Escursione Di necessità virtù: dal Forte Ardeatino a Monte Mario

Dati

Data: 1/04/2021
Regione e provincia: Lazio, Roma
Località di partenza: Chiesa della Santissima Annunziata
Località di arrivo: Piazza Mancini
Tempo di percorrenza: 7 h 06 minuti (soste comprese)
Chilometri: 37
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: lunghezza
Periodo consigliato: non in estate
Segnaletica: presente nel Parco dell'Appia Antica e Monte Mario, assente altrove
Dislivello in salita: circa 600 metri
Dislivello in discesa:
Quota massima: 139 m s.l.m
Accesso stradale: Si può raggiungere la Santissima Annunziata in Bus da Laurentina, diversi mezzi da Piazza Mancini/Flaminio per il ritorno.
Traccia GPS: [puoi caricare la tua traccia GPS nella Mappa Escursioni ed inserire il link permanente al posto di questo testo]

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/forte-ardeatino-monte-mario-69439662

Descrizione

Parco del Forte Ardeatino - Tor Marancia - Appia Antica - Parco dell'Appia Antica - Porta San Sebastiano - Circo Massimo - Trastevere - Belvedere del Gianicolo - Villa Doria Pamphili - Circonvallazione Clodia - Riserva Naturale di Monte Mario - Piazza Mancini


Il richiamo della Primavera sembra quasi beffardo in questi tempi di restrizioni: costretti a restare nei recinti comunali mentre la natura si sveglia, la mente non può che viaggiare in spazi sconfinati e verso vette sconosciute. Come trasformare il limite in un'opportunità? Come fare di necessità virtù?

