Alpinismo Cresta Nattapiana al Pizzo d'Uccello - rif. Orto di Donna - Grondilice - capanna Garnerone - Vinca.

Parchi della Toscana
  1. Parco Alpi Apuane
Dati

Data:
15 settembre 2019
Regione e provincia: Toscana, provincia di Massa-Carrara.
Località di partenza: Vinca
Località di arrivo: Vinca
Tempo di percorrenza: molto soggettivo. Percorrere la sola cresta Nattapiana (3 calate in corda doppia) può richiedere dalle 5 alle 7 ore in base all'esperienza e al numero dei partecipanti. La discesa dal Pizzo per la via normale, e la successiva salita al monte Grondilice passando dal rifugio Orto di Donna, richiede circa 2 ore e mezzo. Infine il rientro a Vinca, attraverso la Foce di Rasori e la Capanna Garnerone, occupa non meno di un paio d'ore.
Chilometri: circa 12 Km
Grado di difficoltà:
- Cresta Nattapiana: PD (Passi di II, 3 calate in corda doppia).
- Sentiero normale al Pizzo d'Uccello: EE (qualche passo di I).
- Dalla Finestra del Grondilice alla vetta del monte Grondilice: passi di I (segni azzurri, 15 minuti dalla Finestra del Grondilice).
- Discesa dalla Finestra del Grondilice alla Foce di Rasori: EE (sfasciumi nella parte alta).
Descrizione delle difficoltà:
Cresta Nattapiana (PD
):
sono presenti 3 calate in corda doppia (sufficiente corda da 50 m) con punti di calata attrezzati. Il terreno è tipicamente apuano con tratti di roccia rotta, sfasciumi e pendii di paleo. Necessario controllare sempre che la presa o l'appoggio che si intendono usare siano solidi e affidabili prima di caricarli con il proprio peso: da un anno all'altro ho trovato il percorso decisamente più "rotto"; probabilmente le piogge e i temporali lasciano il segno su questa bellissima cresta.
Presente qualche passo di II. Esposizione sempre sostenuta.

N.B. Proprio sotto al percorso in cresta scorre il sentiero attrezzato Piotti (191): è necessario fare molta attenzione a non far cadere rocce verso il basso perché finirebbero proprio sul sentiero.

ATTENZIONE: nel traverso finale sotto alla cima del Pizzo, facile a percorrersi anche se molto esposto, è presente in alcuni tratti un cavo metallico. Risale alla metà degli anni ’50 ed è meglio non usarlo per la progressione!!!

- Periodo consigliato: settembre/ottobre per le giornate ancora lunghe e le temperature più fresche rispetto all'estate inoltrata.
- Sequenza sentieri: Vinca; 190; 191 (pochi metri); cresta Nattapiana; discesa dal Pizzo d’Uccello per la via normale; 181; Foce di Giovo; 179; rif. Orto di Donna; 186; Finestra del Grondilice (vetta Grondilice a 15 minuti seguendo segnavia a pallini rossi); discesa alla Foce di Rasori con sentiero 186; 173-37-186; 153; 38; 38-175; Vinca.
- Dislivello in salita: circa 1300 m
- Quota massima: 1808 m (monte Grondilice)



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(Cresta Nattapiana vista dalla Foce di Siggioli)


Descrizione

Ho percorso la Cresta di Nattapiana per la prima volta nel settembre del 2018. Non ero solo, ma in compagnia di una Guida e di altri due “aspiranti alpinisti” come me. Ricordo che ci siamo incontrati al mattino presto a Monzone, tutti completi sconosciuti, e la prima cosa che ci siamo detti è stata: “Allora, ci prendiamo un caffè?”.
In quel momento tutti i miei pensieri erano per il Pizzo e per la cresta che ci stava aspettando; era la prima volta che mi avventuravo lungo una via del genere, con calate in corda doppia e semplici passi di arrampicata. Per me, che fino a quel momento avevo solo percorso molti sentieri lungo le Alpi Apuane, imparando a conoscerne il caratteristico terreno e abituandomi all’esposizione che a volte presentano, si trattava di un’avventura tutta nuova: ero infatti sempre rimasto entro i confini dell’escursionismo, mentre ora l’uscita aveva per la prima volta il sapore dell’alpinismo!
Ero consapevole dei miei limiti, e la mia scarsa conoscenza delle manovre di corda, nonché l’incognita della difficoltà dei passi di arrampicata, mi consigliava prudenza; per questo motivo avevo deciso di partecipare all’uscita organizzata da un gruppo di Guide Alpine: sembrava l’occasione perfetta per imparare qualcosa di nuovo e fare esperienza!

La giornata fu bellissima e la cresta Nattapiana mi ha lasciato un ricordo indelebile e significativo.
Da quel momento ho iniziato poco per volta ad arrampicare in falesia e a conoscere le Apuane anche d’inverno.

E così un anno dopo, con un po’ di esperienza in più, eccomi qui assieme ad un amico, pronto a ripetere la via!
Partiamo presto da Vinca, e poco prima di imboccare il sentiero 190 che lascia l’abitato inoltrandosi nel bosco di castagni, ci ferma una voce decisa:
-Allora, dove andate? -.
A parlare è un nonno oltre l’ottantina, che guarda con curiosità la corda e i caschi appesi ai nostri zaini.
-Vorremmo andare sul Pizzo passando dalla Nattapiana – rispondiamo sorpresi. - Parte da qui il 190 vero? -.
-Ahhh!!-, esclama lui evidentemente felice della risposta, -sì passa da qui, ma fate attenzione: son caduti degli alberi e percorrerlo è difficile. Ho segnato con della vernice rossa un percorso diverso per andar su…seguitelo, avrete meno difficoltà -.
Non facciamo in tempo a ringraziarlo che lui riparte spedito:
-La cresta...da ragazzo le pecore mi scappavano su e dovevo andare a riprenderle. Certe corse! Ma voi siete belli attrezzati eh, vedo! Una volta mi sono ritrovato sul liscione con la nebbia (il lungo traverso sotto la cima del Pizzo) e ho pensato che non era tanto bello…cosi, avrò avuto la vostra età, ho preso del filo elicoidale in cava e l’ho fissato alla roccia. Ne avevo di gambe, più delle vostre!-, conclude ridendo.
Noi lo guardiamo divertiti e ridiamo con lui. Si chiama Andrea, pastore e cavatore, ed è uno degli ultimi testimoni dell’eccidio avvenuto a Vinca il 24 agosto del 1944. Ci racconta la sua storia con lucidità, e la sua commozione ci tocca nel profondo.
Per ricordare questi eventi, e conservarne la memoria storica, è stata realizzata un’intervista visibile su Youtube grazie all’interesse di Gabriele Cosini, di origini vinchesi. Inserisco qui il link per chiunque volesse ascoltare le parole di Andrea direttamente dalla sua voce.


Restiamo colpiti dal suo desiderio di raccontare e condividere il ricordo di quei giorni; sembra impossibile che lungo il sentiero che stiamo per percorrere, così invitante fra pini e castagni, si siano svolti 75 anni fa eventi tragici, in cui l’uomo ha messo in scena il lato peggiore di sé.
Andrea ci guarda, e d’improvviso, col suo tono deciso, ci saluta. – Adesso basta! Dovete andare, altrimenti vi vien tardi! -.
Solleva il braccio verso la cresta e aggiunge:
-Fate attenzione alle capre lassù, buttano giù dei sassi certe volte -.
Lo salutiamo, promettendogli di passare a trovarlo al nostro ritorno, e iniziamo a risalire la pineta lungo il sentiero diretto alla Foce dei Lizzari.
Il percorso di cresta che ci aspetta sarà bellissimo, con le tre calate in rapida successione (su soste sempre attrezzate) e l’emozionante saliscendi fra roccette e paleo. L’ambiente selvaggio, il panorama e gli splendidi anfiteatri glaciali che si attraversano rendono questa camminata indimenticabile, come la vista di cui si gode dalla cima del Pizzo, abbracciato dalle vette delle Apuane settentrionali.
Se vi capiterà di percorrere questa cresta, molto probabilmente verrà voglia anche a voi di allungare la giornata e di fare un salto sul monte Grondilice, passando prima dal rifugio Orto di Donna, s’intende, per un fresco ristoro. In questo modo l’escursione si allunga di diverse ore, ma avrete la possibilità di vedere la cresta Nattapiana in tutta la sua bellezza dai 1808 metri del Grondilice.
Altrimenti, una volta raggiunta la cima del Pizzo, potete scendere per il sentiero normale (passi di I) e dalla Foce di Giovo rientrare direttamente a Vinca, per gustare il famoso pane nella bottega della mitica Andreina!

