- Parchi del Lazio
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati
Data: 26 Settembre 2019
Regione e provincia: Lazio, Rieti
Località di partenza: Voceto
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 8h 20'
Chilometri: 17.5
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Alcuni passaggi ripidi ed esposti in corrispondenza dell'infida cresta del Peschio Palombo
Periodo consigliato: Io la rifarei in Inverno, con le dovute cautele.
Segnaletica: Buona
Dislivello in salita: 1500 m
Quota massima: Cima Lepri, 2445 m
Accesso stradale: Dalla SS 4 si prende l'uscita per Amatrice e poi si seguono le indicazioni per Voceto - Collepagliuca.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/cima-lepri-per-il-peschio-palombo-41727905#wp-41727916
Descrizione
Avevo già raggiunto più volte la Cima Lepri percorrendo sentieri per così dire ''convenzionali'', ma arrivarci tramite questa lunga e irta dorsale mi ha offerto nuovi spunti per conoscere il territorio ed apprezzarne la bellezza anche di questo versante poco frequentato.
La partenza avviene dal borgo di Voceto, piccolo agglomerato nei pressi di Amatrice che porta ancora i segni della devastazione.
Si segue la sterrata (sentiero 366) che, congiungendosi con quella proveniente dalla vicina pieve di San Martino, risale il vallone del Molinaro.
Si abbandona la sterrata che conduce alla Capanna del Molinaro, prendendo una deviazione sulla destra da cui si scopre ben presto la lunga cresta del Peschio Palombo:
La sterrata prosegue aumentando la pendenza, fino a giungere alla Fonte del Moro (1587m), da cui si apprezza una bellissima veduta del Pizzo di Sevo:
La piramide del Peschio Palombo si staglia imponente ed austera:
Avevo letto di serie difficoltà incontrate nella discesa da questa cuspide apparentemente inaccessibile; pertanto ho indugiato qualche minuto per studiarmi bene il profilo del Peschio ed individuare una via di salita.
Provo così a scontornare la base della piramide portandomi sul crinale settentrionale, evitando alcuni balzi rocciosi.
Inaspettamente mi imbatto in bandierine biancorosse che segnano un sentiero (non presente nella mia carta) che, tramite una lunga serpentina, sale il ripido fianco settentrionale del Peschio:
Quando i salti rocciosi lo consentono, il sentiero si porta sul filo della cresta:
dando modo di scoprire anche l'altro versante, dominato dal Gorzano che precipita nel fosso di Selva Grande:
La salita procede senza eccessiva fatica, forse perchè allietata da scenari che lasciano senza parole:
Si arriva così al cospetto dell'elegante e austero sperone del Peschio Palombo:
Si aggira lo sperone sul fianco settentrionale, caratterizzato da ripidi prati dominati dall'imperiosa mole del Pizzo di Sevo:
mentre il fianco meridionale è un orrido roccioso che precipita nel sottostante fosso di Selva Grande:
Il Peschio Palombo che incombe sulla piana amatriciana:
Davanti si presenta la lunga ed invitante cresta Ovest che conduce alla Cima Lepri:
Anche gli scenari dietro di me sono spettacolari:
Alla quota di 2200 m circa si giunge alla sella di Piè di Lepre, piccolo passo montano che consentiva in antichità alla via Ranna di svalicare tra i due versanti.
I floridi prati della Laga a queste quote sono oggi tappezzati da vermiglie mirtillaie che accendono il contrasto cromatico di queste montagne che non ho mai visto in questa veste; la Laga non finisce mai di stupirmi:
La vetta di Cima Lepri è ormai raggiunta:
Dalla vetta si osservano scenari che destano stupore e meravigli.
Il Pizzo di Moscio, quasi inghiottito dalle nubi:
Il Gorzano:
Le nuvole provenienti dal versante adriatico stanno per inghiottire il Pizzo di Moscio:
Dopo lo spuntino, si scende verso il Vado di Annibale:
La lunga dorsale percorsa, con la sella di Piè di Lepre:
Il fosso di Jaccio Porcelli, puntinato dal rosso delle mirtillaie:
Il Pizzo di Sevo:
Dalla Forca, anzichè prendere il Tracciolino di Annibale, si individua una traccia (sentiero 366) che scende lo Jaccio Piano in direzione Sud:
Si arriva alla Fonte Ranna (2010 m):
si trascura la via Ranna (non segnata, ma accennata), ma si prosegue sul sentiero che piega a Sud Ovest scendendo verso il Cavallo di Voceto:
Il Cavallo di Voceto è una piccola dorsale incastonata in questi ambienti tormentati dallo scorrere delle acque:
Dal Cavallo di Voceto si scende al Fosso del Molinaro, proprio sotto i bastioni del Peschio Palombo:
Prima di addentrarmi nel fosso, uno sguardo alla via di discesa appena percorsa:
Nel fosso:
Il sentiero si ricongiunge alla sterrata in prossimità della Fonte del Moro, mentre mi trovo nuovamente ad osservare la base della piramide del Peschio:
Restano 4 km di strada per tornare a Voceto, che utilizzo per godermi il panorama in direzione Est e pianificare ulteriori incursioni in questo territorio a me tanto caro:
Data: 26 Settembre 2019
Regione e provincia: Lazio, Rieti
Località di partenza: Voceto
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 8h 20'
Chilometri: 17.5
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Alcuni passaggi ripidi ed esposti in corrispondenza dell'infida cresta del Peschio Palombo
Periodo consigliato: Io la rifarei in Inverno, con le dovute cautele.
