Trekking Dal Pratomagno all'Argentario, un mese in cammino

Dati
Data: 19/Luglio/2019 ---> 20/Agosto/2019
Regione e provincia: Toscana: Toscana e alto Lazio
Località di partenza: S. Maria Novella, Firenze
Località di arrivo: Porto Santo Stefano (GR)
Tempo di percorrenza: totale, un mese
Chilometri: previsti: 572.8 km, // effettivi: 461,2 km (stima)
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: segnaletica molto variabile, distanza fra alcune tappe, alcuni tratti su strada trafficata, alte temperature in estate
Periodo consigliato: primavera, estate
Segnaletica: variabile
Dislivello in salita: stimati effettivi 9.517 m
Dislivello in discesa: stimati effettivi 10.090 m
Quota massima: 1592 m
Accesso stradale: sì, variabile

Descrizione

Zaino, tenda, scarponi e sandali per scendere da Firenze, attraverso i monti del Pratomagno, le colline del Chianti fra Arezzo e Siena, la val di Chiana, la val d'Ambra, la val d'Orcia e la val di Paglia lungo la via Francigena fino al lago di Bolsena e poi attraverso le terre di tufo, nella Tuscia dell'alto Lazio, fino al mare, la costa d'Argento e il monte Argentario per poi risalire nel cuore della Maremma, attraversando il Parco e seguendo la costa fino a Piombino.
Un viaggio che avrei voluto fare fino in fondo, ma che un "incidente" di percorso mi ha impedito di gustarlo tutto bello com'era e di dovermi accontentare di essere arrivato a Porto Santo Stefano, sull'Argentario.

Il cammino che avevo progettato, di lunghezza stimata a 572.8 km, si compone di diversi tragitti esistenti e si può dividere in cinque parti lungo l'arco di 30 giorni come tempo di percorrenza ideale.

(Parte 1) Da Firenze a Siena, passando per Arezzo, seguendo l'itinerario "Toscana a piedi", ed. Terre di Mezzo
(Parte 2) Da Siena a Montefiascone, lungo la via Francigena
(Parte 3) Da Montefiascone a Porto Ercole, seguendo i percorsi tracciati su Ammappalitalia per arrivare a Montalto di Castro e poi lungo costa fino a Porto Ercole
(Parte 4) Trekking sul Monte Argentario, seguendo la rete escursionistica esistente e/o seguendo la costa
(Parte 5) Da Porto Santo Stefano a Piombino, facendo lungo costa fino a Talamone, entrare nel parco della Maremma per poi uscirne ad Alberese e riprendere l'itinerario "Toscana a piedi" fino a Piombino

Il cammino che sono riuscito a fare si ferma alla parte 4, senza aver avuto modo di fare più di un percorso trekking sull'Argentario, per un totale di circa 460 km e 32 giorni, di cui soltanto 20 di cammino ahimè.

Per me è stata la prima uscita trekking più lunga di 4 giorni. Ho scelto di affrontare questo viaggio in un momento un po' difficile, procurandomi la maggior parte dell'equipaggiamento da usare per la prima volta, scarpe comprese :azz:, ma soprattutto fuori allenamento, che ho dovuto fare forzatamente in corso d'opera :biggrin: :biggrin: Un disastro annunciato, insomma :biggrin:Le mie intenzioni erano di dormire il maggior numero di volte in tenda, essere autosufficiente con la microcucina da campo che mi ero portato dietro (ho necessità particolari, seguo una dieta chetogenica), spendere il meno possibile e ovviamente percorrere l'intero itinerario, a piedi, senza utilizzo di mezzi pubblici se non in caso di reale necessità... non sono sicuro di aver soddisfatto nemmeno il primo dei miei propositi :wall: :azz:

Come occhio supplementare mi sono portato dietro una videocamera, la Panasonic HC-V770 che ho utilizzato sia per le riprese che per le foto. E' stata la prima occasione di utilizzo e nonostante sia un handicappato con le cineprese, la stanchezza del cammino e i momenti di sclero, sono comunque contento dei risultati. Ho fatto un piccolo montaggio, un video che in poco più di un'ora riassume il cammino fatto. In molti tratti, soprattutto i primi giorni, ho registrato soltanto video. Ho suddiviso le parti del video nei giorni descritti nel resoconto, quindi, per godersi alcune belle riprese (giuro che le ho fatte :biggrin: ) dovrete pupparvi la mia voce stanca e qualche discorso di troppo :no: :rofl:

Avviso: il montaggio fa cagare, perdonatemi. Dal minuto 10 circa i video migliorano :mumble:

Resoconto
Video su Youtube

Giorno (1) : Firenze - Pontassieve

Arrivo col treno a Santa Maria Novella, sono le 8 del mattino e già fa caldo... Seguo il Lungarno sulla sponda sinistra in direzione del Parco dell'Anconella, in riva al fiume, per raggiungere località Nave a Rovezzano. Da qua si comincia a salire sui colli sopra Firenze, fra normali strade di campagna e qualche sentiero pietroso, attraversando località Rimaggio e Villamagna. Il percorso offre soltanto un affaccio panoramico decente su Firenze.
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Scendo dai colli e raggiungo Pontassieve verso le 17; sono già costretto a cercare un nuovo paio di scarpe :azz: Quelle che mi ero portato, camminando con lo zaino e in salita, si sono rivelate essere un disastro per i miei piedi esigenti. Fortuna vuole che trovi uno scarponcino adatto a buon prezzo: comincia così la mia breve ma intensa relazione con gli uffici postali :biggrin: spedisco a casa il primo pacco, le scarpe cattive... :azz:. Mi accampo per la notte poco sopra Pontassieve.

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Giorno (2) : Pontassieve - Tosi
Di buon'ora smonto la tenda e seguo le indicazioni della guida per dirigermi verso le pendici di Vallombrosa, attraversando le campagne e le colline della val di Sieve. Brevi tratti di strada asfaltata, strade di campagna e stradine fra le vigne.Raggiungo presto Pelago, nella foto qua accanto, dove spendo una parte della mattina per fare provviste e poi di nuovo alle Poste per inviare a casa il secondo pacco :azz::wall:
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Lo zaino con il carico d'acqua raggiungeva un peso eccessivo, attorno ai 20 kg e io ero già sfinito, decido quindi di alleggerirmi rinunciando al materiale per la cucina da campo, oltre a questo coltellaccio di fortuna che mi ero portato dietro per farmi un bastone e di cui ho già praticamente distrutto il taglio usandolo per lo scopo:rofl: Raggiungo in serata il paesino di Tosi, seguendo il sentiero che conduce in paese passando in prossimità del vecchio mulino ad acqua. Mi accampo all'imbocco dei sentieri CAI per la foresta di Vallombrosa, poco fuori dal paese, dove di notte girano tranquilli daini, caprioli e cinghiali che non ho avuto modo di vedere se con le orecchie.

