciao :), Gianluca
 
Allora, cominciamo a dire che negli ultimi decenni l'allevamento delle api è stato colpito a livello mondiale, quasi senza eccezione a parte poche isole sperdute, da una tremenda avversità:

Varroa destructor - Wikipedia

A confronto dei danni causati da questo acaro, tutte le altre patologie riportate nei libri di testo, diventano di gran lunga meno importanti, per il fatto che raramente colpiscono tutti gli alveari fino a sterminare un allevamento in così poco tempo.

La maggior parte dei vecchi apicoltori a livello amatoriale si è trovata negli anni '80 a fare i conti con questo problema e la maggior parte di essi ha perso la battaglia e vi ha rinunciato. Infatti in quegli anni era molto facile trovare materiali ed attrezzature di seconda mano a poco prezzo se non addirittura regalate.

L'uso di materiale di seconda mano, fosse anche recuperato dal magazzino del nonno o delle zio che ha cessato l'allevamento da decenni, deve essere accuratamente valutato, poiché il rischio di trasmettere determinate malattie alle nuove colonie che vi abiteranno è particolarmente elevato e non sempre si riesce pulire e sterilizzare in maniera adeguata a meno di usare i raggi gamma, tecnica assai costosa per piccole partite.

I rischi maggiori di questa attività sono quindi in ordine: varroa, materiale infetto, avvelenamenti da pesticidi, furti (ebbene si, rubano anche le api), danni per punture causate a terzi (a persone allergiche ci può scappare anche il morto).

Tenere sempre presenti questi punti.

g
 
Monitoraggio

Mio suocero ha allevato api per molti anni ma sono già parecchi anni che ha rinunciato poichè muoiono...... ok tutti muoriamo e le api non sono esenti da ciò...... ma negli ultimi anni morivano talmente velocemente da sterminare praticamente la colonia tant'è che alla fine, a malincuore, vi ha rinunciato anche se è ancora tutto lì pronto all'uso.

Il mio consiglio è quello di verificare se nella tua zona vi sono situazioni analoghe per evitare amare delusioni, poi magari sei fortunato e ti va bene ....... ovviamente ti auguro questo.

Ciao :), Gianluca

Si di questo purtroppo ne sono a conoscenza. Difatti se ci si guarda in giro presso il mio territorio, chi possiede ancora le api sono in pochi, magari dovuto dal fatto che sono impegnative e la produzione non è assicurata tutti gli anni, e noto inoltre che sono tutti collocati presso dei frutteti o tendenzialmente in collina/montagna dove non ci sono campi monocultura confinanti. L'associazione regionale Umbra monitora la stessa moria crescente, e quindi l'abbandono dell'allevamento in molti casi.

Mi trovo in una posizione di mezzo, nel senso che abito in campagna, anche se a pochi chilometri da me c'è la zona industriale, per l'appunto collocata in periferia. Potrebbe incidere? inoltre a fianco dell'appezzamento ho due piccoli poderi coltivati annualmente in monocultura, mentre il restante è in abbandono, quindi priva di trattamenti e quant'altro. Consigli?
 
Andiamo per gradi ...

L'uso di materiale di seconda mano, fosse anche recuperato dal magazzino del nonno o delle zio che ha cessato l'allevamento da decenni, deve essere accuratamente valutato, poiché il rischio di trasmettere determinate malattie alle nuove colonie che vi abiteranno è particolarmente elevato e non sempre si riesce pulire e sterilizzare in maniera adeguata a meno di usare i raggi gamma, tecnica assai costosa per piccole partite.

g

Malattie :mumble:

Nel mio specifico caso tutto il materiale di cui dispongo, in questo caso mi riferisco alle vecchie arnie in legno, sono tutte collocate da anni nel garage, coperte di ragnatele e polvere. Mai disinfettate o movimentate in tutti questi anni. Mi chiedo se creare una pila ben accurata e spruzzare al suo interno (sistema chiuso) dell'anidride solforosa (largamente utilizzata) sia più sufficiente per garantire la sterilità dell'habitat.

SEGNALO che attualmente le bombolette di SO2 (anidride solforosa) non si trovano più in commercio, in quanto l'unica ditta produttrice ha subito delle denunce dopo un incidente verificatosi. Mi auguro che venga presto riacquista e riprenda la produzione.

Sta di fatto che potrei saturare il "sistema chiuso" tramite l'ausilio di DISCHI DI ZOLFO

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sono sufficiente/equivalenti ad una spruzzata di SO2 per scongiurare eventuali infezioni o malattie?
 
