Parchi della Basilicata
  1. Parco Nazionale dell'Appennino Lucano
Data: 3 Luglio 2021
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Bosco Luceto ingresso gole
Località di arrivo: ss 12 tra Savoia di Lucania e S.Angelo le Fratte presso una cava
Tempo di percorrenza: 3 ore circa solo discesa
Chilometri: 2 Km circa
Grado di difficoltà: Vedi sotto
Descrizione delle difficoltà: Verticale max 20 m. bisogna saper nuotare per la presenza di numerosi salti da tuffare, occorre muta da 5 mm
Periodo consigliato: estate
Segnaletica: indicazioni per raggiungere il greto del fiume
Dislivello in discesa: 230 m.
Quota massima:
Accesso stradale: L'accesso più comodo è l'uscita A2 Polla,poi direzione Caggiano e poi SP 12 direzione Savoia

Descrizione

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Per questa uscita torrentistica mi reco a Sant’Angelo le Fratte, nell’Appennino lucano nord occidentale. Conosciuto anche come “il paese delle cantine” è un piccolo e affascinante borgo in provincia di Potenza, ai piedi del monte Carpineto che domina la valle del Melandro. Le case e i vicoli del centro storico sono abbelliti da pittoreschi murales e sculture che ne rievocano la storia, gli usi e costumi. Inoltre non passa inosservato l'appariscente anfiteatro che fa da contraltare alle incantevoli e verdeggianti ondulazioni del paesaggio tutt’intorno. La maggiore attrazione del paese è rappresentato senza dubbio dalle cantine, circa cento, ricavate direttamente tra le rocce che formano un suggestivo ed originale percorso culturale.

La meta di questo torrido 3 luglio è il Vallone del Tuorno, uno degli affluenti del fiume Melandro, immerso nel lussureggiante bosco Luceto. Agli abitanti di Savoia di Lucania e Sant’Angelo il fragore delle sue cascate perenni ricordava il rimbombo di un tuono, e da qui’ il nome Vallone del Tuorno, che dal dialetto Lucano si traduce appunto tuono. Si tratta di un canyon impegnativo dove si susseguono cascate, inforramenti e belle vasche fino a raggiungere delle sorgenti di acqua sulfurea che zampillano dalle pareti rocciose. E’ alimentato non soltanto dalla fusione delle nevi in primavera ma anche dalle numerose sorgenti a monte.

Con Emmanuele, Donato e un manipolo di “intrepidi” ci rechiamo all’uscita della forra presso una cava che sorge ad un curvone della strada provinciale 12 che collega Savoia a Vietri di Potenza. Allo spiazzo lasciamo due auto staffetta mentre con altre due ci rechiamo alla testata delle gole nel magnifico bosco Luceto tra cerri e carpini. Ultimata la vestizione con mute da cinque mm, caschi e imbraghi ci immergiamo subito nella natura più incontaminata e selvaggia del vallone. In queste calde giornate estive non c’è niente di meglio del refrigerio sempre a contatto con l’acqua all’ombra del bosco.

Appena entrati nel greto del torrente incontriamo delle bellissime stalattiti e ”vele”, particolari concrezioni appoggiate in parete per un lato. A causa della corrente e delle piene le stalagmiti invece non hanno modo di formarsi; il calcare viene trasportato fin dove, in alcuni punti del fiume si deposita sulla superficie delle pareti formando uno strato verdastro ruvido simile a muschio.

La progressione è varia e molto divertente mentre ci vede impegnati tra tuffi nelle numerose pozze presenti, scivoli e mini toboga che si gettano nei laghetti e alcune calate di corda utilizzando tecniche torrentistiche. Il fiume dà origine a sei cascate, la più alta delle quali raggiunge i 22 metri di altezza. Una di esse davvero spettacolare non viene discesa ma aggirata per non intaccare lo strato di muschio che la riveste. Si dà in tal modo l’opportunità agli escursionisti che compiono il percorso naturalistico di apprezzarla pienamente nella sua integrità. In fondo al salto principale vi è anche un insidioso sifone difficilmente superabile.

Di tanto in tanto osserviamo delle rocce rivestite da curiose striature color rosso sangue, che non è il sangue dei torrentisti ma colonie di un batterio (ferrobatteri), gruppi di microrganismi aerobi fissatori del ferro che ottengono carbonio dal biossido di carbonio e ricavano l’energia per il proprio metabolismo dall’ossidazione del ferro.L’areale del Vallone del Tuorno è anche un geosito di interesse nazionale. Sono presenti infatti stratificazioni rocciose di silicio dovute alla sedimentazione di scheletri di plancton avvenuta milioni di anni fa sul primordiale fondale marino della Tetide.

Tra interminabili tuffi incontriamo anche i resti di un vecchio mulino ad acqua immerso nel verde detto “lu mulniedd”. Per alimentarlo era stato realizzato un tunnel attraverso il quale veniva convogliata l’acqua. Grazie alla sezione molto stretta del tunnel l'acqua aumentava notevolmente di velocità dando modo al mulino di lavorare a pieno regime. Ora è un’attrazione per escursionisti e visitatori che attraverso un percorso naturalistico lo attraversano con qualche difficoltà da una parte all’altro.

Giungiamo infine al pezzo forte della discesa. Incontriamo una poderosa cascata di una decina di metri che supereremo con la tecnica della teleferica attrezzata tra il bordo del salto e la parete di fronte sull’ampia vasca sottostante. Assoluto divertimento e adrenalina pura per tutti. Infine preso un tracciolino laterale invaso dai farfaracci usciamo dall’alveo del fiume recuperando le nostre auto parcheggiate alla cava sotto un sole cocente. Il viaggio di ritorno sarà lunghetto ma prima di ripartire birra e panino obbligatorio in paese.

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Allegati

  • [41] Vallone Tuorno.jpg
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Ultima modifica:
Bellissimo, io ho fatto la "versione" escursionistica, passando anche attraverso il tunnel nella roccia. Paesaggio troppo bello, mi sembrava di camminare in un paesaggio da fiaba.
 
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