Varie Corso Survival Avanzato

Dati


Data: 21 22 23 ottobre 2011
Regione e provincia: Toscana, Livorno

Descrizione


Riporto qui di seguito il mio report e le mie impressioni relative al corso SURVIVAL AVANZATO di DAL CANTO DANIELE tenuto nei giorni 21 22 23 ottobre 2011 a cui ho partecipato.

1 giorno
Grazie all'esperienza dell'altro corso preparo il minimo indispensabile ma la scarna attrezzatura viene subito falciata, Daniele ci da un bigliettino con scritto quello che dobbiamo portare: i vestiti che indossiamo, borraccia con gavettino, medicinali personali.
Perdiamo nell'ordine: coltello, torcia, qualsiasi strumento per accendere il fuoco, qualsiasi altro kit e dopo esserci sentiti così leggeri veniamo ricompensati con un opinel nr 10 a testa.
Mi viene affidato un pacchettino di circa 15x2x5 dal peso molto ridotto dicendo di stare molto attento a non perderlo dato che saranno i nostri unici viveri per tre giorni e per quattro persone.
Una breve camminata ci porta al campo base e dopo poche delucidazioni veniamo allontanati fino alla nostra futura sistemazione: un boschetto dove avremmo dovuto costruire un rifugio stanziale e duraturo per quattro persone.
L'obbiettivo è la sopravvivenza a lungo termine, quindi rifugio robusto, razionamento e conservazione delle scorte di acqua e cibo.
Iniziano subito i lavori, primo passo ragionare sul tipo di costruzione, i materiali da usare, valutare la fattibilità col tempo rimastoci; nel frattempo ci viene concesso un firesteel di scarsa qualità con cui accendere il fuoco con esca naturale e poi fare del pemmicam col cibo che scopriamo essere un pezzo di maiale con in aggiunta alcune cotiche di prosciutto coi cui impastare la carne seccata.
Esploriamo la zona, sempre a coppie ed alternati, una coppia in giro ed una al campo che allestisce il fuoco e pulisce la zona dove approntare il rifugio; in questo modo dato che non conoscevamo la zona potevamo ritrovare la strada rimanendo sempre a portata di voce, al grido di “campo” gli stanziali avrebbero potuto segnalare la direzione.
Subito ci rendiamo conto del poco materiale disponibile, niente pali lunghi, la maggior parte della legna a terra marcia, pochissimi aghiformi per fare i giacigli, assenza di attrezzatura pesante per creare, l'unica cosa che non mancava era il morale alto.
Per tutti la regola è stata: adatta quello che trovi a fare quello che ti serve. E così è stato, piano piano il rifugio è nato con solo materiale naturale, con tanto di quattro letti, porta d'accesso chiudibile e buca per il fuoco. Il tutto da implementare il giorno dopo ma sicuramente sufficiente a garantirci sicurezza, calore e rifugio per la prima notte.
Nel mentre procedevano anche gli altri lavori da completare entro sera, quali taglio e affumicatura della carne in modo da conservarla e raccolta di legna da ardere.
Il sole cala veloce e decidiamo di trasferire il fuoco all'interno del wingam in modo da continuare tutta la notte ad affumicare la carne e a cucinare da “letto” e non disperdere calore. Avevamo infatti già predisposto una notevole quantità di legna al fianco di ogni giaciglio e appena fuori la porta oltre ad approntare gli agganci per la griglia auto costruita proprio sotto il buco di sfogo per il fumo.
Durante tutta la giornata Daniele non ha lesinato verifiche del lavoro, controlli, consigli, insegnamenti fino ad arrivare al momento che ci da la buona notte. Nel buio rischiarato solo dal nostro fuoco vediamo la sua torcia che si allontana tagliando l'ultimo residuo di civiltà presente.
Ci concediamo un goccio a testa di brodo caldo di maiale chiacchierando e stemperando la fatica della giornata.
La notte procede tranquilla, svegliandoci a turno quando il fuoco cala e c'è bisogno di ravvivarlo o quando un rumoroso cinghiale esplora nei paraggi.

