- Parchi d'Abruzzo
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- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
5/6 agosto 2018
Partenza/Ritorno :Lago dell'orso
Km 21 di saliscendi su tre vette andata e ritorno di Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo.
Difficoltà incontrate:caldo dopo le 9, e la severa salita all'ultimo pizzo dopo 4/5 ore di cammino e due "punte"...... forse anche credere reale ciò che si vede la notte e prima dell'alba in mezzo alle Creste.
Livello di difficoltà :EE
Dislivello: non saprei: le mie gambe dicono tanto, Cmq siamo sui 1600 complessivi.
Descrizione :
La notte mi capita sovente di sognare montagne, camminate e talvolta sotto le stelle. Quando sogno montagne l'immagine più ripetitiva è sicuramente quella di vedere due omini fare su e giù per delle Creste. Le Creste non appaiono mai rocciose, ma lisce e morbide, proprio come le curve della Laga. Così tal volta anche in visione notturna, dove mi rivedo con il cialtrone @ipatton sulle Creste della Laghetta dello scorso anno. Così trovarmi ancora con lui sotto il cielo della Laga più che dejavu' sembrava davvero una cosa irreale, specie per ciò che vedremo con tanto stupore.....ma provo ad andare per ordine. Ci vediamo a Teramo con le facce un po' asssonate a mezzanotte, una stretta di mano corredata di sorriso nel rivederci dopo un anno,un caffè, due carezze alla lupa e si riparte per una semi notturna. Troviamo a fortuna il campeggio aperto all'una con gli ultimi ubriachi, facciamo un permesso per la sterrata in macchina(sarà valido solo dalle sette del mattino ma questa è la regola) fino al lago dell'orso, dove con un bel freschetto e i prati madidi e scuri, partiamo felici alla volta di Pizzo di Moscio.....e subito una coreografica fetta di Luna si alza luccicosa dal mare. Arriviamo lesti al Pizzo tra le ombre scure di Montagne lontane e vicine. La Madonna azzurra della Laga luccica al chiarore delle stelle e della piccola luna ad est, e la croce, seppur di metallo, appare tetra, dormiente e forse sorpresa da visitatori di inusuale orario. Perdiamo quota, con le gambe già di legno, verso la sella di Cima Lepre, ma alziamo l'entusiasmo perché la cresta da percorrere è stupenda come nei migliori sogni, e la via lattea appare ad entrambi come mai così vicina e luminosa. Alla sella il cielo è sereno, la luna piccola e poco invadente, e la sua luce fioca non copre le stelle. Un attimo percepisco una situazione unica battere dentro il petto, chiedo a Marco di spegnere la frontale, per vedere, per sentire appieno il senso di trovarsi nel territorio più sperduto di questa magica catena, del perché farlo anche di notte. Ci troviamo in uno stazzo dal sapore mistico. Contornato da massi senza ombre sulla destra, l'ombra della piramide appena scesa dietro,e uno scuro anfiteatro di ombre, grandi come montagne ci svetta davanti. Il cielo si fa meno nero dietro la "piramide" con la luna che imita il sole e la prima strisciolina celeste che delimita l'Adriatico. Nel teatro frontale è in scena la Via Lattea: chiara, luminosa e vicina come mai neanche immaginato.Essa emerge dalla Cima del Severo Pizzo ancora lontano e si spalma bianca, come la brina notturna degli oscuri prati, sopra le nostre teste con la sua scia di cristalli.Anche saturno si affaccia rossiccio da Cima Lepri, così vicino che si ha l'impressione di vederne gli anelli. Proviamo a fare delle foto per fermare quel momento, ma con il cellulare non va bene, per cui si impegna Marco a tenere ferma la reflex e cercare di mettere a fuoco qualche stella,e quel momento così onirico.
