Alpinismo Cresta nord-ovest del Roccandagia e nord-est della Tambura

Parchi della Toscana
  1. Parco Alpi Apuane
Dati

Data:
14/08/2020
Regione e provincia: Toscana, provincia di Lucca.
Località di partenza: Campocatino (Lu)
Località di arrivo: Campocatino (Lu)
Tempo di percorrenza: procedendo slegati sulla cresta del Roccandagia in totale 5/6 ore (3.30 ore da Campocatino alla Tambura, 2.30 ore per il rientro). Legandosi calcolare un tempo maggiore.
Grado di difficoltà: PD+
Descrizione delle difficoltà: esposizione, passi di arrampicata (tratti di I, II, un solo passo di III)
Periodo consigliato: in assenza di neve (altrimenti le difficoltà aumentano). Evitare i periodi più caldi: da Passo Tombaccia fino all'inizio del sentiero 147 la via è tutta al sole.
Segnaletica: sentiero cai 177 da Campocatino fino a Passo Tombaccia. Da qui seguire il filo di cresta fino alla Tambura. Discesa dalla Tambura: sentiero 148 fino a Passo Tambura, poi sentiero 35 (via Vandelli) e infine sentiero 147 per Campocatino.
Dislivello in salita: 1100 m circa
Quota massima: 1890 (monte Tambura)
Punti di Appoggio: rifugio Nello Conti, si raggiunge in 30' da Passo Tambura scendendo verso Resceto. Altrimenti bar-ristorante a Campocatino.
Materiale: attrezzatura per la doppia, corda da 40 m, qualche rinvio. Sosta per la calata in corda doppia (20 metri) già attrezzata.




Descrizione

La bella conca glaciale di Campocatino, punteggiata da piccole casette pastorali in pietra, rimane poco distante dal paese di Vagli di Sopra, in provincia di Lucca.
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Qui il tempo sembra essersi fermato; capita spesso in Apuane di ritrovarsi in posti simili, piccole gemme incastonate ai piedi delle montagne che invitano a un’esistenza serena, priva degli orpelli artificiali che impoveriscono e rendono sterile il vivere quotidiano.

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(Campocatino. Nello sfondo al centro il monte Penna di Sumbra)

Sono le 7 di mattina del 14 agosto. Percorrendo il sentiero 177 che ci porterà a Passo Tombaccia attraversiamo il piccolo insediamento e guardiamo le belle forme del monte Roccandagia, che delimita la conca glaciale ad ovest. La cresta nord-ovest, meta del nostro cammino, è ben visibile in tutta la sua estensione ed è caratterizzata dal Grondalpo, un massiccio incudine roccioso dal quale sarà necessario calarsi in corda doppia.

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(Il Roccandagia visto da Campocatino. Percorreremo la cresta da destra verso sinistra; proprio al centro è ben visibile la forma squadrata del Grondalpo)

Ben presto raggiungiamo il Passo Tombaccia: da qui il sentiero 177 prosegue presentando brevi tratti attrezzati con cavo metallico e conduce al Passo della Focolaccia.
Noi lo ignoriamo e seguiamo a sinistra la traccia indicata da un ometto in pietra: è l’inizio della cresta nord-ovest del Roccandagia che, in questa prima parte, presenta un breve tratto boscoso seguito da una traccia su paleo, per poi diventare molto detritica (roccia rotta e sfasciume).

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Seguiamo sempre il filo della cresta e ammiriamo il panorama che inizia ad aprirsi attorno a noi: a destra i monti Pisanino, Cavallo e Tambura, mentre a sinistra lo sguardo corre da Gramolazzo a Vagli, raggiungendo in lontananza il massiccio delle Panie.

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(Il Pisanino)

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(Campocatino, Vagli e l'omonimo lago)

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(La Tambura e il versante carsico della Carcaraia)

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Raggiunta la cima di una quota erbosa scendiamo alla sella sottostante: davanti a noi sale una breve parete di roccia e paleo che percorriamo fino alla sottile cresta del Grondalpo. Inizia ora il tratto più emozionante e divertente: a cavallo del filo di cresta, tenendo con le mani il comodo bordo roccioso verso Campocatino, si sale fino alla sommità, con roccia che offre sempre belle prese e buona aderenza per i piedi.

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(Tratto orizzontale prima della cresta del Grondalpo)

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(Gorfigliano e lago di Gramolazzo visti dalla piccola sella prima della cresta del Grondalpo)

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(La sottile ed aerea cresta del Grondalpo)

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(-Secondo me si va dritti....
-Ah si, credo anche io!)

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(Sincronia!)

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(Guardando verso la conca di Campocatino)

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(Dalla sommità del Grondalpo: a sinistra la Penna di Campocatino e a destra la cresta del Roccandagia)

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(Calata dal Grondalpo, lago di Vagli nello sfondo)

Da qui è necessario scendere facendo una calata in corda doppia (20 metri, sosta con chiodi e catena in buone condizioni) fino all’intaglio sottostante (trovate due chiodi e un cordone).
Ormai prossimi alla meta, continuiamo a seguire il filo di cresta che ci offre l’ultima difficoltà: una breve paretina di 3 metri ( passo di III) che volendo può essere protetta con due chiodi già presenti.