2 giorno
La mattina arriva anche se il sole non porta troppo calore, siamo comunque riposati dato che a parte qualche momento di freddo risolto facendo rosolare al fuoco la parte infreddolita è davvero andato tutto bene, ci trasferiamo al campo base.
Qui riceviamo i compiti per la mattinata (trovare acqua) e ci organizziamo: risistemiamo il nostro campo svuotando la buca del fuoco e stivando la carne in modo da portarla con noi. Mai lasciarsi nulla indietro, nell'ottica dei dispersi non avremmo saputo se saremmo tornati indietro o magari se avremmo trovato un posto migliore o se ci avessero soccorsi.
Raggiungiamo un torrente secco dove cerchiamo nei posti ritenuti migliori, varie buche vengono scavate ma solo una risulta umida, ci riuniamo e quindi ci diamo il cambio per continuare lo scavo in modo da risparmiare energie.
Bastoni diventano picconi e leve, mani badili ma il risultato manca, l'acqua non sgorga anche se il fango trovato scavando ci aveva illuso. In tarda mattinata si rinuncia e impariamo quanto siano importanti le nostre scorte.
Nelle prime dodici ore nessuno ha bevuto ma poi le riserve sono state intaccate, quanto è prezioso questo liquido che siamo abituati a non dover cercare e l'unico sforzo che facciamo per averla è portarne il peso nello zaino durante i nostri trekking. Ogni volta la guardo con maggior rispetto.
E qui un inaspettato regalo ci aspetta, dopo la risalita del torrente Daniele ci dona delle bottiglie di acqua! Beviamo, riempiamo le borracce e torniamo al campo.
Decidiamo di saltare il pranzo e partire subito con i lavori assegnateci dato che dovevamo anche rinforzare la copertura del rifugio, fare legna per la notte, finire di affumicare e seccare la carne, preparare il pemmicam.
Scopriamo che il nostro lavoro nuovo sarà fare un ago d'osso, intrecciare fibre naturali per fare del filo da cucito, tagliare e cucire un fodero di pelle per gli opinel.
Ci viene fatto vedere un ago d'osso finito, la ginestra con cui intrecciare e ci viene dato un pezzo di pelle di capriolo conciata e qualche osso.
Il fodero deve essere pronto entro il calare del sole ed il lavoro è davvero tanto. L'osso è duro, va tagliato a misura, bucato, levigato. La ginestra va sfilacciata ed intrecciata in gran quantità. La pelle va tagliata senza spreco.
Ci consigliamo a vicenda e siamo fortunati dato che uno di noi ha già fatto un ago d'osso, un altro fa foderi per passione quindi i consigli diventano preziosa conoscenza da condividere.
L'osso ci fa imprecare diverse volte, a qualcuno si rompe prima di riuscire a tagliare la scheggia giusta, a volte si rompe mentre viene levigato su un sasso e comunque bucarlo ci fa dannare tutti ma alla fine quattro aghi nascono e per noi è come aver creato qualcosa di immenso. Ne usciamo gratificati.
Durante questa lavorazione ci diamo il cambio “in cucina” dove a fine essiccazione della carne bisogna ridurla quasi in polvere per poi impastarla col grasso fuso e creare salsicciotti di carne a lunga conservazione. Dobbiamo finire il corso con uno di questi salsicciotti quindi le nostre riserve di cibo calano ulteriormente.
Ci rendiamo conto che queste lavorazioni ci hanno impegnato quasi tutto il tempo a disposizione.
Tralasciamo la ricerca di legna dato che l'intreccio di fibre ci porta via parecchio tempo e qui devo ringraziare ancora il gruppo, senza di loro non sarei arrivato a completare l'opera. Mi stavo lasciando andare sull'intreccio (che non so perché ma odio intrecciare) ma vedere loro che a testa china che senza lamentarsi continuavano l'opera mi ha spronato e sono ripartito.
Gli altri sono veramente una risorsa importante, tenere il gruppo unito fa si che la catena non si spezzi sull'anello più debole.
Completiamo il pemmicam non senza qualche problema, il grasso non si scioglie del tutto e risulta non sufficiente. Tritiamo quello rimasto e impastiamo il tutto, abbiamo così otto salsicciotti arrotolati e ci rimane una manciata di carne che decidiamo di conservare per la cena.
Torniamo a lavorare sul fodero e con mani di fata buchiamo la pelle di capriolo con i nostri aghi, cuciamo il passante per la cintura e poi uniamo i due lembi. Li proviamo e tutti funzionano! Guardiamo il sole e incredibilmente abbiamo fatto tutto con quasi un'ora di anticipo.
Riunione conclusiva con Daniele dove si analizza il lavoro svolto e si impara sempre qualcosa e a volte si riceve qualcosa, ci regala infatti quattro uova di quaglia che ha trovato nel bosco (NDR Le uova di quaglia erano vecchie e di un nido abbandonato).
Ci concediamo qualche minuto di riposo attorno al fuoco poi ci dividiamo alla ricerca di legna, ormai abbiamo esplorato la zona attorno al nostro campo e ci muoviamo con sicurezza, ne portiamo al campo abbastanza e dopo averla rotta a misura la mettiamo dentro al rifugio. L'ultima luce ci fa decidere di mangiare fuori attorno al fuoco.
Mentre il buio cala solo pochissima carne viene mangiata mentre le uova durano appena il tempo di cuocere. Ci stavamo preparando a traslocare il fuoco dentro il wingam per un meritato riposo che sentiamo Daniele che ci chiama al campo base.
Durante il pasto si era ragionato su essere sempre pronti a spostarci e sospettando un'ennesima prova arriviamo al campo base con tutta la nostra roba stivata addosso e con due gavette piene di braci.
Come volevasi dimostrare Daniele ci accompagna su tortuosi sentieri illuminando con la sua torcia solo davanti a lui, e devo dire con passo deciso, lasciando i nostri passi all'incertezza del buio.
Procediamo lesti cercando di non rovesciare le braci fino ad un punto imprecisato dove ci viene donato un piccolo led inova microlight come unica fonte di luce, dato per sicurezza vista la considerevole distanza dal campo base e la scelta se restare e crearci un rifugio per la notte oppure rientrare al campo ma da soli, lui rientra e ci lascia a decidere il da farsi
Disorientamento e abbandono, ecco la prova da superare. Ragioniamo in fretta, qualcuno forse saprebbe tornare indietro, altri no ma sicuramente per tutti la sfida è creare il rifugio al buio e passare la notte sul posto. Ed è quello che abbiamo fatto.
Una breve occhiata nei paraggi con la poca luce del led e ad una velocità che credo nessuno di noi si aspettava ci dividiamo i compiti: due accendono un fuoco da illuminazione per poter illuminare il campo e approntare il rifugio, due con il led vanno in cerca di materiale.
La debole luce del fuoco ci consente di piegare tre alberelli ad arco e fermarli in posizione con un grosso tronco mentre al campo arrivano legni, frasche, tronchi e pietre. Un wingam di fortuna cresce a forma di mezzo igloo dove in quattro ci si può stendere affiancati con la testa verso l'interno ed i piedi verso il fuoco. Spostiamo il fuoco nel punto prestabilito e spegniamo l'altro. Ora abbiamo un rifugio che ci copre quasi completamente, un fuoco con riflettore alle spalle che ci inonda letteralmente di calore e una discreta riserva di legna.
Il ritorno di Daniele, dopo circa un'ora, ci trova comodamente compressi uno accanto all'altro per non disperdere calore e già quasi addormentati. Ci viene rinnovato l'invito a rientrare, sempre senza luce a parte il led, ma ormai ci vogliamo godere il nostro nuovo tetto. La notte passa come la precedente, ci si sveglia per ravvivare il fuoco ma niente problemi.

