Che cos' è il Bushcraft?

Che cosa è il bushcraft?

Secondo me, altro non è che un modo di approcciarsi all'outdoor, esattamente come potrebbe esserlo il trekking, la caccia, o la Mountain bike.
È un attività che prevede di ripercorrere tecniche, conoscenze, e tradizioni dei più diversi popoli, vissuti in diverse epoche, ma tutti accomunati da un profondo legame con la natura.
Bushcraft è, secondo me, saper sfruttare tutti gli aspetti e risorse della natura stessa, cioè saper riconoscere cibi commestibili, saper costruire utensili di legno o altro materiali naturali come ad esempio corde di fibre, sapersi scaldare con un fuoco acceso senza l'ausilio di strumenti moderni, proteggersi dentro un rifugio autocostruito, e, in generale, saper sfruttare al meglio la natura che ci circonda per poter vivere, e non solo sopravvivere, grazie a essa.
Grazie a quei pochi pionieri quali les hiddin, kochansky, e rey mears, per aver sdoganato al grande pubblico (grande più o meno), con i loro studi e la loro passione, questa disciplina, che davvero, almeno a me, spesso risveglia qualcosa di atavico, emozioni ancestrali di molte vite passate, in cui i miei antenati vivevano secondo i ritmi e capricci di madre natura..
 
S

Speleoalp

Guest
Condivido,...
Non per le persone in se, ma per l'aver fatto tornare l'attenzione su quelle conoscenze, via libri, documentari, ecc.... con le loro capacità non solo "in natura", ma da "documentaristi, intrattenitori",ecc.
Che altrimenti, con il passare delle generazioni, stili di vita, ecc... stavano finendo nel dimenticatoio in quanto "apparentemente" poco vissute e conosciute ;)
Dico apparentemente in quanto fino a qualche anno fà non c'erano tutte queste possibilità informatiche, televisive, ecc ma di gente appassionata, interessata, competente ne era probabilmente già pieno il mondo.... ma nel proprio piccolo, riservato e privato ;)



Tra l'altro, secondo me potrebbe anche essere definito come un'interesse non solo "pratico" da cui nascono delle attività "fisiche", ma proprio un'interesse "storico-geografico" ;)
Poi ognuno con le proprie preferenze ;)


La cosa bella é proprio questa, non é un'interesse "monotono".... ma ricco di argomenti, competenze e conoscenze...
Ovviamente se lo si intende come "capacità di adattarsi e vivere con l'ambiente naturale", sotto altri punti di vista potrebbe certamente essere altro.
 
Ciao, mi è venuta una curiosità:

Che cosa è il bushcraft?


Ciao. Premetto che ho scoperto questa parola solo poche settimane fa. Dopodichè ho iniziato a leggere in un sacco di posti, vedere un sacco di video, e parlare con un po' di persone di questo bushcraft.

L'opinione che mi sono fatto (non parlo di questo forum, ma di molto materiale e soprattutto persone con cui ho scambiato qualche messaggio), è che è un modo come un altro per divertirsi nei boschi.
Solo che questo tipo di divertimento spesso, non sempre, ma molto spesso, si incentra su due fattori specifici: avere un grosso coltello e la capacità di accendere il fuoco nelle più svariate maniere.
E ammetto che giocare con il grosso coltello e giocare con il fuoco sia una cosa divertente, del resto sono giochi che si fanno sin da bambini.
Da quello che vedo, e come dicevo probabilmente ne ho solo una visione parziale, sembra che se non si abbia un grosso coltello e non si giochi con il fuoco allora non sia bushcraft.

C'è poi una parte di persone che spesso quando inizio a fare domande sul bushcraft iniziano a spiegarmi come, in una situazione di emergenza, allora avere il grosso coltello e saper accendere il fuoco in vari modi possa salvare la pelle. Credo che questa però sia una deriva verso una giustificazione "survivalista" (sulla quale tra l'altro non concordo) per dare un senso "serio" a quello che in ogni caso rimane un gioco ed avrebbe la sua giustificazione e completezza nel gioco stesso (e quindi serissima, sufficiente e comprensibile di per sè).

Qualche giorno fa ad uno ho chiesto: ma perchè hai quel braccialetto di paracord? (noi li chiamavamo scobydoo, li facevamo da ragazzini con del cordino di nylon e ne facevamo braccialetti, portachiavi, con la biglia di vetro dentro). Mi ha detto che "è molto bushcraft" e soprattutto indispensabile per poter sopravvivere nei boschi. E che aveva anche lenza e ami di emergenza nella chiusura del braccialetto, oltre ad una bussola e non mi ricordo che altro, credo un fischietto. Gli ho chiesto se fosse mai andato a pesca (non in emergenza) una sola singola volta in vita sua. Mi ha detto che no, non c'era mai andato. Dubito che sapesse usare anche la bussola a sto punto.