Ultima modifica di un moderatore:
2° quesito

I rischi maggiori di questa attività sono quindi in ordine: varroa, materiale infetto, avvelenamenti da pesticidi, furti (ebbene si, rubano anche le api), danni per punture causate a terzi (a persone allergiche ci può scappare anche il morto).

Tenere sempre presenti questi punti.

g

Attraverso la conoscenza e la continua monitorazione oltre a materiale perfettamente adeguato, si combattono le malattie :si: i pesticidi sono diffusamente impiegati e qui il rischio è notevole :azz: forse dovrei chiedere se ci sono apicoltori nelle vicinanze e dire loro se hanno riscontrato morie improvvise :ka: i furti non ho mai pensato esistessero, sono quasi convinto che da noi non accada, ma nel caso si tratta di un possibile screzio o furto da un "collega" o semplicemente dal timore dei vicini di eventuali punture e possibilità di morte con shock anafilattico. Non pensavo a questo, ma ci sarà sicuramente un modo per tutelarsi.. una volta registrato l'allevamento l'associazione rilascia una assicurazione? oppure l'apicoltore stesso si deve far carico personalmente?
 
Guarda, come ti diceva Giulio, il principale problema oggi è la varroa. Purtroppo quest'acaro è arrivato in Europa negli anni '80 ed è un parassita alieno, nel senso che è endemico per l'apis ceranae (ape asiatica), ma la nostra apis mellifera è risultata del tutto impreparata a questa invasione. Oggi ci sono dei metodi e delle terapie per controllare l'infestazione (dal biologico ai prodotti di sintesi consentiti dai protocolli), ma il problema principale è che l'acaro ha portato con sé e diffuso malattie prima sconosciute, come certe virosi (nosema ceranae, virus delle ali deformi, mal nero...) contro cui possiamo poco (leggi: niente), se non limitare appunto la loro diffusione e aiutare le api a combatterle da sé.
L'acaro si trasmette da alveare ad alveare con la naturale propensione delle api a "curiosare" nelle altre famiglie (in realtà sono due fenomeni specifici: saccheggio e deriva). Paradossalmente, è peggio avere intorno tanti apicoltori (magari con alveari "problematici" perché deboli o malati) piuttosto che una zona industriale.
Conta che il raggio di interesse delle api si aggira sui 3-5 km circa, per cui devi farti un giro nei dintorni del tuo futuro apiario per vedere se ci sono piante nettarifere di interesse apistico (non so bene la tua zona... se sei nel centro Italia potresti trovare robinia, sulla, trifoglio, tarassaco, erba medica, castagno, tiglio, forse unpo' di edera, il girasole se lo coltivano...)
 
La maggior parte dei vecchi apicoltori a livello amatoriale si è trovata negli anni '80 a fare i conti con questo problema e la maggior parte di essi ha perso la battaglia e vi ha rinunciato. Infatti in quegli anni era molto facile trovare materiali ed attrezzature di seconda mano a poco prezzo se non addirittura regalate.
Mio suocero ha allevato api praticamente sino a cinque anni fa (a memoria) però, alla fine, ha smesso dopo comunque aver provato praticamente di tutto ..... ma è stata una scelta che hanno fatto in molti nelle mie zone (parlo del mantovano) tant'è che non ne vedo praticamente più in giro di arnie in campagna, parlo sempre del mantovano.

Ovviamente era un apicoltore amatoriale ma quelle dieci quindici (anche venti) arnie le aveva poi quando si è ridotto ad averne una o due ...... ha lasciato perdere.

Ciao :), Gianluca
 
Malattie

Nel mio specifico caso tutto il materiale di cui dispongo, in questo caso mi riferisco alle vecchie arnie in legno, sono tutte collocate da anni nel garage, coperte di ragnatele e polvere. Mai disinfettate o movimentate in tutti questi anni. Mi chiedo se creare una pila ben accurata e spruzzare al suo interno (sistema chiuso) dell'anidride solforosa (largamente utilizzata) sia più sufficiente per garantire la sterilità dell'habitat.