3 giorno
Ci svegliamo poco prima dell'alba e ci diamo pacche sulle spalle dalla soddisfazione, a malincuore smontiamo il rifugio e sistemiamo la zona fuoco fino a spegnere tutto e rientriamo al campo base dove un the di foglie di rosa canina ci rinfranca assieme ad una bustina di zucchero a testa.
Non mangeremo altro fino alla fine del corso, quindi ricapitolando: due morsi di carne, un uovo di quaglia ed una bustina di zucchero in tre giorni. Personalmente parlando la poca acqua mi ha portato alla scelta di non mangiare per non avere ancora più sete, finiamo comunque tutti il corso con due salsicciotti.
Ragiono parecchio sui miei limiti e a come farò per superarli o accettarli, penso proprio che questo sia uno degli intenti del corso. Si si, sembra impossibile ma è tutto accordato come un violino, bravo Daniele (Il programma del corso è stato pensato ed organizzato per valutare le vostre scelte/azioni sotto un notevole e progressivo carico di stress...).
Dopo un po' di chiacchiere rilassanti si riparte con il lavoro, la nuova prova è accendere un fuoco al campo base, partendo dal nostro campo, col firesteel ed esca naturale, tempo concesso 60 secondi.
Tutti giù a preparare esche con truccioli, segatura, erba secca, aghi di pino, stipa secca e poi legnetti per il mantenimento. Quindi di corsa a perdifiato da campo a campo e via a sfregare il firesteel con l'opinel, se la prova non riusciva si ripeteva da capo e vi dico che correre e mantenere la lucidità al terzo giorno inizia ad essere una bella prova da superare. Sempre personalmente parlando a casa accendo spesso il fuoco in questo modo ma mai sotto stress e noto l'abissale differenza: avrei dovuto, nei pochi momenti liberi, provare vari tipi di esca, usare questo acciarino fino ad acquisire padronanza.
Bene, un'altra lezione imparata a scapito delle mie nocche.
Ci guardiamo in faccia e la stanchezza è visibile ma moralmente siamo ancora forti, ci lanciamo nell'ultima prova come una squadra.
Ci viene consegnata una mappa aggiornata al 1945, ci viene fatto vedere dove siamo e dove saremmo dovuti arrivare, cioè al parcheggio delle auto ma percorrendo una strada diversa rispetto all'andata. Daniele ci saluta e ci saremmo rivisti là.
Tutte le decisioni vengono confermate dal gruppo, ogni dubbio esternato e analizzato da tutti, ognuno deve essere convinto della strada che stiamo percorrendo. Non possiamo sbagliare dato che le energie residue sembrano poche e anche se così non fosse dobbiamo mantenerle, l'ipotesi è sempre quella che fino alla fine non sai se sei salvo o se devi continuare.
E qui finisce il mio racconto, con noi che al primo tentativo seguiamo la via giusta fino a vedere il punto di partenza ed un sorriso di soddisfazione appare su ogni viso.

