Campismo

Recupero questa discussione (un po' fuori dal tema ma sempre con l'intento della leggerezza :) ).
Sono del parere che le cose vanno sempre misurate, così leggendo solo i titoli delle nuove discussioni sulla schermata conto almeno 11 termini inglesi.
Troppi, pochi, il giusto? Boh.
Non entro nel merito, ma il dubbio che tranne per due o tre casi nei quali il termine arricchisce e completa la nostra lingua, esprimendo un concetto meglio che in italiano, negli altri casi ... ho altre sensazioni ... ma sorridamoci su :)
Ho avuto la tentazione :mumble: di creare un dizionario del forum con la traduzione dei termini che di volta in volta appaiono ma riflettendoci si risulterebbe antipatici e spocchiosi perché è come se si si tacciassero gli altri di ignoranza o snobismo (dall'inglese snob ma dal latino sine nobilitate), si potrebbero innescare polemiche e liti assolutamente da evitare in forum interessante e simpatico come il nostro.
Per cui teniamoci il mondo così com'è :) eruditi o red neck che siamo.
 
nel nome del progresso dopo aver voluto abbattere tutte le barriere umane , confini,razziali,linguistiche ,ci ritroviamo spesso a essere conservatori e le differenze le facciamo (nel senso più generico possibile) anche nei dialetti a 20 km di distanza o peggio nei riguardi di etnie o popolazioni straniere, quando avere una lingua comune universale,oggi che la gente gira di più di una volta e sopratutto per la presenza su internet di forum o siti stranieri ,sarebbe una necessità.
Vogliamo dire che è l'inglese una lingua comune ? vuoi perchè maggiormente diffusa ,senza voler sposare necessariamente lo spirito anglofono per chi lo disdegna. Chi si destreggia con l'inglese se và in un qualsiasi paese può comunicare ,almeno nelle necessità di base. Come la gente si sposta nei paesi è normale che anche alcuni termini vengano adottati e entrano nel nostro linguaggio comune.
Non vedo tutto questo ostracismo per i termini inglesi nel parlare comune
 
Cedi alla tentazione e metti in testa ed in coda il disclaimer :p dove spieghi chiarissimamente lo scopo della tuo contributo,
 
Non vedo tutto questo ostracismo per i termini inglesi nel parlare comune
Come già espresso, più volte e non solo in questo thread, di per sè non c'è nessun "male" assoluto nell'usare dei termini anglofoni, o se si preferisce "universalmente" riconosciuti, di fatto ne ho usato uno appena io quando ho parlato di "thread" e non mi sento "sporco" :D

Il problema nasce, a mio modesto avviso, quando un termine non ha nessun motivo di essere utilizzato nel senso che usando l'equivalente, in Italiano, non cambia assolutamente la compressione del concetto che si vuole esprimere nè si ottiene un risparmio a livello di "parole" per esprimere il concetto stesso; se io dico "sold out" o "tutto venduto", permettimi, non cambia assolutamente nulla e mi viene estremamente difficile non pensare che l'uso di "sold out", in sostituzione di "tutto venduto", sia dettato dal voler apparire "internazionale", per cui "migliore", di chi ti sta ascoltando o leggendo. Addirittura in alcuni ambiti l'inglese è esattamente l'opposto dell'essere "conciso", quante volte un politico usa "exit strategy" ? ovviamente dire, per esempio, "disimpegno" non è "internazionale" ma almeno è più conciso e italianamente parlando corretto.

Il problema nasce quando termini anglofoni, e mi riferisco ad essi solo per comodità poichè non sono gli unici, vengono usati in maniera errata, quante volte si sente "dammi un input ......" o "non ci sono gli input ....." ed ovviamente non siamo all'interno di una discussione di informatica dove, in quel caso, potrebbe anche avere un senso.

Una volta si usava il latino, o il greco, per i "paroloni" :ka: oggi l'inglese :(

E' vero che l'inglese è sicuramente più diffuso che l'italiano e la padronanza di una lingua diffusa come l'inglese è solo un vantaggio, su questo nulla da dire, ma la padronanza di una lingua non deriva solo dall'uso dei termini ma anche dalla grammatica, usare termini anglofoni ma non essere in grado di costruire una frase in modo corretto non è poi tanto diverso da "scendimi il dog".

La lingua, piaccia o non piaccia, rappresenta una "identità", come lo sono i dialetti, io parlo il dialetto perchè mi sento legato ad un determinato luogo e nel momento in cui non lo utilizzo perdo un pò di quel "legame" che per me è importante, poi è giusto che ci si debba poter "capire" in tutta Italia per cui "vai con l'italiano" in tutti quei ambiti dove in primo luogo dev'esserci la comprensione e non la difesa delle proprie "origini". Io sono Italiano, non sono inglese nè americano.

Poi ogni ambito ha la propria lingua di riferimento, questo è inevitabile e oggettivamente naturale, in elettronica, o in informatica, è l'inglese, in cucina il francese, nell'architettura probabilmente anche l'italiano, in ambito giuridico il latino etc etc come ogni "generazione" ha le sue necessità, quante volte, anche in questo forum, si legge "nn" invece di "non" o "xche" o peggio "xk" al posto di "perchè", ora se in un sms può avere un senso, risparmio caratteri e tempo, in una discussione dove non hai limiti di tempo e spazio il suo utilizzo ottiene l'esito opposto non tanto perchè il concetto di per sè cambi ma quanto per "l'era" delle persone a cui ti stai riferendo che è sicuramente più variegato e come tale abituato ad un modo di scrivere differente (ovviamente come principio, magari in questo forum il 99.9% sono ventenni per cui è normale).

