Coltello regionale italiano

Ciao a tutti,
Vorrei approfondire la mia conoscenza in fatto di alcuni particolari coltelli regionali, ma diciamo pure che questo post potrebbe essere utilizzato per descrivere tutte le tipologie di coltello regionale da chi fosse in possesso di notizie storiche ed immagini dei nostri coltelli storici.
Tutto parte da una curiosità in merito a 4 regionali.
Vorrei chiedervi prima di tutto notizie, cenni storici e culturali sul Maremmano sul COLTELLO Zuava e il Vernante e Il Casertano.
Posto alcune immagini di un artigiano di Scarperia, località molto rinomata per la produzione dei coltelli regionali di tutta Italia.
Ringrazio chiunque voglia contribuire!
 

Allegati

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Buongiorno.. bella discussione....
io sono toscano, ad una mezz ora da scarperia e dall autodromo del mugello :biggrin:
Ho un amico che ha il maremmano (molto ben fatto e taglia come un rasoio) e altri amici che hanno vari coltelli di artigiani di li...tutti molto belli... ( a prescindere dai gusti )
Prima o poi un giretto per tornare con un coltello lo devo fare anche io...
 
Buongiorno.. bella discussione....
io sono toscano, ad una mezz ora da scarperia e dall autodromo del mugello :biggrin:
Ho un amico che ha il maremmano (molto ben fatto e taglia come un rasoio) e altri amici che hanno vari coltelli di artigiani di li...tutti molto belli... ( a prescindere dai gusti )
Prima o poi un giretto per tornare con un coltello lo devo fare anche io...
Anche io sono Toscano, a 45 minuti da Scarperia... Dai finita questa storia magari ci facciamo un giro insieme!
Motociclista? @quintocorse

Il maremmano è proprio il Classico chiudibile di Scarperia. Lo fanno con lama a foglia o classico. È sicuramente un chiudibile perfetto, andrebbe impugnato per capire la giusta dimensione, quello che mi perplime un pochino è la coda fine del manico... Di tutti i classici
 
Anche io sono Toscano, a 45 minuti da Scarperia... Dai finita questa storia magari ci facciamo un giro insieme!
Motociclista? @quintocorse

Il maremmano è proprio il Classico chiudibile di Scarperia. Lo fanno con lama a foglia o classico. È sicuramente un chiudibile perfetto, andrebbe impugnato per capire la giusta dimensione, quello che mi perplime un pochino è la coda fine del manico... Di tutti i classici

Certo volentieri, finito sto casino organizziamo qualcosa con piacere....
si sono motociclista e automobilista appassionato abbestia.. ho una yamaha mt09 e una saxo vts 16v un pó preparata :rofl: :si:

Tornando in topic, sicuramente non sono coltelli “robusti” x farci lavori “pesanti”.... Giusto x piccoli lavoretti e tagliare qualche cordino... ma non mi azzarderei troppo nell utilizzo “gravoso”:biggrin:
 
Una volta passai di lì e oltre a qualche coltello presi anche un paio di libri, in cui venivano spiegate le origini storiche ed il retroterra culturale.
Purtroppo sono a casa dei miei e non posso raggiungerli.

Sulla solidità, io ho una zuava Conaz (Consigli-Azzolini) ed è un ottimo coltello, molto solido.
E' molto curato, per cui ti dispiace trattarlo male.
Si capisce che è il risultato di una evoluzione di disegno ed ergonomia durata generazioni.
In uno dei due libri che avevo preso, veniva descritto un committente che lo chiedeva (al coltellinaio) robusto, perchè (se ricordo bene) "ci devo cultrire"
Non so cosa voglia dire.
Ha dei cugini di linee simili, il senese ed il fiorentino.
Cambia credo la struttura, la zuava è "ferrata" (con piastre/liner).

