- Parchi del Lazio
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- Parco Regionale dei Monti Simbruini
Ecco a voi l'uscita di ieri mattina, una bella scarpinata nel cuore dei Simbruini, completamente ammantati di neve!
Dati
Data: 3 Marzo 2013
Regione e provincia: Lazio (Roma)
Località di partenza: Campo dell'Osso
Località di arrivo: Camposecco
Tempo di percorrenza: 2 ore A, 2 ore R
Grado di difficoltà: E
Periodo consigliato: Tutto l'anno
Segnaletica: 673C
Accesso stradale: da Subiaco per Monte Livata e Campo dell'Osso
Descrizione
Domenica mattina approfittando della bellissima giornata che davano le previsioni, insieme ad un mio amico abbiamo deciso di percorrere uno dei sentieri classici dei Monti Simbruini, ossia il 673c che conduce da Campo dell’Osso al meraviglioso altopiano di Camposecco, nel comune di Camerata Nuova.
Tale sentiero attraversa alcune delle zone che meglio riassumono l’anima dei Simbruini, ossia fitte faggete, amene radure ed altopiani incontaminati e solitari. La quota è costantemente in discesa all’andata in quanto si scende da circa 1600 metri di quota di Campo dell’Osso, sino ai 1400 metri di Camposecco. In totale per giungere a destinazione occorrono poco meno di 2 ore, così come per il ritorno, che anche se in salita costante, ricalca la stessa via.
Il vasto altopiano di Camposecco è il più esteso tra i tanti che sono incastonati tra le cime dei Monti Simbruini ed è divenuto famoso in quanto location dei set cinematografici di diversi film; il più famoso è senza dubbio “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill.
Partiamo verso le ore 8,00 dal piazzale di Campo dell’Osso ed attraversiamo subito la nota pista da fondo, sulla quale lo staff sta già attrezzando il necessario per la gara agonistica che si terrà di li a poco.
Ci immergiamo subito nella faggeta in direzione Nord, verso la località nota come “Le Genzane”; poco prima di raggiungere tale località si piega verso destra e si discende un’abbastanza ripida valletta circondata da faggi sino ad uscire nel fondo della bellissima Valle Maiura. La neve quest’anno è abbondante, almeno 1,30 dappertutto, e rende il paesaggio come fuori dal tempo, immobile.
Si prosegue verso sinistra tenendo sempre il centro dell’ampia valle per circa 15 minuti sino a raggiungere il bivio con il sentiero che conduce verso Campo Buffone ed il Passo delle Pecore (è presente un cartello con tutte le indicazioni necessarie).
Qui pieghiamo a destra superando quello che è un piccolo laghetto per l’abbeveraggio degli animali (per chi lo conosce), ma che appare alla vista solo come una delle tante doline del carsico suolo della zona. La neve è fantastica, tant’è che le ciaspole rimarranno appese agli zaini per tutto il giorno a far da zavorra insieme alle ghette ed ai bastoncini, e si procede in tutta comodità assaporando a pieno le bellezze offerte da madre natura.
Dopo poco ecco che appare un altro cartello del parco che ci indica di essere giunti in località “Tre Confini”, punto di intersezione dei confini appunto di Subiaco, Camerata Nuova e Cervara.
Si continua sulla destra scendendo in un valloncello stretto ed ombroso il quale in circa 45 minuti ci porta ad uscire allo scoperto dalla faggeta nelle prime radure occidentali del grande altopiano carsico di Camposecco.
Le tracce dei lupi sono una costante e d’inverno, grazie alle orme lasciate sulla neve, fanno notare ancora di più quanto questa zona si sia ripopolata di tale animale selvatico.
Saliamo su una prima altura che ci appare davanti e dalla cima si apre il panorama idilliaco dell’altopiano, completamente ammantato di neve, senza nessun albero, immobile e solitario…Lo spesso strato di neve che lo ricopre in maniera omogenea e piatta lo fa sembrare quasi un immenso lago ghiacciato!
Girovaghiamo un po’ alla ricerca di qualche roccia affiorante per fare qualche scatto un pò “movimentato” dato che la luce già intensa ed alta delle 9.30 di mattina insieme al bianco della neve rendono in paesaggio piatto e privo di qualsiasi ombra (ho dovuto smanettare molto per trovare la giusta esposizione di tuto quel bianco, e dubito di esserci riuscito come volevo…).
Decidiamo di attraversare l’intera prateria (dall’aspetto quasi siberiano) in direzione del rifugio, che ci appare piccolo in fondo, sotto le Coste di Camposecco, dominate a loro volta dalla lunga dorsale della Serrasecca, culminante con la Cima di Vallevona (1818 m.s.l.m.).
Non c’è nessuno nel raggio di km e la sensazione di silenzio e solitudine è assoluta, rotta solo dal rumore della neve gelata che scricchiola sotto gli scarponi e da qualche nostra rara parola di apprezzamento per il panorama. Sembra quasi che ci dispiaccia interrompere quel silenzio per parlare.
In circa 15 minuti arriviamo al rifugio la cui porta è chiusa ma con “trucchetto” la apriamo (senza rompere nulla ovviamente); se dall’esterno la struttura in pietra appare in ottime condizioni ed apprezzabile esteticamente, l’interno è tenuto in condizioni a dir poco pessime, anche se c’è il necessario per situazioni di emergenza (un focolare con della legna asciutta, delle padelle, un tavolo e qualche materasso lercio). Viste le condizioni deludenti richiudiamo la porta e ci fermiamo per una breve pausa all’esterno; ora uno spuntino è d’obbligo.
In fondo a sinistra c’è il Monte Autore che dall’alto dei suoi 1856 m.s.l.m. domina tutta la piana.
Il sole adesso è alto e la temperatura sale parecchio tant’é che diversi strati delle nostre imbottiture finiscono nello zaino; la giornata si è rivelata come pronosticata: meravigliosa! Non c’è nemmeno una nuvola a ricamare il terzo azzurro del cielo.
Dopo qualche altro scatto si riparte in direzione opposta, ripercorrendo prima la piana e poi il vallone nella faggeta che termina ai Tre Confini, dove incontriamo il primo escursionista (oltre noi ovviamente) della giornata.
La neve risalta le numerosissime doline della zona.
Si risale la sempre bella Valle Maiura sino a Le Genzane, da dove in 15 minuti si arriva al piazzale del parcheggio, che ora è strabordante di gente confusionaria. Nemmeno sono arrivato e già mi manca il maestoso silenzio “siberiano” di Camposecco, che rimarrà di certo impresso nella mia memoria!
Spero di non avervi annoiato e che le immagini siano state di vostro gradimento!
Un saluto, Daniele
Dati
Data: 3 Marzo 2013
Regione e provincia: Lazio (Roma)
Località di partenza: Campo dell'Osso
Località di arrivo: Camposecco
Tempo di percorrenza: 2 ore A, 2 ore R
Grado di difficoltà: E
Periodo consigliato: Tutto l'anno
Segnaletica: 673C
Accesso stradale: da Subiaco per Monte Livata e Campo dell'Osso
Descrizione
Domenica mattina approfittando della bellissima giornata che davano le previsioni, insieme ad un mio amico abbiamo deciso di percorrere uno dei sentieri classici dei Monti Simbruini, ossia il 673c che conduce da Campo dell’Osso al meraviglioso altopiano di Camposecco, nel comune di Camerata Nuova.
Tale sentiero attraversa alcune delle zone che meglio riassumono l’anima dei Simbruini, ossia fitte faggete, amene radure ed altopiani incontaminati e solitari. La quota è costantemente in discesa all’andata in quanto si scende da circa 1600 metri di quota di Campo dell’Osso, sino ai 1400 metri di Camposecco. In totale per giungere a destinazione occorrono poco meno di 2 ore, così come per il ritorno, che anche se in salita costante, ricalca la stessa via.
Il vasto altopiano di Camposecco è il più esteso tra i tanti che sono incastonati tra le cime dei Monti Simbruini ed è divenuto famoso in quanto location dei set cinematografici di diversi film; il più famoso è senza dubbio “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill.
Partiamo verso le ore 8,00 dal piazzale di Campo dell’Osso ed attraversiamo subito la nota pista da fondo, sulla quale lo staff sta già attrezzando il necessario per la gara agonistica che si terrà di li a poco.
Ci immergiamo subito nella faggeta in direzione Nord, verso la località nota come “Le Genzane”; poco prima di raggiungere tale località si piega verso destra e si discende un’abbastanza ripida valletta circondata da faggi sino ad uscire nel fondo della bellissima Valle Maiura. La neve quest’anno è abbondante, almeno 1,30 dappertutto, e rende il paesaggio come fuori dal tempo, immobile.
Si prosegue verso sinistra tenendo sempre il centro dell’ampia valle per circa 15 minuti sino a raggiungere il bivio con il sentiero che conduce verso Campo Buffone ed il Passo delle Pecore (è presente un cartello con tutte le indicazioni necessarie).
Qui pieghiamo a destra superando quello che è un piccolo laghetto per l’abbeveraggio degli animali (per chi lo conosce), ma che appare alla vista solo come una delle tante doline del carsico suolo della zona. La neve è fantastica, tant’è che le ciaspole rimarranno appese agli zaini per tutto il giorno a far da zavorra insieme alle ghette ed ai bastoncini, e si procede in tutta comodità assaporando a pieno le bellezze offerte da madre natura.
Dopo poco ecco che appare un altro cartello del parco che ci indica di essere giunti in località “Tre Confini”, punto di intersezione dei confini appunto di Subiaco, Camerata Nuova e Cervara.
Si continua sulla destra scendendo in un valloncello stretto ed ombroso il quale in circa 45 minuti ci porta ad uscire allo scoperto dalla faggeta nelle prime radure occidentali del grande altopiano carsico di Camposecco.
Le tracce dei lupi sono una costante e d’inverno, grazie alle orme lasciate sulla neve, fanno notare ancora di più quanto questa zona si sia ripopolata di tale animale selvatico.
Saliamo su una prima altura che ci appare davanti e dalla cima si apre il panorama idilliaco dell’altopiano, completamente ammantato di neve, senza nessun albero, immobile e solitario…Lo spesso strato di neve che lo ricopre in maniera omogenea e piatta lo fa sembrare quasi un immenso lago ghiacciato!
Girovaghiamo un po’ alla ricerca di qualche roccia affiorante per fare qualche scatto un pò “movimentato” dato che la luce già intensa ed alta delle 9.30 di mattina insieme al bianco della neve rendono in paesaggio piatto e privo di qualsiasi ombra (ho dovuto smanettare molto per trovare la giusta esposizione di tuto quel bianco, e dubito di esserci riuscito come volevo…).
Decidiamo di attraversare l’intera prateria (dall’aspetto quasi siberiano) in direzione del rifugio, che ci appare piccolo in fondo, sotto le Coste di Camposecco, dominate a loro volta dalla lunga dorsale della Serrasecca, culminante con la Cima di Vallevona (1818 m.s.l.m.).
Non c’è nessuno nel raggio di km e la sensazione di silenzio e solitudine è assoluta, rotta solo dal rumore della neve gelata che scricchiola sotto gli scarponi e da qualche nostra rara parola di apprezzamento per il panorama. Sembra quasi che ci dispiaccia interrompere quel silenzio per parlare.
In circa 15 minuti arriviamo al rifugio la cui porta è chiusa ma con “trucchetto” la apriamo (senza rompere nulla ovviamente); se dall’esterno la struttura in pietra appare in ottime condizioni ed apprezzabile esteticamente, l’interno è tenuto in condizioni a dir poco pessime, anche se c’è il necessario per situazioni di emergenza (un focolare con della legna asciutta, delle padelle, un tavolo e qualche materasso lercio). Viste le condizioni deludenti richiudiamo la porta e ci fermiamo per una breve pausa all’esterno; ora uno spuntino è d’obbligo.
In fondo a sinistra c’è il Monte Autore che dall’alto dei suoi 1856 m.s.l.m. domina tutta la piana.
Il sole adesso è alto e la temperatura sale parecchio tant’é che diversi strati delle nostre imbottiture finiscono nello zaino; la giornata si è rivelata come pronosticata: meravigliosa! Non c’è nemmeno una nuvola a ricamare il terzo azzurro del cielo.
Dopo qualche altro scatto si riparte in direzione opposta, ripercorrendo prima la piana e poi il vallone nella faggeta che termina ai Tre Confini, dove incontriamo il primo escursionista (oltre noi ovviamente) della giornata.
La neve risalta le numerosissime doline della zona.
Si risale la sempre bella Valle Maiura sino a Le Genzane, da dove in 15 minuti si arriva al piazzale del parcheggio, che ora è strabordante di gente confusionaria. Nemmeno sono arrivato e già mi manca il maestoso silenzio “siberiano” di Camposecco, che rimarrà di certo impresso nella mia memoria!
Spero di non avervi annoiato e che le immagini siano state di vostro gradimento!
Un saluto, Daniele
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