Alpinismo Corno Mozzo (1.322m) Falaschere e Crivi di Mangiacaniglia da Fontana Acqua la Pietra

Parchi della Calabria
  1. Parco Nazionale del Pollino
Data: 26 Maggio 2018
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Fontana acqua La Pietra 1057 m.
Località di arrivo: Corno Mozzo 1322 m.
Tempo di percorrenza: 9 ore A/R
Grado di difficoltà:EE fino all'anticima del Corno Mozzo: PD II + l'ascensione al Corno Mozzo
Descrizione delle difficoltà: Percorso molto lungo e impegnativo tra anfratti rocciosi e foresta.Difficoltà di orientamento nel seguire i vari costoni e per questo munirsi di cartina e gps.Parte alpinistica:eek:ltre al grado di difficoltà prestare la massima attenzione sia in salita che in discesa in corda doppia alla roccia estremamente marcia.Casco,imbrago,fettucce,rinvii,un friend,corda da 70 possibilmente.Sconsigliate le mezze corde in quanto nel recuperarla il nodo quasi sicuramente si andrebbe ad incastrare.
Periodo consigliato: Sempre
Segnaletica: bandierine biancorosse nel percorso di ritorno a partire dalla Sella di Corno Mozzo
Dislivello in salita: 1050 m. (numerosi saliscendi)
Quota massima: 1522 m. (belvedere dei Crivi di Mangiacaniglia)
Accesso stradale: Autostrada A2 uscita Campotenese.Prima del Regina Hotel voltare a sx strada che porta al rifugio Cai Biagio Longo.Al bivio per Orsomarso girare a sx fin dove la strada asfaltata termina.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/corno-mozzo-da-fontana-acqua-la-pietra-25257849

Descrizione

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Non potevamo iniziare meglio la stagione estiva realizzando un itinerario grandioso, impegnativo e di ampio respiro in uno degli ambienti tra i più affascinanti, misteriosi e intatti dell'intera penisola. Siamo nell'alta Valle del Fiume Argentino, una perla racchiusa all'interno del Parco del Pollino nel settore dei monti di Orsomarso. Essa stessa è riserva regionale naturale, un'area wilderness di incommensurabile valore naturalistico, botanico e biologico, un polmone verde così intatto che io stesso ebbi l'ardire di definire: "i torrioni andini di Machu Picchu immersi nella foresta pluviale amazzonica".

L'idea di questa uscita è nata da una traccia gpx fornitami da un amico, registrata alcuni giorni prima nel corso di una esplorativa al fine di ripeterla con la nostra sezione Cai. Il giro prevedeva la partenza da Acqua la Pietra nel comune di Mormanno, il transito dallo storico rifugio Conte Orlando e la prosecuzione verso il margine dei dirupi delle Falaschere e i Crivi di Mangiacaniglia fino a raggiungere il Corno Mozzo dopo un lungo aggiramento per boschi e scalarlo con attrezzatura alpinistica.

Purtroppo l’asperità dei luoghi quasi tutti in foresta e la difficoltà di individuare gli attacchi giusti dei vari costoni impone di conoscere bene i luoghi e di usare cartine e gps. Per questo vi rimando alla traccia gpx nella parte informativa.

La cordata inedita è formata da me, l'inarrestabile Pasquale e l'intrepido Falk. Raggiunta Acqua la Pietra a 1057 m. circa con le auto ci avviamo alle 7.30 immersi nella frescura del bosco e cominciamo a percorrere la strada selciata che in forte salita e alcuni tornanti raggiunge il rifugio Conte Orlando un centinaio di metri più in alto. Si tratta del primo rifugio fatto costruire nel territorio del Parco del Pollino nel lontano 1904.Da questo punto tralasciando la deviazione a sinistra che risale verso Piano di Cambio proseguiamo dritti per il brullo pianoro delle Falaschere fino ad un magnifico terrazzo dal quale si apre una visione mozzafiato sulla Valle dell'Argentino fino al Mar Tirreno.

