Che cosa cercate nell'andar per monti?

Spero che la domanda non sia troppo ciclica, ma la discussione “qual è la vostra montagna del cuore?” mi ha portato a riflettere, a chiedermi se fossi davvero consapevole del perché vado in montagna, di cosa per me sia irrinunciabile.
Tre anni fa avrei detto l’attrazione per la vetta, il fascino dell’essere lassù in cima, quello che mi ha spinto sul Bernina così come sul Campanil Basso…ora mi accorgo che pur restando attratto dalla sfida (a me stesso, non ho mai sfidato la montagna) ciò a cui non potevo e non posso rinunciare è la pace, quel senso di appartenenza totale all’ambiente che mi circonda, così difficile da spiegare, ma tanto facile da capire per chi lo vive. Non scambierei mai le sensazioni che mi da una salita in solitaria in una valle secondaria delle dolomiti con quelle di una salita a un prestigioso, e affollato, quattromila. Parlo per me e con cognizione avendo provato varie volte entrambe…il punto d’arrivo (che sia la vetta, il rifugio, il termine della ferrata) non è più lo scopo, ma il mezzo e a volte che ci sia o meno un arrivo ben definito nemmeno è importante.
 
Penso che quello che trovi nelle "tue" montagne sia tutto sommato simile a quello che probabilmente molti di noi trovano a loro volta, magari visto con occhi diversi...con emozioni diverse.

Io non sono uno scalatore, però ho camminato nei boschi, dormo in riva ai fiumi o i laghi mentre pesco e la pienezza del paesaggio, il silenzio della natura che mi circonda mi riempie lo spirito, mi rinfranca delle fatiche e mi infondono una calma che poche altre cose al mondo penso possano donarmi...

La natura ha un potere immenso, per quanto siamo ormai "civilizzati" o meglio "metropolitanizzati", se il nostro orecchio coglie il richiamo della natura...il nostro cuore non può non avere un tremito di desiderio (e per fortuna...)
 
Condivido totalmente ciò che dici, carissimo Fabrix e apprezzo moltissimo la tua intelligente e sensibile proposta!!
Non è tanto la meta che conta quanto il viaggio in sè.
Anche io trovo molta più soddisfazione nel ripercorrere antichi sentieri di fondovalle ormai dimenticati piuttosto che l'ennesimo sentiero aereo di cresta.
Anzi devo dire che, proprio in quei sentieri percorsi dall'uomo millenni e millenni fa, magari con l'inattesa apparizione di un rudere o di una vestigia storica, si ci entra in una specie di componente emozionale, come se veramente fossimo finiti indietro nel tempo....
Senza contare che nel ripercorrerli non viene mai meno la componente "avventurosa", ad esempio un antico sentiero scavato nella roccia dagli Alpini, o dagli Etruschi, o dai Camuni regalano una vera emozione.
Il fascino delle avventure di Indiana Jones sono anche queste...
Poi vi sono i sentieri naturali lungo i fiumi, i Canyon, le forre...
Per rendere meglio l'idea, permettimi di postare una foto di una Via Cava scavata dagli Etruschi, lungo un antichissimo percorso che da Sovana portava (e porta tuttora) a Pitigliano, in Toscana:
DSC02650.JPG
 
M

millamilla

Guest
... La pace e la serenità che si trova totalmente solo in quei posti... Quando finalmente ci si ferma e ci si guarda davvero intorno...
 
Le montagne hanno sempre avuto un fascino magico, un magnetismo che da sempre spinge gli uomini a scalarle.....e concordo sul fatto del fascino delle cime solitarie e dimenticate, magari con una croce di vetta che non è un orrido traliccio calato con l'elicottero ma 2 umili bastoni incrociati portati nello zaino da chissachi.
 
senso di appartenenza totale all’ambiente che mi circonda

Questa cosa l'ho provata fortissima alla fine dell'ultima uscita.
Un prato (per chi lo conosce è quello accanto e dietro i rifugi del Cartore) a pochissimi passi dall'auto, del quale all'andata avevo notato solo la gran quantità di grilli che doveva celare.
L'aria era diventata molto umida, caricandosi deliziosamente e densamente degli odori dei piccoli fiori e dell'erba e dell'infinito frinire di grilli.
Ero stanca, avevo lo zaino molto pesante sulle spalle e l'idea di levarmi tutto da dosso fino ad un'istante prima mi sembrava la priorità assoluta che non avrei procrastinato per niente e nessuno.
Invece mi sono dovuta fermare, respirare, guardare, ascoltare.
Ma non è stato un posto ed un momento fatto solo di solletico sensoriale.
Ha mosso qualche cosa di molto più profondo, facendo combaciare silenziosamente e fortemente tutti i pezzi.
Quando è sbucata la mia amica Tiziana dalla curva ci siamo guardate, abbiamo guardato insieme il prato e mi è uscito dalla bocca: io qui ci vorrei morire.
Un attimo ancora poi, sbigottita e con forte struggimento, si va.
 