Se non fosse per la fatica tangibile, e Achille che suona la batteria con il mio tendine, sembrerebbe che fossimo ancora a letto a sognare. Guadagniamo felici la Cina Lepri con il mare che si colora di rosso chiaro, e dall'altra parte, nelle valli ancora oscure, dove prima brillavano le luci dei paesi rimasti in piedi dai terremoti, adesso diventano lentamente dei laghi bianchi di nuvole. Giù in picchiata verso la lunga e poderosa discesa verso il vado di Annibale, il sole sorge, illumina ad est, resiste qualche stella ad owest ma oggi la palla rossa mi si nasconde dietro il basso dei gemelli:il Fortrone. Pizzo di Sevo appare severissimo avanti alle nostre gambe già stanche, la salita è poderosa, ma lo è anche lo spettacolo che sta inscenando dietro. Come un isola tra un lago nebbioso spunta il monte Vettore, e ciò ci lascia a bocca aperta e senza parole, più della salita che ci porterà a quella bella croce di legno che si vede da qui sotto. Gli zaini diventano di piombo, le gambe pulsano battenti sui quadricipiti, il petto pare voler uscire dalle tempie e Achille grida a squarciagola tutto il suo disprezzo dopo la pausa di studio e meraviglie. Ormai fa malissimo da un oretta, soprattutto in discesa meno male, mi lamento poco perché so che Marco è preoccupato per me, ma oggi nei nostri occhi si vede tutta la grinta di chi non ha intenzione di mollare un passo. Finalmente in Vetta. La croce, mai vista da entrambi, ci inorgoglisce e riempie il cuore di nuova forza, e ne servirà ancora tanta nell'ammirare l'infinita salita che ci riporterà sopra la Cima Lepri, e ancora il Pizzo. La temperatura è gradevole per cui ci asciughiamo sudori e rinfranchiamo lo spirito con un the caldo e una Macedonia di frutta fresca. Non avrei mai pensato di fare colazione, alle prime luci del giorno, su quella che secondo me è la cima più sperduta e selvaggia della Laga. Il ritorno è stato durissimo per entrambi, ma abbiamo notato che ad occhio sembrava anche peggio e poi è sempre un piacere camminare sulle Creste in mezzo alle nuvole. Sarà che è lunedì, ma non abbiamo incontrato anima viva neanche tornando alla macchina sulla Storna che di solito è sempre frequentata. Mezza catena Montuosa tutta per noi insomma, tra silenzi e grossi rapaci che volteggiano sopra le teste, finirà anche questa magnifica avventura con un compagno duro come la roccia e credo sempre più innamorato della magica e infinita Laga,...... AH!, e con le scarpe da running ai piedi per l'ultima facile discesa sulla Storna.
Un sentito grazie all'ottimo compagno Marco che mi è stato dietro in questo progetto forse un po' folle, ma alla fine la montagna ci ha trattato di lusso, con addirittura la nebbia che copriva il sole forte del mezzogiorno. Giornata oltretutto coronata dalle abbondanti e buone tagliatelle ai porcini e Agnello alla brace del campeggio del Ceppo. Grazie Laga e grazie Marco. Alla prossima e buona montagna a tutti.
Partenza/Ritorno :Lago dell'orso
Km 21 di saliscendi su tre vette andata e ritorno di Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo.
Difficoltà incontrate:caldo dopo le 9, e la severa salita all'ultimo pizzo dopo 4/5 ore di cammino e due "punte"...... forse anche credere reale ciò che si vede la notte e prima dell'alba in mezzo alle Creste.
Livello di difficoltà :EE
Dislivello: non saprei: le mie gambe dicono tanto, Cmq siamo sui 1600 complessivi.
Descrizione :
La notte mi capita sovente di sognare montagne, camminate e talvolta sotto le stelle. Quando sogno montagne l'immagine più ripetitiva è sicuramente quella di vedere due omini fare su e giù per delle Creste. Le Creste non appaiono mai rocciose, ma lisce e morbide, proprio come le curve della Laga. Così tal volta anche in visione notturna, dove mi rivedo con il cialtrone @ipatton sulle Creste della Laghetta dello scorso anno. Così trovarmi ancora con lui sotto il cielo della Laga più che dejavu' sembrava davvero una cosa irreale, specie per ciò che vedremo con tanto stupore.....ma provo ad andare per ordine. Ci vediamo a Teramo con le facce un po' asssonate a mezzanotte, una stretta di mano corredata di sorriso nel rivederci dopo un anno,un caffè, due carezze alla lupa e si riparte per una semi notturna. Troviamo a fortuna il campeggio aperto all'una con gli ultimi ubriachi, facciamo un permesso per la sterrata in macchina(sarà valido solo dalle sette del mattino ma questa è la regola) fino al lago dell'orso, dove con un bel freschetto e i prati madidi e scuri, partiamo felici alla volta di Pizzo di Moscio.....e subito una coreografica fetta di Luna si alza luccicosa dal mare. Arriviamo lesti al Pizzo tra le ombre scure di Montagne lontane e vicine. La Madonna