Bushcraft - cos'è? la mia idea maturata negli anni

E anche questo 3D si avvia sulla via della vacca... :lol:

ho appena scoperto che esistono delle razze di vacche piu' rustiche e piccole che possono vivere anche su semi boscaglia
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Scusa Walter, mi è scappata non volevo offendere nessuno, figuriamoci te... Mi ci mettevo in mezzo anch'io... ;)

qualcuno diceva che la verita' non offende Dio... e non offende sicuramente neppure me, e non ho nessun problema ad ammettere quanto sono una capra. o un bove, dato che stiamo svaccando il thread :p
 
Riesumo questa discussione, che è ferma da un un po' di tempo.
Essa tratta lo stesso argomento di un'altra discussione del 2013 dal titolo "Che cos' è il Bushcraft?" e ferma dal 2020.
Parto da una considerazione piuttosto ovvia anche se non altrettanto evidente, e cioè che, in larga parte, il "mondo" è fatto da come lo facciamo. Il bushcraft non è una disciplina strutturata e standardizzata, quindi risulta formato dall'insieme di tutti i modi di intenderlo.
Per come la vedo io, il bushcraft è una attività sportiva piuttosto recente, destrutturata, che consta in un insieme di attività da svolgere in una ambiente non antropizzato, ma ricco di risorse.
Specifico meglio: il termine "sportivo" va inteso nel suo significato, quindi l'attività viene svolta seriamente; è destruttrato perché non esiste una federazione azionale/internazionale che ne definisca lo standard. Col termine non atropizzato si intente un ambiente esterno alle comunità umane (il termine selvaggio mi sebra tutto sommato eccessivo, mancano quasi del tutto i grandi pericoli, come ad esempio i predatori dell'uomo). Ed infine, l'ambiente non è scarso di risorse, come i deserti o le praterie.
Perché viene praticato? per lo stesso motivo per il quale vengono praticati tutti gli sport: utilizzare, mantenere o migliorare le capacità e le abilità psicofisiche, fornendo divertimento. Lo sport agonistico è una variante di sport in cui è prevista la competizione e spesso l'intrattenimento degli spettatori, ma è un'altra cosa.
Noi viviamo in una econimia di mercato, ed è quindi normale che esso si sia interessato anche al bushcraft. Un qualsiasi soggetto economico può essere leggitimamente interessato a produrre, vendere, reclamizzare dei prodotti "per il bushcraft". Tutta questa offerta ha finito per inebriare il bushcrafter o l'aspirante tale, finendo col confondere i concetti in alcuni, e magari rendendo amareggiati altri.
Anche l'interpretazione sulla validità dell'utilizzo di alcune tecniche del bushcraft è del tutto personale, che deriva dal vissuto di ognuno di noi. Per esempio, l'utilizzo dell'acciarino per l'accensione di un fuoco è un must per molti bushcrafter, mentre dubito che una persona che nei boschi ci va quotidianamente e ogni mattina si deve accendere il fuoco nella stufa della baita ne abbia mai utilizzato uno.
 
In realtà il termine "Bushcraft" é diventato famoso per via della TV degli ultimi anni, ma é un'attività che c'é da decenni e riguarda l'abilità di saper vivere in natura, con la natura, di natura, ecc con qualche attrezzo che uno riesce a portarsi dietro.

Prendo l'esempio dell'acciarino, si pensa che sia una cosa romantica, moderna, che sia usato "tanto per", invece anche questo é usato da tantissimi anni. Economico e dura una vita intera, l'esempio fatto é perfetto, proprio per accendere una stufa a legna. Un acciarino usato bene dura tutta la vita e non si rompe, rovina, bagna, ecc Un esempio neh,... Poi ovviamente sono preferenze e le alternative moderne o meno sono mille-mila ed ognuno usa quello con cui si trova meglio, un pò come per tutto.

