- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Avevo sentito parlare varie volte di questo bivacco, ma non c’era stato mai il tempo o l’opportunità per andare a visitarlo. Stavolta, a corollario di un’escursione al Corno Grande, ho approfittato del tempo buono per farci una capatina.
Ho intitolato questo post bivacco del Calderone per semplicità, ma in realtà questo ricovero non ha un proprio nome: c’è chi lo chiama vecchio rifugio/bivacco Franchetti, chi vecchio bivacco Bafile, altri ancora semplicemente “il buco”.
Comunque lo si voglia chiamare, rimane una testimonianza di come ci si doveva arrangiare per andare in montagna quando non c’erano strade, impianti di risalita o punti di appoggio ad agevolare la fatica. La costruzione del bivacco, o meglio del muro che chiude questa cavità naturale, è degli anni 40 e richiese un notevole impegno, considerando che dovettero portare il materiale tutto a spalla. L’iniziativa fu di Andrea Bafile, alpinista aquilano particolarmente attivo nel Gran Sasso dove fu protagonista dell’apertura di varie nuove vie e di prime invernali, tra cui le salite alla vetta Centrale e al Cambi.
La struttura è decisamente spartana, ma è attualmente ancora utilizzabile come riparo di fortuna, anche se in caso di necessità è preferibile scendere al rifugio Franchetti che al confronto è un albergo di lusso. L’accesso al bivacco non è particolarmente comodo: è posizionato poco sotto la morena del Calderone in una zona di sfasciumi poco invitante; oltretutto è scarsamente visibile, per cui se non si è a conoscenza della sua esistenza difficilmente viene in mente di passare nelle sue vicinanze.
Ho voluto inserire questa segnalazione nel forum non perché andare a vedere il bivacco sia di per sé una grande escursione, ma perché mi è sembrato normale, quasi doveroso rendere omaggio a un alpinista intelligente e non molto conosciuto, che ha dimostrato di avere un vero amore per la montagna e per il “suo” Gran Sasso, come testimonia questo semplice muro.
Ciao

l’interno è poco più che una grotta…
…in compenso la vista dalle “finestre” è di tutto rispetto.
Ho intitolato questo post bivacco del Calderone per semplicità, ma in realtà questo ricovero non ha un proprio nome: c’è chi lo chiama vecchio rifugio/bivacco Franchetti, chi vecchio bivacco Bafile, altri ancora semplicemente “il buco”.
Comunque lo si voglia chiamare, rimane una testimonianza di come ci si doveva arrangiare per andare in montagna quando non c’erano strade, impianti di risalita o punti di appoggio ad agevolare la fatica. La costruzione del bivacco, o meglio del muro che chiude questa cavità naturale, è degli anni 40 e richiese un notevole impegno, considerando che dovettero portare il materiale tutto a spalla. L’iniziativa fu di Andrea Bafile, alpinista aquilano particolarmente attivo nel Gran Sasso dove fu protagonista dell’apertura di varie nuove vie e di prime invernali, tra cui le salite alla vetta Centrale e al Cambi.
La struttura è decisamente spartana, ma è attualmente ancora utilizzabile come riparo di fortuna, anche se in caso di necessità è preferibile scendere al rifugio Franchetti che al confronto è un albergo di lusso. L’accesso al bivacco non è particolarmente comodo: è posizionato poco sotto la morena del Calderone in una zona di sfasciumi poco invitante; oltretutto è scarsamente visibile, per cui se non si è a conoscenza della sua esistenza difficilmente viene in mente di passare nelle sue vicinanze.
Ho voluto inserire questa segnalazione nel forum non perché andare a vedere il bivacco sia di per sé una grande escursione, ma perché mi è sembrato normale, quasi doveroso rendere omaggio a un alpinista intelligente e non molto conosciuto, che ha dimostrato di avere un vero amore per la montagna e per il “suo” Gran Sasso, come testimonia questo semplice muro.
Ciao
l’interno è poco più che una grotta…
…in compenso la vista dalle “finestre” è di tutto rispetto.
Ultima modifica di un moderatore: