Il monastero dove abbiamo dormito non era un granché, eravamo molto accalcati, e avevo i piedi del signore ciclopellegrino in faccia, alle 5 cominciano ad alzarsi tutti e a fare un baccano infernale, Matteo non sembra accorgersene
Ma io non ce la faccio, fa pure caldo, mi alzo e mentre vedo che tutti si preparano faccio un paio di foto e chiacchiero con qualche ciclista, ne approfitto per sistemare un pochino le borse e visto che non ho nulla da fare, faccio un controllo completo alle bici, le pulisco e le ingrasso per bene. Poi mi riallungo sul letto e in dormiveglia aspetto le 8.
(scusate la scarsa qualità)
Dato che ho preparato tutto all’alba, non resta che ritirare i panni e partire.
La n120 ci accompagna per un bel tratto di strada, si cambia regione, entriamo in Castiglia&Leon, nella provincia di Burgos
Come mi sembra di aver già accennato c’è un certo “odio” tra le varie provincie spagnole, tutte vorrebbero l’indipendenza, non mancano scritte e modifiche ai cartelloni..
Da notare Burgos >> buRRos, bene
siamo nelle Tierras del Cid colui che liberò la Spagna dai Mori
Ecco cosa intendo quando dico che la strada sembra non finire mai
E questi sono campi di grano all’infinito.
Anche in formato video
GRANO, GRANO, e ancora GRANO!
Dopo gli errori dei giorni precedenti, e dopo la chiacchierata mattutina che ho fatto con i ciclisti, oggi non facciamo errori (e non ne faremo più
) sulla strada da scegliere.
I paesi scorrono veloci, oggi andiamo forte, il venticello ci aiuta a non sentire il sole, il grano dei campi ci fa compagnia, si vede che abbiamo cambiato regione, qui sembra tutto più calmo, la cultura però non è affatto campagnola, anche se dei paesi sono poco più di 4 case con dentro 4 trattori e 8 anime, alcuni sembrano dei paesi fantasmi, un pochino mi deprime.
A Belorado, facciamo la conoscenza con una delle figure tipiche della Castiglia, la cicogna! Ce ne sono moltissime, su tutti i cucuzzoli si vedono nidi
A Villafranca Montes de Oca, facciamo una bella pausa, abbiamo fatto 35km praticamente senza fermarci, siamo proprio soddisfatti, davanti ad un albergue ci sediamo, chiacchieriamo con altri ciclopellegrini e beviamo un pochino d’acqua, inoltre, dato che c’è un comodissimo supporto per le bici, facciamo riposare anche i cavalletti, che sotto il peso delle borse ogni volta stramazzano.
Chiacchierando con due ciclopellegrini, e insieme a loro vediamo che strada fare per arrivare ad un luogo un pochino mitico, sul cammino, San Juan de Ortega
Si la scia a n120 e si prende sulla destra una strada brecciata che comincia a salire con una pendenza non indifferente, pazienza, spingiamo un pochino i mezzi, lo abbiamo fatto altre volte, oramai “padroneggiamo la tecnica”
Con diversi Sali-scendi, la il sentiero costeggia la N120 e si infila in un fittissimo bosco, quello che si vede in questa foto.
Il bosto è un pochino tetro, ma molto molto affascinate, si passa da sentieri strettissimi a zone in cui sembra passato un caterpillar e abbia spianato tutto, in alcuni tratti improvvisamente spariscono completamente gli alberi, e lo scenario sembra quasi post apocalittico.
(foto non mia)
In cima incontriamo gli amici ciclisti che vanno decisamente più veloce di noi, sono spagnoli, non ricordo di dove però, sono simpatici, mi è capitato di conosce molta gente lungo la strada, ma quasi mai ci siamo presentati, come se non ci fosse bisogno di chiamarsi per nome, un attimo prima siamo estranei, poi basta un saluto e già siamo amici e si comincia a chiacchierare, beh.. morale della favola li abbiamo nominati Frizzulo (quello vestito in bianco) e “il suo amico”
Varie foto da li sopra.
Proseguendo ancora un pochino, si raggiunge San Juan, che merita decisamente una visita, vi riporto uno stralcio preso da Girodivite.it che lessi prima di partire e che mi colpì:
-S. Juan è una comunità rifugiata fra questi boschi, i cui tratti schivi e solitari si riflettono sui caratteri di quella dozzina di persone che ne fanno parte. E’ un unico complesso architettonico con una chiesa romanica, e ricavati da un’ala del monastero: un rifugio ed un piccolo bar-ristorante; poi c’è solo qualche sparuta casa, tanto vuote fuori quanto lo devono essere dentro. Se non fosse per i pellegrini che decidono di fermarsi per la notte, ci sarebbero più cani che persone. E’ un luogo suggestivo però, la luce del sole mette a nudo impietosamente la vecchiaia delle costruzioni e l’abbandono in cui versa il monastero, ma non ne tradisce il fascino. Deve il suo nome al Santo che si ritirò da queste parti per aiutare i pellegrini nel difficile transito per questi monti. Morendo S. Juan venne seppellito nella cappella romanica da lui stesso costruita-
A San Juan ci fermiamo a pranzo e mangiamo un bel panino con il tonno e l’ananas sciroppata in barattolo!
sotto un albero ci allunghiamo e ci riposiamo un pochino, la pennichella dopo pranzo sotto un albero è una mano santa! Oggi è proprio una bella giornata, la strada è fantastica, il panorama anche, il bosco è una riserva naturale, piena di uccelli.