Il problema attuale é che é stato fatto diventare uno sport, esibizionismo, un lavoro, un qualcosa su cui lucrare e fare i "guru" senza praticare l'essenza che stà dietro all'attività, che é diventata famosa in Inglese per via della TV, ma che definisce da tantissimi anni delle pratiche piuttosto precise di vita in natura. Delle abilità. Ovviamente la tendenza e la moda portano a viverla quasi solo come gioco, esibizione, per chiacchierare, fare attività sociali, per materialismo, e non la sua essenza del rendersi indipendenti, capaci, ecc in contesti e situazioni reali, per passione verso stili di vita differenti in natura. Ma per comprare l'attrezzo promosso per quello, farci video, mettere toppe, certificati, guadagnare, ecc Infatti nel 90% dei casi le persone non desiderano praticare "realmente" queste attività, nel senso usandole come basi delle proprie attività, escursioni, trekking, ecc Nemmeno coloro che insegnano, ecc Ma solo tipo campi organizzati, preparati, ecc Non é una critica. Addirittura arrivando a ritenere sbagliato, criticare, giudicare male, l'utilizzo delle tecniche, abilità in questione, per le proprie attività di cui sopra. A tal punto da ritenerle inaffidabili, poco sicure, ecc e questo palesa il modo in cui la maggior parte vivono queste attività, senza vederci la serietà che ci stà dietro.

NB: la mia opinione si basa sulla mia esperienza, non sono verità assolute. Ho vissuto in economia di sussistenza per tanti anni, ho vissuto in natura per diverso tempo e lo faccio da sempre, costantemente, per giorni, settimane, mesi. Non per mostrare toppe, adesione a club, certificati, o per testare materiali. Per me é importante specificarlo, senza essere una critica.

Sacro santo il diritto di vivere le attività secondo i propri approcci, filosofie, preferenze. Un principio invece che dovrebbe essere assoluto é che si faccia tutto coerentemente con il modo di predicare, spacciarsi, ecc
 
In realtà il termine "Bushcraft" é diventato famoso per via della TV degli ultimi anni, ma é un'attività che c'é da decenni e riguarda l'abilità di saper vivere in natura, con la natura, di natura, ecc con qualche attrezzo che uno riesce a portarsi dietro.

Prendo l'esempio dell'acciarino, si pensa che sia una cosa romantica, moderna, che sia usato "tanto per", invece anche questo é usato da tantissimi anni. Economico e dura una vita intera, l'esempio fatto é perfetto, proprio per accendere una stufa a legna. Un acciarino usato bene dura tutta la vita e non si rompe, rovina, bagna, ecc Un esempio neh,... Poi ovviamente sono preferenze e le alternative moderne o meno sono mille-mila ed ognuno usa quello con cui si trova meglio, un pò come per tutto.

Il problema attuale é che é stato fatto diventare uno sport, esibizionismo, un lavoro, un qualcosa su cui lucrare e fare i "guru" senza praticare l'essenza che stà dietro all'attività, che é diventata famosa in Inglese per via della TV, ma che definisce da tantissimi anni delle pratiche piuttosto precise di vita in natura. Delle abilità. Ovviamente la tendenza e la moda portano a viverla quasi solo come gioco, esibizione, per chiacchierare, fare attività sociali, per materialismo, e non la sua essenza del rendersi indipendenti, capaci, ecc in contesti e situazioni reali, per passione verso stili di vita differenti in natura. Ma per comprare l'attrezzo promosso per quello, farci video, mettere toppe, certificati, guadagnare, ecc Infatti nel 90% dei casi le persone non desiderano praticare "realmente" queste attività, nel senso usandole come basi delle proprie attività, escursioni, trekking, ecc Nemmeno coloro che insegnano, ecc Ma solo tipo campi organizzati, preparati, ecc Non é una critica. Addirittura arrivando a ritenere sbagliato, criticare, giudicare male, l'utilizzo delle tecniche, abilità in questione, per le proprie attività di cui sopra. A tal punto da ritenerle inaffidabili, poco sicure, ecc e questo palesa il modo in cui la maggior parte vivono queste attività, senza vederci la serietà che ci stà dietro.

NB: la mia opinione si basa sulla mia esperienza, non sono verità assolute. Ho vissuto in economia di sussistenza per tanti anni, ho vissuto in natura per diverso tempo e lo faccio da sempre, costantemente, per giorni, settimane, mesi. Non per mostrare toppe, adesione a club, certificati, o per testare materiali. Per me é importante specificarlo, senza essere una critica.

Sacro santo il diritto di vivere le attività secondo i propri approcci, filosofie, preferenze. Un principio invece che dovrebbe essere assoluto é che si faccia tutto coerentemente con il modo di predicare, spacciarsi, ecc
Grazie per la risposta.
Chiedo una cosa: lei si riferisce all'acciarino tradizionale: un pezzo sagomato di ferro ad alto contenuto di carbonio da utilizzare con una pietra di selce? Io invece mi riferisco alla barretta di ferro cerio utilizzata con un una palettina di ferro, che è di più recente introduzione.
Io l'acciarino tradizionale non l'avevo nemmeno preso in considerazione proprio perché ha quasi del tutto lasciato il posto alla barra in ferrocerio. Le critiche, per me, se competenti e motivate, sono sempre bene accette.
Se lei ha praticato un'economia di sussistenza in ambiente non atropizzato: tanto di cappello.
Oggi il bushcraft non è affatto basato sull'autosussistenza, ma non lo può neanche essere, perché molta parte delle persone che lo praticano fa in realtà altro nella vita.
Se mi permette posso dire che se lei è custode di una autentica esperienza, e non la trasmette, allora andrà persa, ed è un peccato.
In mancanza di chi tramandi una forma più "autentica" di bushcraft, fra qualche anno la forma presente non solo sarà quella "normale" ma anche quella "che è sempre stata". Un'idea del buscraft io l'ho avuta leggendo Jack London (Il richiamo della foresta), ma non sono descritte delle tecniche, è un racconto.
 
Grazie per la risposta.
Chiedo una cosa: lei si riferisce all'acciarino tradizionale: un pezzo sagomato di ferro ad alto contenuto di carbonio da utilizzare con una pietra di selce? Io invece mi riferisco alla barretta di ferro cerio utilizzata con un una palettina di ferro, che è di più recente introduzione.
Io l'acciarino tradizionale non l'avevo nemmeno preso in considerazione proprio perché ha quasi del tutto lasciato il posto alla barra in ferrocerio. Le critiche, per me, se competenti e motivate, sono sempre bene accette.
Se lei ha praticato un'economia di sussistenza in ambiente non atropizzato: tanto di cappello.
Oggi il bushcraft non è affatto basato sull'autosussistenza, ma non lo può neanche essere, perché molta parte delle persone che lo praticano fa in realtà altro nella vita.
Se mi permette posso dire che se lei è custode di una autentica esperienza, e non la trasmette, allora andrà persa, ed è un peccato.
In mancanza di chi tramandi una forma più "autentica" di bushcraft, fra qualche anno la forma presente non solo sarà quella "normale" ma anche quella "che è sempre stata". Un'idea del buscraft io l'ho avuta leggendo Jack London (Il richiamo della foresta), ma non sono descritte delle tecniche, è un racconto.

Per la questione acciarino, intendo le sue varie forme. Sia il pezzo di acciaio carbonioso unito a pietra Selce o Quarzo Bianco (ce ne sono altre, parlo per quelle che uso io) sia della barretta di Ferro-Cerio, che seppur più moderna é comunque presente da diversi decenni, parecchi. Ma anche del semplice uso della Selce, Quarzo, ecc tra di loro, che sono ancora più coerenti con l'ambiente, visto che si trovano naturalmente.

Uh, le mie non erano delle critiche, nel senso che per me ognuno é libero, giustamente, di godersi le attività come meglio crede. Ma trovo spesso incoerenza e quasi arroganza e supponenza (non parlo di lei, ma in generale), tra il modo di predicare, esporsi teoricamente, ad estetica, e le proprie realtà/volontà pratiche. Ovviamente questo funziona in una società dove questo attira e convince. Ma da parte mia non lo reputo genuini, autentico, reale, onesto, sincero.

NB: sò che uso la definizione "acciarino" descrivendo impropriamente altre tecniche, ma lo faccio appositamente parlando di quel genere di modalità.
 