Per percorrere la cresta Nattapiana ci siamo affidati alla descrizione molto chiara e precisa contenuta nel libro “Apuane, 80 itinerari classici e d’avventura” di Claudio Bocchi e Enzo Maestripieri; inoltre online si trovano molte relazioni di salita.

Un saluto a tutti, e grazie al mio compagno di avventure per questa bella giornata.
Buone Apuane!

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Iniziamo a percorrere la cresta.

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La prima calata.

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Vinca, il bellissimo paese ai piedi del Pizzo d'Uccello.

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Un lungo saliscendi e la vetta lassù, piccola e lontana!

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Ci guardiamo alle spalle verso il monte Bardaiano.

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Non so voi, ma a me quello splendido invaso erboso (presumo di origine glaciale) ricorda un teatro greco!
Nello sfondo a sinistra si vede il monte Pisanino, la cima più alta delle Apuane.

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Contemplando il Pisanino.

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La parete nord del Pizzo d'Uccello.


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Sotto alla cima del Pizzo, l'inizio del lungo traverso (il "liscione", come lo chiama Andrea).

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L'inizio del traverso.

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Panorama dalla cima: Pisanino, Zucchi di Cardeto, cima nord del monte Cavallo e monte Contrario.

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Infine il panorama dal Grondilice: al centro della foto, in basso, il monte Contrario. A sinistra Pizzo Altare, la "V" della foce di Cardeto, la cima nord del monte Cavallo seguita dalle tre gobbe.

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La cresta Nattapiana vista dal Grondilice. Al centro della foto la poetica sella erbosa della Foce di Giovo.
 

Allegati

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    IMG_1672.JPG
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Molto bella.... è un po' lontana da dove sto io ma mi piacerebbe andarci, anche perchè da quello che ho capito ci si può anche andare da soli.
 
Ciao, grazie della condivisione, ottima descrizione di un bellissimo itinerario. Hai avuto anche la fortuna di conoscere il mitico Andrea (pensa che fino ad una dozzina di anni fa ci faceva da guida a "veder buche" durante le nostre esplorazioni speleo in zona). Adesso ti resta da fare la cresta garnerone;).
 
Grazie a tutti per le belle parole!

Molto bella.... è un po' lontana da dove sto io ma mi piacerebbe andarci, anche perchè da quello che ho capito ci si può anche andare da soli.
Volendo sì, non ci sono dei tiri di corda, solo le calate.

Ciao, grazie della condivisione, ottima descrizione di un bellissimo itinerario. Hai avuto anche la fortuna di conoscere il mitico Andrea (pensa che fino ad una dozzina di anni fa ci faceva da guida a "veder buche" durante le nostre esplorazioni speleo in zona). Adesso ti resta da fare la cresta garnerone;).

Credo che nessuno conosca la zona meglio di lui, è davvero un bel tipo! Non vedo l'ora di poter percorrere la Garnerone, devo fare ancora un pò di esperienza ma presto spero di poter andare!
Tra l'altro non sapevo che lì vicino ci fossero zone di interesse speleologico, ci sono tante cavità?
 
Le apuane vantano il record degli abissi più profondi d’Italia e posso dirti che lungo il tuo percorso di ritorno (dalla finestra Grondilice a foce Rasori) sei passato "accanto" al terzo abissò più profondo, appunto abissò Olivifer con i suoi -1215 . Tutte le apuane sono di notevole interesse carsico. Per la cresta Garnerone, incontrerai dei passaggi di terzo grado quindi si, un pochino più impegnativa. Andrea il mitico pastore di vinca ha passato la vita per quei monti e l’amore che ha per la sua valle si percepisce anche dal fatto che non perde occasione di parlarne ogni volta che incontra qualcuno di passaggio. Per me la apuane in generale e le settentrionali in particolare sono "piez e core", le ho davvero vissute "fuori e dentro".
Ciao.
 
