Calata in corda doppia o singola

Innanzitutto grazie @GiulioSherpa per la risposta articolata.
Quello che mi chiedevo io è, all'atto tecnico e pratico, che differenza c'è tra l'utilizzo di una piastrina GiGi e un secchiello per scendere in doppia (otre al fatto che con il secchiello si utilizza un moschettone in meno)
Al di là delle "scuole di pensiero" o "filosofie" varie, a me piace capire il funzionamento delle cose per avere chiara la situazione, soprattutto se si parla di attrezzatura da scalata.
Io ho sempre una piastrina GiGi attaccata all'imbrago, sia su roccia, sia su ghiaccio, perchè come detto è un attrezzo polivalente che permette anche manovre più "complesse" (vedi paranco). Però vorrei capire appunto che differenza c'è nell'utilizzo come discensore rispetto ad un secchiello.

Comunque nei manuali CAI n° 14 "Alpinismo su ghiaccio e misto" e n°16 "Alpinismo su roccia" viene mostrato come utilizzare un secchiello (Tuber) per la calata in corda doppia (rispettivamente pag. 91 e pag. 97)
 
Esatto, non si discute sulle manovre, i manuali parlano chiaro. e soprattutto non si inventa o si improvvisa.
Poi purtroppo in falesia o in ambiente se ne vedono di tutti i colori.
Ma io aggiungo (il mio cent): ma perchè usare il secchiello, che non è lo strumento adatto (ne consigliato) per il freno discensore?
Non voglio aprire un'altra discussione, ma l'uso del secchiello (io inziai con uno strumento simile negli anni 80 che si chiamava tuber, o piastrina...) è stato introdotto per l'assicurazione al compagno di cordata (dal secondo al primo), con funzione ben precisa, e cioè l'uso con due mezze corde per tenerle separate - se qualcuno ricorda i primi secchielli avevano lo spazio interno diviso in due da un segmento, per l'utilizzo su terreni difficili da proteggere, quindi precipuamente neve e ghiaccio.
Quindi perchè forzare l'uso e poi rischiare di farsi male perchè lo si usa impropriamente? Sappiate che un giudice valuterà il fatto secondo i regolamenti tecnici e le direttive del CAI e delle GG.AA., per cui attenzione alle manovre!

....non capisco perchè definisci il secchiello "non adatto" ad effettuare la discesa in doppia.
Il secchiello è -come tanti altri- uno strumento multifunzione che può essere utilizzato per l'assicurazione dinamica del primo di cordata -e probabilmente è questo il suo utilizzo principale, in quanto consente non solo al primo di cordata di rinviare le corde in modo sfalsato ma anche e soprattutto a chi fa sicura di frenare un eventuale caduta del primo in modo dinamico senza gravare troppo sulla sosta, o cmq di trasferire una sollecitazione inferiore- ... può essere utilizzato per recuperare i due secondi, ne più ne meno come si fa con la piastrina e naturalmente permette di calarsi in doppia.

Mentre per l'assicurazione del primo e per il recupero dei due secondi il verso di utilizzo è uno solo, per la calata in doppia può essere usato sia in un verso che in un altro (con i dentini delle gole rivolti sia in alto che in basso per intenderci) e questo varia un po' a seconda dei gusti, della parete da cui ci si cala, dalla misura delle corde e infine dal modello di secchiello che si usa.... naturalmente va sempre utilizzato con l'autobloccante ecc ecc.

Personalmente.... trovo la piastrina più fluida ma a volte un po' troppo veloce, specie con corde molto fini .... ma è questione di gusti.... questo non significa cmq che l'utilizzo del secchiello per fare una doppia sia sbagliato o pericoloso....
 