Guardiamo le cose lasciate ad inizio corso quasi con baldanza, come se da ora ne potessimo fare a meno: un coltello, una torcia, dei fiammiferi, … io avevo anche un ago e del filo assieme ai fiammiferi, qualche grammo di acciaio che nel suo corrispettivo in osso mi è costato ore di fatica!
Ma poi ripenso a tutto quello che è stato fatto, a quello che credevi di non poter fare e alla fine di averlo fatto, alla gioia di aver imparato come pensare e come agire e ancora alla gioia di sapere che altrettanto devi ancora imparare.
Questo corso è la scintilla del firesteel che accende un'esca per far crescere un fuoco che difficilmente si estinguerà, sta a noi essere una buona esca.

Un grazie a Daniele ed ai miei compagni; e grazie a voi per aver letto
 
Grandioso Racconto - Grande Nemo - Grande il Gruppo :).
quali taglio e affumicatura della carne in modo da conservarla
Una volta tagliata a fettine sottili quante ore occorrono per ottenere la giusta affumicatura della carne?
dove a fine essiccazione della carne bisogna ridurla quasi in polvere
Sono curioso, che utensili avete usato (o visiete fabbricati) per ridurre in polvere la carne affumicata?

Un Saluto.
Dk.
 
foto

un po di foto, alcune sono chiare altre meno, se avete domande sono qui.

il wingam fisso
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il wingam fisso in costruzione, con griglia per affumicare
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il wingam fisso: interno, letti e legna per il fuoco
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il wingam fisso: tra poco si dorme
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il wingam fisso: appena svegliati
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materie prime: pelle, osso e ginestra
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lavorazione dell'osso
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levigatura dell'ago
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lavoro al campo
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intreccio fibre e fodero
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sbriciolamento della carne secca
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preparazione salsicciotti pemmicam
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fodero così così
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fodero bello in costruzione
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il rifugio costruito al buio (2° notte)
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gazie a tutti, vedo di rispondere:

@ DANKO:
D: Una volta tagliata a fettine sottili quante ore occorrono per ottenere la giusta affumicatura della carne?
R: varia in base alla carne ma va da un minimo di 10 o 12 ore fino ad arrivare a 20. Quando è croccante è pronta

D:Sono curioso, che utensili avete usato (o visiete fabbricati) per ridurre in polvere la carne affumicata?
R: si dovrebbe vedere da una delle foto, un piano di lavoro in pietra liscia e un bastone lavorarto come un pestello da mortaio


@ REtoroseduto
Daniele è dalcantodaniele su Avventurosamente, non ha un sito suo ma è istruttore FISSS, trovi i suoi dati anche li

resto a disposizione
a presto
lucio
 
Grande Nemo, bravi tutti, non puoi capire quanto mi sia dispiaciuto non essere stato uno dei vostri. Purtroppo quando il destino ci mette la mano.......
Ricordati la proposta che ti ho fatto, vediamo di organizzare qualcosa prima di Natale e poi, vediamo di allargare il gruppo qui nel forum , magari anche subito nel nuovo anno !!
 
Mi aggiungo a quelli interessati "ad allargare" il gruppo.

Grazie per il racconto Lucio, quando ti vien voglia di condividere sul campo le competenze acquisite fammi un fischio:)
 
Aaaaargh maledetti! :D vi invidio troppo, non avete idea di quanto ho rosicato, deve essere stato bellissimo, spero che il mio sostituto sia stato all altezza :p, spero di rivedervi tutti, magari per l anno nuovo se riesco a trovare un lavoretto guardo di fare il corso pure io.

Ciao grandi, ciao compagni ci rivedremo presto :D
 
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