Ecco, più o meno l'idea che mi sono fatto, su cosa sia il bushcraft che "va per la maggiore" è questa, e come dicevo prima non è riferito a questo forum, ma a quello che ho visto in giro.
 
@Alleja a rischio di sembrare gretto e poco sognatore, io vado di vocabolario anzi tre vocabolari:
Parola di origine australiana o neozelandese
  1. skill in anything pertaining to bush country, as in finding one's way, hunting, or finding water [dictionary.com]
  2. the skill gained by or necessary for living in bush country [Merrian-Webster dictionary]
  3. ability and experience in matters concerned with living in the bush [Collins dictionary]
Definizioni chiare, convergenti tra loro e sintetiche.
Date le definizioni, ognuno le interpreti pure come vuole: questa non è matematica.
Spero di esserti stato utile.
 
Ultima modifica:
@Alleja a rischio di sembrare gretto e poco sognatore, io vado di vocabolario anzi tre vocabolari:
Parola di origine australiana o neozelandese
  1. skill in anything pertaining to bush country, as in finding one's way, hunting, or finding water [dictionary.com]
  2. the skill gained by or necessary for living in bush country [Merrian-Webster dictionary]
  3. ability and experience in matters concerned with living in the bush [Collins dictionary]
Definizioni chiare, convergenti tra loro e sintetiche.
Date le definizioni, ognuno le interpreti pure come vuole: questa non è matematica.
Spero di esserti stato utile.
difatti in australia, come in nuova zelanda ed altri posti, per densità di popolazione e la presenza di molti posti davvero selvaggi, il bushcraft ha senso e allenarsi in merito può far la differenza se si praticano attività in zone remote, in Italia è un passatempo che va di moda grazie ai programmi televisivi inportati... fra l'altro con la nostra legislazione è un attività inpraticabile quasi ovunque.

il bracciale in parcord lo tengo appeso allo zaino, alla fine è un cordino intrecciato che occupa poco spazio e visto il costo lo si userebbe realmente in "emergenza" senza il rischio di trovarsi senza un cordino che può esser utile a mille cose, ma mettersi quella schifezza al polso lo trovo insensato.
 
@Alleja a rischio di sembrare gretto e poco sognatore, io vado di vocabolario anzi tre vocabolari:
Parola di origine australiana o neozelandese
  1. skill in anything pertaining to bush country, as in finding one's way, hunting, or finding water [dictionary.com]
  2. the skill gained by or necessary for living in bush country [Merrian-Webster dictionary]
  3. ability and experience in matters concerned with living in the bush [Collins dictionary]
Definizioni chiare, convergenti tra loro e sintetiche.
Date le definizioni, ognuno le interpreti pure come vuole: questa non è matematica.
Spero di esserti stato utile.

Ciao. Sì avevo già scoperto la "definizione" dei vocabolari.
Quello che ho scritto non è relativo a quella definizione, ma a quelle che sono le mie attuali impressioni di come sia vissuto il bushcraft da parte dell'utenza italiana (sto generalizzando ed è un errore generalizzare, ma potrei dire sono impressioni valide per la maggioranza delle cose che ho letto/visto sull'argomento).

Quello che più mi risulta ostico comprendere è perchè in moltissimi casi se si parla di bushcraft anzichè prenderlo per quello che è: un divertimento, la si butti spesso in filosofia/trascendenza/sopravvivenza/ritrovare sé stessi/ritrovare la natura/ecc. come se non fosse sufficiente la giustificazione del gioco o ci fossero da trovare giustificazioni "più serie" che non dire semplicemente: mi diverto punto e basta.

Io gioco e ora gioco anche di più perchè mi sto portando dietro mio figlio piccolino e se non lo faccio giocare mi prende a scarponate nel didietro dopo due ore di cammino.
Così costruiamo le capanne "degli indiani", facciamo le canne da pesca con i giunchi, incolliamo le foglie degli alberi sui quaderni, giochiamo agli esploratori con cartina e un occhio ai punti sul territorio, ecc. ecc. ecc.
Ho ripreso persino ad accendere qualche focherello per cucinare fuori dopo anni che non ne sentivo la necessità, ed è effettivamente un bellissimo gioco anche quello. Nel frattempo, giocando, cerco di insegnargli a "desbelinarsi" come si dice da noi in liguria, ovvero a badare alle sue cose e a trovare soluzioni e manualità per eseguire queste soluzioni, ed indirettamente contribuire a costruire un certo tipo di "forma mentis". Ma pur sempre "gioco" e "divertimento" rimane.

