
La prima ascensione italiana fu compiuta nel 1973. La spedizione fu guidata e voluta dall’esploratore, alpinista e mecenate Guido Monzino, che commentò:
« l’intento è quello di portare il tricolore sulla più alta montagna del mondo, per concorrere sul piano internazionale ad un’affermazione di prestigio per la patria. »
Si trattava di una spedizione imponente: era composta da 55 militari e 8 civili, utilizzava 110 tonnellate di materiale, trasferito con tre C-130, e durò tre mesi. Furono impiegati sei campi, di cui l’ultimo a 8 400 m. Il 5 maggio raggiunsero la vetta due italiani, Mirko Minuzzo, sergente degli Alpini, e Rinaldo Carrel, guida alpina, con due portatori sherpa, Lhakpa Tenzing e Sambu Tamang. Il 7 maggio la cima fu salita nuovamente da tre italiani, Fabrizio Innamorati, capitano del battaglione Carabinieri Paracadutisti, Claudio Benedetti, sergente maggiore degli Alpini, e Virginio Epis, maresciallo degli Alpini, con il portatore Sonam Gyaltzen.
Nella spedizione furono anche utilizzati tre elicotteri per portare gli alpinisti al campo base, recuperarli in caso di difficoltà, e trasportare il materiale lungo la seraccata del ghiacciaio Khumbu, dal campo base al campo 2, a 6 500 m, fatto che suscitò diverse polemiche. Si trattava di elicotteri del modello Agusta-Bell AB-205A-1, nominati Italia 1, Italia 2 e Italia 3. L’atterraggio del 1º aprile 1973 a 6 500 m di Italia 1, pilotato dal capitano Paolo Landucci di Viterbo e Nicola Paludi, sergente maggiore del Centro addestramento alpino di Aosta, costituì un record mondiale. Lo stesso elicottero Italia 1 si schiantò il 18 aprile poco sotto il campo 2, per delle difficili condizioni meteorologiche, e l’equipaggio rimase fortunosamente solo lievemente ferito. I resti dell’elicottero sono rimasti in loco per 36 anni fino al 2009, quando sono stati rimossi dalla spedizione Eco Everest Expedition. (fonte wikipedia)
Documentario: Everest – La Spedizione Italiana al Tetto del Mondo
I documentari del sito documento.it sono completi, su Youtube sono in più parti.
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