Purtroppo ho solo una foto mia del posto
Prima di ripartire ci concediamo un gelato al bar, facciamo il pieno alle boracce e ricominciamo a pedalare, direzione Atapuerca, la nostra guida consiglia di visitarla, c’è un sito archeologico preistorico che è patrimonio dell’Unesco, è ancora presto, Burgos non è distante, decidiamo di fermarci.
La discesa è dolce e il paesaggio piacevole, incontriamo diversi pellegrini per strada e ogni volta che ne superiamo, dopo un Grazie, ci scambiamo la formula di rito “buen camino!”
Purtroppo il tizio all’ingresso della zona archeologica ci dice che si può entrare solo in gruppo e che la visita è guidata, comincia dopo un ora e dura quasi due.. Si farebbe troppo tardi
e di certo 2 persone non fanno un gruppo. Un pochino rattristiti ripartiamo
La “collinetta” dietro Atapuerca sembra tranquilla, e insieme a Frizzulo&Co. Cominciamo a salire, presto ci accorgiamo che è una maledetta sassaia, dove se non tieni una andatura decente non cammini, come al solito, smontiamo da cavallo e cominciamo a spingere, ma stavolta non solo non siamo soli
In cima alla collina un venticello fresco ci rincuora, il sentiero appiana, e tutti e 4 risaliamo a bordo dei mezzi e zitti zitti pedaliamo alla volta di Burgos
L’ultimo ostacolo è trovare da dormire a Burgos e non è affatto facile, appena entrati in città le frecce gialle e i simboli che indicano il cammino spariscono, dobbiamo attraversare un periferia industriale veramente brutta, fortunatamente i marciapiede sono molto ampi, la città è bellissima, piena di sampietrini e muretti di mattoncini bene ordinate, la periferia caotica lascia spazio ad una perla di centro storico.
Chiedendo a dei signori anziani, che parlavano un dialetto incomprensibile, seguiamo il fiume, fino ad arrivare ad un parco dove ci hanno detto che c’è un Albrgue. Il posto è carinissimo, 2-3 casette in legno in mezzo ad un grande parco mi fanno illudere di trovarmi in un bosco, c’è molto silenzio e l’aria è fresca.
Rincontriamo Frizzulo e l’amico, che arrivano dopo di noi (mi hanno detto che si sono messi a riposare sotto un albero dopo Atapuerca e non si sono resi conto dell’ora), dopo la doccia e i panni, io e Matteo ci avviamo verso il centro seguendo il fiume.
Al parque El Parral (B) è dove avevamo l’ostello (se mettete la visuale “satellite” si vedono benissimo le casette) e l’altro punto (A) è il centro,
ecco la mappa.
http://maps.google.it/maps?f=d&sour...42.33853,-3.711233&spn=0.022459,0.038624&z=15
Facciamo un giretto nella piazza principale e scatto un paio di foto alla cattedrale.
Sulla porta di un ristorantino leggiamo, un cartello “Menù Pellegrino 12€” mmm.. un pochino caro, di solito spendiamo 7-8, vabbè, la grande città ha costi più alti rispetto ai paesini, entriamo, dentro è molto carino, sembra un ristorante di lusso e noi in ciabatte e magliettina ci sentiamo un pochino fuori luogo, considerando poi che dentro c’è gente distinta e benvestita. Ci domandiamo se veramente fanno il menù del pellegrino, arriva il cameriere, Si lo fanno, fiuuu.. meno male
ordiniamo entrambi Paella, centro non stiamo sul mare e non è tipica del posto, però è buona, e insieme non ricordo cosa..
Dopo cena una passeggiata in centro e mentre rientriamo nell’abergue, Matteo mi racconta del viaggio che ha fatto l’estate prima.
Piccola parentesi su Matteo.
Dovete sapere che è molto ma molto avventuroso, e ha una capacità di adattarsi all’ambiente circostante impressionante, mentre mi racconta il viaggio crepo d’invidia, perché è stato nel sudest asiatico e precisamente ha risalito il corso del Mekong attraversando Cambigia, Laos e Vietnam, il tutto in un mese, nonostante questo, non riesco a farlo iscrivere al forum.
Chiusa parentesi su Matteo.
All’albergue scopriamo che siamo circondati da italiani, e con loro scambiamo qualche parola e impressione sulla tappa del giorno dopo, domani ci aspettano le terribili Mesetas!
Alla Prossima,
Giacomo