Giorno (3) Tosi - Bagno di Cetica
Questa è la prima di due giornate lunghissime, impegnative, ansiogene ma maledettamente belle. Non ho purtroppo foto della giornata, ho registrato soltanto video.
La giornata è quasi tutta in salita, perciò mi incammino di buon'ora. La foresta di Vallombrosa è impressionante: abeti, fra i più alti d'Italia, abeti e ancora abeti si ergono silenziosi, quasi spuntassero fuori dalla loro stessa ombra. Il sentiero, parecchio scosceso, scorre nel fitto degli alberi dando talvolta l'impressione di non avanzare, di camminare nel solito cono d'ombra, nonostante la tempesta del 2015 abbia sradicato una quantità impressionante di alberi, molti dei quali distesi sul
sentiero.
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Sull'ultimo tratto di salita, in corrispondenza dei sentieri del circuito delle Cappelle che percorrono ad anello la foresta, sul sentiero è visibile l'antica strada lastricata. Dopo un breve riposo nei pressi dell'Abbazia, percorro la Scala Santa, più che santa è diabolica, lunga e ripida com'è, che conduce all'imbocco dei sentieri che si diramano attorno a Vallombrosa e in direzione del Monte Secchieta. Non seguo il sentiero suggerito dalla guida, ne imbocco uno più interno e ripido, poco segnalato, dove ci cammino solo io. Ciò che più mi colpisce dell'intero percorso, a partire dal mattino, è il silenzio: a parte qualche parola di uccello, non si ode niente se non il silenzio di un luogo che è apparentemente deserto. Raggiunto il Monte Secchieta, riprendo il cammino seguendo il crinale verso Arezzo. La meta della giornata è Bagno di Cetica, una località termale alle pendici del Pratomagno, l'unico punto di ristoro nella zona. E' una giornata ventosa, si cominciano a vedere dei panorami interessanti, il sole è potente, il caldo sopportabile ma non ci sono fonti d'acqua lungo il percorso.

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Come si vede nel video, pochi km prima di giungere a destinazione sbaglio a imboccare sentiero: invece di proseguire sul crinale, il CAI 00, imbocco a destra per entrare nella riserva di sant'Antonio e mi muovo in direzione completamente opposta alla mia meta. La foresta qua è BELLISSIMA, uno dei tratti più belli che abbia percorso lungo l'intero cammino. Mi accorgo di essere sul sentiero sbagliato quando mi sono ormai addentrato troppo all'interno. Consulto velocemente la mappa e trovo l'incrocio con un altro sentiero che mi avrebbe riportato, al costo di una ripida salita fra gli alberi, sul crinale 00. Sono circa le 19, sto camminando da più di un'ora nella direzione sbagliata, non bevo acqua da almeno due ore e la mia scorta è finita. Non riesco a essere attento ai segni del CAI, fra l'altro scarsi; i raggi del Sole già non arrivano più e cammino in una sorta di illuminata penombra, serpeggiando su un letto di foglie secche fra gli alberi, in un silenzio di tomba: un'atmosfera ipnotica che non mi fa prestare attenzione a dove realmente sia. Continuo a camminare nella direzione sbagliata per un'altra ora, ho sete, mi lecco il sudore delle braccia ma è troppo salato, comincio a ragionare ad alta voce per distrarmi quando sbuco finalmente su un sentiero aperto, dove vedo un po' di panorama. Sono stanco, non riesco ad orientarmi: capisco di essermi allontanato troppo dal mio percorso. Continuo a camminare su quello che è il fianco del monte Acuto, vedendo adesso la cartina, scendendo verso Reggello: direzione DIAMETRALMENTE opposta alla mia! Quando, alle 20 inoltrate, il sole calante, mi rendo conto di essermi veramente perso come un bischero, decido di cercare aiuto.Comincio a gridare e a usare il fischietto per capire se c'è qualcuno nei dintorni, nonostante l'ora tarda.Per fortuna ricevo segnale sul telefono; cerco un numero di soccorso da chiamare, ne trovo uno, chiamo: è il presidente del CAI della zona :rofl: non sapevo fosse lui :rofl: si mette in moto la macchina dei soccorsi e dopo quasi due ore, riesco a vedere i fari della jeep dei volontari del CAI: sono salvo (non ho 36 ma 26 anni, a differenza di quanto scritto nell'articolo)! Mentre aspettavo il loro arrivo, scendendo per poche centinaia di metri verso la loro direzione, PERDO il cellulare. La calma che avevo svanisce: getto lo zaino e rifaccio a corsa in salita il tratto appena percorso. Pochi minuti e lo trovo fra i sassi: la zip della tasca era rimasta aperta... :wall::wall::azz::azz:
I ragazzi, oltre a recuperarmi, mi portano a Bagno di Cetica. Fra le chiacchiere del viaggio in auto, i ragazzi mi avvertono che avrei potuto avere difficoltà a seguire i percorsi CAI scendendo verso l'aretino ... Per concludere in bellezza, arrivati a destinazione, passata la mezzanotte, scopriamo che la struttura è CHIUSA per la stagione estiva... pazienza. Il cancelletto del cortile è chiuso male, entro dentro e mi accampo lì :ph34r:
Un grazie di cuore ai ragazzi della stazione SAST del Monte Falterona; ciao Giuseppe :) :si:

Giorno (4) Bagno di Cetica - La Trappola
Quando mi sveglio e ricomincio a salire verso il crinale, mi rendo conto che non ce la faccio. L'adrenalina che mi ha tenuto sveglio e attivo per tutta la sera del giorno precedente è ormai svanita: sono stanchissimo. Ho chiesto troppo dai miei piedi e loro, giustamente, mi fanno regalo di diverse vesciche dolorose. La meta di oggi dista poco più di 27 km: troppo per come sono messo. La guida propone un'alternativa per la giornata: raggiunta la croce del Pratomagno, invece di seguire il crinale verso Talla si può scendere a una località intermedia dove poter dormire e spezzare la tappa. Anche per oggi, purtroppo, niente foto (vedere video): tutta la mia attenzione è rivolta al sentiero :rofl: perdersi sul crinale aperto per fortuna è difficile... :biggrin: la salita è costante, in certi tratti veramente cattiva, il sole picchia senza far pietà e anche oggi non ci sono fonti d'acqua. I ragazzi di ieri mi avevano lasciato dell'acqua che puntualmente finisco prima di arrivare alla croce. Su un tratto particolarmente erboso del crinale, in corrispondenza di una ripida ma breve salita, noto dei fasci d'erba schiacciati che portano i miei occhi a scorgere un tavolino di legno riparato sotto il fianco della salita... faccio due passi e vedo una minuscola capanna! dava l'impressione di appartenere a qualcuno. Dentro c'è spazio solo per una branda e un mobiletto affisso alla parete, con dentro qualche barattolo vuoto, del caffè, una moka e... mezza bottiglietta d'acqua :woot::woot::woot: mi spiace per chi l'avrà trovata vuota, ma ne avevo davvero bisogno... fortuna vuole che qualche km dopo incontro un abbeveratoio per le vacche in muratura... da una piccola cannella esce un filo d'acqua, riesco a farne scorta sufficiente. Raggiungo la croce, mi godo il panorama (vedere video) e scendo verso valle. Il primo tratto di discesa is knee-killing, ripido come uno scivolo. Scendendo si raggiunge la strada panoramica del Pratomagno, percorribile in auto; seguo le indicazioni della guida per trovare il sentiero CAI che, rientrando nel bosco, mi avrebbe portato a destinazione, località La Trappola. A questo punto non so se sono un chiorbone (probabile) ma l'unico sentiero che ho trovato, quello che avrei dovuto percorrere seguendo le indicazioni della guida, era ostruito da un cancello invalicabile, con tanto di cartello di proprietà privata :wall:. Non intendo addentrarmi nel bosco seguendo l'istinto :biggrin: quindi percorro la strada normale ma... devo fare il doppio dei chilometri :-? non mi fa onore ma ammetto di aver provato a fare l'autostop, solo che nell'unica auto che è passata erano in 5 :ka: riesco a farmi dare un passaggio solo a 1 km di distanza dalla meta... Raggiungo così l'albergo (l'unica struttura nei paraggi) dove trascorrere la notte.

Giorno (5) Mi sveglio, provo ad alzarmi ma non ci riesco. I piedi vanno "a foo" ("a fuoco"), come si dice dalle mie parti, la grossa vescica che avevo bucato si è stratificata ed è ricomparsa, le altre si sono gonfiate... Dormire su un letto fa ben più male che dormire in tenda: maledetto riposo. Faccio la buca nel letto per quasi tutta la giornata.

Giorno (6) La Trappola - Pontenano
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La giornata di oggi prevede di risalire da La Trappola sul crinale 00, che conduce al monte Lori, prima di scendere definitivamente dal Pratomagno. Il primo sentiero da percorrere è lo stesso che ho trovato sbarrato nel senso inverso il quarto giorno, quindi, per evitare di trovarmi in un fondo chiuso, decido di percorrere un altro sentiero. Anche oggi le indicazioni sono piuttosto scarse, perdo qualche decina di minuti nel trovare agli incroci la direzione giusta e ho la tendenza a scegliere sempre i sentieri più duri; poco importa, finché raggiungo la meta :biggrin:Seguo quella che sembra essere la mia strada, scendendo in profondità nel bosco fino a raggiungere il letto di un ruscello quasi a secco. L'immersione nel bosco è totale: non ci sono tracce del passaggio di nessuno, i segni, se ci sono, sono pochi, alcuni cancellati dal tempo. Ho raggiunto il vertice di un cono rovesciato: devo risalire per raggiungere il bivio verso lo 00 :-? Se avessi seguito la strada asfaltata avrei impiegato meno tempo e durato meno fatica ma non mi sarei divertito. La salita è molto ripida, sbuco in una boscaglia aperta piena di recinzioni...è zona di taglio alberi.Sicuramente le tracce dei

cingoli e degli pneumatici portano verso una strada :biggrin: sono vicino... sbuco in località i Frassini a 1000 m di quota: ecco il bivio per lo 00.

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Anche sul versante del monte Lori gli alberi caduti sono numerosi e doverli saltare, scavalcare o passarci sotto rende il sentiero più divertente :biggrin: non ho foto neanche oggi, solo video... Apro parentesi: (In prossimità dell'innesto con lo 00 incontro una squadra di vigili del fuoco in esercitazione. Mi fermo a scambiare due parole, chiedo se il sentiero da prendere è quello giusto e poi mi salutano, scherzando:"Se hai bisogno, chiamaci". La GUFATA più grande che qualcuno mi abbia mai fatto) :chiusa parentesi.
Scendo costeggiando il monte Lori, seguendo poi l'asfaltata dal pianoro panoramico verso valle per imboccare, come indicato dalla guida, il sentiero CAI 46 in direzione di Pontenano. Sono già le 18 quando lo imbocco, ma essendo tutto in discesa avrei impiegato poco per raggiungere il paese.