Un ragazzo, in un gruppo che ho visto, ha chiesto: cosa serve per iniziare a fare bushcraft?
Le risposte che sono arrivate te le lascio immaginare. Una sfilza incredibile di materiale ultratecnico che di per sé non serve assolutamente a nulla se non hai le capacità per usarlo.
Io gli ho detto: "ma guarda, vestiti comodo, portati una bottiglietta d'acqua, infilati in qualche sentiero vicino a casa tua e inizia a guardarti attorno. Intanto vedi se ti piace andare a zonzo nei boschi".
Ri-posta dopo un paio di giorni e fa vedere le foto di quello che si è comprato: coltellaccio, braccialetto paracord, acciarino o roba del genere, ma nel bosco mica ancora c'è andato. E a mio parere rischia pure di farsi male con quel coltello.

Ho persino visto che è tornata di moda la kefiah per chi va nei boschi, che ora in maniera un po' più "figa" chiamano shemagh ("e non puoi vivere senza!"). E' di indubbia utilità, non a caso gli scout hanno sempre avuto il "fazzolettone" al collo di buon cotone robusto, e molto prima di loro lo avevano i "cow-boy", o i reparti di cavalleria statunitensi, e persino i nostri vecchi contadini e boscaioli, sempre per la stessa utilità e con gli stessi scopi.
La grossa differenza, però, tra la shemagh - araba - e il fazzolettone in cotone è proprio la sua robustezza, visto che la keffiah è nata con motivazioni e per necessità differenti e in un ambiente differente. Tra l'altro la produzione mondiale di shemagh si attesta in Cina. Questo solo per nota di cronaca.

L'altro aspetto, forse il principale, che non comprendo a proposito del "mondo bushcraft" è questa corsa all'armamentario senza spesso nemmeno chiedersi perchè occorra usare determinate cose e come si usano queste cose. O la sovrabbondanza di aggeggi e aggeggini nei vari "kit del non si sa mai, metti che mi perdo nel bosco". E cavolo, impara prima a non perderti e poi impara a farti i fuori-sentiero no?
Nuovamente (quella del kit di "necessità") la trovo una giustificazione "seriosa" ad un semplice divertimento (capibilissimo e giustificabilissimo) nell'avere un sacco di roba divertente con sé.
A meno che - davvero - non ci sia gente che si butta in un bosco senza sapere cosa stia facendo ma sentendosi tranquillo "tanto ha il kit con sé".

Ripeto. Non parlo dell'utenza di questo forum. Ma parlo di cosa ho osservato in moltissime occasioni in cui ho letto/visto a proposito di come viene "interpretato" fare bushcraft qui in Italia. E da qui la mia personalissima opinione sull'argomento, che è ovviamente sindacabile da chiunque.
 
"...se si parla di bushcraft anzichè prenderlo per quello che è: un divertimento, la si butti spesso in filosofia/trascendenza/sopravvivenza/ritrovare sé stessi/ritrovare la natura/ecc..."

Sono d'accordo con te @Alleja, proprio per questo ho inserito le definizioni. Considerala una garbata reazione.

"...Io gioco e ora gioco anche di più perchè mi sto portando dietro mio figlio piccolino e se non lo faccio giocare mi prende a scarponate nel didietro dopo due ore di cammino.
Così costruiamo le capanne "degli indiani", facciamo le canne da pesca con i giunchi, ..."

Mio figlio ancora mi ricorda le salsicce cotte al fuoco a sei anni durante una escursione sui Sibillini...stai costruendo qualcosa di unico per tuo figlio.:si:

Mai avuta la Kefiah nemmeno io, e rifuggo i concetti modaioli dell'ultima ora come te. Non ho uno dei kit di sopravvivenza che trovi su Amazon o ebay, ho invece un buon kit pronto soccorso, sono uno sconsiderato?
Ti troverai in buona compagnia qui nel forum ...resisti @Alleja non sei solo!:lol:

P.S.: ...nel peggiore dei casi siamo in due :si:
 
Ultima modifica:
@ ilCriptarca: ma guarda, io non rifuggo nulla, di tecnica o di materiali o di attrezzatura, a mio parere va bene tutto (@GiuseppeR83 arpenaz 2 seconds inclusa, ognuno dorme come vuole), basta che ci sia un senso dietro, e se è quello di divertirsi meglio ancora.
Trovo solo ironiche le "giustificazioni" (per chi le da) come se giocare da grandi non sia una "cosa seria" e occorra quindi "travestire" il gioco in qualcosa di "utile" e "serio" come se il gioco di per sè non fosse già una attività utile e seria.

