Dati
Data: 8 settembre 2014
Regione e provincia: Emilia Romagna, Piacenza
Località di partenza: Cassimoreno
Località di arrivo: Cassimoreno
Tempo di percorrenza: 7h e 15m (sosta pranzo e foto incluse)
Chilometri: 22 Km
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: lunghezza del percorso
Periodo consigliato: primavera, estate, autunno (con innevamento la salita sul fianco della cascata, munita di corrimano in ferro potrebbe essere impercorribile)
Segnaletica: ottima lungo tutto il percorso
Dislivello in salita: 1.408
Dislivello in discesa: 1.431
Quota massima: 1.440
Accesso stradale: Cassimoreno, parcheggiare a fianco della chiesa o in prossimità del cimitero
Traccia GPS: http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7061
Descrizione
Visto che nessuno ha raccolto la mia proposta ed è venuto a farmi compagnia, ho deciso di fare questa escursione in solitaria, molto bella (e lunga), sulle colline piacentine nell'alta Val Nure, in una zona molto ricca di acqua e di torbiere.
Arrivando a Cassimoreno sembra di essere in un altro mondo, lontano anni luce dalla quotidianità delle città e del lavoro; si respira una grande tranquillità ed i pochi rumori che si sentono sono tutti della natura.
In prossimità della chiesa, dopo aver lasciato l'auto, si imbocca il sentiero n. 33, ottimamente segnalato, che prima porta alla frazione di Roffi, con le sue casette in pietra a vista e poi si addentra nel bosco, non prima di aver attraversato un bel prato in cui alcune farfalle ancora intirizzite dalla nottata fresca si lasciano fotografare:
Usciti dal bosco si comincia a sentire il rumore di acqua scrosciante e dopo aver attraversato un piccolo torrente su un ponticello improvvisato, si arriva alle cascate del Lardana (o cascata dell'Aquila), che si possono risalire sulla destra in un tratto davvero molto ripido, grazie ad alcuni gradoni e al provvidenziale corrimano in ferro.
Superate le cascate il sentiero procede nel bosco fino a sbucare in una radura, con alcuni tavoli per il pic-nic, da cui iniziano le propaggini del lago Bino, che nel mese di agosto viene ricoperto dalle caratteristiche ninfee gialle.
Dopo aver girato intorno al lago per fotografarlo da ogni angolazione, ci si può avventurare fuori traccia per salire su un piccolo promontorio da cui si gode una vista dall'alto di tutto il lago.
Abbandonato il lago Bino si prende il sentiero n. 22 che prosegue in discesa verso il lago Moo; quest'ultimo però si presenta completamente ricoperto da erba e canne, risultando una palude più che un lago.
Girando intorno al lago Moo si incontrano altri tavoli per il picnic alla fresca ombra degli alberi e dei ripari-mangiatoia per dei cavalli lasciati qui a pascolare; si risale poi di nuovo verso il lago Bino seguendo sempre il sentiero 22 che percorre una strada diversa rispetto all'andata per poi procedere verso Prato Grande ed il rifugio Monte Ragola, aperto solo di domenica.
Prato Grande, come facilmente intuibile dal nome è una grande distesa, abbastanza pianeggiante, in cui d'estate vengono portati a pascolare gli animali: fortunatamente (visto il mio scarso feeling con le mucche) ne ho trovate solo 4 intente a pascolare tranquille che non mi hanno nemmeno degnato di uno sguardo.
Si gira tutto intorno a Prato Grande, costeggiando gli alberi, per poi imboccare il sentiero n. 35 che si addentra in discesa nel bosco e che porta a chiudere il giro, prendendo poi a sinistra ad un grosso bivio il sentiero n. 51 che ritorna a Cassimoreno passando per il cosiddetto Lagazzo, un altro lago/palude simile al lago Moo.
Purtoppo la parte di sentiero che scende da Prato Grande fino ad arrivare al bivio per il sentiero 51 è rovinatissima dal passaggio delle moto da cross tanto che si sono formati grossi solchi fangosi, alcuni pieni d'acqua, che rendono in alcuni tratti davvero difficoltoso il passaggio; per non parlare di uno steccato, stranamente trovato chiuso, che mi ha costretto a non poche acrobazie nel filo spinato per riuscire a passare (se c'era un'apertura io proprio non l'ho vista...).
Alla fine sono arrivato davvero esausto (22 km non li avevo mai fatti tutti in una volta) e con un gran mal di piedi a causa delle condizioni degli ultimi km di percorso, come detto.
Nel complesso è un'escursione molto piacevole, se non fosse per la parte finale del giro, diciamo gli ultimi 5/6 km, che è piuttosto monotona e fotograficamente molto poco interessante.
Un cenno va sicuramente fatto all'acqua della fonte che c'è proprio di fronte alla chiesa di Cassimoreno: sarà che avevo molta sete, ma un'acqua così buona era da tempo che non la bevevo!
Mi piacerebbe tornarci in primavera per vedere la fioritura dei prati, chissà si potrebbe anche fare!
