- Parchi del Lazio
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- Parco Regionale dei Monti Simbruini
Rapida ricognizione ieri al rifugio di Campo Ceraso per accertarmi delle condizioni in previsione di un prossimo soggiorno in loco
Partenza da Campo Staffi con un cielo che non promette niente di buono dopo una sfilata di una mandria i cavalli mogli e figli al seguito. Imbocco la sterrata parte pietrosa parte fangosa inoltrandomi presto nel fitto della faggeta verso Nord. Il percorso è ben segnato ma per sicurezza un'occhiata alla bussola e una al GPS dove ho marcato in precedenza il WP del rifugio non guasta. Dopo un'oretta abbondante di cammino accompagnato dal sinistro brontolio dei tuoni e da qualche sporadico incrocio con gruppetti di vacche, la palletta rossa del GPS si avvicina prepotentemente alla stellina che indica il rifugio e infatti dopo una curva ecco il volubro e sulla destra le bianche mura del rifugio. Irrruzione stile Digos nel medesimo. Mi appare una bella stanzetta arredata con tavolino e panche, cucina a legna, camino e addirittura lampadario in ferro battuto con porta candele e un tragico divano-letto. Soppalco in legno al quale si accede tramite una scala.
Relazione: Notevole la riserva di legna e anche qualche scorta di generi alimentari probablmente scaduti.
Voglia di fermarmi a mettere in ordine l'ambiente abbastanza sporco e incasinato ma il tempo sia meteo che crono mi inducono a intraprendere la via del ritorno. La faccio quasi di corsa e in 45 minuti sono a C Staffi. Fa freschetto (13°C), sale il nebbione e mi rifugio in macchina per scaldarmi anche grazie a una telefonata con una persona cara.
Appuntamento per un prossimo pernotto in solitaria.
Partenza da Campo Staffi con un cielo che non promette niente di buono dopo una sfilata di una mandria i cavalli mogli e figli al seguito. Imbocco la sterrata parte pietrosa parte fangosa inoltrandomi presto nel fitto della faggeta verso Nord. Il percorso è ben segnato ma per sicurezza un'occhiata alla bussola e una al GPS dove ho marcato in precedenza il WP del rifugio non guasta. Dopo un'oretta abbondante di cammino accompagnato dal sinistro brontolio dei tuoni e da qualche sporadico incrocio con gruppetti di vacche, la palletta rossa del GPS si avvicina prepotentemente alla stellina che indica il rifugio e infatti dopo una curva ecco il volubro e sulla destra le bianche mura del rifugio. Irrruzione stile Digos nel medesimo. Mi appare una bella stanzetta arredata con tavolino e panche, cucina a legna, camino e addirittura lampadario in ferro battuto con porta candele e un tragico divano-letto. Soppalco in legno al quale si accede tramite una scala.
Relazione: Notevole la riserva di legna e anche qualche scorta di generi alimentari probablmente scaduti.
Voglia di fermarmi a mettere in ordine l'ambiente abbastanza sporco e incasinato ma il tempo sia meteo che crono mi inducono a intraprendere la via del ritorno. La faccio quasi di corsa e in 45 minuti sono a C Staffi. Fa freschetto (13°C), sale il nebbione e mi rifugio in macchina per scaldarmi anche grazie a una telefonata con una persona cara.
Appuntamento per un prossimo pernotto in solitaria.