Si pongono in bella evidenza il Cozzo del Pellegrino e La Calvia con le paurose brecce che si aprono dai loro fianchi e le foreste a perdita d'occhio, la Serra del Lepre e il Castel di Raione, altri splendidi balconi naturali dai quali il panorama si apre grandioso in tutte le direzioni. Sotto di noi si innalzano le guglie di Castel Brancato e San Noceto mentre verso Est dominano la scena i torrioni dei Crivi di Mangiacaniglia e i suoi orridi che precipitano dirupati nel fondovalle. Verso est ancora lontanissima si intravede in controluce la nostra meta finale, le due vette del Corno Mozzo.

Da questo punto cominciamo a farci guidare dal gps cercando di seguire nel limite del possibile il filo di cresta. In tal modo raggiungiamo un oscuro canalone che precipita verticalmente sovrastato da una parete impressionante dalla quale fuoriescono alcuni loricati davvero singolari. Rispetto si fratelli del Pollino, spesso tozzi, contorti e dalla chioma molto larga, questi presentano il tronco più sottile e slanciato innalzandosi dritti verso l'alto per venti, trenta metri.

Sono i cosiddetti "Giganti del Palanuda", un mirabile esempio di come questi spettacolari vegetali riescano a modellarsi in base al luogo, alla quota e all'intensità degli agenti atmosferici che ne influenzano forma, crescita e dimensioni. Già, il Palanuda è la vetta che ci sovrasta e che nonostante abbia una quota di poco superiore ai 1600 m. permette dalla sommità di godere un panorama circolare che non ha eguali, grazie proprio alla sua privilegiata posizione centrale. Vale assolutamente la pena visitarlo, ma sarà per un'altra volta.

Ci portiamo così al di sopra della cuspide rocciosa da dove si ha un'altra prospettiva della valle, di un verde intenso e profondo. Successivamente guadagniamo un altro belvedere altrettanto magnifico e ci rendiamo conto che questi sono luoghi davvero al di fuori dei soliti circuiti escursionistici e che da qui non ci passa proprio nessuno.

Scesi dal torrione ci ritroviamo ad attraversare una bella radura accompagnati e deliziati da stupende e policrome fioriture tra cui asfodeli, aglio ursino, orchidee selvatiche e farfaracci. Mentre proseguiamo ci accorciamo in effetti che la traccia gps segue un percorso piuttosto atipico, proprio di chi sta più che altro andando un po'a tentativi in esplorazione. A motivo di ciò, considerata l’enorme distanza che ancora ci separa dal Corno Mozzo e che inoltre è nostra intenzione scalarlo, tagliamo la traccia addentrandoci nel bosco cercando di guadagnare un po'di tempo.

Ci troviamo in tal modo sull'ennesimo affaccio panoramico dei Crivi e per proseguire dobbiamo aggirare un altro dirupo per portarci sul costone di fronte. Adesso finalmente in forte discesa e in foresta raggiungiamo l'attacco della cresta nord dell'anticima del Corno Mozzo. Con il caldo afoso sembra non finire più ma ecco che all'improvviso, seguendo fedelmente il crinalino emerge dal fitto della vegetazione la nostra piramide rocciosa. Per conquistarne l'anticima dobbiamo però affrontare un'erta ripidissima su terreno instabile e roccia friabile. Ma è fatta, siamo finalmente sull'anticima. Di fronte si staglia il nostro Corno la cui base dobbiamo raggiungere dopo una delicata discesa sempre su terreno molto ripido e infido che ci condurrà sulla selletta che separa le due cime.

Una volta arrivati sotto le prime rocce cominciamo a valutare la via di salita visto che la roccia è estremamente erosa. Sembra che la più agevole passi per lo spigolo nord est perché si trovano alcuni alberelli utilizzabili per proteggere e la roccia è leggermente migliore. Sei anni fa invece salimmo lungo lo spigolo sud est le cui rocce erano estremamente sbriciolate riuscendo a stento a piazzare una sola protezione a metà tiro. La paretina inoltre scaricava ad ogni piccolo movimento.