Dati

Data:
15 settembre 2019
Regione e provincia: Toscana, provincia di Massa-Carrara.
Località di partenza: Vinca
Località di arrivo: Vinca
Tempo di percorrenza: molto soggettivo. Percorrere la sola cresta Nattapiana (3 calate in corda doppia) può richiedere dalle 5 alle 7 ore in base all'esperienza e al numero dei partecipanti. La discesa dal Pizzo per la via normale, e la successiva salita al monte Grondilice passando dal rifugio Orto di Donna, richiede circa 2 ore e mezzo. Infine il rientro a Vinca, attraverso la Foce di Rasori e la Capanna Garnerone, occupa non meno di un paio d'ore.
Chilometri: circa 12 Km
Grado di difficoltà:
- Cresta Nattapiana: PD (Passi di II, 3 calate in corda doppia).
- Sentiero normale al Pizzo d'Uccello: EE (qualche passo di I).
- Dalla Finestra del Grondilice alla vetta del monte Grondilice: passi di I (segni azzurri, 15 minuti dalla Finestra del Grondilice).
- Discesa dalla Finestra del Grondilice alla Foce di Rasori: EE (sfasciumi nella parte alta).
Descrizione delle difficoltà:
Cresta Nattapiana (PD
):
sono presenti 3 calate in corda doppia (sufficiente corda da 50 m) con punti di calata attrezzati. Il terreno è tipicamente apuano con tratti di roccia rotta, sfasciumi e pendii di paleo. Necessario controllare sempre che la presa o l'appoggio che si intendono usare siano solidi e affidabili prima di caricarli con il proprio peso: da un anno all'altro ho trovato il percorso decisamente più "rotto"; probabilmente le piogge e i temporali lasciano il segno su questa bellissima cresta.
Presente qualche passo di II. Esposizione sempre sostenuta.

N.B. Proprio sotto al percorso in cresta scorre il sentiero attrezzato Piotti (191): è necessario fare molta attenzione a non far cadere rocce verso il basso perché finirebbero proprio sul sentiero.

ATTENZIONE: nel traverso finale sotto alla cima del Pizzo, facile a percorrersi anche se molto esposto, è presente in alcuni tratti un cavo metallico. Risale alla metà degli anni ’50 ed è meglio non usarlo per la progressione!!!

- Periodo consigliato: settembre/ottobre per le giornate ancora lunghe e le temperature più fresche rispetto all'estate inoltrata.
- Sequenza sentieri: Vinca; 190; 191 (pochi metri); cresta Nattapiana; discesa dal Pizzo d’Uccello per la via normale; 181; Foce di Giovo; 179; rif. Orto di Donna; 186; Finestra del Grondilice (vetta Grondilice a 15 minuti seguendo segnavia a pallini rossi); discesa alla Foce di Rasori con sentiero 186; 173-37-186; 153; 38; 38-175; Vinca.
- Dislivello in salita: circa 1300 m
- Quota massima: 1808 m (monte Grondilice)



Vedi l'allegato 205998


(Cresta Nattapiana vista dalla Foce di Siggioli)


Descrizione

Ho percorso la Cresta di Nattapiana per la prima volta nel settembre del 2018. Non ero solo, ma in compagnia di una Guida e di altri due “aspiranti alpinisti” come me. Ricordo che ci siamo incontrati al mattino presto a Monzone, tutti completi sconosciuti, e la prima cosa che ci siamo detti è stata: “Allora, ci prendiamo un caffè?”.
In quel momento tutti i miei pensieri erano per il Pizzo e per la cresta che ci stava aspettando; era la prima volta che mi avventuravo lungo una via del genere, con calate in corda doppia e semplici passi di arrampicata. Per me, che fino a quel momento avevo solo percorso molti sentieri lungo le Alpi Apuane, imparando a conoscerne il caratteristico terreno e abituandomi all’esposizione che a volte presentano, si trattava di un’avventura tutta nuova: ero infatti sempre rimasto entro i confini dell’escursionismo, mentre ora l’uscita aveva per la prima volta il sapore dell’alpinismo!
Ero consapevole dei miei limiti, e la mia scarsa conoscenza delle manovre di corda, nonché l’incognita della difficoltà dei passi di arrampicata, mi consigliava prudenza; per questo motivo avevo deciso di partecipare all’uscita organizzata da un gruppo di Guide Alpine: sembrava l’occasione perfetta per imparare qualcosa di nuovo e fare esperienza!