I ragazzi
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del CAI a Reggello mi avevano avvertito... Il sentiero si snoda nel bosco, tra ciottoli, erba alta e rovi. Riesco a seguire i segni biancorossi fino a quando non li trovo più... Perdo mezz'ora girando attorno alla direzione smarrita per poi ritrovarla, prendendo in pieno tutti i rovi che incontro (non avevo un pantalone lungo...). Ritrovato il sentiero, avanzo e trovo finalmente una sbarra per le auto, segno di civiltà vicina. L'erba è molto alta, ci sono rovi ovunque, ma la direzione che seguo è libera da ostacoli. Percorro un breve tratto di salita roccioso quando arrivo a un bivio. Di fronte, un rassicurante e largo sentiero costeggia gli alti alberi; alla mia sinistra, un altro sentiero scende nel bosco; alla destra, un affaccio su un pianoro di alberi tagliati. Consulto la traccia GPS: sono un poco troppo avanti, devo riscendere. Sceso nuovamente all'altezza della sbarra, non vedo altri sentieri: è tutta erba alta e rovi. Ritorno al punto di prima, salendo: non riesco ad orientarmi. Tiro fuori la bussola, la cartina che però non copre tutta quella zona, rileggo decine di volte le indicazioni sulla guida: niente. La traccia GPS non può mentire, la mia posizione segnata è accurata, confronto la bussola del cellulare con quella analogica: niente. So qual'è la direzione ma, magicamente, sembra svanita alla vista. Aspetto un'ora, facendo avanti e indietro per trovare una soluzione, fino a quando si fa di nuovo tardi, il sole è al tramonto. Questa volta ho un poco di acqua ma non ho cibo. Non so cosa fare: potrei accamparmi ma non ho acqua a sufficienza e non saprei comunque come raggiungere il paese, tutto sommato vicino. Mi rassegno: stavolta chiamo i vigili del fuoco. Il segnale è scarso, riesco a chiamarli e a inviare le coordinate via Whatsapp prima di non avere più linea. Cammino in tondo cercando di trovare segnale, mentre ricevo messaggi di chiamate perse dalla centrale dei vigili. Comunichiamo a strascichi mentre si fa buio pesto.Dicono di avere difficoltà a capire dove sia finito.Ancora al telefono, mi dicono poi di essere in zona ma
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che devono proseguire a piedi. Non avevo alcuna idea da quale direzione potessero arrivare: aspetto, soffiando nel fischietto, l'acqua ormai finita. Circa due ore dopo la prima chiamata sento una voce in lontananza, a cui rispondo con la mia e con quella del fischietto: pochi minuti e capisco di dover scendere nuovamente sul sentiero pietroso. Vedo finalmente le torce dei vigili: mi hanno trovato, di nuovo :gover::azz::rofl: Stavolta sapevo dove fossi, solo che il sentiero era invisibile perché ricoperto da erba alta e rovi. Ancora non capisco come sia stato possibile. Fra me e i vigili c'era un bel cordone di rovi; uno di loro mi allunga la mano per aiutarmi nel superarlo, l'afferro, mi muovo verso di lui e... casco miseramente in mezzo ai rovi :rofl::rofl::rofl: con tutto il peso dello zaino :gover: come se non bastasse, una nuvola di zanzare ci ronza attorno: sono l'unico stronzo con gambe, braccia e viso scoperto, loro hanno la tuta... sono talmente tante che parlando ne mangio qualcuna: pure in silenzio mi tocca soffrire:gover::azz::rofl: raggiungiamo la jeep fuori sentiero, passando sopra TUTTI i rovi che c'erano... arriviamo in paese verso le 23.Parte della mia gamba destra ------------------------>

Un grazie di cuore
alla sezione dei Vigili del Fuoco di Bibbiena . Mi accampo: un altro giorno è passato.

Giorno (7) Pontenano - Arezzo
Mi sveglio che sono nuovamente rotto da capo a piedi. La sera prima avevo scambiato qualche chiacchiera con gente del posto, mi confermano che i sentieri sopra il paese sono tenuti male e sporchi. Un tizio di cui non ricordo il nome ma che ringrazio per la gentilezza e le chiacchiere scambiate mi fa trovare fuori dalla tenda la colazione al mattino presto, poi lo incontro e mi consiglia caldamente di accettare un passaggio in macchina: il sentiero di circa 4 km che conduce a Talla è poco mantenuto, come gli altri... Accetto il passaggio e arrivo così a Talla, dove faccio qualche provvista prima di incamminarmi verso Arezzo; oggi sono tratti di asfalto, strade di campagna, pochi tratti di sentiero vero e proprio... Una giornata piuttosto piatta ma non per questo riposante.
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Attorno alle 17 raggiungo Ponte a Buriano, famoso punto di passaggio verso Arezzo dove si trova il ponte romanico che si crede sia rappresentato nel ritratto della Gioconda di Leonardo da Vinci. La vista del ponte sull'Arno è uno spettacolo.

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Attraverso il ponte e mi dirigo verso Quarata, frazione di Arezzo. Qua il percorso è tutto su strada trafficata e decido di risparmiarmi volentieri di raggiungere Arezzo attraversando le zone artigianali e periferiche, in mezzo alle auto. Prendo l'autobus per percorrere i circa 5 km che mi separano dalle porte della città e raggiungo l'ostello dove mi fermerò per due notti, per visitare Arezzo per la prima volta.

Giorno (8) Visita ad Arezzo
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Scopro che in città c'è un negozio Montura per il trekking e purtroppo decido di dargli un'occhiata... ne esco con un paio di Salomon, amore a prima vista una volta provate. Se c'è qualcosa che NON si deve fare è comprare scarpe che non si sono indossate per qualche giorno prima di intraprendere un cammino. Io sono una pina verde e l'ho fatto comunque, per la seconda volta... sono talmente fiducioso e ottimista che vado alle Poste per inviare il terzo e ultimo pacco a
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casa, con dentro gli scarponcini presi a Pontassieve... La visita alla città invece mi delude: Arezzo non mi trasmette nessuna emozione; l'unico piacere della giornata è una bottega di salumi dove trovo una porchetta squisita :rofl::rofl: Approfitto della cucina dell'ostello per prepararmi i pasti del giorno dopo, così da essere autosufficiente, qualsiasi cosa succeda.



Giorno (9) Arezzo - Civitella val di Chiana
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Oggi si esce dalla città per inoltrarci nel Chianti, in direzione di Siena. La tappa della giornata non è molto lunga, la meta è Civitella val di Chiana. Si attraversa la periferia e qualche frazione su qualche tratto di strafa asfaltata per poi percorrere perlopiù strade di campagna fino a raggiungere il paese, una piccola perla incastonata fra i boschi circostanti, macchiata da un orribile eccidio perpetrato dai soldati tedeschi nel giugno del '44. Per le strade del paese si respira un'aria di pace che non lascia spazio al rancore di quanto accaduto ma solo alla memoria e al ricordo di chi non c'è più e di chi poteva esserci. Il paese ospita il museo cittadino dedicato alla Memoria e i resti della rocca longobarda, distrutta dai bombardamenti. Arrivo in paese nel primo pomeriggio ma sono costretto a fermarmi perché inseguito da grosse nubi cariche di pioggia che mi hanno risparmiato mentre camminavo ma che impediscono di proseguire. E' quel weekend di fine luglio in cui ci sono stati nubifragi e temporali, soprattutto nell'aretino, causando danni e vittime.