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(uno sguardo alle nostre spalle: la cresta percorsa)

Finalmente vediamo chiaramente davanti a noi la Penna di Campocatino, un contrafforte roccioso appoggiato alla cresta principale del Roccandagia: la raggiungiamo con facilità per godere del panorama sulla conca glaciale e sul paese di Vagli.

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(Raggiungiamo la Penna di Campo Catino)

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(il canale di San Viano, nei pressi della Penna di Campocatino.)

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(panorama dalla Penna)

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(Percorriamo la cresta del Roccandagia, con la Tambura che ci guarda, sospesi fra la valle di Arnetola e la Carcaraia. All'improvviso ti senti un pò come Philippe Petit...The Walk!)

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(Da sinistra: in lontananza il gruppo delle Panie, poi la Penna di Sumbra e al centro il Corchia)

Tornati sulla cresta principale iniziamo a seguirla in discesa alla volta della Tambura, la cima proprio davanti a noi. Per raggiungerla è necessario superare alcuni rilievi con passi di I e II grado. Il secondo rilievo, in particolare, conviene superarlo restando sul filo (ottima roccia) e non lasciarsi tentare dal pendio più appoggiato sulla destra.

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(si scende dal Roccandagia e....si risale lungo la cresta nord-est della Tambura)

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(Dalla cresta nord-est della Tambura ci guardiamo alle spalle: vediamo il Roccandagia e la sua bellissima cresta.)

Raggiunta la cima della Tambura ci concediamo una pausa per ammirare la bellezza della via percorsa e le numerose vette attorno a noi.
Infine iniziamo la discesa seguendo il sentiero 148 che ci accompagna a Passo Tambura, valico tra la valle di Resceto e la valle d'Arnetola. Da qui, seguendo lo storico tracciato della via Vandelli (sentiero 35), contornato da splendidi faggi, raggiungiamo il bivio per il sentiero 147 che in un'ora circa ci riporterà a Campocatino.

N.B.: lungo il sentiero 147 è consigliabile fare una breve deviazione per visitare l'eremo di San Viano, piccolissima cappella ricavata in una tecchia naturale per conservare la statua del Santo. La leggenda racconta che il corpo di S. Viano, dopo la sepoltura a Vagli, fosse riapparso proprio in questo luogo.

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(La Tambura vista dalla via Vandelli durante la discesa)



 

Allegati

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Posto strepitoso, complimenti.
Bello vedere un lato integro delle apuane, io non ho mai voluto frequentarle perché mi ha fatto troppo male la vista delle cave e ho promesso a me stesso di non sottopormi mai più ad una simile tortura.
 
Posto strepitoso, complimenti.
Bello vedere un lato integro delle apuane, io non ho mai voluto frequentarle perché mi ha fatto troppo male la vista delle cave e ho promesso a me stesso di non sottopormi mai più ad una simile tortura.


La valle di Arnetola sta soffrendo per le cave, lo commentavamo proprio l'altro giorno durante la discesa. Anche il Passo della Focolaccia, proprio accanto alla Tambura, è ormai deturpato.
Proprio sotto al Roccandagia, inoltre, è presente un'altra cava attiva il cui rumore ci ha accompagnato tutto il giorno.
Capisco bene il tuo sentimento, e credo che cercare di condividere il bello delle Apuane, farle conoscere, divulgare i sentieri che possono essere percorsi sia un modo per preservarle.
Se le persone trovano una ragione per amarle e apprezzarle, allora le rispetteranno.

Anche a me piange il cuore quando vedo i blocchi di marmo portati via, o ravaneti enormi soffocare interi versanti, come nella valle di Arnetola. In maniera oggettiva, guardandomi intorno mentre cammino, penso che si sia superato un limite nell'estrazione del marmo e che il buonsenso dovrebbe imporre di fermarsi per preservare ciò che rimane.
Lo dico come constatazione oggettiva, sotto agli occhi di tutti.
 
La valle di Arnetola sta soffrendo per le cave, lo commentavamo proprio l'altro giorno durante la discesa. Anche il Passo della Focolaccia, proprio accanto alla Tambura, è ormai deturpato.
Proprio sotto al Roccandagia, inoltre, è presente un'altra cava attiva il cui rumore ci ha accompagnato tutto il giorno.
Capisco bene il tuo sentimento, e credo che cercare di condividere il bello delle Apuane, farle conoscere, divulgare i sentieri che possono essere percorsi sia un modo per preservarle.
Se le persone trovano una ragione per amarle e apprezzarle, allora le rispetteranno.

Anche a me piange il cuore quando vedo i blocchi di marmo portati via, o ravaneti enormi soffocare interi versanti, come nella valle di Arnetola. In maniera oggettiva, guardandomi intorno mentre cammino, penso che si sia superato un limite nell'estrazione del marmo e che il buonsenso dovrebbe imporre di fermarsi per preservare ciò che rimane.
Lo dico come constatazione oggettiva, sotto agli occhi di tutti.

Arriverà un giorno, spero non troppo lontano, in cui tutte le Apuane saranno protette e qualcuno dirà "all'epoca erano così stolti da distruggere interi versanti, per fortuna oggi non è più così".
I crimini ambientali che si stanno perpetrando lì, ormai insostenibili al di là di ogni ragionevolezza, sono il retaggio di una mentalità retrograda che spero venga estirpata il prima possibile.
Davvero uno scandalo visti i livelli che si sono raggiunti.
 
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