Data: 8 settembre 2014
Regione e provincia: Emilia Romagna, Piacenza
Località di partenza: Cassimoreno
Località di arrivo: Cassimoreno
Tempo di percorrenza: 7h e 15m (sosta pranzo e foto incluse)
Chilometri: 22 Km
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: lunghezza del percorso
Periodo consigliato: primavera, estate, autunno (con innevamento la salita sul fianco della cascata, munita di corrimano in ferro potrebbe essere impercorribile)
Segnaletica: ottima lungo tutto il percorso
Dislivello in salita: 1.408
Dislivello in discesa: 1.431
Quota massima: 1.440
Accesso stradale: Cassimoreno, parcheggiare a fianco della chiesa o in prossimità del cimitero
Traccia GPS: http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7061
Descrizione
Visto che nessuno ha raccolto la mia proposta ed è venuto a farmi compagnia, ho deciso di fare questa escursione in solitaria, molto bella (e lunga), sulle colline piacentine nell'alta Val Nure, in una zona molto ricca di acqua e di torbiere.
Arrivando a Cassimoreno sembra di essere in un altro mondo, lontano anni luce dalla quotidianità delle città e del lavoro; si respira una grande tranquillità ed i pochi rumori che si sentono sono tutti della natura.
In prossimità della chiesa, dopo aver lasciato l'auto, si imbocca il sentiero n. 33, ottimamente segnalato, che prima porta alla frazione di Roffi, con le sue casette in pietra a vista e poi si addentra nel bosco, non prima di aver attraversato un bel prato in cui alcune farfalle ancora intirizzite dalla nottata fresca si lasciano fotografare:
Usciti dal bosco si comincia a sentire il rumore di acqua scrosciante e dopo aver attraversato un piccolo torrente su un ponticello improvvisato, si arriva alle cascate del Lardana (o cascata dell'Aquila), che si possono risalire sulla destra in un tratto davvero molto ripido, grazie ad alcuni gradoni e al provvidenziale corrimano in ferro.
Superate le cascate il sentiero procede nel bosco fino a sbucare in una radura, con alcuni tavoli per il pic-nic, da cui iniziano le propaggini del lago Bino, che nel mese di agosto viene ricoperto dalle caratteristiche ninfee gialle.
Dopo aver girato intorno al lago per fotografarlo da ogni angolazione, ci si può avventurare fuori traccia per salire su un piccolo promontorio da cui si gode una vista dall'alto di tutto il lago.
Abbandonato il lago Bino si prende il sentiero n. 22 che prosegue in discesa verso il lago Moo; quest'ultimo però si presenta completamente ricoperto da erba e canne, risultando una palude più che un lago.
Girando intorno al lago Moo si incontrano altri tavoli per il picnic alla fresca ombra degli alberi e dei ripari-mangiatoia per dei cavalli lasciati qui a pascolare; si risale poi di nuovo verso il lago Bino seguendo sempre il sentiero 22 che percorre una strada diversa rispetto all'andata per poi procedere verso Prato Grande ed il rifugio Monte Ragola, aperto solo di domenica.
Prato Grande, come facilmente intuibile dal nome è una grande distesa, abbastanza pianeggiante, in cui d'estate vengono portati a pascolare gli animali: fortunatamente (visto il mio scarso feeling con le mucche) ne ho trovate solo 4 intente a pascolare tranquille che non mi hanno nemmeno degnato di uno sguardo.
Si gira tutto intorno a Prato Grande, costeggiando gli alberi, per poi imboccare il sentiero n. 35 che si addentra in discesa nel bosco e che porta a chiudere il giro, prendendo poi a sinistra ad un grosso bivio il sentiero n. 51 che ritorna a Cassimoreno passando per il cosiddetto Lagazzo, un altro lago/palude simile al lago Moo.
Purtoppo la parte di sentiero che scende da Prato Grande fino ad arrivare al bivio per il sentiero 51 è rovinatissima dal passaggio delle moto da cross tanto che si sono formati grossi solchi fangosi, alcuni pieni d'acqua, che rendono in alcuni tratti davvero difficoltoso il passaggio; per non parlare di uno steccato, stranamente trovato chiuso, che mi ha costretto a non poche acrobazie nel filo spinato per riuscire a passare (se c'era un'apertura io proprio non l'ho vista...).
Alla fine sono arrivato davvero esausto (22 km non li avevo mai fatti tutti in una volta) e con un gran mal di piedi a causa delle condizioni degli ultimi km di percorso, come detto.
Nel complesso è un'escursione molto piacevole, se non fosse per la parte finale del giro, diciamo gli ultimi 5/6 km, che è piuttosto monotona e fotograficamente molto poco interessante.
Un cenno va sicuramente fatto all'acqua della fonte che c'è proprio di fronte alla chiesa di Cassimoreno: sarà che avevo molta sete, ma un'acqua così buona era da tempo che non la bevevo!
Mi piacerebbe tornarci in primavera per vedere la fioritura dei prati, chissà si potrebbe anche fare!
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