Giorno (10) Fermo causa pioggia
Piove durante la notte e per tutto il giorno, sono costretto a restare fermo e a fare due passi per il paese durante i momenti di pausa.


Giorno (11) Civitella val di Chiana - San Gusmè
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Oggi il cammino si fa più interessante, ci si inoltra nelle zone del Chianti. Il cielo si è schiarito, le piogge sono ormai passate. Lasciamo le case di Civitella per addentrarci nel bosco che degrada dolcemente in colline cosparse di uliveti e vigneti, attraversando San Pancrazio per giungere poi ad Ambra, dove scorre l'omonimo torrente. Prima di raggiungere San Gusmè si incontra un piccolo agglomerato di case, Montebenichi, fortezza risalente al XII secolo poi convertita in borgo (vedere video).

Da quando sono partito non ho incontrato nessuno sul mio cammino, a parte qualche avventore della domenica o gente del posto. Di solito sono stato ignorato, poche persone si incuriosiscono alla vista di un camminatore con lo zaino o si lasciano andare a un semplice saluto. Spesso, soprattutto più avanti nel cammino, il tipo o la tipa con lo zaino che viaggia in solitaria è vista come una persona che non ha la testa a posto e che è difficilmente avvicinabile, vuoi perché hanno tutti i nasi raffinati e il puzzo di sudore è un potente repellente, vuoi perché in questo presente così veloce, tecnologico e attento all'immagine risulti così insolito e stravagante da essere considerato un estraneo al sentire comune, talvolta anche al linguaggio. Con poche persone ho avuto modo di scambiare qualche parola e forse proprio con coloro che come te si muovono a piedi è ancora più difficile, perché ciascuno cammina o viaggia per diversi propositi e motivi. Relazionarsi non è affatto un'obbligo, ma mi sarebbe piaciuto avere più occasioni e contatto con le persone che ho incontrato, anche solo per il tempo di uno sguardo.Di buon'ora arrivo a San Gusmè, paese famoso per il suo "patrono laico", il signor Luca Cava :D Il centro storico di piccole dimensioni è perfettamente conservato, negli edifici come
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nelle mura circolari (vedere video).

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Potrei continuare verso Villa a Sesta ma non avrei trovato alimentari per le mie necessità, quindi preferisco fermarmi e accamparmi fuori dalle mura. Nello zaino mi porto dietro un ricambio in cotone per le "occasioni in società"... dato che avrei cenato in un posto con tavoli, sedie e gente che cucina in cambio di soldi, mi sciacquo velocemente, mi vesto, mi spruzzo un po' di profumo :rofl: e ceno quasi mimetizzato perfettamente fra i turisti. Ricordo un gatto, avventore del locale, che preferisce mangiare la carne fresca rispetto agli affettati che disdegna e lascia per terra... figo lui.
Piccolo appunto: le scarpe acquistate ad Arezzo sono belle, tecnologiche, perfette per il trekking ma non per i miei piedi. Mi accorgo (come avrei dovuto accorgermene prima, chiorbone come sono) soltanto provandole che sono troppo strette ai lati della pianta e i miei piedi sono furiosi: stretti nella scarpa, non riescono a scaricare bene il peso. Cammino ugualmente, non potendo proseguire solo indossando le ciabattaccie di plastica...


Giorno (12) San Gusmè - Siena
Il paesaggio comincia a cambiare, si intravedono certi profili tipici delle crete senesi, anche se siamo in zona ancora verde e boscosa, più irregolare. Il percorso, come i giorni precedenti, si snoda per le campagne attorno Siena, sia su strade asfaltate sia bianche.

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A parte il caldo fottuto, la giornata di oggi non presenta molte difficoltà, se non quella di camminare per diverse ore sull'asfalto assieme alle auto. Tutto procede bene fino a quando, verso l'ora di pranzo, non riesco a trovare niente per i miei denti, dopo aver attraversato l'unico, piccolo centro abitato lungo il percorso... al posto di mangiare riposo, all'ombra di un albero. Oltre al digiuno imprevisto, i piedi cominciano a protestare a gran voce: le nuove scarpe sono diventate trappole insopportabili.
Fortuna che i panorami che incontro mi distraggono da tutte le sensazioni spiacevoli...

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Il tratto prima di raggiungere la periferia di Siena è piuttosto impegnativo, un continuo saliscendi che a fine giornata può risultare doppiamente faticoso; soprattutto, l'ultimo tratto di salita ripida e costante, via Aretina, che conduce a porta Pispini, è veramente pesante.

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A Siena ci sono già stato, l'ho girata in lungo e in largo, la conosco piuttosto bene, non ho fatto giri particolari al di fuori di piazza del Campo e pertanto le foto sono poche. Qua passa la via Francigena e ci sono diversi posti che offrono ospitalità ai pellegrini dotati di credenziale (io non ho voluto acquistarla).
Siena è una città splendida; oltre la vetrina del Palio si celano grandi e piccole perle che valgono assolutamente una visita; scoprirla attraverso gli occhi di un contradaiolo è una fortuna che purtroppo non ho avuto.
Un po' di riposo all'ombra dei palazzi in piazza del Campo e mi dirigo verso il mio alloggio, fuori dal centro.

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Giorno (13) Siena - Ponte d'Arbia

Oggi è la prima di una serie di tappe lungo la via Francigena, che mi porterà fino a Montefiascone, nell'alto Lazio. La discesa attraverso il senese è caratterizzata da panorami "lunari", le Crete senesi, colline ondulate ricche di creta che conferiscono un colore unico, tipico di questo territorio. La maggiore difficoltà di questo percorso, oltre ai frequenti dislivelli, è secondo me l'intensa calura, se durante l'estate. Le fonti d'acqua sono più frequenti, così come il tracciato è costellato di semplici panchine all'ombra o piccole aree attrezzate e di ostelli di accoglienza. Da Siena, si esce da porta Romana per scendere verso la val d'Arbia, attraversando le colline che circondano i paesi che prendono nome dal fiume che vi scorre.