Attrezzata la sosta su un albero a destra Falk parte da primo utilizzando una corda singola da 60 m. e comincia a salire sulla destra in diagonale, sfruttando 3-4 alberelli per assicurarsi prestando sempre la massima attenzione alla roccia estremamente friabile. Raggiunto lo spigolo a destra e girando successivamente verso sinistra sempre per roccette ne conquista la vetta, dove sosta su un masso. Risulta provvidenziale la posa di una fettuccia con maglia rapida da utilizzare per la doppia da parte del “Falco” perché distrattamente mi ero dimenticato l'anello da abbandono.

Parto io da secondo mentre Pasquale nel frattempo se ne ritorna sull'anticima per fare foto e riprese dal quel superbo punto di osservazione. Il panorama che si apre dal Corno Mozzo si presenta spettacolare e più completo. Si stagliano verso ovest gli orridi dei Crivi di Mangiacaniglia e l'intero fondovalle fino al Tirreno mentre dalla parte opposta dominano la scena il Timpone Fornelli alla testata della valle e il Varco della Gatta laddove nasce il fiume Argentino dall'unione del fiume Tavolara con il Rossale. Emergono poi dal fitto della vegetazione anche altri due corni minori mentre di fronte a noi, sull'anticima Pasquale si appresta a riprendere la calata in corda doppia che stiamo per effettuare.

Avendo una 60 dobbiamo valutare bene la linea di discesa perché i metri sembrano non bastare. Sarebbe meglio a tal fine utilizzare una 70. Noi invece riusciamo ad arrivare a tre, quattro metri dalla base e poi disarrampicare con attenzione. Personalmente sconsiglierei invece l'uso di 2 mezze corde, in quanto non è soltanto possibile ma piuttosto probabile che il nodo si incastri tra le rocce marce, complicando il recupero considerevolmente. Anche con la singola dobbiamo faticare per tirarla giù per via del forte attrito che si è venuto a creare probabilmente in qualche fessura. In definitiva abbiamo valutato la difficoltà complessiva PD II+. L'altro spigolo invece per l'estrema precarietà della roccia, la maggiore verticalità e la difficoltà a proteggere penso sia PD+ III.

Ora ci aspetta la via del ritorno lunghissima e faticosa in quanto alla fine della cresta percorsa a ritroso tiriamo dritti in forte salita fino a guadagnare il costone che scenderà alla Sella di Corno Mozzo. Infine con tutti i saliscendi che abbiamo fatto i metri di dislivello complessivi saranno ben 1050.E pensare che il dislivello tra Acqua la Pietra e il Corno Mozzo è di soli 220 metri circa.

Dalla Sella sarà tutta in discesa verso il bellissimo Piano di Cambio, poi al Conte Orlando ed infine dopo 9 ore di duro cammino e aver attraversato ambienti cangianti e multiformi, come solo queste montagne e queste vallate sanno regalare giungiamo stanchi ma estremamente soddisfatti alle nostre auto.
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Valle dell'Argentino
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Castel Brancato
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Serra del Lepre?
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Castel di Raione
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Cozzo Pellegrino
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Monte La Calvia
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Monte Palanuda e Crivi di Mangiacaniglia
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Corno Mozzo
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Il Corno Mozzo (cima)
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Varco della Gatta
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Crivi di Mangiacaniglia
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Corno Mozzo anticima
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Piano di Cambio
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Davvero complimenti. Sia per l'escursione quanto per il resoconto. E' davvero un piacere leggere quando nel racconto traspare così tanto entusiasmo.
Sinceramente non immaginavo che il Pollino avesse dei territori così vasti e severi. Mea culpa, dovrò studiarli un po' di più.
 
Davvero complimenti. Sia per l'escursione quanto per il resoconto. E' davvero un piacere leggere quando nel racconto traspare così tanto entusiasmo.
Sinceramente non immaginavo che il Pollino avesse dei territori così vasti e severi. Mea culpa, dovrò studiarli un po' di più.
Grazie della visita.Di solito quelli che vengono da fuori battono gli itinerari più gettonati del Pollino che orbitano attorno alle cime più elevate.Ma c'è veramente molto,ma molto di più.I monti di Orsomarso in particolar modo sono un pò tagliati fuori dai soliti circuiti escursionistici ma sono talmente selvaggi che ci sono ancora luoghi al loro interno che non hanno visto presenza umana.
 
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