Alpinismo Cima sud di Vens (2954)

Dati
Data: ottobre 2016
Regione e provincia: Piemonte - Cuneo
Località di partenza: Prati del Vallone (Pontebrnardo)
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza:
1° giorno: Prati del Vallone Colle della Lausa: 4 ore
2° giorno: Colle della Lausa, cima di Vens, Prati del Vallone: 6 ore
Chilometri:
1° giorno: Prati del Vallone Colle della Lausa: 6 km
2° giorno: Colle della Lausa, cima di Vens, Prati del Vallone: 8 Km
Grado di difficoltà: F+
Descrizione delle difficoltà: Pietraie - alpinistiche facili per la vetta
Periodo consigliato: da luglio alla prima neve
Segnaletica: sufficente. Per la cima qualche ometto
Dislivello in salita:
1° giorno: Prati del Vallone Colle della Lausa: 1200
2° giorno: Colle della Lausa, cima di Vens, Prati del Vallone: 700
Quota massima: 2954
Accesso stradale:
Traccia GPS disponibile

Descrizione:
Ormai pare diventato un' appuntamento fisso annuale passare qualche giorno all' austero Bivacco Vigna a 2879 metri per fare qualche opera di manutenzione.
Quest' anno abbiamo scoperto con sorpresa che altri hanno finito di stendere la plastica sul tetto ormai disastrato, crediamo siano gli eredi del compianto alpinista Luigi Vigna deceduto sulle proprie montagne in giovane età.
Luogo magnifico e abbastanza solitario nella cornice di montagne fantastiche del quale mi sono innamorato.

Come d' abitudine cerchiamo anche di salire qualche vetta che è li attorno; L'anno scorso Rocca Rotonda, Testa Rossa e Tenibres, quest' anno è toccato alla Cima di Vens.
Montagna che si nota dal bivacco, sul lato opposto del vallone, per la sua eleganza, appuntita come poche, difficile da conquistare sopratutto per chi, come me, è un' escursionista prestato all' alpinismo.
La vetta è una lama di coltello: voragini paurose sia da un versante che dall' altro ma quando si è lassù pare di essere in paradiso.
Una giornata spaziale ci ha accompagnato con panorami da favola: si vedevano tutte le alpi occidentali fino al Monte Rosa e a est la rimanenza delle Alpi Marittime fino ai nostri monti delle Alpi Liguri con Marguareis e Mongioie su tutti. Devo dire che mi sono commosso sia per aver conquistato una vetta al limite delle mie capacità sia per l'affascinante bellezza del panorama.

Vorrei dire due parole sulle contrastanti descrizioni delle difficoltà tecniche che si incontrano (per quel che può valere un giuduzio di chi non è ne carne ne pesce :) ).
Intanto arrivati al passo di Vens, qualche metro lato Francia, si affronta subito un muretto (5-6 mt-II°) poi I° fino ad un grande prato che diventa larga cengia orizzontale che si percorre camminando (ometti) fino ad un burrone che si evita salendo sulla dx fino ad un primo colletto della cresta spartiacque. sempre camminando lato Francia si sfruttano cengie erbose e rocciose da percorrere con attenzione in certi punti. A questo punto già si vede davanti un grosso scoglio appuntito che bisogna raggiungere e dove le difficoltà diventano nuovamente alpinistiche. Siamo sulla cresta laterale che sorregge la cima che da qua pare troppo arrotondata.
Si raggiunge un canale pericoloso, ripido e pieno di brecciolino, si oltrepassa e qui occorre fare attenzione perchè gli ometti presenti generano confusione a causa dell' incrocio delle due vie normali.
La prima raggiunge la porzione sud della vetta scalando le rocce a nord del canale con l'ultimo pezzo valutato PD da alcuni e F+ da altri. Secondo me dovrebbe trattarsi di PD perchè ci sono passaggi di II° grado. Sono arrivato al colletto vicino alla sommità e non me la sono sentita di salire a causa della notevole esposizione più che del grado.