Prendi l'acciarino o fire-steel.
C'è chi lo usa semplicemente perchè si diverte ad usarlo al posto dell'accendino (attività ludica nobile e santa, sempre).
C'è chi lo usa perchè si diverte ad usarlo al posto dell'accendino ma dichiara che lo fa in modo da avere una chance in più in caso di necessità (?) e anche perchè l'accendino non funziona se:
- sei sopra i 2500 mt
- è bagnato
- sei in un clima caldo umido tipo foreste tropicali

Io, sinceramente, comprendo il primo: "lo faccio perchè mi diverto come uno scoiattolo godurioso ad accendere il fuoco con il fire-steel". Non solo lo comprendo lo stimo pure.
Inizio a non comprendere il secondo.

Anche perchè l'accendino:
- funziona ben oltre i 5000mt (testato personalmente sulle Ande)
- funziona anche se lo hai tirato fuori da un bicchiere d'acqua (testato personalmente)
- funziona anche nelle foreste tropicali asiatiche (testato personalmente nel sud-est asiatico).
E anche perchè se chiedi alle popolazioni locali di farti accendere una sigaretta usano l'accendino, non il fire-steel (giuro eh).

Quindi, in un'ottica "sopravvivenza reale", e anche molto pragmaticamente, l'unica cosa che mi sentirei di consigliare è di portarsi 3 accendini (hai visto mai uno si rompe), non certo il fire-steel.
Piuttosto troverei più utile (eventualmente) saper accendere il fuoco senza accendino e senza fire-steel (se non sei un fumatore e non lo tieni normalmente in tasca sempre).

Ma mi rendo conto del business che tutta questa faccenda genera, e non solo di vendita di materiale, ma anche di corsi, siano essi di bushcraft che di survival, che di altri aspetti magari incrociati tra i due.
Però, anche lì, non è che ti dicono: Chi si iscrive ad un corso per andare a giocare a fare i cowboys, e/o i pionieri e/o i sopravvissuti?
Non sembra "una cosa seria": non si iscriverebbe nessuno. E allora li vendono sul leit motiv: "da noi imparerai le tecniche dei nostri antenati, rivivrai a contatto della natura come si faceva un tempo, e saprai cavartela in tutte le circostanze in cui sarai in emergenza da solo nella natura!"
Ciao, vai a giocare? - Ma che scherzi? Vado a imparare le tecniche di sopravvivenza dei nostri antenati, è una cosa seria! - Ah scusa.

Sembra la pubblicità natura-antenati che usano normalmente sulle confezioni di cibo bio (o pesudo-bio) nei supermercati per farti scattare l'acquolina dell'acquisto in perfetto stile Pavlov: Biscotti fatti - a mano - con - antico - procedimento - naturale. Stessa roba.

E allora ti vedi gente che parte, tutta con la testa nel concetto di "vivere nella natura rispettandola (?!?) e usando le sue risorse", si infila nel bosco, si fa i porcacci comodi suoi, capanne, fuochi, tutto quanto, e magari si lamenta se il contadino si inca@@a perchè gli hanno appena devastato il campo che doveva tagliare a fieno, o quando se ne sono andati gli hanno lasciato lì il "rifugio" tutto legato all'albero dove magari doveva passare per farsi i fatti suoi, o gli hanno fottuto i ciocchi di legna dalla sua catasta per "batonarli" un po'.
Per non parlare dei parchi naturali, ecco meglio che non ne parlo proprio.
Da quando ero piccolo mi hanno sempre insegnato: "se vai in un posto fai in modo che nessuno sappia che sei mai stato in quel posto".

Non ho nulla contro il "bushcraft", nè contro il business associato (trovo anzi geniali quegli imprenditori che ci campano, che sia materiale, che siano corsi), e tutto sommato non ho nemmeno nulla contro le mode (e chi ci casca).
Trovo però divertenti tutte le giustificazioni di cui sopra per giustificare un gioco, dove con "gioco" ricomprendo anche il sacrosanto diritto di ognuno di noi di staccare anche solo per un poco da casa-ufficio e ricrearsi rilassandosi a zuzzerellare in giro.
Magari senza fare troppi danni.
 
U

Utente 24852

Guest
...insomma, di base ognuno dovrebbe poter vivere le proprie passioni senza sentirsi in dovere di giustificarsi.
Senza dover motivare il perché, ecc... Soprattutto senza venir "apostrofati" e "simili", in caso di differenze.
Poi ci sono cose che di fatto sono differenti, nella pratica e nella realtà... ma questo non significa nulla...