Probabilmente, e ne sono intimamente convinto, avessi vent'anni tutti sti "pipponi" non me li farei :biggrin:

Ciao :si:, Gianluca

PS.:...... ovviamente sono considerazioni personali, nulla di più.
 
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Come già espresso, più volte e non solo in questo thread, di per sè non c'è nessun "male" assoluto nell'usare dei termini anglofoni, o se si preferisce "universalmente" riconosciuti, di fatto ne ho usato uno appena io quando ho parlato di "thread" e non mi sento "sporco" :D

Il problema nasce, a mio modesto avviso, quando un termine non ha nessun motivo di essere utilizzato nel senso che usando l'equivalente, in Italiano, non cambia assolutamente la compressione del concetto che si vuole esprimere nè si ottiene un risparmio a livello di "parole" per esprimere il concetto stesso; se io dico "sold out" o "tutto venduto", permettimi, non cambia assolutamente nulla e mi viene estremamente difficile non pensare che l'uso di "sold out", in sostituzione di "tutto venduto", sia dettato dal voler apparire "internazionale", per cui "migliore", di chi ti sta ascoltando o leggendo. Addirittura in alcuni ambiti l'inglese è esattamente l'opposto dell'essere "conciso", quante volte un politico usa "exit strategy" ? ovviamente dire, per esempio, "disimpegno" non è "internazionale" ma almeno è più conciso e italianamente parlando corretto.

Il problema nasce quando termini anglofoni, e mi riferisco ad essi solo per comodità poichè non sono gli unici, vengono usati in maniera errata, quante volte si sente "dammi un input ......" o "non ci sono gli input ....." ed ovviamente non siamo all'interno di una discussione di informatica dove, in quel caso, potrebbe anche avere un senso.

Una volta si usava il latino, o il greco, per i "paroloni" :ka: oggi l'inglese :(

E' vero che l'inglese è sicuramente più diffuso che l'italiano e la padronanza di una lingua diffusa come l'inglese è solo un vantaggio, su questo nulla da dire, ma la padronanza di una lingua non deriva solo dall'uso dei termini ma anche dalla grammatica, usare termini anglofoni ma non essere in grado di costruire una frase in modo corretto non è poi tanto diverso da "scendimi il dog".

La lingua, piaccia o non piaccia, rappresenta una "identità", come lo sono i dialetti, io parlo il dialetto perchè mi sento legato ad un determinato luogo e nel momento in cui non lo utilizzo perdo un pò di quel "legame" che per me è importante, poi è giusto che ci si debba poter "capire" in tutta Italia per cui "vai con l'italiano" in tutti quei ambiti dove in primo luogo dev'esserci la comprensione e non la difesa delle proprie "origini". Io sono Italiano, non sono inglese nè americano.

Poi ogni ambito ha la propria lingua di riferimento, questo è inevitabile e oggettivamente naturale, in elettronica, o in informatica, è l'inglese, in cucina il francese, nell'architettura probabilmente anche l'italiano, in ambito giuridico il latino etc etc come ogni "generazione" ha le sue necessità, quante volte, anche in questo forum, si legge "nn" invece di "non" o "xche" o peggio "xk" al posto di "perchè", ora se in un sms può avere un senso, risparmio caratteri e tempo, in una discussione dove non hai limiti di tempo e spazio il suo utilizzo ottiene l'esito opposto non tanto perchè il concetto di per sè cambi ma quanto per "l'era" delle persone a cui ti stai riferendo che è sicuramente più variegato e come tale abituato ad un modo di scrivere differente (ovviamente come principio, magari in questo forum il 99.9% sono ventenni per cui è normale).

Probabilmente, e ne sono intimamente convinto, avessi vent'anni tutti sti "pipponi" non me li farei :biggrin:

Ciao :si:, Gianluca

PS.:...... ovviamente sono considerazioni personali, nulla di più.
 
Un amico veneto ha postato su FB una foto di un paio di piedi sozzi col commento "BLACK FRA I DEI"

a cui ho risposto "I pee biot e vunch" e lui ha tradotto correttamente ed io mi sono complimentato per l'impegno.

POI, avevo una deficiente in ufficio che se quanto stava scrivendo non era per i capi era abituata a scrivere in italiano primordiale con l'uso continuo della K in stile "io sao ko kelle terre, per kelli fini che tutti li "etc etc, l'avrei polverizzata, ma dato che è già madre non avrei salvato la razza dal peggioramento, o perlomeno dal rischio di.

Tuttavia ad alcuni concetti e parole sono oramai affezionato, tipo il feedback ed il dammi un feedback, e comunque sono, nel bene e nel male, tutto il giorno a stretto contatto con l'inglese parlato e scritto, quindi lotto per parlare in milanese e chi el capiss noo lo studi:rofl:
 
La mia sì, lo ammetto, me la ricordo sempre da una vita la deficiente manco sapeva di scrivere in italiano moderno primordiale.
 
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