Ai tempi della leva, negli anni 90, ne avevo comprati diversi di Berti, Conaz, Tonerini e Giglio.
Di Berti adoravo le pattade spurie, a lama un po' più larga, un coltello universale perfetto.
Manici in corno o plastica, rapporto qualità prezzo eccezionale.
Stoltamente alcuni li persi, altri li regalai.
Il problema è che Berti e Consigli ora fanno solo pezzi da collezione (se hanno una produzione rustica, da web non appare) Giglio e Tonerini chiusero.
Tonerini faceva una zuava, grande, con la lama in carbonio e manico in legno, che vi assicuro era robustissima.
Mi sembra ci siano altri due produttori, l'Artigiano e Fontani.

Il maremmano... ne avevo uno economico, grande. Per me è un coltello eccezionale, si impugna benissimo, è bello pieno nella parte centrale e frontale, vicino al perno. Si intuisce che dietro ci sono generazioni di utilizzatori, che via via confermavano quello che funzionava. Il mio preferito è a foglia.
Per cultura sono adriatico, per cui ho un debole per i gobbi e gli anconetani, ma devo riconoscere che le linee tirreniche sono pazzesche (zuava, fiorentino, senese, maremmano, casertano, napoletano, romano, cacciatore mugellano).
Il problema è che sono passati tutti alla dimensione collezionistica, che capisco perfettamente dal punto di vista imprenditoriale (avevano una conoscenza, un sapere, superiore a tanti produttori sul mercato - che andava valorizzata), per cui oggi usarli è diventato più gravoso.
 
Una volta passai di lì e oltre a qualche coltello presi anche un paio di libri, in cui venivano spiegate le origini storiche ed il retroterra culturale.
Purtroppo sono a casa dei miei e non posso raggiungerli.

Sulla solidità, io ho una zuava Conaz (Consigli-Azzolini) ed è un ottimo coltello, molto solido.
E' molto curato, per cui ti dispiace trattarlo male.
Si capisce che è il risultato di una evoluzione di disegno ed ergonomia durata generazioni.
In uno dei due libri che avevo preso, veniva descritto un committente che lo chiedeva (al coltellinaio) robusto, perchè (se ricordo bene) "ci devo cultrire"
Non so cosa voglia dire.
Ha dei cugini di linee simili, il senese ed il fiorentino.
Cambia credo la struttura, la zuava è "ferrata" (con piastre/liner).

Ai tempi della leva, negli anni 90, ne avevo comprati diversi di Berti, Conaz, Tonerini e Giglio.
Di Berti adoravo le pattade spurie, a lama un po' più larga, un coltello universale perfetto.
Manici in corno o plastica, rapporto qualità prezzo eccezionale.
Stoltamente alcuni li persi, altri li regalai.
Il problema è che Berti e Consigli ora fanno solo pezzi da collezione (se hanno una produzione rustica, da web non appare) Giglio e Tonerini chiusero.
Tonerini faceva una zuava, grande, con la lama in carbonio e manico in legno, che vi assicuro era robustissima.
Mi sembra ci siano altri due produttori, l'Artigiano e Fontani.

Il maremmano... ne avevo uno economico, grande. Per me è un coltello eccezionale, si impugna benissimo, è bello pieno nella parte centrale e frontale, vicino al perno. Si intuisce che dietro ci sono generazioni di utilizzatori, che via via confermavano quello che funzionava. Il mio preferito è a foglia.
Per cultura sono adriatico, per cui ho un debole per i gobbi e gli anconetani, ma devo riconoscere che le linee tirreniche sono pazzesche (zuava, fiorentino, senese, maremmano, casertano, napoletano, romano, cacciatore mugellano).
Il problema è che sono passati tutti alla dimensione collezionistica, che capisco perfettamente dal punto di vista imprenditoriale (avevano una conoscenza, un sapere, superiore a tanti produttori sul mercato - che andava valorizzata), per cui oggi usarli è diventato più gravoso.
Ti ringrazio molto per la tua esperienza.
In effetti la sensazione è proprio che il. "COLTELLO REGIONALE" sia solo per bellezza e collezione... Mah non credo sai, ho la netta sensazione che si possano tranquillamente adoperare, tanto alla fine comprare un coltello americano, che comunque non ti regalano... E di cui non hai una vera e propria appartenenza... secondo me, possiamo abusare di un maremmano!
Ultimamente vorrei abbandonare le plastiche per materiali tradizionali, e mi piacerebbe adoperare un chiudibile tradizionale per il cibo. Ma amo anche la cultura storica che c'è dietro, in effetti in questo momento che abbiamo un pochino di tempo mi piacerebbe continuare ad approfondire.
 