Il vero problema é quando la gente enfatizza ciò che fà, come lo fà... come se stessero facendo chissà cosa.
Per attirare l'attenzione, per farsi "fighi", "forti" e "grandi".... ma poi di fatto non fanno realmente quello che predicano.

...ma allo stesso tempo, ognuno dovrebbe poter avere le proprie motivazioni, convinzioni, filosofie, approcci, preferenze. Poi é normale che queste vengano esposte, non sò... per esempio su un forum dove le persone potrebbero "chiacchierare", senza pretendere di esporre oro colato, assolutismi, ecc... ma semplicemente il proprio modo di fare, il perché e il per come. Senza criticare il fare altrui e senza essere criticati.

Ci vuole sempre un pizzico di onestà, umiltà e "terre a terre" nell'esporre e giudicare gli altri... poi di base ognuno fà quello che vuole, come vuole.

Se le persone pensassero più a ciò che fanno, piuttosto che "giudicare" il fare altrui... tutto sarebbe più sereno.
Ma il voler dare un significato a ciò che seguono gli altri, sulla base dei propri pensieri é una delle cose che vanno per la maggiore.

Insomma... ci vuole più coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fà. Ma questa regola d'onestà dovrebbe valere per tutto, ogni campo della vita.
 
@ ilCriptarca: ma guarda, io non rifuggo nulla, di tecnica o di materiali o di attrezzatura, a mio parere va bene tutto (@GiuseppeR83 arpenaz 2 seconds inclusa, ognuno dorme come vuole), basta che ci sia un senso dietro, e se è quello di divertirsi meglio ancora.
Trovo solo ironiche le "giustificazioni" (per chi le da) come se giocare da grandi non sia una "cosa seria" e occorra quindi "travestire" il gioco in qualcosa di "utile" e "serio" come se il gioco di per sè non fosse già una attività utile e seria.

Prendi l'acciarino o fire-steel.
C'è chi lo usa semplicemente perchè si diverte ad usarlo al posto dell'accendino (attività ludica nobile e santa, sempre).
C'è chi lo usa perchè si diverte ad usarlo al posto dell'accendino ma dichiara che lo fa in modo da avere una chance in più in caso di necessità (?) e anche perchè l'accendino non funziona se:
- sei sopra i 2500 mt
- è bagnato
- sei in un clima caldo umido tipo foreste tropicali

Io, sinceramente, comprendo il primo: "lo faccio perchè mi diverto come uno scoiattolo godurioso ad accendere il fuoco con il fire-steel". Non solo lo comprendo lo stimo pure.
Inizio a non comprendere il secondo.

Anche perchè l'accendino:
- funziona ben oltre i 5000mt (testato personalmente sulle Ande)
- funziona anche se lo hai tirato fuori da un bicchiere d'acqua (testato personalmente)
- funziona anche nelle foreste tropicali asiatiche (testato personalmente nel sud-est asiatico).
E anche perchè se chiedi alle popolazioni locali di farti accendere una sigaretta usano l'accendino, non il fire-steel (giuro eh).

Quindi, in un'ottica "sopravvivenza reale", e anche molto pragmaticamente, l'unica cosa che mi sentirei di consigliare è di portarsi 3 accendini (hai visto mai uno si rompe), non certo il fire-steel.
Piuttosto troverei più utile (eventualmente) saper accendere il fuoco senza accendino e senza fire-steel (se non sei un fumatore e non lo tieni normalmente in tasca sempre).

Ma mi rendo conto del business che tutta questa faccenda genera, e non solo di vendita di materiale, ma anche di corsi, siano essi di bushcraft che di survival, che di altri aspetti magari incrociati tra i due.
Però, anche lì, non è che ti dicono: Chi si iscrive ad un corso per andare a giocare a fare i cowboys, e/o i pionieri e/o i sopravvissuti?
Non sembra "una cosa seria": non si iscriverebbe nessuno. E allora li vendono sul leit motiv: "da noi imparerai le tecniche dei nostri antenati, rivivrai a contatto della natura come si faceva un tempo, e saprai cavartela in tutte le circostanze in cui sarai in emergenza da solo nella natura!"
Ciao, vai a giocare? - Ma che scherzi? Vado a imparare le tecniche di sopravvivenza dei nostri antenati, è una cosa seria! - Ah scusa.

Sembra la pubblicità natura-antenati che usano normalmente sulle confezioni di cibo bio (o pesudo-bio) nei supermercati per farti scattare l'acquolina dell'acquisto in perfetto stile Pavlov: Biscotti fatti - a mano - con - antico - procedimento - naturale. Stessa roba.