Ridiscesi al sistema di cengie, abbiamo oltrepassato lo stretto intaglio tra il famoso roccione e la cresta andandosi ad infognare in una improbabile salita in una specie di camino.
Tornati indietro, sfiduciati per la mancata conquista, questa volta si che in alto abbiamo visto gli ometti che indicavano la via F.
Questa roccia è il punto topico della salita. E' ben evidente già da lontano come si vede dalle foto che pubblico.
Arrivando dal passo di Vens e scavalcata la cresta di qualche metro ci si arrampica agevolmente in ambiente protetto, privo di esposizione, I° continuo e qualche passaggio di II° con roccia fessurata longitudinalmente da percorrere con attenzione tastando bene le prese, si raggiunge l' intaglio tra le due porzioni di vetta, ci si dirige a sx e si arriva sulla aerea cima.

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Allegati

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Ultima modifica:
Il bivacco è meraviglioso, il luogo una favola e tu sei un mito Piervi.. :si:

Complimenti davvero per questa impresa, la foto la dice lunga sulla fatica, le mani ancora con la roccia bianca sopra, la soddisfazione di aver fatto qualcosa lanciando il cuore oltre i nostri personali ostacoli... grande!

P.S. Ho letto il resoconto e già mi è venuta l'ansia solo leggendo :p il tratto che hai disegnato in verde è poi quello che avete fatto, giusto?

Grazie per la condivisione
 
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Dagghe Piervi, sei inarrestabile!
Posti incantevoli che non conosco, ma chissà..........foto e racconto molto belle come sempre.che te lo dico a fare!?

Complimenti!
 
la foto la dice lunga sulla fatica, le mani ancora con la roccia bianca sopra,
Hai veramente un' occhio clinico :) .... anche il palmo spellato che non puoi vedere! ahah
il tratto che hai disegnato in verde è poi quello che avete fatto, giusto?
Ho impiegato mezz'ora per scrivere tutte le didascalie poi, come d' incanto si sono cancellate! :cry:
Comunque .... salito quasi sulla vetta 3 volte :no:
La prima ho seguito la traccia verde vino al colletto sotto la piramide finale, Da questa foto pare un panettone ma così non è: cresta finale espostissima (e io ne soffro abbastanza) e placca liscia di II°.
La foto tra le due dell'amico che scala lo dimostra.
Fatto si sta che si torna indietro sulla linea rossa per ricercare una salita gradata F+ senza esposizione che si trova subito dopo la crestina della evidente roccia appuntita (puntini rossi) che non abbiamo visto. Siamo saliti in una specie di camino trovandoci sotto le roccie liscie e strapiombanti che reggono la vetta; ridiscesi, finalmente abbiamo notato un ometto della via giusta e al terzo tentativo siamo arrivati: Inutile parlare della mia grande soddisfazione!!
Grazie, Francesco, i tuoi favolosi complimenti mi riempiono di orgoglio !!! :help::poke::roll:
 
ma il passamontagna è in goretex active wild professional?
Caro @kima , Il passamontagna non è quello che dici tu :no: ma non puoi immaginare quanto caldo tiene :lol:

Che bel nido d'aquila! Deve essere molto suggestivo dormire lassù con la vista su quel frastagliato sistema di montagne di roccia scura.
Hai ragione in pieno. Montagne da favola! .... da sindrome di Sthendal!! ;):)

Dagghe Piervi, sei inarrestabile!
Posti incantevoli che non conosco, ma chissà..........foto e racconto molto belle come sempre.che te lo dico a fare!?
Ciao! @FRAnTOYo ! Posti molto vicini a casa tua quindi da visitare assolutamnete :)
Comunque mi devo arrestare .... per la stagione ..... e perchè ho voglia di prati verdi!! :)
e comunque grazie per aver apprezzato!!:music:
 
Bellissimo tutto! Luoghi severi ma pieni di poesia. Ora capisco meglio il senso di una tua frase di qualche giorno fa, che già mi era piaciuta di per sé. Complimenti anche per tenere vivo non solo un luogo, ma anche una memoria. Mi sono commossa
 
Ho impiegato mezz'ora per scrivere tutte le didascalie poi, come d' incanto si sono cancellate! :cry:


Comunque .... salito quasi sulla vetta 3 volte :no:
La prima ho seguito la traccia verde vino al colletto sotto la piramide finale, Da questa foto pare un panettone ma così non è: cresta finale espostissima (e io ne soffro abbastanza) e placca liscia di II°.
La foto tra le due dell'amico che scala lo dimostra.