Segnaletica: Buona
Dislivello in salita: 1500 m
Quota massima: Cima Lepri, 2445 m
Accesso stradale: Dalla SS 4 si prende l'uscita per Amatrice e poi si seguono le indicazioni per Voceto - Collepagliuca.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/cima-lepri-per-il-peschio-palombo-41727905#wp-41727916
Descrizione
Avevo già raggiunto più volte la Cima Lepri percorrendo sentieri per così dire ''convenzionali'', ma arrivarci tramite questa lunga e irta dorsale mi ha offerto nuovi spunti per conoscere il territorio ed apprezzarne la bellezza anche di questo versante poco frequentato.
La partenza avviene dal borgo di Voceto, piccolo agglomerato nei pressi di Amatrice che porta ancora i segni della devastazione.
Si segue la sterrata (sentiero 366) che, congiungendosi con quella proveniente dalla vicina pieve di San Martino, risale il vallone del Molinaro.
Si abbandona la sterrata che conduce alla Capanna del Molinaro, prendendo una deviazione sulla destra da cui si scopre ben presto la lunga cresta del Peschio Palombo:
La sterrata prosegue aumentando la pendenza, fino a giungere alla Fonte del Moro (1587m), da cui si apprezza una bellissima veduta del Pizzo di Sevo:
La piramide del Peschio Palombo si staglia imponente ed austera:
Avevo letto di serie difficoltà incontrate nella discesa da questa cuspide apparentemente inaccessibile; pertanto ho indugiato qualche minuto per studiarmi bene il profilo del Peschio ed individuare una via di salita.
Provo così a scontornare la base della piramide portandomi sul crinale settentrionale, evitando alcuni balzi rocciosi.
Inaspettamente mi imbatto in bandierine biancorosse che segnano un sentiero (non presente nella mia carta) che, tramite una lunga serpentina, sale il ripido fianco settentrionale del Peschio:
Quando i salti rocciosi lo consentono, il sentiero si porta sul filo della cresta:
dando modo di scoprire anche l'altro versante, dominato dal Gorzano che precipita nel fosso di Selva Grande:
La salita procede senza eccessiva fatica, forse perchè allietata da scenari che lasciano senza parole:
Si arriva così al cospetto dell'elegante e austero sperone del Peschio Palombo:
Si aggira lo sperone sul fianco settentrionale, caratterizzato da ripidi prati dominati dall'imperiosa mole del Pizzo di Sevo:
mentre il fianco meridionale è un orrido roccioso che precipita nel sottostante fosso di Selva Grande:
Il Peschio Palombo che incombe sulla piana amatriciana:
Davanti si presenta la lunga ed invitante cresta Ovest che conduce alla Cima Lepri:
Anche gli scenari dietro di me sono spettacolari:
Alla quota di 2200 m circa si giunge alla sella di Piè di Lepre, piccolo passo montano che consentiva in antichità alla via Ranna di svalicare tra i due versanti.
I floridi prati della Laga a queste quote sono oggi tappezzati da vermiglie mirtillaie che accendono il contrasto cromatico di queste montagne che non ho mai visto in questa veste; la Laga non finisce mai di stupirmi:
La vetta di Cima Lepri è ormai raggiunta:
Dalla vetta si osservano scenari che destano stupore e meravigli.
Il Pizzo di Moscio, quasi inghiottito dalle nubi:
Il Gorzano:
Le nuvole provenienti dal versante adriatico stanno per inghiottire il Pizzo di Moscio:
Dopo lo spuntino, si scende verso il Vado di Annibale:
La lunga dorsale percorsa, con la sella di Piè di Lepre:
Il fosso di Jaccio Porcelli, puntinato dal rosso delle mirtillaie:
Il Pizzo di Sevo:
Dalla Forca, anzichè prendere il Tracciolino di Annibale, si individua una traccia (sentiero 366) che scende lo Jaccio Piano in direzione Sud:
Si arriva alla Fonte Ranna (2010 m):
si trascura la via Ranna (non segnata, ma accennata), ma si prosegue sul sentiero che piega a Sud Ovest scendendo verso il Cavallo di Voceto:
Il Cavallo di Voceto è una piccola dorsale incastonata in questi ambienti tormentati dallo scorrere delle acque:
Dal Cavallo di Voceto si scende al Fosso del Molinaro, proprio sotto i bastioni del Peschio Palombo:
Prima di addentrarmi nel fosso, uno sguardo alla via di discesa appena percorsa:
Nel fosso:
Il sentiero si ricongiunge alla sterrata in prossimità della Fonte del Moro, mentre mi trovo nuovamente ad osservare la base della piramide del Peschio:
Restano 4 km di strada per tornare a Voceto, che utilizzo per godermi il panorama in direzione Est e pianificare ulteriori incursioni in questo territorio a me tanto caro: