Complice il lockdown collettivo da Covid, per fortuna recentemente allentato e allietato da due interessanti escursioni ai Laghi Gemelli (BG) e a Romagnese (PV), dopo troppe notti agitate causa ansie inconsce e stress da smartworking con figli piccoli da seguire, i miei pensieri corrono sempre più verso quella che sta diventando un'ossessione: cambiare vita e soprattutto cambiare residenza, cioè abbandonare la mia città. Non ho in mente propositi radicali, come fare l'eremita in una grotta sulla Sila, il rifugista a 2500 metri o il pastore nella Maiella. Mi piace la modernità e ne apprezzo i vantaggi, però senza gli eccessi e lo sradicamento eccessivo dalla Natura che comporta il vivere a Milano come a Roma, a Parigi o NY. Semplicemente, non tollero più i ritmi di vita cittadini, la devozione cieca al lavoro e al divertimento, lo stress del traffico, l'inquinamento della Pianura Padana coi suoi cieli color ghisa e la mancanza di veri 'paesaggi', i cani e i ciclisti che occupano i marciapiedi, il degrado della periferia urbana, la difficoltà di farsi amici veri, ma soprattutto l'assenza degli odori del bosco, del fragore di un ruscello e dei colori dell'autunno.
Quindi, vorrei poter vivere e lavorare in un contesto ambientale più naturale e a misura d'uomo. Dove trovare l'avventura a 10 minuti a piedi da casa, e non a un'ora e mezza di macchina!
Premetto: ho 40 anni, due figli ancora alle elementari e sono giornalista, ma lavoro come impiegato nella pubblica amministrazione locale (un tempo scrivevo invece di turismo, gastronomia a agricoltura, e mi pagavano per divertirmi, ma era troppo bello per durare a lungo). Se potessi tornare indietro di vent'anni, onestamente prenderei altre strade, completamente differenti: magari tenterei un concorso in quello che era il Corpo Forestale, oppure proverei a diventare accompagnatore di media montagna (a proposito, sta diventando un mestiere sempre più difficile anche questo: conosco un ragazzo preparato e deciso che proprio non riesce a conquistare l'abilitazione..).
Però. Da buon frequentatore di valli e di borghi, di piccoli comuni e di boschi, spesso ho ascoltato racconti - di contadini, di osti, di allevatori, di guardiaparchi, di guide ambientali... - che mi hanno messo in guardia dalla vita di paese: noia e scarse prospettive per i più giovani, frequente abuso di alcol e sostanze, scarsi stimoli culturali, inverni infiniti e malinconici, routine noiose, costi e stress per la necessità di avere almeno due auto in famiglia, difficoltà a sentirsi accettati e integrati nella vita sociale soprattutto se 'forestieri' (ho una conoscente che ha sposato un vignaiolo in Maremma e, dopo 20 anni di Toscana, in effetti ancora viene chiamata dai negozianti 'la milanese'), controllo sociale causa sindaco e prete che conoscono tutto di tutti, pettegolezzi e giudizi gratuiti verso chi si mostra anticonformista...
Ciononostante, credo che vivrei più serenamente in un borgo storico fra gli Appennini, circondato da storia, natura e bellezza.
Mia moglie sostiene invece che sia molto più intelligente lavorare in città per poter fuggire nei boschi il fine settimana o durante le ferie, piuttosto che restare prigioniero di un piccolo comune e sognare la città.
Mi piacerebbe conoscere l'opinione di voi avventurosi. Capire se altri condividono il mio bisogno di contatto con la natura e di fuga dalla città.
E, soprattutto, mi piacerebbe ascoltare dei consigli su come poter eventualmente cambiare vita, anche professionale, senza troppi contraccolpi né disagi. Per esempio, lavorando già nella pubblica amministrazione, potrei provare a chiedere il trasferimento in un piccolo comune o, meglio ancora, in un parco naturale nazionale o regionale, magari come guardiaparco. Una soluzione che ho pure provato a sondare, ma è ostica da attuare, poiché in questi enti si cerca di facilitare un'eventuale mobilità a chi vive nel circondario e ha già contatti e relazioni con il luogo. Inoltre, se anche riuscissi nell'intento di ottenere la mobilità in un parco naturale, ci sarebbe il problema del lavoro di mia moglie, impiegata in una multinazionale e con uno stipendio migliore del mio.
Un saluto a tutti!
Quindi, vorrei poter vivere e lavorare in un contesto ambientale più naturale e a misura d'uomo. Dove trovare l'avventura a 10 minuti a piedi da casa, e non a un'ora e mezza di macchina!
Premetto: ho 40 anni, due figli ancora alle elementari e sono giornalista, ma lavoro come impiegato nella pubblica amministrazione locale (un tempo scrivevo invece di turismo, gastronomia a agricoltura, e mi pagavano per divertirmi, ma era troppo bello per durare a lungo). Se potessi tornare indietro di vent'anni, onestamente prenderei altre strade, completamente differenti: magari tenterei un concorso in quello che era il Corpo Forestale, oppure proverei a diventare accompagnatore di media montagna (a proposito, sta diventando un mestiere sempre più difficile anche questo: conosco un ragazzo preparato e deciso che proprio non riesce a conquistare l'abilitazione..).
Però. Da buon frequentatore di valli e di borghi, di piccoli comuni e di boschi, spesso ho ascoltato racconti - di contadini, di osti, di allevatori, di guardiaparchi, di guide ambientali... - che mi hanno messo in guardia dalla vita di paese: noia e scarse prospettive per i più giovani, frequente abuso di alcol e sostanze, scarsi stimoli culturali, inverni infiniti e malinconici, routine noiose, costi e stress per la necessità di avere almeno due auto in famiglia, difficoltà a sentirsi accettati e integrati nella vita sociale soprattutto se 'forestieri' (ho una conoscente che ha sposato un vignaiolo in Maremma e, dopo 20 anni di Toscana, in effetti ancora viene chiamata dai negozianti 'la milanese'), controllo sociale causa sindaco e prete che conoscono tutto di tutti, pettegolezzi e giudizi gratuiti verso chi si mostra anticonformista...
Ciononostante, credo che vivrei più serenamente in un borgo storico fra gli Appennini, circondato da storia, natura e bellezza.
Mia moglie sostiene invece che sia molto più intelligente lavorare in città per poter fuggire nei boschi il fine settimana o durante le ferie, piuttosto che restare prigioniero di un piccolo comune e sognare la città.
Mi piacerebbe conoscere l'opinione di voi avventurosi. Capire se altri condividono il mio bisogno di contatto con la natura e di fuga dalla città.
E, soprattutto, mi piacerebbe ascoltare dei consigli su come poter eventualmente cambiare vita, anche professionale, senza troppi contraccolpi né disagi. Per esempio, lavorando già nella pubblica amministrazione, potrei provare a chiedere il trasferimento in un piccolo comune o, meglio ancora, in un parco naturale nazionale o regionale, magari come guardiaparco. Una soluzione che ho pure provato a sondare, ma è ostica da attuare, poiché in questi enti si cerca di facilitare un'eventuale mobilità a chi vive nel circondario e ha già contatti e relazioni con il luogo. Inoltre, se anche riuscissi nell'intento di ottenere la mobilità in un parco naturale, ci sarebbe il problema del lavoro di mia moglie, impiegata in una multinazionale e con uno stipendio migliore del mio.
Un saluto a tutti!
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