Stavolta, forse per la prima volta, c'è stata anche la commozione.

Troppi i punti di contatto con gli ingredienti che, purtroppo in rare volte, mi hanno reso veramente felice : quel rifugio di semi-vetta così incredibilmente posizionato (pare un tutt'uno con le rocce circostanti), quella dedica interna (così evocativa di altre), l'espressione del viso che trasuda gioia e soddisfazione più di mille parole. Potrei aggiungere (sembra uno scherzo...) pure quello che ho evidenziato sopra :p....

Ed anche dove invece i punti di contatto non ci sono, vorrei che ci fossero : la "distanza" altro non è che quella che mi piacerebbe colmare, in rimonta, con l'emulazione.
La risolutezza nell'affrontare le pietraie, le creste affilate dove l'inciampo è dietro l'angolo (e l'unico posto dove si può cadere è il vuoto), la tenacia nel voler raggiungere un obiettivo che sembra fatto apposta per respingerti.

Complimenti per questa specie di piccolo Lyskamm e prim'ancora per la motivazione, perché non è certo uno di quegli obiettivi "sventolabili" per il blasone o la notorietà. E' esclusivamente passione, quella che sbriciola il classico muro del "chi me lo fa fare ?".

Ciao Pier.
 
Che frase era? :no:
La meta .... è giusto raggiungerla perchè se no non si chiamarebbe "meta".
Non guardo mai l'altezza del monte ma quello che esso mi suscita nella mente e nel cuore: può essere il toponimo, quel che esso significa per me, la forma o anche l' impegno che ci devo mettere per raggiungerlo.
Può essere una cima sconosciuta a cui nessuno pensa: è bello (solo per me) essere quasi il primo.
Può essere un qualsiasi posto fantastico senza nome.
Può essere anche un bivacco di cui ti sei innamorato che magari impieghi qualche giorno per manutenerlo
Può essere anche una montagna di 700 mt d'altezza che tanti scagnano perchè piccola ma a te ha dato tanto
Per questo prediligo le cime di 2980 metri o 1990 che essendo sottovalutate dai cacciatori (che sono i più), ti possono dare veramente tanto.

(il grassetto è mio)
 
Complimenti anche per tenere vivo non solo un luogo, ma anche una memoria. Mi sono commossa
Non so se vergognarmi o meno ma lassù mi commuovo anch'io.
Seduto su una pietra al passo della Lausa aspettando che venga notte in mezzo a quelle maestose montagne che cambiando colore di continuo, paiono sempre diverse.
Grazie all'amico Mimmo che mi ha fatto conoscere quel posto del quale mi sono innamorato.

Il bivacco è una delle numerose casermette della GAF (Guardia alla frontiera, è stato un corpo militare del Regio Esercito, dal 1934 alla fine della seconda guerra mondiale, con il compito di difendere le frontiere dell'Italia. - Wikipedia)
E' stata riadattata a ricovero d' emergenza negli anni 90 ed intitolato a Luigi Vigna che ha avuto il merito di essere stato il primo ad attraversare le Alpi Marittime (dal Colle di Tenda al Colle della Maddalena) con gli sci.
L'amico Mimmo scoprì questo posto quando lo colse una tempesta durante una sua traversata da Imperia al Monviso con scalata finale alla vetta.
 
Complimenti per questa specie di piccolo Lyskamm e prim'ancora per la motivazione, perché non è certo uno di quegli obiettivi "sventolabili" per il blasone o la notorietà. E' esclusivamente passione, quella che sbriciola il classico muro del "chi me lo fa fare ?".
Aggiungerei alle tue considerazioni anche l'altezza della montagna: 2954 mt, quasi un 3000 ma non si può dire di aver scalato un 3000. dura vita di questi (fantastici) brutti anatroccoli...
Grazie, Andrea per le tue belle parole, nelle quali mi ci ritrovo in pieno.... quasi ci conoscessimo da 100 anni!
 
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