....non capisco perchè definisci il secchiello "non adatto" ad effettuare la discesa in doppia.
Carissimo, non "adatto" non significa che non si può usare, ho utilizzato questo termine, ma forse mi sono spiegato male, per dire che in origine non era l'attrezzo delegato a ciò, ma lo è diventato per "convenzione".
@=Caprimulgo= mi ha poi preceduto perchè mi ero ripromesso di dare un'occhiata ai manuali, ricordavo esattamente quello che a scritto lui ma volevo essere preciso, poi sono tornato a casa e ha prevalso la stanchezza...
Quindi è vero che anche al CAI sono stati "ammessi" per le manovre di discesa, quindi vale il discorso che ho fatto, che va letto nel senso che i materiali e le tecniche si evolvono, e se oggi un attrezzo non è progettato per quell'uso, ma in quell'uso qualcuno lo usa e senza pericolo, magari un domani anche il CAI (o le GG.AA.) recepiscono lo spunto e lo ricomprendono.
Questa è esattamente la storia del tuber, ovvero da strumento per l'assicurazione, vista la stragrande fama e utilizzo da parte dei moltissimi appassionati solo recentemente (nelle versioni precedenti dei manuali non c'era...) è stato "ammesso" alla discesa in corda doppia perchè o progettisti hanno pensato anche a questa funzione. E come il tuber, oggi abbiamo almeno altri 12 attrezzi simili di varie marche...
All'atto pratico, come ha spiegato gentilmente @Munny, non vi è nessuna differenza. Basta sapere bene cosa si sta facendo.
Anch'io (più per affetto che per altro) preferisco e uso la piastrina GiGi, tenendo il tuber solo per le salite in cascata di ghiaccio e pendii innevati.
Su roccia (faccio solo classiche multipitch in ambiente) vado ancora di mezzo barcaiolo, scusate ma per me è insostituibile...e meno roba porto con me, meglio è, visto che preferisco portare martello e chiodi che un doppione.
 
Grazie @GiulioSherpa per lo scambio.
è sempre un piacere discutere con persone competenti e soprattutto che non si scontrano arroccandosi sul "si fa così, io ho ragione, tu hai torto" (come spesso capita quando si parla di tecniche e materiali, qui come in altri forum)

Basta sapere bene cosa si sta facendo.

Questo secondo me è il fulcro di tutto il discoro e dell'attività alpinistica in generale: conoscere a fondo tecniche e materiali permette di avere ben chiare le cose e, a volte, tirarsi fuori dai guai se qualcosa va storto! (Visto che si parla di discensori mi viene in mente l'esempio del freno-moschettone)
 
Visto che si parla di discensori mi viene in mente l'esempio del freno-moschettone.
Figurati, se non si può parlare seduti ad un tavolo al rifugio cerchiamo di farlo qui :si:.
Io sono "anziano" e ho cominciato ad arrampicare con scarponi di cuoio e moschettoni ovali, quando ancora il CAI permetteva le soste con i moschettoni senza ghiera ed i rinvii preparati non esistevano, ce li facevamo con gli spezzoni di cordino. Per non parlare dei dadi, che erano veri e propri "dadi" da carpenteria metallica limati. E qualche cuneo in legno in Dolomiti l'ho messo (poi smetto, perchè se no qualcuno dice che i miei compagni di cordata erano Ampferer e Berger...).
Pensa che per fare la discesa in corda doppia chi come noi non poteva permettersi un robot (che nei negozi a Reggio non c'era, anzi non c'era neppure un negozio a Reggio di materiale d'alpinismo, si andava in auto fino a Barzanò dove c'era il Barba, oppre da Longoni.. ) usavamo un tondino di alluminio spessore circa 20mm, con due svasature che si appoggiavano alle barre laterali del moschettone ovale, trasformandolo in una simil piastrina GiGi.
Era l'evoluzione del freno moschettone e l'antesignano del robot...da qualche parte dovrei averlo ancora, se riesco stasera posto una foto.
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Eccolo
 

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Figurati, se non si può parlare seduti ad un tavolo al rifugio cerchiamo di farlo qui :si:.
Io sono "anziano" e ho cominciato ad arrampicare con scarponi di cuoio e moschettoni ovali, quando ancora il CAI permetteva le soste con i moschettoni senza ghiera ed i rinvii preparati non esistevano, ce li facevamo con gli spezzoni di cordino. Per non parlare dei dadi, che erano veri e propri "dadi" da carpenteria metallica limati. E qualche cuneo in legno in Dolomiti l'ho messo (poi smetto, perchè se no qualcuno dice che i miei compagni di cordata erano Ampferer e Berger...).
Pensa che per fare la discesa in corda doppia chi come noi non poteva permettersi un robot (che nei negozi a Reggio non c'era, anzi non c'era neppure un negozio a Reggio di materiale d'alpinismo, si andava in auto fino a Barzanò dove c'era il Barba, oppre da Longoni.. ) usavamo un tondino di alluminio spessore circa 20mm, con due svasature che si appoggiavano alle barre laterali del moschettone ovale, trasformandolo in una simil piastrina GiGi.
Era l'evoluzione del freno moschettone e l'antesignano del robot...da qualche parte dovrei averlo ancora, se riesco stasera posto una foto.
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Eccolo
Figurati, se non si può parlare seduti ad un tavolo al rifugio cerchiamo di farlo qui :si:.
Io sono "anziano" e ho cominciato ad arrampicare con scarponi di cuoio e moschettoni ovali, quando ancora il CAI permetteva le soste con i moschettoni senza ghiera ed i rinvii preparati non esistevano, ce li facevamo con gli spezzoni di cordino. Per non parlare dei dadi, che erano veri e propri "dadi" da carpenteria metallica limati. E qualche cuneo in legno in Dolomiti l'ho messo (poi smetto, perchè se no qualcuno dice che i miei compagni di cordata erano Ampferer e Berger...).
Pensa che per fare la discesa in corda doppia chi come noi non poteva permettersi un robot (che nei negozi a Reggio non c'era, anzi non c'era neppure un negozio a Reggio di materiale d'alpinismo, si andava in auto fino a Barzanò dove c'era il Barba, oppre da Longoni.. ) usavamo un tondino di alluminio spessore circa 20mm, con due svasature che si appoggiavano alle barre laterali del moschettone ovale, trasformandolo in una simil piastrina GiGi.
Era l'evoluzione del freno moschettone e l'antesignano del robot...da qualche parte dovrei averlo ancora, se riesco stasera posto una foto.
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Eccolo
Buonasera e... mah, di tutto ciò che ho letto dal mio primo messaggio ad ora non ho trovato una virgola fuori posto. Del tutto, la cosa assolutamente interessante è l' idea di tenere la testa allenata per risolvere le situazioni, specie in autosoccorso, con ciò che si ha a disposizione sul momento. Va da sé che, sicurezza in primis, partire con una dotazione completa all' imbraco aiuta molto, come è vero che se una persona ha una certa esperienza non avrà necessità di trasportarli dietro l'inverosimile.
Posto che di freni ne esistono una marea, effettivamente la piastrina gigi è tra i più versatili, tanto è vero che fa parte della dotazione personale dei tecnici del Soccorso Alpino Nazionale. Della sua leggerezza, semplicità costruttiva, basso costo, immediatezza nell'utilizzo ne fa armi vincenti, al punto che definirla un discensore è veramente riduttivo. Niente in contrario, come è stato già ampiamente detto, all'utilizzo del reverso o secchiello, ma provate a giocare con la piastrina e i vari modi di passare la corda. Si può rimanere sorpresi dal poter scendere ben frenati sia con una doppia da dieci mm che con una singola da otto. Altro capitolo sarebbero i nodi, con un moschettone ed un mezzo barcaiolo rinforzato si scende utilizzando un cordino in kevlar da sei. Parlo naturalmente di forze in gioco, per il resto è sempre meglio un abbondante margine di sicurezza in ogni cosa
 
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