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La giornata si rivela mooooolto pesante: non resisto più nelle scarpe. Sono in ritardo sulla tabella di marcia, essendo partito tardi la mattina, uscendo da Siena verso le 11, ma decido comunque di spingermi oltre e cercare di raggiungere l'ostello di Ponte d'Arbia. Sono le 20 passate, il sole è calato, percorro gli ultimi 2/3 chilometri al buio: fantastico (non ho foto senza luce) :):):)

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Arrivo per le 22 a Ponte d'Arbia. L'ostello del posto è il centro culturale Cresti, un posto che adoro perché secondo me rappresenta l'ostello ideale. L'ingresso è sempre aperto (almeno, credo nei periodi di frequentazione), al piano terra sala con la tavolata, cucina, bagni con docce, al primo piano le stanze con le brande; il centro non ha tariffe, ma è a offerta libera. C'è anche un piccolo giardino, dove ci si può accampare. Già ci ero stato qualche anno addietro e avendo la tenda, mi sono piazzato sull'erba. Il centro è un crocevia per molti pellegrini ed è stato il primo posto lungo il cammino dove ho incontrato altri camminatori, anche se quest'anno, almeno nel periodo in cui sono passato, ce ne sono stati di meno rispetto al solito, vuoi anche perché molti che percorrono la VF si affidano più ad alberghi, B&B e agriturismi per dormire che alla tenda. A me piace sdraiarmi sul suolo e sentire i mille diversi fruscii della notte.

Giorno (14) Riposo
Oggi i piedi piangono, ogni passo è una lacrima. Visto che in paese c'è un alimentari e in ostello la cucina, ne approfitto per riposare. Dormo quasi tutto il giorno.

Giorno (15) Ponte d'Arbia - Buonconvento
Svegliato da una leggera pioggia mattutina, mi metto in cammino ma i piedi dolgono più di ieri, dopo averli fatti riposare. Mi trascino sul colle fra Ponte d'Arbia e Buonconvento a fatica, ma lo faccio con un preciso scopo.

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I miei genitori sarebbero passati oggi proprio sulla strada di Buonconvento per raggiungere la casa di nonna sul monte Amiata e viste le mie condizioni, ho chiesto loro di portarmi gli scarponcini acquistati a Pontassieve e i miei fidati, adorati sandali, solo che non arriveranno prima delle 18 e per non infierire sui piedi già martoriati, mi fermo a Buonconvento e li aspetto, riposando su una panchina... Proseguirò l'indomani.

Giorno (16) Buonconvento - Bagno Vignoni
Bon! Finalmente posso camminare, nonostante le vesciche e le caviglie gonfie!Due giorni stando fermo, mi volevo gettar nel fiume. Uscendo da Buonconvento si esce dalla val d'Arbia per inoltrarci nella val d'Orcia, patrimonio UNESCO, più verde della precedente, ricca di centri medioevali ben conservati e incastonati nel paesaggio immutato nel tempo. La tappa di oggi prevede di arrivare a S. Quirico d'Orcia ma preferisco camminare finché riesco, avvicinandomi il più possibile a Radicofani.

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I paesaggi sono ipnotici, ci si scorda facilmente della fatica e del calore. Nonostante l'apparente ridondanza del paesaggio, fatto di balle di fieno, alberi solitari, vigneti, colli ondulati e cipressi, più si cammina e più si entra dentro la "logica" di un territorio in cui nulla di quello che si vede è lasciato al caso e vibrante di una profonda sinergia fra l'ambiente e l'uomo. Nella foto di sopra si vede in lontananza il borgo di San Quirico. Buona parte di questi panorami si possono scoprire soltanto a piedi, così come un'altra parte è invece osservabile soltanto seguendo la Cassia, a dimostrare la complessità geografica del territorio.

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Arrivo di buon'ora a Torrenieri, tappa intermedia della giornata, prima di salire verso San Quirico, paese che conserva edifici e mura medioevali... è tempo di pranzare :sbav::sbav::sbav:

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Anche a San Quirico sono già stato tempo addietro, non spendo molto tempo in paese se non per una sosta e per qualche foto veloce. Nonostante sia contento di usare questo attrezzo per immortalare qualche scatto e ripresa, mi piacerebbe liberarmene volentieri e lasciare solo alla mia, di memoria, il compito di registrare e ricordare quanto vedo... Qua sotto la chiesa della Collegiata, dedicata a San Quirico, che mantiene alcuni elementi strutturali e decorativi dell'antica pieve dell'VIII secolo (vedere anche video)...

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Riprendo a camminare, passando dalla rocca di Vignoni Alto per poi riscendere un po' verso valle fino a raggiungere il borgo di Bagno Vignoni, famosa località termale (non ho foto, vedere video). Qui riesco a trovare una facile sistemazione per la tenda, senza dare troppo nell'occhio. Al bordo del borgo, in prossimità e lungo la scarpata, si trovano i resti dei mulini ad acqua scavati nella roccia di epoca medioevale; in alcune canalette scorre dell'acqua termale calda, il ristoro giusto dopo una lunga giornata di cammino. Sotto la scarpata si trova anche una vasca naturale che non ho trovato molto piacevole:piccola, affollata, l'acqua tiepida. Le "vere" terme le incontrerò l'indomani :sbav::si:

Giorno (17) Bagno Vignoni - Radicofani
Oggi sarà una giornata moooolto lunga, intensa e piena di soddisfazioni; considerando anche la deviazione verso le terme, in totale sono circa 33 km, forse qualcosina in più. Da Bagno Vignoni parto di buon'ora (per me di buon'ora significa verso le 8, non alle 5 come certa gente che ho incontrato :rofl:) per affrontare la serie di dislivelli che condurranno a fine giornata a Radicofani,814 m di altitudine.