Allora, incominciamo: oltre alla varroa e alle patologie correlate, la malattia endemica originaria contro cui dobbiamo difendere le nostre api è la peste americana (ma anche la peste europea). Tutte gli alveari sono portatori di una minima carica batterica, ma fortunatamente poche famiglie la sviluppano. Sono batteri pressoché eterni (durano anche 60 anni sui materiali) e si annidano nella cera, ma si depositano anche sul legno.
Tutta la cera vecchia che trovi è da eliminare (quella nuova che produrrai invece andrà fusa, sterilizzata e usata per stampare i fogli cerei).
Le vecchie arnie e i vecchi materiali in legno vanno obbligatoriamente grattati con la leva (strumento universale dell'apicoltore) e poi passati con la fiamma ossidrica per sterilizzare tutto.
Lo zolfo invece ti servirà, eventualmente, per conservare la cera dei melari, ma io preferisco un'altro prodotto, che si chiama B401, contro la galleria mellonella, la tarma della cera, ma ne parleremo più avanti.
 
una volta registrato l'allevamento l'associazione rilascia una assicurazione? oppure l'apicoltore stesso si deve far carico personalmente?

C'è la possibilità di un'assicurazione di responsabilità civile, di solito si fa con l'iscrizione alle associazioni. Costa pochissimo. Ti assicuro, è il problema minore.
 
Attraverso la conoscenza e la continua monitorazione oltre a materiale perfettamente adeguato, si combattono le malattie i pesticidi sono diffusamente impiegati e qui il rischio è notevole forse dovrei chiedere se ci sono apicoltori nelle vicinanze e dire loro se hanno riscontrato morie improvvise i furti non ho mai pensato esistessero,

Anche qui, andiamo con ordine:
1- Malattie: sì, si combattono, ma in apicoltura gli strumenti sono pochi, è una situazione un po' anomala rispetto al resto dell'agricoltura. In pratica ci sono solo 6 prodotti consentiti per la lotta alla varroa, alcuni integratori alimentari per api e basta. In caso di peste, devi distruggere la famiglia. Per le virosi, non c'è molto da fare, se non rafforzare lo stato degli alveari. Oggi l'apicoltura è fatta in gran parte di lotta alle avversità: chi non imposta bene questo lavoro rischia di perdere rapidamente il suo patrimonio apistico.
2- Pesticidi: il problema c'è, ma a mio avviso è stato un po' sovrastimato. Eventualmente provocano mortalità primaverile, ma difficilmente è tale da mettere in ginocchio le famiglie. I problemi maggiori si hanno vicino ai frutteti. Oggi, con la messa al bando dei neonicotinoidi non si dovrebbero avere problemi attorno al mais (perlomeno, io non ne ho più).
3- Furti: in realtà capita e capita spesso. Per questo è importante scegliere una postazione poco visibile dalle strade o dai luoghi molto frequentati. Di solito basta una siepe (che alza il volo delle api ed evita molti problemi con i vicini).

Per tutte queste cose e per molte altre legate alle tecniche, ti consiglio veramente un corso base di apicoltura, anche se sei perito agrario. Iniziare solo con la formazione libresca e internettiana è praticamente impossibile, oggi come oggi. Guarda che costano pochissimo e si organizzano più o meno ovunque. Di solito partono proprio in autunno-inverno.
Ricorda inoltre che in apicoltura si praticano molto gli scambi di professionalità (è uno degli aspetti belli del settore): ci si mette d'accordo con un apicoltore professionista per una settimana/10 giorni di lavoro, lo si aiuta a lavorare e in cambio lui insegna un po' di trucchi del mestiere. Però è qualcosa che ha senso più per perfezionare le tecniche che non per impararle da zero, bisogna avere almeno un anno o due di pratica e di studi.
 
Argomento interessante, di cui non so niente! :D

So che presso la Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell'Università degli Studi di Milano è attivo un corso di Apidologia (4 CFU)
 
S

Speleoalp

Guest
Fantastica!! Ricordo benissimo quando ero piccolo, mio zio che aveva le arnie e ci rimanevo sempre stranito, perché non capivo come potesse avvicinarsi tanto senza avere problemi. Poi in 5 elementare ho fatto la mia prima settimana di "scuola montana", presso Mezzana (Mezzana) in cui tra le altre cose abbiamo dovuto occuparci anche di Apicultura e avendo tutto il materiale e disposizione è stato bellissimo. Da quando ho ereditato il materiale però non ho mai avuto l'occasione, luogo, denaro,... per ritagliarmi questa splendida attività e di conseguenza ho regalato il materiale a degli allevatori a cui do una mano in estate ;))
 
Anche io mi sto sempre di più interessando all'apicoltura.
Pensavo di fare il gran balzo e di iniziare, ma...
Devo ancora trovare qualcuno di navigato che mi insegni dal vivo, da seguire per un po' di tempo.
L'attrezzatura base quanto può costare tra tuta, arnie, smielatore e tutto?
Si trova usata?

(Ho provato a cercare un club o qualcosa in zona Torino, ma non ho trovato nulla...)
 
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