Indubbiamente ci sono delle specificità dei cacciatori che dovrebbero essere riviste anche nell'ottica dei cambiamenti di usi e costumi della popolazioni.
Certi privilegi, che non possono essere giustificati solo perché uno paga una licenza che, tra parentesi, versa allo stato/regioni e non di certo ai legittimi proprietari dei terreni.
La fauna selvatica è, per legge, di proprietà dello Stato e, come tale, ha tutti i diritti di disporne come meglio crede, anche a fronte di un riconoscimento economico. I cacciatori, come qualsiasi cittadino Italiano, gode di determinati diritti e determinati doveri, alcuni di quei diritti derivano da un retaggio culturale, e da necessità primarie, che oggi, fortunatamente, non sono più necessari.
Una volta cacciare voleva dire mettere della carne sul tavolo, in una misura superiore a quello che altri non potevano permettersi, la caccia era molto più diffusa e, come tale, molto più tollerata (per forza, prima la pancia poi il resto), oggi non è più così e bisognerebbe prenderne atto.
Ovvio che se caccio in campagna mi trovo nella circostanza di "invadere" terreni altrui, è inevitabile, ma l'interdizione non deve avvenire spendendo decine di migliaia di euro per una recinzione, questa dovrebbe avvenire per semplice opposizione del proprietario esattamente come fa lo Stato nel momento in cui definisce che in un parco la caccia è vietata.
Il problema di fondo, però, è che i cacciatori hanno dei diritti esattamente come i non cacciatori e se si continua ognuno arroccarsi sulle proprie posizioni non se ne esce.
Mettersi qualcosa di arancione non credo che sia come portarsi un giubbotto antiproiettile, è solo una questione di ridurre un rischio che, indubbiamente, durante il periodo di caccia c'è e vi sarà fino a quando la caccia sarà ammessa, per cui o si abolisce trasformandola esclusivamente in caccia di selezione o se si continua a ritenersi, da una parte e dall'altra, "superiori" a livello di diritti ci sarà sempre chi, se và bene, si lamenterà, se và male ci sarà chi porterà dei fiori al cimitero.
Ciao
, Gianluca