E allora ti vedi gente che parte, tutta con la testa nel concetto di "vivere nella natura rispettandola (?!?) e usando le sue risorse", si infila nel bosco, si fa i porcacci comodi suoi, capanne, fuochi, tutto quanto, e magari si lamenta se il contadino si inca@@a perchè gli hanno appena devastato il campo che doveva tagliare a fieno, o quando se ne sono andati gli hanno lasciato lì il "rifugio" tutto legato all'albero dove magari doveva passare per farsi i fatti suoi, o gli hanno fottuto i ciocchi di legna dalla sua catasta per "batonarli" un po'.
Per non parlare dei parchi naturali, ecco meglio che non ne parlo proprio.
Da quando ero piccolo mi hanno sempre insegnato: "se vai in un posto fai in modo che nessuno sappia che sei mai stato in quel posto".

Non ho nulla contro il "bushcraft", nè contro il business associato (trovo anzi geniali quegli imprenditori che ci campano, che sia materiale, che siano corsi), e tutto sommato non ho nemmeno nulla contro le mode (e chi ci casca).
Trovo però divertenti tutte le giustificazioni di cui sopra per giustificare un gioco, dove con "gioco" ricomprendo anche il sacrosanto diritto di ognuno di noi di staccare anche solo per un poco da casa-ufficio e ricrearsi rilassandosi a zuzzerellare in giro.
Magari senza fare troppi danni.

In fondo, ognuno va in escursione come vuole, e ne risponde in prima persona.
Se per divertirsi usa l'acciarino invece dell'accendino e non fa danni, che male c'è? Non condivido, non capisco, io non lo faccio, ma va bene.
 
in realtà credo non esista un definizione corretta di Buschcraft.

ma esistono semplicemente tanti modi di approcciarsi alle discipline all'aria aperta.

per alcuni è un gioco, per molti una passione, per altri uno stile di vita.... infine, per troppi, una moda da esibire.

non sono solito demonizzare gli approcci altrui, ma faccio i complimenti al marketing di alcune aziende.... ha saputo creare un bisogno di buschcraft, guadagnando l'impossibile.
 
Nel mio zaino non manca mai....:rofl:
@GiuseppeR83 grazie per la chicca
dal "trattato" sui coltelli...

"
Coltelli di sopravvivenza: I coltelli di sopravvivenza hanno tipicamente una lama fissa e sono una buona opzione per tutti coloro che vogliono usarli per fare “qualsiasi cosa”.
Sono coltelli usati per rompere il vetro, per aprire porte aperte, tagliare materiali spessi ecc…
"

:rofl:
 
Personalmente mi ostino a non chiamare bushcraft qualsiasi cosa abbia fatto, faccio, o farò, in escursione che vi possa rientrare, e sicuramente vi rientra in parte, non sopporto i termini inglesi in contesti in cui ne posso fare a meno, problema mio, chiusa parentesi.

Detto questo secondo me il confine fra gioco e filosofia di vita è un confine molto sottile, dipende da quanto "impegno", quanta "energia" uno vi dedica e probabilmente quanto uno si trovi "bene" vivendo quei contesti, in altre parole, che tipo di "appagamento" si ottiene.

Ora parliamo di attività all'aperto ma quanto sopra lo si può dire per molte altre attività come ad esempio gli stessi videogiochi, i "prepper", andare in discoteca, la macchina ect ect. tutte cose che possono essere vissute come gioco o come filosofia di vita nel senso come "modo di vivere" o "vivere per", in tutto "questo" non ci vedo nulla di sbagliato se si è consapevoli.

Uno può vedere in un "rifugio" la tenda degli indiani per godere l'intimità del proprio figlio, il riparo fondamentale per una emergenza o poter vivere all'aperto un giorno in più in comodità senza "cose" (pseudo)moderne, e perché "no" per sopravvivere in un ipotetico giorno che mi auguro non avvenga mai, o un insieme di tutte queste cose, alla fine tutte "visioni" che ritengo comunque degne di essere rispettate anche se, personalmente, magari mi riconosco solo in una parte di tutte queste interpretazioni, ed in base a quello in cui ci vede sarà un gioco, una cosa seria o un serio gioco :).

Ciao :si:, Gianluca
 
in un'ottica "sopravvivenza reale"
A mio avviso difficile parlare di sopravvivenza "reale" nel senso che quella "vera" è quella che capita quando capita e non necessariamente, anzi quasi sicuramente (senza voler portare sfiga), avviene quando uno ha "tre" accendini :) MA questo non vuol dire che uno non possa imparare ad usare tutto quello che si potrebbe utilizzare come "accendino" e che questo sia tempo perso solo perché esistono, appunto, gli accendini.