Ho la sfortuna di fare uno di quei lavori "a contatto con la gente". Che feroce ironia.
La verità è che nel triste teatrino della società io mi sento solo ogni istante.
Ma quando vado in montagna o in qualunque altro luogo della natura dove non c'è società ogni cosa mi sembra abbia un senso, ogni sasso, ogni stelo d'erba, ogni mulinello d'acqua, tutto è al proprio posto e nessun elemento reclama attenzione, niente è costruito, niente è banale e io mi sento finalmente parte di tutto questo.
E' in quei momenti che smetto di sentirmi solo.
 
tutto è al proprio posto e nessun elemento reclama attenzione

Essere nessuno in un mondo di qualcuno, ovvero, per dirla meglio, alla maniera di Bernardo Soares o Fernando Pessoa, a piacere:

Não sou nada.
Nunca serei nada.
Não posso querer ser nada.
À parte isso, tenho em mim todos os sonhos do mundo.

Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.
 
Il fascino della scoperta

Il desiderio di imparare sempre cose nuove (sì, perchè non si impara solo con il raziocinio ma anche con le emozioni ed il sentire interiore)

Il bisogno di pace e serenità
 
Io penso che si cerchino e si provino tutti, più o meno, le stesse emozioni in quanto il nostro vocabolario è troppo limitato e per ognuno ci vorrebbe una terminologia specifica, per fortuna tra chi si capisce non c'è bisogno di parole, e quindi condivido e confermo tutto quanto letto nei post precedenti.

Dal canto mio però c'è anche l'illusione di un ritorno alle origini. Ogni volta che vado in un bosco o comunque in ambiente non civilizzato non posso fare a meno di sentirmi un estraneo, immagino infinità di animali "indigeni" che mi scrutano come se fossi un turista, un alieno completamente fuori luogo che arriva fa un paio di foto e torna a casa a raccontare tutto di un paese di cui in realtà non sa niente. E io lo trovo triste perchè pochi millenni (ma ancora oggi da qualche nel mondo) fa, gente praticamente identica a me, lì si sentiva a casa.

Io le emozioni descritte dai precedenti utenti le provo tutte, ma immancabilmente sento, dopo una frazione di tempo, la voglia di tornare a casa (non la necessità) andare per boschi è un depurarsi, uno staccare, un intervallo tra 2 rounds ma poi sento di dover ricominciare a combattere, nulla mi costringe a tornare alla civiltà (beh!! adesso certamente i figli) però lo faccio lo stesso, fino a quando non sentirò di nuovo "il richiamo della foresta".

Mi viene da chiedermi: stacco quando vado nei boschi o quando torno a casa???
 
Grande Dalne!poche parole e hai riassunto perfettamente ciò che capita a tutti noi.

Sia che la montagna mi metta al mio posto sia che mi lasci passare indenne, sempre mi costringe a pescare dentro di me energie, risorse, pensieri, idee.
E alla fine gli occhi brillano, la testa e il cuore son puliti e un senso di pace mi pervade. Gratitudine anche, per aver potuto esserci, a vedere e sentire tutto. E malinconia quando me ne vado, come quando si lascia una persona a cui si vuol bene.

Ma capita anche a quelli che si perdono nel profondo blu o nella piane ghiacciate del grande nord o nei deserti...capita tutte le volte che capisci di essere così piccolo ma così fortunato, che percepisci che il tuo istinto non è ancora morto soffocato dallo smog di città o mortificato dalla tv; tutte le volte che capisci che sei vivo ora, in questo esatto momento, e che è una gran bella opportunità.
 
umh....che cosa cerco? domanda difficile...
bhe, prima di tutto, per me le montagne si riferiscono pricipalmente a quella ristretta porzione di mondo che è la Val Grande di Lanzo (Torino). Senza nulla togliere, ovviamente, al resto del mondo ma lì vi sono le mie radici e quindi il mio spirito è lì e per quanto possa apprezzare qualsiasi gita, qualsiasi luogo della natura, solo lì mi sento 'nella natura'
Detto questo, cerco molte cose mentre sono nei boschi, sulle montagne, nelle vallette.. Dai funghi, che generalmente lascio i miei compari di giro poichè apprezzo di più il cercarli del mangiarli; a luoghi particolarmente belli; a tracce delle opere degli antichi abitanti -con la segreta speranza di ritrovare qualcosa di dimenticato, di sconosciuto od altro; a nuovi luoghi adatti a pescare; ad ampliare la mia conoscenza di questi posti; a scoprire questo o quel fiore/pianta/fungo/animale che non conoscevo o che non avevo mai visto prima dal vero; al semplice piacere di una passeggiata o a quello di una lunga escursione... beh, penso che potrei non fermarmi più se solo continuassi a riflettere su quello che cerco mentre sono per i monti...

Ma non penso che riuscirei a rispondere alla domanda del post...
... e forse perchè in verità quando sono 'per monti' io non cerco...
semplicemente, sono
:)
 
La verità è che io come penso alcuni di voi , siamo nati nell'epoca sbagliata...

questa è come la penso...questa è la verità...
 
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