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L'acciarino ad acciaio e pietra (focaia) era in uso anche sugli archibugi medievali (et similia), mentre a casa ho una riproduzione moderna del così detto "sailor lighter" (oppure "trench lighter", "shepherd lighter” o “rope lighter") che utilizza in classico meccanismo dei moderni accendini e una corda di cotone; ma non conosco il periodo di introduzione di quel modello, così come ignoro quando è stata introdotta la barra di ferro cerio. L'uso combinato di due pietre per produrre scintille lo avevo tanto sepolto nella mia mente che mi è riemerso l'eco di un ricordo che ne sapevo qualcosa solo parecchie ore dopo aver letto il suo post!

Il secondo paragrafo descrive una dinamica che effettivamente funziona nella nostra società, e mi è venuto in mente di associare la stessa al libro "Sapiens. Da animali a dèi" di Yuval Noah Harari, libro che ho trovo molto istruttivo.
Sono portato a credere che lei abbia fatto esperienze molto "immersive" soprattutto dal punto della resilienza mentale, ma che, e mi smentisca se sbaglio, non ha mai passato un limite.
Mi riferisco al limite "di ciò che è ragionevole". Cerco di spiegarmi: due aspetti, la safety (l'accesso a cure ospedaliere) e la security (la difesa da aggressioni) sono sempre rimaste al di fuori dell'esperienza e sono state garantite dalla modernità. Ma questi sono due aspetti molto importanti perchè sono la salvaguardia della vita.
Sapere costruire un riparo, accendere il fuoco, cercare cibo, etc. sono tutte cose importanti, sempre che un animale non abbia deciso che sarò la sua cena, od altri umani abbiano deciso di "acquisire" le mie/nostre (se in gruppo) risorse.
Avrei piacere, se reciproco, di sapere un suo parere su queste considerazioni.
Cordili saluti
 
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Ma io dico la mia perché forse la vedo in modo molto piu semplice e filosofico: divido la cosa in tre categorie ampie:

La sopravvivenza: succede una disgrazia, con quello che hai cerchi di lasciare tutto intero e al piú presto possibile quel posto, o tirarci a campare finche qualcuno non ti trova per portarti via. Questo l'aspetto reale. Poi c'è l'aspetto preparatorio e sportivo, cioè mi porto un kit di oggetti che penso siano validi per sopravvivere e mi creo una situazione di finta disgrazia per vedere come me la cavo o per migliorare (quindi mi alleno simulando le disgrazie per quando ipoteticamente avverranno). Credo non interessi il bushcraft, se non marginalmente, cioé so che prima di camminare per abbandonare il luogo della disgrazia devo aspettare la luce del giorno, ho ancora qualche tempo prima del buio e sapendo che devo dormire li magari ho un coltello e mi faccio un rifuggetto con qualche palo frasche eccetra, ecco li ho lavorato sommariamente il legno per riparo e ho fatto un po di bushcraft pro riparo nel frangente sopravvivenza.

Poi, il campeggio. Scelgo un bel posto da casa, carico la mia macchina con roba portatile per il massimo del confort peró fuori casa: e qui apriti cielo... Tenda, materassi, tavoli pieghevoli, luci, fornelletti a gas portatili, stoviglie da campeggio e tutto il resto. Arrivo li, monto tutto apparecchio e mi godo la natura al massimo del confort possibile fuori dalle mura domestiche. Perché c'è a chi piace cosí. Poi ci sono le varie versioni del campeggio, magari si sceglie meno roba, invece del cofano si mette tutto in grande zaino perché invece di un solo posto si vuole camminare tra piú posti a tappe e quindi si mette roba piú compatta e adattabile a posti diversi, tipo il tarp invece della tenda e semplificazioni e alleggerimenti vari.

E poi quello di cui si discute, il bushcraft. Ecco tornando al campeggio, scelgo un posto, ci vado, ma non porto l'Apostolato Divino. Mi porto attrezzi per lo piú, attrezzi che so che mi consentiranno di lavorare e trasformare quello che l'ambiente che ho scelto mi offre. Siccome si parla di bushcraft si presume che i posti in cui ci si reca offrano legno, pietre, frasche, terra. E allora mi porto la forchetta? No ho il coltello, me la intaglio nel legno col coltello/attrezzo/utensile, mi porto lo sgabbello pieghevole? No, me lo faccio li di legno, mi porto la tenda? No, mi faccio un riparo mezzo di fortuna per le prime sere, ma nei giorni lavoro a un capannino con il legno, piano piano ci faccio un camino e la smetto di dormire sotto le frasche col fuoco acceso accanto nel cerchio di pietre delle prime sere. E cosí via. Secondo me il problema non é nella definizione di bushcaraft come parola, ma nel tempo che ci si dedica, per capirlo, bisogna starci in quel posto dove si é andati, evolvere le comodità che si stanno creando sempre di piú, nei giorni nel tempo... Si puó fare? No! Nel bosco già non puoi accendere fuochi, non puoi dormirci nemmeno in realtà, non ci puoi costruire cascine in legno tagliando alberi ne puoi fare canne fumerie. Almeno qui. Lo facevano i nostri nonni? No, sicuro i nostri no. Avevano gia tutti una casa come i cristiani e al massimo andavano nel bosco per lavoro o caccia e si arrangiavano sicuro meglio di noi. Ma non erano gente che per una stagione intera tipo di caccia per lavoro si spostava verso un luogo con un mulo carico di attrezzi per uso hard e li costruiva un campo con i contro fiocchi perché ci doveva stare sei mesi cucinarci e camparci. Noi a parte pochi siamo gente di natura della domenica, al massimo stiamo fuori 3 giorni e 2 notti, una settimana se proprio ci si vuole accanire, ma che vuoi costruire col legno con ascia sega e coltello in pochi giorni... Al massimo fai uno sgabbello, na forchetta perché l'hai visto su youtube e stai facendo uno sport, che lunedi si torna a lavoro e ci si va con la metro...

Tutto un pensiero mio eh, rispetto massimo per chi ha avuto una disavventura ed é sopravvissuto, rispetto massimo a chi si allena in simulazioni di sopravvivenza perché si vuol trovare pronto nelle evenienze o é un militare/soccorritore e deve esserlo per lavoro, rispetto massimo per chi sceglie la sponda di un lago paradisiaco e si carica un suv di comodità perché vuole fare passare delle giornate ai suoi bimbi per fargli godere la natura ma non creandogli un trauma facendoli dormire a terra al freddo, rispetto massimo per chi in altre parti del mondo molla la città e nel tempo in un bosco si costruisce la sua alcova e si attrezza per vivere di ció che la natura stessa offre.

Io per quanto mi riguarda, in base a quello che voglio fare, mischio:
Ho attrezzatura da campeggio perché se voglio portare la famiglia deve e vuole star comoda, ma in natura.
Ho attrezzi bushcraft perché per me andare presto la mattina e arrivare all'ora di pranzo costruendomi lo sgabbello e la forchetta col legno mi rilassa, poi accendo il fuoco e cucino e si, per mangiare una pietanza ci ho messo dalle 5 del mattino alle 12 e 30...
Ho kit minimi di sopravvivenza e medici e mi sono preparato in simulazioni perché bazzicando la natura l'imprevisto puó purtroppo siccedere.
Ho roba minima e leggerissima cosí se mi va di camminare ho qualcosetra per quando mi fermo o per quando mangio.
Un mix di tutto.
Ho volontariamente escluso la caccia per non aprire ulteriori parentesi che già il post é lungo...
 
Sono portato a credere che lei abbia fatto esperienze molto "immersive" soprattutto dal punto della resilienza mentale, ma che, e mi smentisca se sbaglio, non ha mai passato un limite.

In un certo senso si é no, ho fatto esperienze di settimane, mesi, fino ad massimo di circa un anno. Quindi delle tempistiche non chissà cosa, estreme, ma tanto da non riuscirci per più per "casualità" ma riuscendolo a fare per competenza, capacità, consapevolezza e volontà. Insomma, non perché mi é andata bene, ma gestendo la cosa.