La giornata fu bellissima e la cresta Nattapiana mi ha lasciato un ricordo indelebile e significativo.
Da quel momento ho iniziato poco per volta ad arrampicare in falesia e a conoscere le Apuane anche d’inverno.

E così un anno dopo, con un po’ di esperienza in più, eccomi qui assieme ad un amico, pronto a ripetere la via!
Partiamo presto da Vinca, e poco prima di imboccare il sentiero 190 che lascia l’abitato inoltrandosi nel bosco di castagni, ci ferma una voce decisa:
-Allora, dove andate? -.
A parlare è un nonno oltre l’ottantina, che guarda con curiosità la corda e i caschi appesi ai nostri zaini.
-Vorremmo andare sul Pizzo passando dalla Nattapiana – rispondiamo sorpresi. - Parte da qui il 190 vero? -.
-Ahhh!!-, esclama lui evidentemente felice della risposta, -sì passa da qui, ma fate attenzione: son caduti degli alberi e percorrerlo è difficile. Ho segnato con della vernice rossa un percorso diverso per andar su…seguitelo, avrete meno difficoltà -.
Non facciamo in tempo a ringraziarlo che lui riparte spedito:
-La cresta...da ragazzo le pecore mi scappavano su e dovevo andare a riprenderle. Certe corse! Ma voi siete belli attrezzati eh, vedo! Una volta mi sono ritrovato sul liscione con la nebbia (il lungo traverso sotto la cima del Pizzo) e ho pensato che non era tanto bello…cosi, avrò avuto la vostra età, ho preso del filo elicoidale in cava e l’ho fissato alla roccia. Ne avevo di gambe, più delle vostre!-, conclude ridendo.
Noi lo guardiamo divertiti e ridiamo con lui. Si chiama Andrea, pastore e cavatore, ed è uno degli ultimi testimoni dell’eccidio avvenuto a Vinca il 24 agosto del 1944. Ci racconta la sua storia con lucidità, e la sua commozione ci tocca nel profondo.
Per ricordare questi eventi, e conservarne la memoria storica, è stata realizzata un’intervista visibile su Youtube grazie all’interesse di Gabriele Cosini, di origini vinchesi. Inserisco qui il link per chiunque volesse ascoltare le parole di Andrea direttamente dalla sua voce.


Restiamo colpiti dal suo desiderio di raccontare e condividere il ricordo di quei giorni; sembra impossibile che lungo il sentiero che stiamo per percorrere, così invitante fra pini e castagni, si siano svolti 75 anni fa eventi tragici, in cui l’uomo ha messo in scena il lato peggiore di sé.
Andrea ci guarda, e d’improvviso, col suo tono deciso, ci saluta. – Adesso basta! Dovete andare, altrimenti vi vien tardi! -.
Solleva il braccio verso la cresta e aggiunge:
-Fate attenzione alle capre lassù, buttano giù dei sassi certe volte -.
Lo salutiamo, promettendogli di passare a trovarlo al nostro ritorno, e iniziamo a risalire la pineta lungo il sentiero diretto alla Foce dei Lizzari.
Il percorso di cresta che ci aspetta sarà bellissimo, con le tre calate in rapida successione (su soste sempre attrezzate) e l’emozionante saliscendi fra roccette e paleo. L’ambiente selvaggio, il panorama e gli splendidi anfiteatri glaciali che si attraversano rendono questa camminata indimenticabile, come la vista di cui si gode dalla cima del Pizzo, abbracciato dalle vette delle Apuane settentrionali.
Se vi capiterà di percorrere questa cresta, molto probabilmente verrà voglia anche a voi di allungare la giornata e di fare un salto sul monte Grondilice, passando prima dal rifugio Orto di Donna, s’intende, per un fresco ristoro. In questo modo l’escursione si allunga di diverse ore, ma avrete la possibilità di vedere la cresta Nattapiana in tutta la sua bellezza dai 1808 metri del Grondilice.
Altrimenti, una volta raggiunta la cima del Pizzo, potete scendere per il sentiero normale (passi di I) e dalla Foce di Giovo rientrare direttamente a Vinca, per gustare il famoso pane nella bottega della mitica Andreina!

