In effetti ci sono molti pro tanti contro, nel provare a cambiare vita e passare da un contesto urbano, denso, vivace ma competitivo a un borgo dove la natura contamina gli spazi e i tempi esistenziali.
Ovviamente occorre interrogarsi su ciò che si desidera per sentirsi felici, o perlomeno sereni. Quanti vivono tra Appennini o valli alpine e sognano la frenetica vita sociale della metropoli, la possibilità di sfondarsi di aperitivi, il film appena uscito al cinema e la scelta fra 1.000 negozi e 10.000 firme di moda? Così come molti cittadini soffrono per non potersi godere il foliage dei faggi, un tramonto senza foschia, l'odore del legno in decomposizione e il piacere di prendere un sentiero dietro casa senza dover programmare ogni escursione, svegliarsi all'alba e ripassare il percorso su Wikiloc durante il viaggio. Anni fa conobbi un produttore di caprini pluripremiati che mi raccontò amareggiato come il figlio non avesse mai messo piede nella sua stalla! Ovviamente la frustrazione è ubiqua ;-(
Con onestà sono conscio che la vita culturale milanese un poco mi mancherebbe, se mi trasferissi in un paese isolato: decine di musei che si rinnovano, mostre d'arte e di fotografia ogni settimana, ricche programmazioni teatrali, concerti e presentazioni di libri a pioggia, eventi in ogni dove... Anche se, da quando ho figli, causa impegni, orari e disponibilità economica, mi godo sempre più raramente queste opportunità. Sorattutto poiché nel tempo libero sono quasi sempre per boschi, sentieri o vette: questo mi rende sereno!
Così sempre più spesso, quando penso che io e mia moglie stiamo pagando il mutuo per una casa in periferia che ci varrebbe quanto un bel rustico con cinque ettari di terreno in Garfagnana, che della vita sociale milanese me ne frega sempre di meno, che per quattro coni gelati in centro mi hanno appena chiesto 20 euro, che negli ultimi anni ho comprato forse un paio di scarpe per l'ufficio ma ben tre di scarponi, che il traffico e l'odore di smog mi deprimono e l'inquinamento mi ha sicuramene aggravato la sinusite, che il mio lavoro per giunta è piuttosto monotono e mal pagato per il costo assurdo della vita milanese... Allora mi domando: ma chi me lo fa fare di vivere in città, considerato che mi rende molto più felice incontrare un capriolo lungo un sentiero che un collega o un vicino di casa in metropolitana?
L'ipotesi dello smart working potrebbe essere una soluzione, magari temporanea, per trascorrere più giorni fuori Milano in un contesto più umano e soprattutto selvaggio e naturale, magari affittando un bilocale o acquistanto (e vai di altro mutuo!) un piccolo 'sasso' in collina. Purtroppo però nel mio ente lo smart working lo concedono - almeno fino al lockdown - solo per un giorno a settimana, e mai di lunedì o venerdì, ahimè... Chissà, magari dopo questa emergenza Covid molte abitudini lavorative cambieranno e qualcuno, fortunato, potrà lavorerà dallo chalet in montagna per tre o quattro giorni a settimana, connessione permettendo. Potrebbe anche essere la soluzione più rapida ed efficace anche per ripopolare i tanti borghi desolati fra Alpi e Appennini.
Intanto, però, continuo a desiderare di svegliarmi ogni mattina e vedere mille tonalità di verde e di marrone, e non solo sfumature di grigio.