Ovviamente tralasciando l'eventualità di imprevisti di forza maggiore come possono esserci quotidianamente durante la propria vita, indifferentemente dai contesti, filosofie ed approcci di vita. I quali non li ho avuti, non tali da compromettere la mia vita, la riuscita delle uscite.

Ho affrontato anche problematiche di salute, risolvendole di mio. Ovviamente al mio rientro in società, forzato tutte le volte perché non é legalmente permesso vivere in certi modi, ho fatto dei controlli medici per dei dolori, i quali alla fine si sono rivelati per cause non legate alle esperienze di vita in natura, di natura, con la natura.

NB: per il momento se dovessi essere ancora denunciato per il vivere in certi modi, ovvero distaccato dalla società ed immerso completamente nel selvatico, rischierei conseguenze penali e non più solo amministrative. Questo se ci si domandasse perché non vado più per tanti mesi o anni. Mi faccio al massimo un mesetto, regolarmente per settimane. Ma di più ormai é un rischio. Meglio una libertà non completa, che perderla del tutto.

Premetto come sempre che non vivo la natura e per esaltazione, certificati, toppe, per sport, per moda, per credersi migliori o peggiori, ma per il semplice interesse verso la vita naturale, l'indipendenza, verso le tecniche, conoscenze, abilità ataviche, del passato. Ed anche perché sono cresciuto molto legato ad approcci e stili molto più legati alla natura rispetto alla modernità.

Insomma, una passione come potrebbero esserne tante altre per altre persone, che sia la meccanica, la fotografia, la lettura,... Insomma, una passione come tante altre, semplicemente é legata a questioni di vita del passato, che ci ha condotti fin quà.
 
In un certo senso si é no, ho fatto esperienze di settimane, mesi, fino ad massimo di circa un anno. Quindi delle tempistiche non chissà cosa, estreme, ma tanto da non riuscirci per più per "casualità" ma riuscendolo a fare per competenza, capacità, consapevolezza e volontà. Insomma, non perché mi é andata bene, ma gestendo la cosa.

Ovviamente tralasciando l'eventualità di imprevisti di forza maggiore come possono esserci quotidianamente durante la propria vita, indifferentemente dai contesti, filosofie ed approcci di vita. I quali non li ho avuti, non tali da compromettere la mia vita, la riuscita delle uscite.

Ho affrontato anche problematiche di salute, risolvendole di mio. Ovviamente al mio rientro in società, forzato tutte le volte perché non é legalmente permesso vivere in certi modi, ho fatto dei controlli medici per dei dolori, i quali alla fine si sono rivelati per cause non legate alle esperienze di vita in natura, di natura, con la natura.

NB: per il momento se dovessi essere ancora denunciato per il vivere in certi modi, ovvero distaccato dalla società ed immerso completamente nel selvatico, rischierei conseguenze penali e non più solo amministrative. Questo se ci si domandasse perché non vado più per tanti mesi o anni. Mi faccio al massimo un mesetto, regolarmente per settimane. Ma di più ormai é un rischio. Meglio una libertà non completa, che perderla del tutto.

Premetto come sempre che non vivo la natura e per esaltazione, certificati, toppe, per sport, per moda, per credersi migliori o peggiori, ma per il semplice interesse verso la vita naturale, l'indipendenza, verso le tecniche, conoscenze, abilità ataviche, del passato. Ed anche perché sono cresciuto molto legato ad approcci e stili molto più legati alla natura rispetto alla modernità.

Insomma, una passione come potrebbero esserne tante altre per altre persone, che sia la meccanica, la fotografia, la lettura,... Insomma, una passione come tante altre, semplicemente é legata a questioni di vita del passato, che ci ha condotti fin quà.
Io fossi in te sarei piú sereno, é vero che in Italia tante cose non si possono fare, ma é pure certo che in galera non va piú nessuno... Se vai per boschi per mesi o anni (a meno che non ti scappa il fuoco e distruggi la macchia mediterranea) figurati se vai carcerato...
 