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I paesaggi si fanno più vari ed estesi, camminando in saliscendi su quote progressive, per raggiungere la rocca di Radicofani che domina tutta la valle. Anche parte del cammino di oggi si svolge su strada asfaltata ma non frequentata, anzi, quasi totalmente deserta. Il caldo di oggi è pazzesco, non è facile trovare punti all'ombra per riposarsi. I rovi cominciano a buttare more selvatiche più succose e gustose: il sapore di questo frutto, un po' sporco magari di polvere del terreno, riscaldato dal sole, è unico. Macino velocemente i chilometri del mattino e riesco così a deviare dal percorso, a 8 km dalla rocca, per fare una puntata alle terme naturali di Bagni San Filippo (vedere video). Nel centro del paese, un sentiero scende nel bosco verso una grossa formazione calcarea, il Fosso Bianco, che sa tanto di Signore degli Anelli, chiamato anche la Balena Bianca. Le rocce sono scavate e levigate da un getto d'acqua calda termale che si raccoglie nelle vasche sparse nel bosco, mentre dalla direzione del bosco proviene acqua fresca, permettendo così di bagnarsi di entrambe. Il luogo è totalmente gratuito e fortunatamente i turisti lo lasciano piuttosto pulito. E' espressamente vietato accamparsi ma con un po' di discrezione è comunque possibile.

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La deviazione costa 5 chilometri, più le poche centinaia di metri per scendere nel bosco per raggiungere il Fosso e poi uscirne. Le ultime ore di cammino della giornata sono tutte in salita, costante, su sterrato. Il sole non è più alto ormai ma, come picchia :gover: :gover: :gover:

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Raggiungo Radicofani prima del previsto, ho così modo di trovare con tutta calma un posto per accamparmi, mangiare qualcosa e finalmente, dormire.

Giorno (18) Radicofani - Proceno
Si esce dalla Toscana per entrare nel Lazio. La tappa è un po' lunga ma meno impegnativa rispetto alla salita del giorno precedente, se non che pure oggi, il sole ammazza e l'ombra lungo il sentiero è rara. Faccio una rapida visita al centro di Radicofani (video) per poi cominciare a scendere, senza concedermi con rammarico il tempo di salire sulla Rocca (salita non indifferente, anche se breve) per godere del panorama. Lasciandoci alle spalle la rocca, si continua a costeggiare il monte Amiata, sullo sfondo, per poi deviare decisi verso Acquapendente. Si abbandona la val d'Orcia per attraversare, in discesa, la val di Paglia, in questo tratto particolarmente arida. Non ho altro da aggiungere: escluso il lavoro dei piedi, le immagini parlano da sole...

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Nelle ultime due foto, in lontananza Radicofani sulla sinistra e in avvicinamento Proceno sulla destra, anche questo un bel borgo medioevale (vedere video), luogo famoso per la produzione dell'aglio rosso. In paese fanno ovviamente la sagra dedicata all'aglio: immaginatevi che (s)fiati :rofl::rofl::rofl: Incontro un ragazzo, anche lui alle prime armi, che viaggia ultraleggero, senza tenda, solo il sacco a pelo... troviamo una facile sistemazione alla porta del paese per una buona notte.

Giorno (19) Proceno - Bolsena
Questa è la penultima tappa sulla via Francigena, sono in una zona che non conosco, non so cosa aspettarmi, proseguendo verso il lago di Bolsena. Come nei giorni precedenti, parte del percorso è su strada, ma il resto attraversa boscaglie e campagne con affacci panoramici sul lago. Da qui fino a Montefiascone, uno dei tratti più belli dell'intero viaggio, a cui foto e video non rendono giustizia.

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Attraverso Acquapendente, a circa cinque chilometri da Proceno, senza foto né video. La strada si dirige verso le campagne in direzione di San Lorenzo Nuovo, paese da cui si prende poi il sentiero sopra il lago.

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Scendendo lungo la strada di campagna si arriva direttamente in paese, in prossimità della rocca che si affaccia sul lago (vedere video). Nel centro storico di Bolsena si respira un'aria davvero suggestiva e nonostante mi sia ormai abituato a preferire i momenti di immersione in natura, provo comunque piacere nel percorrere le strade del borgo. Raggiungo il campeggio in riva al lago, mi concedo un bagno poco prima che il sole tramonti e mi concedo una cena nel centro storico.

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Giorno (20) Bolsena - Montefiascone
Da Bolsena si esce dal paese e dopo una discreta salita, si entra in un bellissimo sentiero nel bosco, nel quale l'immersione nella natura sembra totale, interrotto qua e là da campi più o meno vasti. La camminata è breve, fra i due paesi distano solo 17 km; l'ultimo tratto costeggia la strada per poi deviare su una strada bianca che conduce nella parte bassa di Montefiascone; per raggiungere il centro del paese, c'è una bella salita :gover:

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Montefiascone ha origine antiche, fin dal periodo etrusco; nel primo medioevo i papi la scelsero come centro fondamentale della Chiesa, costruendo la Rocca. Alcuni di loro vissero nel borgo prima che cominciasse a perdere progressivamente importanza, fino a quando nel XV secolo la sede papale fu trasferita definitivamente a Roma. Salendo nei giardini della Rocca si gode di un panorama mozzafiato.

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(raggiunto limite di foto... prosegue nel post successivo)
 

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Ultima modifica:
(continua da post precedente)
Ero arrivato a Montefiascone di buon'ora; dopo aver zingareggiato sulle panchine del parco, approfitto della navetta sul lago per raggiungere il campeggio dove starò due notti per riposare e approfittare del lago per un bagno che, puntualmente, non faccio.

Giorno (21) Riposo
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Giorno (22) Montefiascone (Lago) - Tuscania

Oggi si esce dalla via Francigena, che prosegue verso Viterbo, per addentrarci nella Tuscia in direzione di Tuscania, zona in cui i primi insediamenti risalgono all'età del rame. Le origini leggendarie del paese e del nome che porta, a differenza di quanto suggerirebbe l'affinità con la parola Toscana, vogliono che il figlio di Enea abbia trovato in prossimità di questo luogo dodici cani (Tus-cana) e fondato una città.
Non conoscendo la zona e non sapendo quanto le indicazioni che avevo fossero variate nel corso degli ultimi anni, costeggio il lago senza arrivare a Capodimonte, per il quale avrei dovuto deviare di pochissimi km e attraverso Marta, il paese vicino.

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Il percorso è perlopiù in campagna... i paesaggi del senese sono ormai lontani, ma anche qui non si scherza...

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Rimpiango di non aver usato di più la videocamera una volta arrivato nel borgo: meritava veramente (vedere video).

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Non trovo un posto adatto per la tenda né ho abbastanza energia per continuare, sono così costretto a dormire in un letto dall'abbraccio mortale.