E' verissimo.
Temo che noi, sul mercato locale, abbiamo avuto un cambio di cultura e di approccio.
Fino agli anni 80 e 90, un tradizionale (piccolo) in tasca, non spaventava nessuno, ora fili dritto davanti ad un giudice.
Li si comprava anche per i ragazzini, ho conosciuto diverse signore che lo avevano in borsa, ed erano insegnanti di liceo, o maestre.
Secondo me i produttori sono stati forzati a spostarsi su di un livello qualitativo molto alto in termini di finiture e materiali, per avvicinare i collezionisti. Sono più stranieri che italiani, vedono l'esotico italiano (in un certo senso lo è davvero, anche per noi).
Due cose mi avevano impressionato di quelle letture: la prima era che la vita degli artigiani era dura, ma dura veramente, la seconda è il numero di marchi tutti di origine familiare che è andato assottigliandosi con il passare del tempo. Ognuno aveva un suo stile... è stata gran una perdita.

Più siamo diventati urbani e più abbiamo privilegiato la dimensione tattica dei pieghevoli che è più facile da delocalizzare, perché è più critico in senso industriale che artigianale.

Non so adesso, ma nei primi anni 90 il coltello tattico più diffuso era la pattada (di Scarperia o Maniago) seguito dallo sfilato di Frosolone.
Il corno (spesso di colore diverso), il legno, la plastica liscia delle guancette non erano abrasive come il G10 zigrinato, per cui non si mangiavano le tasche.
 
E' verissimo.
Temo che noi, sul mercato locale, abbiamo avuto un cambio di cultura e di approccio.
Fino agli anni 80 e 90, un tradizionale (piccolo) in tasca, non spaventava nessuno, ora fili dritto davanti ad un giudice.
Li si comprava anche per i ragazzini, ho conosciuto diverse signore che lo avevano in borsa, ed erano insegnanti di liceo, o maestre.
Secondo me i produttori sono stati forzati a spostarsi su di un livello qualitativo molto alto in termini di finiture e materiali, per avvicinare i collezionisti.

Ottima analisi.

C'è da dire che questi coltelli hanno radici nella cultura contadina o comunque della vita all'aria aperta, non di ambienta di fabbrica o ufficio.

Tutti avevano un coltello in tasca ed era un semplice attrezzo. E c'è da dire che costava il giusto e corno oppure legno erano, a quel tempo, materiali "poveri".
 
Ne ho un paio di scarperia, ben rifiniti, ma sono coltelli da bistecca, non mi azzarderei a farci altro, è un peccato.
Questo è il Personale, dato proprio come coltello da bistecca nella descrizione del sito.

203846


E questo è il Fiorentino
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Ultima modifica:
Bella discussione! I regionali mi piacciono molto ed attualmente possiedo una Zuava di Consigli, un Maremmano dell'Artigiano di Scarperia, oltre ad un paio di Bergamaschi di Codega.

La Zuava è il mio coltello preferito in assoluto. La porto spesso nei miei giri in montagna o nel bosco e nell'utilizzo pratico, per l'uso che ne faccio io, non è assolutamente inferiore a chiudibili moderni di pari dimensioni (tipo i Victorinox da 111 mm o lo Spyderco Delica).
Le cartelle e i sodi in ottone la rendono un chiudibile molto robusto ed ha la molla migliore di tutti gli slipjoint che abbia mai provato: non è troppo dura in apertura, ma serve una certa pressione per richiudere la lama, inoltre ha lo scatto intermedio (o half stop, come dicono gli americani) che personalmente trovo molto importante.
Parlando del fondo del manico, effettivamente nell'uso prolungato, ad esempio per intagliare un pezzo di legno, da un po' di fastidio sul mignolo, ma nulla di che.

