- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale della Majella
Data: 26 ottobre 2014
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: imbocco Fosso la Valle (o vallone del Palombaro), dalla contrada Tornelli, tra Pennapiedimonte e Palombaro
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 7 ore 50 minuti
Chilometri: 23.5
Grado di difficoltà: EE+++, i più sono determinati dalla inaspettata presenza di neve alta
Descrizione delle difficoltà: tratti complicati nei fossi del vallone palombaro, accentuati dalla neve alta
Periodo consigliato: estate sicuramente
Segnaletica: dopo i 1400 mt non si vedeva più nulla, tutto coperto dalla neve
Dislivello in salita: 1650 mt
Quota massima: 2259, monte Martellese
Accesso stradale: autostrada RM-Pescara, uscita Alanno-scafa, poi una serie interminabile di stradine, che attraversano Casalincontrada, Fara Filiorum, Bocca di Valle, Pennapiedimonte.
La Majella nascosta: l’altro mondo.
L’imprevedibilità della montagna. La neve della Majella.
Un’escursione già di per sé tosta, perché il vallone di Palombaro è uno dei gioielli più brillanti della Majella nascosta, ma i suoi segreti te li fa scoprire chiedendoti del sudore in cambio.
Tratti tra la vegetazione che ti sommerge, canalini di roccette friabili e scivolose, pendii a tratti verticali, poi da una certa quota i pini mughi, che costringono ad acrobazie in sospensione su esili rametti.
E quando…la neve che ti aspetti, ma non così.
Dai 1400 metri inizia il manto bianco, che copre in parte il fondo sassoso.
Poi, dai 1800 metri, la dura realtà: la salita si impenna, la neve supera il mezzo metro, la difficoltà nel fare ogni singolo metro, le gambre che sprofondano nella neve che copre il fondo coperto dei rami dei pini mughi.
L’equilibrio instabile di ogni singolo passo, con il pendio da salire quasi in arrampicata.
Finalmente sulla sella, la nebbia fitta maschera il rifugio martellese sino a pochi metri dalla sua vista.
Faccio una pausa al suo interno, recupero le forze, e riparto alla ricerca delle vette del Martellese e del Forcone.
Un ago nel pagliaio, perché la nebbia mi priva di godere dei paesaggi mirabolanti di questa parte della Majella. Con l’aiuto del GPS e tra pochi sprazzi di schiarite riesco a raggiungere le vette, sospeso tra la neve e i mughi.
Il tempo non accenna a migliorare, quindi velocemente (si fa per dire...) arrivo sotto la cima del Monte d’Ugni, e giù poi per il sentiero della, Forestale, che, nonostante la lunghezza, mi permette di rilassarmi.
La giornata termina come è iniziata, con il sole che illumina le pareti strapiombanti della cresta di Macirenelle, sono tornato sulla Terra, dopo un’altra durissima ma emozionante esplorazione all’interno del Mondo Majella.
il link alle foto:
https://picasaweb.google.com/107818293175852895763/ArticaMajellaAOttobre
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: imbocco Fosso la Valle (o vallone del Palombaro), dalla contrada Tornelli, tra Pennapiedimonte e Palombaro
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 7 ore 50 minuti
Chilometri: 23.5
Grado di difficoltà: EE+++, i più sono determinati dalla inaspettata presenza di neve alta
Descrizione delle difficoltà: tratti complicati nei fossi del vallone palombaro, accentuati dalla neve alta
Periodo consigliato: estate sicuramente
Segnaletica: dopo i 1400 mt non si vedeva più nulla, tutto coperto dalla neve
Dislivello in salita: 1650 mt
Quota massima: 2259, monte Martellese
Accesso stradale: autostrada RM-Pescara, uscita Alanno-scafa, poi una serie interminabile di stradine, che attraversano Casalincontrada, Fara Filiorum, Bocca di Valle, Pennapiedimonte.
La Majella nascosta: l’altro mondo.
L’imprevedibilità della montagna. La neve della Majella.
Un’escursione già di per sé tosta, perché il vallone di Palombaro è uno dei gioielli più brillanti della Majella nascosta, ma i suoi segreti te li fa scoprire chiedendoti del sudore in cambio.
Tratti tra la vegetazione che ti sommerge, canalini di roccette friabili e scivolose, pendii a tratti verticali, poi da una certa quota i pini mughi, che costringono ad acrobazie in sospensione su esili rametti.
E quando…la neve che ti aspetti, ma non così.
Dai 1400 metri inizia il manto bianco, che copre in parte il fondo sassoso.
Poi, dai 1800 metri, la dura realtà: la salita si impenna, la neve supera il mezzo metro, la difficoltà nel fare ogni singolo metro, le gambre che sprofondano nella neve che copre il fondo coperto dei rami dei pini mughi.
L’equilibrio instabile di ogni singolo passo, con il pendio da salire quasi in arrampicata.
Finalmente sulla sella, la nebbia fitta maschera il rifugio martellese sino a pochi metri dalla sua vista.
Faccio una pausa al suo interno, recupero le forze, e riparto alla ricerca delle vette del Martellese e del Forcone.
Un ago nel pagliaio, perché la nebbia mi priva di godere dei paesaggi mirabolanti di questa parte della Majella. Con l’aiuto del GPS e tra pochi sprazzi di schiarite riesco a raggiungere le vette, sospeso tra la neve e i mughi.
Il tempo non accenna a migliorare, quindi velocemente (si fa per dire...) arrivo sotto la cima del Monte d’Ugni, e giù poi per il sentiero della, Forestale, che, nonostante la lunghezza, mi permette di rilassarmi.
La giornata termina come è iniziata, con il sole che illumina le pareti strapiombanti della cresta di Macirenelle, sono tornato sulla Terra, dopo un’altra durissima ma emozionante esplorazione all’interno del Mondo Majella.
il link alle foto:
https://picasaweb.google.com/107818293175852895763/ArticaMajellaAOttobre
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