Io mi diletto, ma solo di flora, a meno che un insetto si metta in mezzo e non se ne voglia andare o sia impossibilitato a farlo, accalappiato da una qualche Drosera o Pinguicola. Però praticamente bazzico solo le valli grosine e le zone vicine, fino al Paluaccio di Oga incluso (tutte aree con piante in gran parte silicicole, anche se in Valgrosina occ. ci sono emergenze calcaree rilevanti oltre il confine con CH e propaggini al di qua). Qualcosa ho fotografato anche vicino a Lecco (calcicole). La scorsa estate, durante una bellissima passeggiata in Valle dei Vitelli (Parco dello Stelvio) con altri tre del gruppo floristico Massara, compreso il suo primo e principale animatore (Roberto Ferranti), ho per la prima volta potuto fotografare alcune piante calcicole di alta quota, purtroppo le foto sono risultate scarse. Non sono abituato a fotografare durante una passeggiata con altri, uso treppiedi e messa a fuoco manuale. Non riuscivo a concentrarmi per ottenere foto con composizioni pulite in un tempo non troppo lungo, e quando finivo dovevo comunque mettermi alla ricerca dei compagni, scomparsi alla vista fra dossi morenici e vallette nivali. Di Ferranti consiglio, per chi dovesse capitare in quelle valli, la Flora alpina di Valtellina e Valchiavenna e allego foto del manuale consunto dall'intenso uso alpino e fatto rilegare in una mezza tela deliziosamente naif (vedi il titolo semplificato sul dorso senza autore e i caratteri scelti da loro) dalla cooperativa sociale Solares di Bormio, consiglio anche questa, il prossimo libro che gli porterò sarà quello senza dorso in allegato, che non è un messale, ma un meridiano Mondadori. Le mie piante preferite, direi amate, sono il Ranunculus glacialis e la Pulsatilla vernalis, mi piace vincere facile. Acta Plantarum ha determinato come Dactylorhiza lapponica una orchidea che io ipotizzavo potesse essere Dactylorhiza majalis (pur nutrendo anche molti dubbi). Per la Dactylorhiza lapponica sarebbe stata la prima osservazione assoluta in provincia di Sondrio, molto contento. Ma, ahimè, ho portato Ferranti sul posto e non si è dimostrato affatto convinto che sia la lapponica, propende per la majalis...
A proposito di piante lapponiche, metto una fotina della Andromeda polifolia al Paluaccio di Oga, con le annotazioni poetico-botaniche di Linneo durante il suo viaggio in Lapponia. Sembrano presagire il destino della piantina in Italia, dove è rarissima e chissà per quanto tempo ancora riuscirà a resistere.
"...Sta lì piena di tristezza, tiene il capo basso, i suoi 'capitula florum' dalle guance rosee, le guance diventano sempre più pallide, ‘capitula pallescunt magis magisque, hinc Andromeda dixi, foliis acutis! ’ Sta quasi prostrata a terra, il collo è nudo, perciò color carne..." Carl Linnaeus, Iter lapponicum, 1732.