azzurra della Laga luccica al chiarore delle stelle e della piccola luna ad est, e la croce, seppur di metallo, appare tetra, dormiente e forse sorpresa da visitatori di inusuale orario. Perdiamo quota, con le gambe già di legno, verso la sella di Cima Lepre, ma alziamo l'entusiasmo perché la cresta da percorrere è stupenda come nei migliori sogni, e la via lattea appare ad entrambi come mai così vicina e luminosa. Alla sella il cielo è sereno, la luna piccola e poco invadente, e la sua luce fioca non copre le stelle. Un attimo percepisco una situazione unica battere dentro il petto, chiedo a Marco di spegnere la frontale, per vedere, per sentire appieno il senso di trovarsi nel territorio più sperduto di questa magica catena, del perché farlo anche di notte. Ci troviamo in uno stazzo dal sapore mistico. Contornato da massi senza ombre sulla destra, l'ombra della piramide appena scesa dietro,e uno scuro anfiteatro di ombre, grandi come montagne ci svetta davanti. Il cielo si fa meno nero dietro la "piramide" con la luna che imita il sole e la prima strisciolina celeste che delimita l'Adriatico. Nel teatro frontale è in scena la Via Lattea: chiara, luminosa e vicina come mai neanche immaginato.Essa emerge dalla Cima del Severo Pizzo ancora lontano e si spalma bianca, come la brina notturna degli oscuri prati, sopra le nostre teste con la sua scia di cristalli.Anche saturno si affaccia rossiccio da Cima Lepri, così vicino che si ha l'impressione di vederne gli anelli. Proviamo a fare delle foto per fermare quel momento, ma con il cellulare non va bene, per cui si impegna Marco a tenere ferma la reflex e cercare di mettere a fuoco qualche stella,e quel momento così onirico.
Se non fosse per la fatica tangibile, e Achille che suona la batteria con il mio tendine, sembrerebbe che fossimo ancora a letto a sognare. Guadagniamo felici la Cina Lepri con il mare che si colora di rosso chiaro, e dall'altra parte, nelle valli ancora oscure, dove prima brillavano le luci dei paesi rimasti in piedi dai terremoti, adesso diventano lentamente dei laghi bianchi di nuvole. Giù in picchiata verso la lunga e poderosa discesa verso il vado di Annibale, il sole sorge, illumina ad est, resiste qualche stella ad owest ma oggi la palla rossa mi si nasconde dietro il basso dei gemelli:il Fortrone. Pizzo di Sevo appare severissimo avanti alle nostre gambe già stanche, la salita è poderosa, ma lo è anche lo spettacolo che sta inscenando dietro. Come un isola tra un lago nebbioso spunta il monte Vettore, e ciò ci lascia a bocca aperta e senza parole, più della salita che ci porterà a quella bella croce di legno che si vede da qui sotto. Gli zaini diventano di piombo, le gambe pulsano battenti sui quadricipiti, il petto pare voler uscire dalle tempie e Achille grida a squarciagola tutto il suo disprezzo dopo la pausa di studio e meraviglie. Ormai fa malissimo da un oretta, soprattutto in discesa meno male, mi lamento poco perché so che Marco è preoccupato per me, ma oggi nei nostri occhi si vede tutta la grinta di chi non ha intenzione di mollare un passo. Finalmente in Vetta. La croce, mai vista da entrambi, ci inorgoglisce e riempie il cuore di nuova forza, e ne servirà ancora tanta nell'ammirare l'infinita salita che ci riporterà sopra la Cima Lepri, e ancora il Pizzo. La temperatura è gradevole per cui ci asciughiamo sudori e rinfranchiamo lo spirito con un the caldo e una Macedonia di frutta fresca. Non avrei mai pensato di fare colazione, alle prime luci del giorno, su quella che secondo me è la cima più sperduta e selvaggia della Laga. Il ritorno è stato durissimo per entrambi, ma abbiamo notato che ad occhio sembrava anche peggio e poi è sempre un piacere camminare sulle Creste in mezzo alle nuvole. Sarà che è lunedì, ma non abbiamo incontrato anima viva neanche tornando alla macchina sulla Storna che di solito è sempre frequentata. Mezza catena Montuosa tutta per noi insomma, tra silenzi e grossi rapaci che volteggiano sopra le teste, finirà anche questa magnifica avventura con un compagno duro come la roccia e credo sempre più innamorato della magica e infinita Laga,...... AH!, e con le scarpe da running ai piedi per l'ultima facile discesa sulla Storna.
Un sentito grazie all'ottimo compagno Marco che mi è stato dietro in questo progetto forse un po' folle, ma alla fine la montagna ci ha trattato di lusso, con addirittura la nebbia che copriva il sole forte del mezzogiorno. Giornata oltretutto coronata dalle abbondanti e buone tagliatelle ai porcini e Agnello alla brace del campeggio del Ceppo. Grazie Laga e grazie Marco. Alla prossima e buona montagna a tutti.
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