Nello specifico un accendino è banalmente più comodo, immediato, pratico di tantissime altre soluzioni, d'altro canto se oggi ci accendiamo le sigarette con un accendino e non con un fiammifero un motivo ci sarà, ma anche fra gli accendini ci sono quelli con caratteristiche specifiche per contesti specifici, lasciamo perdere quelli che non sono accendini particolari se non per motivi di marketing (anche se, giusto per giocare, potrebbero avere anche una parvenza di sensatezza), un esempio è l'accendino anti vento, in assenza di vento, non ha nulla di più che un "bic" da un euro, ma con il vento ........ certo alla fine ci si riesce probabilmente anche con un "bic" ad accendersi una sigaretta, ci si sposta, si cerca un riparo, si invoca il dio malboro o san ms, ma con un anti vento, semplicemente, fai prima :) senza scomodare i santi e le madonne ;) ....... a quel punto entra in "gioco" il "quante volte troverò vento" ? o più semplicemente "se trovo vento cosa voglio fare" ? ....... in base a questo uno decide, come non è detto che uno si ponga questa domanda, ma se te la poni, la estrapoli, la porti all'estremo puoi anche capire chi e comunque non condividere, in certi contesti, si porta l'accendino "bic", quello anti vento, quello a benzina, i fiammiferi cerati, i fiammiferi anti vento, l'acciarino, le esche, la lente di fresnel, l'archetto, il pergamanato di potassio e chi ne ha più ne metta.

E' un "gioco" ? Sì ovvio :)

Ciao :si:, Gianluca
 
@znnglc

Mi hai fatto riflettere sul fatto che probabilmente parte del mio "rigetto" al "fenomeno bushcraft" possa dipendere da una serie di fattori a partire da: non sapevo nemmeno che esistesse questa parola e improvvisamente ho assorbito una grande mole di informazioni rendendomi conto che esiste questo "fenomeno" e che non concordo su come venga presentato alla/dalla "grande massa".
Nuovamente, perchè non mi si fraintenda, sto parlando della massa delle informazioni che ho letto/visto e non su questo forum che ho trovato molto più equilibrato e dove invece ho letto con molto interesse vari post in merito. Non è una sviolinata, cerco di essere obiettivo.

Però, il "bushcraft visto da fuori" (se vogliamo parafrasare un altro 3ad che ho visto in un'altra sezione) appare davvero (a me) molto come fenomeno di marketing/costume.
Ho letto un'interessante intervista a James Gregory, il responsabile marketing di Heinnie Haynes e di come si stiano sfregando le mani per il "business" che le trasmissioni televisive hanno portato a questo settore e di come si reclamizzino così tanto, anche indirettamente, i coltelli "high-ends" sui quali hanno i margini di profitto maggiore e che hanno permesso l'investimento in altri "accessori" high-ends collegati.
Business is business e non si discute, ovviamente, anzi tanto di cappello.

Però il business delle attrezzature, e questo sempre a mio personale modo di vedere, necessita di un approccio alla rovescia alla "vita all'aperto". Al rovescio nel senso che da quello che vedo in giro prima viene l'attrezzatura e poi, forse, si inizia ad imparare ad usarla. E si inizia ad imparare ad usarla ancora prima di iniziare ad imparare persino in che "ambiente" la si sta usando. Sicuramente una grande manna per le aziende produttrici e infatti praticamente ovunque quando si parla di bushcraft la prima cosa di cui si parla sono gli "attrezzi". Facci caso.

Come personale opinione invertirei completamente il processo: prima inizi a capire dove stai andando, poi inizi a capire come usare le cose, poi ti compri quelle "belle" (o utili, a seconda di come approcci questa faccenda). Ma rimane una mia personale opinione.

Ho scoperto anche (è tutto scritto "là fuori" non me lo sto inventando) che esistono tre correnti principali, i "naturalisti" (hipsters), quelli che si vestono "alla militare", e il gruppo "tecnologico" ognuno con i suoi vari brand e fornitori specializzati. Ed ogni singolo gruppo guarda agli altri gruppi e gli dice: il tuo non è bushcraft. Una sorta di settarismo nel settarismo se mi passi l'eufemismo e strettamente legato ad un "fenomeno di costume" (moda?). Però tutti e tre i gruppi smanacciano con il coltello e giocano con il fuoco.

Non ho ancora capito perchè, nei vari gruppi/blog/forum che ho visto si prediliga così tanto l'aspetto "cosa faccio in emergenza" e così poco invece "come faccio a non trovarmici proprio in emergenza". Nuovamente lo considero, sempre come parere personale, un approccio alla rovescia. Sicuramente avventuroso. Ma abbastanza controintuitivo per quanto mi riguarda.