Il Maremmano invece, pur avendo delle finiture bellissime, non riesco ad utilizzarlo. Ciò è dovuto innanzitutto alle finiture che lo rendono, come detto già sopra, più un gioiellino che un attrezzo da lavoro e in secondo luogo dall'assenza di cartelle metalliche che mi danno un'idea di minor robustezza. Quest'ultimo comunque è un fattore puramente psicologico, visto che generazioni di contadini lo hanno usato per anni.

Il Bergamasco di Codega invece è un coltello molto più rustico, sicuramente più fedele al concetto originario del coltello stesso. Ne ho una versione con blocco lama e una senza; come coltelli da lavoro li trovo ottimi alla pari del buon vecchio Opinel, ma, se mi concedete, con una linea più bella.

Scusate il pippone, allego un paio di foto vecchie per capire di cosa si parla.

Maremmano
Maremmano.jpg

Zuava
Zuava.jpg
Bergamasco
IMG_20181216_123813.jpg
 
@Valca ti ringrazio molto per la tua esperienza, conferma molto le mie sensazioni, sono ottimi coltelli hanno solo il limite del costo, che se paragonato ad un Opinel n. 8 è di almeno 10 volte tanto... Anche secondo me la Zuava ha la forma perfetta e non credo che si possa piegare la punta o rovinare la lama con la stessa facilità con cui accade ad un Opinel quindi spero possa essere un compagno un pochino più fedele del Francesino da 15€...
@ROCKY77 perfetto Massimo, sappi che ho comprato uno stockman e che ho letto sempre con interesse i tuoi racconti!!
Bella discussione! I regionali mi piacciono molto ed attualmente possiedo una Zuava di Consigli, un Maremmano dell'Artigiano di Scarperia, oltre ad un paio di Bergamaschi di Codega.

La Zuava è il mio coltello preferito in assoluto. La porto spesso nei miei giri in montagna o nel bosco e nell'utilizzo pratico, per l'uso che ne faccio io, non è assolutamente inferiore a chiudibili moderni di pari dimensioni (tipo i Victorinox da 111 mm o lo Spyderco Delica).
Le cartelle e i sodi in ottone la rendono un chiudibile molto robusto ed ha la molla migliore di tutti gli slipjoint che abbia mai provato: non è troppo dura in apertura, ma serve una certa pressione per richiudere la lama, inoltre ha lo scatto intermedio (o half stop, come dicono gli americani) che personalmente trovo molto importante.
Parlando del fondo del manico, effettivamente nell'uso prolungato, ad esempio per intagliare un pezzo di legno, da un po' di fastidio sul mignolo, ma nulla di che.

Il Maremmano invece, pur avendo delle finiture bellissime, non riesco ad utilizzarlo. Ciò è dovuto innanzitutto alle finiture che lo rendono, come detto già sopra, più un gioiellino che un attrezzo da lavoro e in secondo luogo dall'assenza di cartelle metalliche che mi danno un'idea di minor robustezza. Quest'ultimo comunque è un fattore puramente psicologico, visto che generazioni di contadini lo hanno usato per anni.

Il Bergamasco di Codega invece è un coltello molto più rustico, sicuramente più fedele al concetto originario del coltello stesso. Ne ho una versione con blocco lama e una senza; come coltelli da lavoro li trovo ottimi alla pari del buon vecchio Opinel, ma, se mi concedete, con una linea più bella.

Scusate il pippone, allego un paio di foto vecchie per capire di cosa si parla.

Maremmano
Vedi l'allegato 203880

Zuava
Vedi l'allegato 203881
Bergamasco
Vedi l'allegato 203882
Ciao Gabriele!
Stavo preparando una storiella su di un regionale....
Se mi dai tempo la troverai qui sul forum!
 