Sentivo il bisogno di mettere ore di cammino nelle gambe e nella mente e magari di riscoprire una città che, pur non essendo strettamente la "mia", considero una seconda casa da moltissimi anni ovvero da quel lontano 2004, quando da matricola universitaria ho iniziato a conoscerla, fino ad una attualità in cui è diventata il luogo dove abito. In una eterna danza tra amore ed odio in fondo non posso che volerle un gran bene anche perché nei suoi luoghi, dai più famosi ai più improbabili, si celano indimenticabili momenti di vita e di crescita.
Stavolta ho in mente una traversata che mi porti dalle terre dell'Appia Antica fino al Monte Mario, dagli scorci bucolici fino ai belvedere sull'Urbe più profonda attraversando paesaggi, architetture, infrastrutture e ricordi.
Un caldissimo sole primaverile accompagna i primi passi tra i rilievi di Tor Marancia, ormai più che familiari, fino alla Regina Viarum dove si resta ogni volta a bocca aperta di fronte all'eterno galleggiare di masse architettoniche antiche in uno scenario bucolico che farebbe invidia alla Val d'Orcia. Un cancello chiuso mi costringe ad una deviazione imprevista che mi permette però di percorrere parte del perimetro delle Mura Aureliane che accompagnano il visitatore, in una successione di volumi nudi e severi, fino a Porta San Sebastiano da cui si punta dritti verso il Circo Massimo ma non prima di aver toccato Via Latina, il Parco degli Scipioni e una sublime Via di Porta Latina: luoghi che mi ricordano i tanti viaggi in auto magari per andare a vedere un concerto al Circolo.
Il grande vuoto urbano del Circo Massimo, riempito dalle quadrighe prima e dalle note di Gilmour e dei Rolling Stones poi, mi riporta alla mente tante serate sotto le stelle ad aspettare l'alba tra una birra e una chitarra in compagnia di amici che oggi sono quasi tutti lontani ma che in fondo hanno lasciato un segno nel mio essere.
La meravigliosa Tiberina è l'anticamera di una Trastevere mattutina tanto splendida quanto malinconica e Piazza Trilussa anticipa la prima salita della giornata per raggiungere quella che, a detta di molti, è la vista più bella di Roma: il Gianicolo. La si conquista tra profumi floreali e una inaspettata stanchezza ma me la godo giusto il tempo di trovare il Pantheon che gioca a nascondino nel tessuto denso del Campo Marzio. Finalmente mi immergo tra i borghesi rilievi di Villa Pamphili che accompagnano il passo tra prati fioriti, pinete e magici specchi d'acqua che hanno solcato tante giornate di Primavera tra teli da pic nic, sgangherate "partite" e discorsi il cui contenuto si è perso negli anni.
La parte più dura comincia ora perché il rumore ovattato dei vicoli e il vociare della ghiaia sotto i piedi lasciano il posto al traffico intenso della Roma più caotica; odio e amore. Ogni tanto la vista del cupolone allieta lo spirito, altre volte riesco a trovare del fascino anche in un acquedotto che scontra il suo punto di fuga con quello di un viadotto ferroviario: pilone contro pilone, arco contro campata, mattone contro metallo. Questo è Roma.
Potrei prendere il cuneo verde di Monte Ciocci ma non mi fido, non conosco le condizioni dei sentieri, così mi torturo ancora un po' nel caos urbano che sembra non finire mai fino a quando d'improvviso compare Monte Mario come quando dalla prua il mozzo pronuncia "terra". La salita da Villa Mazzanti è nulla in confronto a quelle appenniniche a cui ero abituato ma mi logora più del previsto (sono fuori allenamento più di quanto pensassi) in compenso si conquista una vista non meno incredibile: la città eterna si abbraccia quasi tutta con uno sguardo dalle torri dell'Eur alle schiene di piombo dell'Auditorium con al centro un fiorire di cupole e vicoli abbracciati intorno allo scorrere del Tevere.
La Riserva di Monte Mario qui è schiacciata dalla pressione antropica ma, percorrendone i suoi crinali, si riesce lentamente ad assistere alla sua metamorfosi. La sezione sud è un bozzolo in cui il selvaggio tace e si nasconde prima di sbocciare a nord tra intricate selve di cespugli con gli odori del Mediterraneo, una lecceta che si tuffa in pendii impenetrabili e forre con vista sul ciambellone bianco dell'Olimpico in un'enfasi di contrasti degna di una salsa agrodolce. Sono stanchissimo e arranco, sbaglio strada ed il passo si fa ancora più pesante mentre attraverso il piazzale delle Officine Farneto brulicante di vita cinematografica prima di affrontare l'ultima ascesa sui Colli della Farnesina che mi sembrano più acuminati del Pizzo di Sevo tanto sono stanco.
La discesa verso il Tevere è un sollievo nonostante il traffico e, superato il Ponte Duca D'Aosta, sono finalmente all'arrivo di Piazza Mancini che è un luogo più che familiare per chi, come me, ha passato un enorme pezzo di vita tra le aule universitarie di Via Flaminia e Via Gianturco.
Tra il brulicare del Flaminio scorgo i volumi curvi del MAXXI che non possono che riportarmi all'entusiasmo di quegli anni quando spesso venivo a vedere l'opera della Hadid in costruzione sognando un giorno di progettare anche io qualcosa di così ardito.
In fondo non poteva esserci chiusura migliore.
 

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In fondo un viaggio nelle memoria, quella tua e quella di Roma. Intensa scarpinata dai molteplici punti d'interesse. Certo ne hai fatti di su e giù. La prossima volta non ti far spaventare troppo dal Pineto: i suoi sentieri sono a volte fangosi, ma sempre aperti.
 
In fondo un viaggio nelle memoria, quella tua e quella di Roma. Intensa scarpinata dai molteplici punti d'interesse. Certo ne hai fatti di su e giù. La prossima volta non ti far spaventare troppo dal Pineto: i suoi sentieri sono a volte fangosi, ma sempre aperti.

Sì è stato un bel viaggio tra memoria e attualità, una convivenza che è poi l'essenza di Roma.
In effetti è un percorso che può essere ottimizzato, il Pineto mi attira molto e magari potrei studiare un anello tra Pineto, Monte Mario e Insugherata.
Bello ! Il trekking urbano non è solo un ripiego.

Decisamente e Roma è una delle poche città in cui si può fare. Sono sempre più stupito dalle opportunità escursionistiche della capitale.
 
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