Nella statistiche annuali dei vari soccorsi in collina e montagna, più della metà è gente che è scivolata o caduta, e un'altra buona fetta è gente che si è persa e non sa come venirne fuori da sola. Ancora, molti, non hanno semplicemente guardato le previsioni del tempo e si sono fatti prendere dal mal tempo o sono in ritardo sul preventivato per loro valutazioni errate di percorso.
C'è questa enorme tendenza a sviluppare scenari (teorici) infarciti di vari problemi, ed una bassa propensione ad una buona pianificazione e buona preparazione.

Perchè quando un novizio chiede "cosa mi serve per iniziare" mediamente gli viene risposto un coltello, un coso per il fuoco X qualsiasi (basta che non sia un accendino), e un po' di paracord? Che cavolo se ne fa, uno che un bosco manco l'ha mai visto, del paracord? O del coltello? E che magari non sa nemmeno usare la cartina di tuttocittà se non è nella sua città?

Ecco, per me, il bushcraf, è quello che ho descritto in questi vari post, o meglio, queste sono le impressioni che ne ho leggendo il materiale e le discussioni in materia.

Comunque accendersi una sigaretta con un Bic in situazione di forte vento è tutta questione di "survival skill" che si sviluppano solo con anni di pratica.
E' una battuta.
 
Indubbiamente l'attività all'aperto è un business, che sia "bushcraft", che sia il semplice zampettare per andare dal punto X al punto Y o che sia più banalmente andare in giro per funghi, ma questo vale per qualsiasi attività umana, non mi viene in mente, sul momento, nulla che non abbia un qualche risvolto commerciale o che non ci sia qualcuno pronto a prestare il proprio operato in funzione di una mia esigenza, forse se prendiamo in considerazione i sentimenti, la famiglia, il "business" è meno opprimente ma anche in quel senso ha la sua influenza (sia in un senso buono che in un senso prettamente materiale); per tanto non vedrei così in senso negativo l'aspetto commerciale in fin dei conti ha permesso, a molti, di avvicinarsi all'escursionismo con prodotti più performanti a costi più umani, ha sdoganato certi teatri, esattamente come tante "cose" che cinquant'anni fa erano appannaggio di pochi.

Il rovescio della medaglia è che, oggi, comprare tanti "giochini" è talmente facile che è quasi un obbligo averli, e consigliarli, tanto da portare in un secondo piano l'aspetto pratico che, ovviamente, non si può, oggi, ancora comprare; nel "far west", dei caw boy, era normale probabilmente partire con una pentola, del lardo, dei fagioli, una borraccia piena, fiammiferi e una "sputa fuoco" carica, oggi, banalmente sarebbe meglio di no e non perché sono cambiate le esigenze, il caw boy del '800 e quello del 2018 può tranquillamente vivere di fagioli e lardo ma, oggi, nel 2018 può avere di meglio e, entro certi limiti, ha senso che sia così o saremmo fermi al 1800; certo ambedue le figure hanno bisogno di saper cavalcare, accendere un fuoco e più banalmente sapere dove andare :)

Non mi stupisco se c'è chi dica che per iniziare bisogna avere prima X, Y, Z e anche W e poi "farlo", entro certi limiti non è poi così sbagliato, mi spiego meglio però, la mia prima gita/attività all'aperto che ho fatto con gli scout, all'età di 7 anni se non erro, l'ho fatta d'inverno con i "moonboot", sono arrivato a casa con dieci centimetri in più di altezza per le vesciche e con una consapevolezza che mia madre non avrebbe mai più messo parola su quello che avrei dovuto avere anche solo per andare al campetto sotto casa, e pensare che non era una novità per me visto che la montagna non era un mondo estraneo, certo con un paio di scarponi da 500.000 lire sarei tornato a casa come con gli scarponi da 30.000 lire, ma altrettanto sicuramente con gli scarponi, come tipologia, sarei tornato meno traumatizzato, su questo non ho dubbi.

Ovviamente ogni cosa ha il suo "abuso" e non mi metto di certo a difendere, d'ufficio, quanto detto da altri :)

In conclusione ci sono cose che permettono di affrontare meglio, in modo meno traumatico, le attività all'aperto, non lo vedo così sbagliato farlo presente con le dovute considerazioni, certo non c'è un paio di scarponi che cammina per te e non c'è "giocattolo" che possa sostituire quello che ci dovrebbe essere fra le orecchie.

Ciao :si:, Gianluca
 
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