Forse aveva ragione Sears a chiamarlo semplicemente woodcraft, senza farsi tante remore nell'indicare gli attrezzi che si potevano usare.
Qualcuno l'ha detto: uscire in una breve camminata, trovare un bel posto, fare il fuoco (ognuno come gli pare), mangiare qualcosa di cucinato (oppure anche no), costruire qualcosa (da una sedile a una palafitta), provare il proprio materiale, aggiungete voi il resto...
Chi lo chiama campeggio (che però io vedo un pochino più "strutturato", comodoso e accessoriato), chi lo chiama bushcraft (se per caso saltano fuori il coltello e l'acciarino...) e chi (esagerando e - giustamente - va preso in giro..) lo chiama addirittura "survival".
Io l'ho sempre chiamato (e vissuto) come scoutismo (o come pionierismo), facendo parte di quel mondo o, quando aiutavo i miei zii in campagna, come semplice vita all'aria aperta, e questi principi porto avanti con chi viene con me, senza usare paroloni fuorvianti.
Si fanno cose, si vive qualche momento outdoor, ci si rilassa e poi si rientra nella routine della vita quotidiana, almeno per me molto rinfrancati.
E anche a me viene da sorridere quando il giorno dopo vedi le foto su FB e i tuoi stessi compagni lo chiamano in modo diverso

anche se abbiamo fatto le stesse cose...
Ma va bene così, è un pò come l'arte, dove ognuno vede e interpreta la realtà con i propri filtri, e sonio tutto ugualmente ripsettabili (meglio: da rispettare)..
Probabilmente possiamo stare qui per una vita a discutere di semantica, di storia e di tecnica, ma ci sarà sempre un'interpretazione diversa, tanti quanti siamo noi.
E introduco un'altro lato della questione, poco affrontato: la necessità di definire e normare porta inevitabilmente a dividere, per cui è anche un pò colpa di ciò, e quindi alla fine sempre nostra, se poi questa passione spesso ce la dobbiamo portare avanti da soli, nei boschi, perchè "se tu fai bushcraft, io faccio survival" e via dicendo...
Già mi ritengo fortunato, con le mille cose che ho da fare, se riesco ad uscire....