Bella discussione e argomento molto interessante
L'italia ha una grande tradizione di coltelli tradizionali regionali che, come qualcuno ha fatto notare, purtroppo si sta perdendo e negli ultimi anni si sta trasformando a produzione di modelli di "alta gamma" impreziositi, che snaturano il concetto originario di coltello tascabile da lavoro, un EDC di altri tempi. Complice anche una stretta "legale", secondo la qualche anche per portare un utensile (non è un'arma) in tasca o in borsetta, occorra sempre un giustificato motivo; quando sapete parimenti a me che la maggior parte delle volte che ci troviamo a dover usare una lama, lo facciamo per piccole necessità non preventivate.

È diventato altresí difficile trovare dei regionali fatti "come una volta", quasi tutti si sono convertiti all'Inox (solitamente 420, già difficile trovarli in 440) che rispetto ad un classico acciaio al carbonio da balestra ben temprato, pecca in capacità di taglio, ritenzione del filo e facilità di affilatura.
Sono stato l'anno scorso in Sardegna, ho girato un mucchio di negozi e non uno che avesse una Pattadesa o Arburesa in acciaio al carbonio, ho avuto solo dei contatti di artigiani, che me lo avrebbero fatto su ordinazione.
Ma una volta come facevano che usavano solo acciaio al carbonio? Dov'era questo problema dell'ossidazione che ora sembra insormontabile a buona parte degli acquirenti? Purtroppo nell'era dell'estetica dove conta apparire, anche tra i coltelli vende meglio quello che appare più bello e rifinito (e non scurisce quando si ossida) di quello veramente artigianale, magari con qualche asimmetria rispetto agli industriali, ma votato alla funzione e fatto per durare.

Nel mio piccolo, come chiudibili tradizionali ho una piccola Arburesa con manico in corno e un siciliano con manico in ulivo, entrambi con lame in inox... Ma il tradizionale a cui sono più affezionato viene dall'altra parte del mondo ed è l'Higonokami di Motosuke Nagao. Lama San Mai in Aogami, temprato a 62 HRC e manico in lamina di ottone ripiegata. Molto bello vedere a lama lucidata la linea di giunzione dei due acciai... Ed è un piacere usarlo quando affilato a dovere.
 
Ultima modifica:
Ecco, un plauso che si può fare alla Opinel (e non immaginate quanti mi costi, visto che i Francesi non mi stanno proprio simpatici) è che rimane sul concetto di coltello da lavoro, semplice ed economico.
Vero... Anzi verissimo, ma sono dei pezzi di latta poco votati al lavoro, si piegano e si spezzano in un baleno... Però il prezzo è onestissimo... Questo si
Bella discussione e argomento molto interessante
L'italia ha una grande tradizione di coltelli tradizionali regionali che, come qualcuno ha fatto notare, purtroppo si sta perdendo e negli ultimi anni si sta trasformando a produzione di modelli di "alta gamma" impreziositi, che snaturano il concetto originario di coltello tascabile da lavoro, un EDC di altri tempi. Complice anche una stretta "legale", secondo la qualche anche per portare un utensile (non è un'arma) in tasca o in borsetta, occorra sempre un giustificato motivo; quando sapete parimenti a me che la maggior parte delle volte che ci troviamo a dover usare una lama, lo facciamo per piccole necessità non preventivate.

È diventato altresí difficile trovare dei regionali fatti "come una volta", quasi tutti si sono convertiti all'Inox (solitamente 420, già difficile trovarli in 440) che rispetto ad un classico acciaio al carbonio da balestra ben temprato, pecca in capacità di taglio, ritenzione del filo e facilità di affilatura.
Sono stato l'anno scorso in Sardegna, ho girato un mucchio di negozi e non uno che avesse una Pattadesa o Arburesa in acciaio al carbonio, ho avuto solo dei contatti di artigiani, che me lo avrebbero fatto su ordinazione.
Ma una volta come facevano che usavano solo acciaio al carbonio? Dov'era questo problema dell'ossidazione che ora sembra insormontabile a buona parte degli acquirenti? Purtroppo nell'era dell'estetica dove conta apparire, anche tra i coltelli vende meglio quello che appare più bello e rifinito (e non scurisce quando si ossida) di quello veramente artigianale, magari con qualche asimmetria rispetto agli industriali, ma votato alla funzione e fatto per durare.