Io fossi in te sarei piú sereno, é vero che in Italia tante cose non si possono fare, ma é pure certo che in galera non va piú nessuno... Se vai per boschi per mesi o anni (a meno che non ti scappa il fuoco e distruggi la macchia mediterranea) figurati se vai carcerato...
Il problema é che non sono in Italia ;)

I problemi li creano eccome, ma soprattutto per come sono fatto io non vivo alla medesima maniera le cose che devo fare con un "occhio aperto" perché illegali e quindi a rischio "problemi". Ma non posso farci niente verso il cambio di certe leggi, quindi pazienza.

Me la godo comunque, la natura e la vita in essa rimangono comunque le mie passioni.
Ma soprattutto le esperienze fatte non me le potranno mai togliere.

Insomma, finché si é vivi si continua ;)
 
Ah cacchio non lo sapevo, pensavo fossi qui! Immagino in altri posti magri sono piú rigidi, scusa! Qui a meno che non ti fai un capanno nel bosco per non dare gli alimenti ad una ex moglie difficile che qualcuno si impiccia hahahah
Il problema é che non sono in Italia ;)

I problemi li creano eccome, ma soprattutto per come sono fatto io non vivo alla medesima maniera le cose che devo fare con un "occhio aperto" perché illegali e quindi a rischio "problemi". Ma non posso farci niente verso il cambio di certe leggi, quindi pazienza.

Me la godo comunque, la natura e la vita in essa rimangono comunque le mie passioni.
Ma soprattutto le esperienze fatte non me le potranno mai togliere.

Insomma, finché si é vivi si continua ;)
 
L'agire all'interno della legalità lo reputo uno dei vincoli esterni maggiori per una pratica del bushcraft: ogni porzione di territorio è soggetto ad una autorità: se ci si muove in un bosco di propria proprietà si ha qualche libertà (ma non troppe) in più, ma altrimenti, nel muoversi in terrenti privati o soggetti all'aministrazione pubblica occore essere cauti e consapevoli che la discrezionalità d'azione è fortemente limitata. Gli esempi che provengono da oltre oceano vanno contesualizzati: là le proprietà privare raggiungono facilmente dimensioni di un paio d'ordine di garndezza maggiori che da noi, e anche i diritti posseduti all'interno della propria proprietà sono maggiori che da noi.
Per forza di cose, per come la vedo io, una pratica seria e approfondita è, anche volendo, piuttosto difficile da portare avanti. La versione light domenicale, è molto più praticabile.

Invece ho una curiosità sul sostentameto a lungo termine in ambiente boschivo.
Dato che l'economia sta sempre alla base delle attività, e in questo caso non quella finaziaria ma quella energetica. Facendo un paio di "conti della serva" si può dire che ad un essere umano maschio medio servono 1.500-2.500 kcal/giorno (di media), quindi in un periodo di tempo di 30 giorni esso abbisogna di 45.000-75.000 kcal, che senza ricorrere ai prodotti agricoli sono una enormità. Io ai documentari in tv che mostrano gente che si nutre di formiche non ci credo: servierbbero quintali di esserini per arrivare a soddisfare il fabbisogno energetico; ovviamente è una iperbole, ma è per rendere l'idea. Un mammifero di media stazza come l'uomo si ritrova obbligato a cacciare, e anche a cercare di catturare animali che "rendano", e quindi la caccia è pure faticosa. Esclusa la caccia per perseveranza, escluso l'uso di armi da fuoco, e finite le provviste, si riesce a procurarsi il fabbisogno energetico necessario?
Un' altra strada che si può seguire è quella di trascorrere il periodo di 30 giorni in deficit calorico, mettiamo che si riescano ad assimilate 500-1.000 kcal/giorno (di media), quindi totalizzando un deficit sui 30 giorni di 30.000-45.000 kcal; ipotizzando una perdita di massa grassa di 0,5 kg ogni 3.500 kcal (valore preso in prestito dall'ambito del fitness), proseguendo coi calcoli si arriva ad una perdita di peso di 8,6-12,9 kg. Credo che questa strategia sia quella utilizzata nei vari reality, basta prendere 10 kg prima di iniziare, cosa molto facile da fare, con la qualità degli alimenti normalmente venduti nei market. Ma è un approccio valido anche per una attività outdoor di lungo periodo?
Cordiali saluti
 
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