Giorno (23) Tuscania - Canino
Oggi è una giornata strana; il mio percorso prevede di passare da Arlena di Castro per poi ridiscendere e deviare verso Canino, l'ultimo tappa prima di raggiungere la costa. Complici il caldo, la stanchezza che comincia a farsi sentire la voglia di avvicinarsi il prima possibile all'Argentario e un leggero malessere, decido di scorciare il percorso e tagliare dritto verso Canino, attraverso i campi di meloni raccolti a mano da braccianti indiani e pachistani. Non tocco mano alla videocamera se non per fare pochissime riprese, di foto nemmeno una. Più o meno il percorso è simile a quello del giorno precedente. Arrivato a Canino di buon'ora, comincio a sentirmi male e non trovando un posto decente dove accamparmi, esco fuori dal paese trovano un fantastico B&B immerso in un'oliveta secolare (in paese non c'era un posto letto nemmeno a pagarlo oro).

Giorno (24) Canino - Montalto di Castro
La giornata di oggi è bella lunga e soleggiata. Per arrivare a Montalto di Castro sono almeno 25 km, a cui vanno sommati quelli percorsi nel parco archeologico di Vulci, la tappa intermedia del giorno. Anche oggi, ho usato la videocamera soprattutto a Vulci; il sentiero non era comunque niente di particolare, attraverso campagne piatte e lunghi tratti di asfalto.
Il parco archeologico di Vulci si estende su un'area molto estesa, nella quale sorgono le rovine di un'antica città etrusca. Scelgo di seguire il percorso più breve, per risparmiare energie per il pomeriggio, visto che non mi sento affatto bene. Come prima cosa, visito i resti di una domus (vedere video). Ancor più bello è vedere da vicino le vacche maremmane, creature stupende.

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Scendendo un poco attraverso una boscaglia si raggiunge il lago del Pellicone, scena di film famosi che tutti noi abbiamo visto almeno una volta. Per il lago, vedere video.

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Dopo un bel bagno e un lauto pranzo, devo uscire dal parco per seguire la provinciale fino a Montalto. Avevo intenzione di seguire il fiume Fiora fino giù al paese in alternativa alla strada, l'unico percorso segnalato, ma ho desistito per via delle contingenze che si sono venute a creare. Anche se totalmente in pianura, fino a Montalto incontro soltanto un albero che mi permette di stare un poco all'ombra; credo sia stata una delle giornate più calde dell'intere estate.
L'indomani sarebbe stata una giornata di pausa, per andare a Tarquinia da un amico che lì vive, ma date le circostanze lo raggiungo in serata. L'unica foto che ho di Montalto, sono i suoi ombrelli:

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Giorni (25) ... (29)
Dopo aver visitato Tarquinia senza alcuna ripresa né foto continuo a stare male; il "caso" (ammesso che sia stato un caso :mumble: ) vuole che i miei genitori fossero nel frattempo ritornati sul monte Amiata a casa di nonna. Decido di interrompere il cammino e approfittare della loro vicinanza per prendermi una pausa, che purtroppo dura ben 5 giorni.

Giorno (30) Capalbio Scalo - Porto Ercole (Feniglia)
Nonostante dentro di me, una volta rotta la continuità, il viaggio si fosse già concluso, in questa maniera piuttosto imprevista, decido di ripartire per arrivare almeno a vedere il tanto agognato Argentario. Arrivato a Capalbio Scalo, mi rimetto in cammino seguendo la costa fino a Porto Ercole. A parte il dislivello in prossimità di Ansedonia, promontorio fra la Capalbio e il tombolo della Feniglia, il percorso è... su spiaggia :biggrin: :biggrin: :si:

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Attraverso Ansedonia senza visitare i resti archeologici attorno al vertice del promontorio, preferendo arrivare al campeggio in fondo al tombolo il prima possibile. L'unico scatto che mi sono fatto (avevo paura che non si vedesse il pollice :azz::rofl::rofl:)

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Scesi da Ansedonia, si entra nella riserva statale della Feniglia, una lunga ma stretta pineta abitata anche dai lupi (vedere video; no, non ci sono riprese dei lupi, magari...)

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Porto Ercole

Per vedere un dannato animale selvatico, dovevo soltanto trovare il campeggio giusto... :(

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Resterò due notti in campeggio, di modo da farmi un bagno in mare in tranquillità e visitare Porto Ercole che dal campeggio dista 2,5 km con tanto di breve salita ammazza reni.

Giorno (31) Visita Porto Ercole
Giornata semplice: mi reco a Porto Ercole il mattino, faccio una breve visita, scatto due foto, compro da mangiare, campeggio, riposo, spiaggia, notte.

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Forte Filippo
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Giorno (32) Porto Ercole - Porto S. Stefano
Oggi prevedo di attraversare il centro dell'Argentario per raggiungere sul lato opposto Porto S. Stefano, seguendo i sentieri della rete escursionistica locale, di cui una parte su strada e una parte attraverso il bosco.

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Tombolo della Giannella
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Orbetello
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Dopo aver raggiunto il convento dei Passionisti, dove si trova un punto panoramico (sopra) e un'ottima locanda dove mangiare cucina tipica maremmana, si prosegue ancora un poco su sentieri sassosi in una boscaglia che si dirada in fretta fino ad arrivare in località Pianone dove si scende velocemente verso la strada sulla costa che porta a Porto Santo Stefano. Tutto sommato è una bella giornata di cammino, ma arrivato in paese decido di terminare un viaggio ormai già concluso.

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Prendo un autobus per la stazione di Orbetello per poi salire sul treno e tornare, puzzolente come un cesso :rofl::rofl::rofl: , in quel di Pisa.
 

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Sì, soprattutto le disavventure :lol: soprattutto la prima, è stato uno dei pomeriggi più belli mai vissuti

@OrsoGrigio66 e @Wombat : mi rendo conto che il video è lungo e un po' noioso, ma è la prima volta...

Scusami, mi sono espresso male, la mia non voleva essere una critica.
Anzi considerando l'impegno ed il tempo che avrai impiegato per descrivere la tua esperienza, scegliere e caricare le foto e montare il video, credo che meriti una lettura attenta ed una visione in ambiente rilassato sicuramente non da smartphone (io sono un po' antico).

Ciao
 
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