Per percorrere la cresta Nattapiana ci siamo affidati alla descrizione molto chiara e precisa contenuta nel libro “Apuane, 80 itinerari classici e d’avventura” di Claudio Bocchi e Enzo Maestripieri; inoltre online si trovano molte relazioni di salita.

Un saluto a tutti, e grazie al mio compagno di avventure per questa bella giornata.
Buone Apuane!

Vedi l'allegato 205999

Iniziamo a percorrere la cresta.

Vedi l'allegato 206002
La prima calata.

Vedi l'allegato 206003
Vinca, il bellissimo paese ai piedi del Pizzo d'Uccello.

Vedi l'allegato 206004
Un lungo saliscendi e la vetta lassù, piccola e lontana!

Vedi l'allegato 206005
Ci guardiamo alle spalle verso il monte Bardaiano.

Vedi l'allegato 206008
Non so voi, ma a me quello splendido invaso erboso (presumo di origine glaciale) ricorda un teatro greco!
Nello sfondo a sinistra si vede il monte Pisanino, la cima più alta delle Apuane.

Vedi l'allegato 206014
Contemplando il Pisanino.

Vedi l'allegato 206015
La parete nord del Pizzo d'Uccello.


Vedi l'allegato 206018
Sotto alla cima del Pizzo, l'inizio del lungo traverso (il "liscione", come lo chiama Andrea).

Vedi l'allegato 206019
L'inizio del traverso.

Vedi l'allegato 206020
Panorama dalla cima: Pisanino, Zucchi di Cardeto, cima nord del monte Cavallo e monte Contrario.

Vedi l'allegato 206025
Infine il panorama dal Grondilice: al centro della foto, in basso, il monte Contrario. A sinistra Pizzo Altare, la "V" della foce di Cardeto, la cima nord del monte Cavallo seguita dalle tre gobbe.

Vedi l'allegato 206026
La cresta Nattapiana vista dal Grondilice. Al centro della foto la poetica sella erbosa della Foce di Giovo.
Davvero bella.Complimenti.Avevo programmato qualche tempo fa la Tordini Galligani che poi non si è fatta per un imprevisto del giorno prima,quindi non sono partito.Ma questa è veramente interessante e panoramicissima, chissà magari ci farò un pensierino appena sarà possibile.
 
Le apuane vantano il record degli abissi più profondi d’Italia e posso dirti che lungo il tuo percorso di ritorno (dalla finestra Grondilice a foce Rasori) sei passato "accanto" al terzo abissò più profondo, appunto abissò Olivifer con i suoi -1215 . Tutte le apuane sono di notevole interesse carsico.

Ti ringrazio Paolo, ho sempre pensato alla Carcaraia e alla Vetricia come zone di maggior interesse carsico dimenticando il solco di Equi e la zona intorno al Pizzo...sono andato a leggermi qualcosa degli Speleomannari!

Pollinofantastico, ti auguro di poterci andare presto! Ti lascerà un bellissimo ricordo!
 
Come scriveva un altro utente del forum nei messaggi precedenti, le Apuane sono uniche: dopo averle percorse ci lasci davvero un pezzo di cuore!
Se non le hai mai frequentate ci sono diversi libri che parlano anche della storia locale oltre che dei vari sentieri.
Io ho apprezzato molto questi titoli:
- "Sui sentieri delle Alpi Apuane per riscoprire il cammino dell'uomo" di Marco Marando. Molto bello, oltre a concentrarsi sulla storia dei luoghi consiglia anche diverse escursioni di varia difficoltà.
- "Alpi Apuane" di Enrico Medda e Frederick Bradley, imperdibile!
- "Apuane 80 itinerari classici e d'avventura" di Claudio Bocchi e Enzo Maestripieri
- Infine la Bibbia delle Apuane: il meraviglioso libricino in tela del 1979 "Alpi Apuane", scritto da Montagna, Nerli e Sabbadini.
 
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