Collemezzo
Immerso nel folto del bosco
Il sentiero allontana la strada.
Brevemente l’umido canale
Risale il fianco del colle.
D’un tratto, avvinta da rovi tenaci
Un’antica torre ancora tenta
Un’improbabile, anacronistica ascesa.
Poco distante una quercia divina
Con radici possenti d’artiglio
Sostiene blocchi squadrati
Che tennero un tempo
L’urto di schiere.
Ancora, il fresco ginepro
Spande la mistica essenza
Su mura di cinta
Ormai vinte e sparse nel muschio.
I leggeri tentacoli di rosa canina
Gravida di asimmetriche bacche
Nascondono alla vista, soddisfatti
Antichi bagliori di vita disfatti.
L’imperio dell’uomo è invaso,
penetrato, preso dal canto di Fauno
ed io, invaso e penetrato
apro lo spirito, estendo i sensi
e col respiro ne divento parte.
Immerso nel folto del bosco
Calcano i passi leggeri
Progenie di silenziosi passi;
scorre ritmato il fiato
nel flusso dello spirito perenne.
Ed avvolta tra faggi grigi d’inverno
L’anima ritrova il grembo materno.
Immerso nel folto del bosco
Il sentiero allontana la strada.
Brevemente l’umido canale
Risale il fianco del colle.
D’un tratto, avvinta da rovi tenaci
Un’antica torre ancora tenta
Un’improbabile, anacronistica ascesa.
Poco distante una quercia divina
Con radici possenti d’artiglio
Sostiene blocchi squadrati
Che tennero un tempo
L’urto di schiere.
Ancora, il fresco ginepro
Spande la mistica essenza
Su mura di cinta
Ormai vinte e sparse nel muschio.
I leggeri tentacoli di rosa canina
Gravida di asimmetriche bacche
Nascondono alla vista, soddisfatti
Antichi bagliori di vita disfatti.
L’imperio dell’uomo è invaso,
penetrato, preso dal canto di Fauno
ed io, invaso e penetrato
apro lo spirito, estendo i sensi
e col respiro ne divento parte.
Immerso nel folto del bosco
Calcano i passi leggeri
Progenie di silenziosi passi;
scorre ritmato il fiato
nel flusso dello spirito perenne.
Ed avvolta tra faggi grigi d’inverno
L’anima ritrova il grembo materno.