Nel mio piccolo, come chiudibili tradizionali ho una piccola Arburesa con manico in corno e un siciliano con manico in ulivo, entrambi con lame in inox... Ma il tradizionale a cui sono più affezionato viene dall'altra parte del mondo ed è l'Higonokami di Motosuke Nagao. Lama San Mai in Aogami, temprato a 62 HRC e manico in lamina di ottone ripiegata. Molto bello vedere a lama lucidata la linea di giunzione dei due acciai... Ed è un piacere usarlo quando affilato a dovere.
Vero giusta osservazione, ma direi che non disdegno un inox in un chiudibile per una semplice ragione... Il chiudibile sicuramente è votato al taglio del cibo... Quindi la ruggine anche solo nell'odore o nel sapore non è gradita secondo me. Poi magari abbino un fisso carbonioso...
 
Ecco, un plauso che si può fare alla Opinel (e non immaginate quanti mi costi, visto che i Francesi non mi stanno proprio simpatici) è che rimane sul concetto di coltello da lavoro, semplice ed economico.
Bravo, dimenticavo di citare i bistrattati cugini d'oltralpe. In questo bisogna riconoscerlo, sono felice possessore di un 7 carbon, cedutomi da un amico per inutilizzo, perché lui preferiva le versioni inox... Ho lucidato la lama, riaffilato, portato a nudo il legno del manico, trattato con olio di lino e cera d'api. È tornato più bello che da nuovo e lo uso spesso come EDC, con grande soddisfazione. Se è vero che l'acciaio è dolce e perde con discreta facilità il filo, è altrettanto vero che lo riprende facilmente con poche passate di belga o sullo strop. Sono leggeri, economici, con blocco (ma meglio non farne troppo affidamento) e soprattutto possono tagliare molto bene.
Ho riportato l'esperienza maturata con il 7 del mio amico su un 10che ho deciso di acquistare e utilizzo come multiuso in casa e nell'orto
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Il chiudibile sicuramente è votato al taglio del cibo... Quindi la ruggine anche solo nell'odore o nel sapore non è gradita secondo me. Poi magari abbino un fisso carbonioso...
Per il cibo, ma sopratutto per la frutta succosa prediligo l'Enzo Necker 70, piccolo fisso con lama in inox... Perché il chiudibile in sé, non solo in carbonio, per me è da evitare perché ha parti dove si annida lo sporco e difficilmente si riesce a pulire a fondo.
 
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Vero giusta osservazione, ma direi che non disdegno un inox in un chiudibile per una semplice ragione... Il chiudibile sicuramente è votato al taglio del cibo... Quindi la ruggine anche solo nell'odore o nel sapore non è gradita secondo me. Poi magari abbino un fisso carbonioso...

Anche io non disdegno l'inox su un pieghevole ma devo dire che il mio Opinel 10 carbon (col quale praticamente ci taglio solo del cibo) non fa ruggine e non dà sapore ferroso agli alimenti che taglia.
Ovvio che si parli di un minimo di manutenzione della lama: semplicemente pulirla dopo l'uso!

Le macchie di ossido passivo non mi pare influiscano sul sapore...
 
il punto dell'uso di inox rispetto al carbonioso è proprio in virtù della destinazione d'uso, questi coltelli ormai sono votati al taglio del cibo e usare un carbonioso non è garantito per gli alimenti.
Sulla qualità di taglio non ci sono grosse differenze, il carbonioso taglia meglio di un 420 o 440 ma non di un VG10 ad esempio
 
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