Dolomiti, il grande carosello

Chiedo scusa se no ho studiato a memoria il thread.

Ho aperto il link e mi spiace, ma non sono rimasto scoinvolto dal vedere le strutture... ci sono migliaia di baite e catapecchie abbandonate, ma di quelle nessuno si lamenta. Poi chi aveva progettato quegli impianti non aveva buon gusto, ma se fossero state progettate meglio non ci vedo chissà quale impatto: se no portando un po' all'estremo questo ragionamento bisognerebbe radere al suolo Machu Pichu perché è artificiale :biggrin:. Anzi, esiste anche l'archeologia industriale che piace a molti.


Poi e aree boschive anche in montagna sono in continuo aumento.

Ci si lamenta tanto dello scioglimento dei ghiacciai e però non si vogliono i teli geotessili perché non sono abbastanza belli.

I gatti emettono CO2... niente in confronto agli aerei con cui migliaia di persone vanno al mare ogni anno o alle navi.

Gli impianti e il loro indotto è stimato in almeno 9,8 miliardi e la grande maggioranza delle stazioni sciistiche in Trentino si regge da sola.

Se volete zone selvagge ce ne sono a volontà.
--- ---

Volevo solo aggiungere che mi sembra un po' egoista sperare che si fermino gli impianti di risalita rovinando il divertimento a migliaia di persone e lo sviluppo economico di aree montane per poche persone che sono infastidite per qualche pilone delle funivie. Per non parlaredelle cabinovie che spesso sono usate anche in estate e a volte sostituisocno l'uso delle macchine con un impatto ecologico addirittura negativo.
Ci sono migliaia di posti incontminati se le volete evitare.

Poi può essere che in futuro con materiali tipo quelli usati sul famoso inceneritore di Copenaghen e sci un po' più resistenti sia addirittura possibile lo sci alpino anche in estate senza neve .
 
Ultima modifica:
Chiedo scusa se no ho studiato a memoria il thread.

Ho aperto il link e mi spiace, ma non sono rimasto scoinvolto dal vedere le strutture... ci sono migliaia di baite e catapecchie abbandonate, ma di quelle nessuno si lamenta. Poi chi aveva progettato quegli impianti non aveva buon gusto, ma se fossero state progettate meglio non ci vedo chissà quale impatto: se no portando un po' all'estremo questo ragionamento bisognerebbe radere al suolo Machu Pichu perché è artificiale :biggrin:. Anzi, esiste anche l'archeologia industriale che piace a molti.


Poi e aree boschive anche in montagna sono in continuo aumento.

Ci si lamenta tanto dello scioglimento dei ghiacciai e però non si vogliono i teli geotessili perché non sono abbastanza belli.

I gatti emettono CO2... niente in confronto agli aerei con cui migliaia di persone vanno al mare ogni anno o alle navi.

Gli impianti e il loro indotto è stimato in almeno 9,8 miliardi e la grande maggioranza delle stazioni sciistiche in Trentino si regge da sola.

Se volete zone selvagge ce ne sono a volontà.
--- ---

Volevo solo aggiungere che mi sembra un po' egoista sperare che si fermino gli impianti di risalita rovinando il divertimento a migliaia di persone e lo sviluppo economico di aree montane per poche persone che sono infastidite per qualche pilone delle funivie. Per non parlaredelle cabinovie che spesso sono usate anche in estate e a volte sostituisocno l'uso delle macchine con un impatto ecologico addirittura negativo.
Ci sono migliaia di posti incontminati se le volete evitare.

Poi può essere che in futuro con materiali tipo quelli usati sul famoso inceneritore di Copenaghen e sci un po' più resistenti sia addirittura possibile lo sci alpino anche in estate senza neve .

Sono totalmente d'accordo con te. Purtroppo esistono talebani ambientalisti che "s'indignano" e blaterano contro le funivie ecc... Ma spesso, in sostanza sono mossi esclusivamente da egoismo, ad esempio, siccome loro non sciano, allora non devono farlo nemmeno gli altri, quindi bisogna eliminare gli impianti perchè sono brutti...Bah !
Vorrei soltanto ricordare che la libertà di ognuno finisce dove comincia quella altrui.
 
Sì beh con la piccola differenza che in un caso si promuove una fruizione della montagna a basso impatto sia ambientale che paesaggistico, nell'altra la si vuole trasformare in un Luna Park. Ovviamente annovero nella categoria "luna park" anche i rifugi a 5 stelle e cubatura diecimila per escursionisti fighetti.
Capisco che ormai per denaro si venderebbe anche la propria madre ma per me se si ama la natura la si ama per come è e non si cerca di mercificarla ed appiattirla verso un turismo di massa, non contando che un manipolo di "appaltologi" si arrogano il diritto di sottrarre alla collettività e alle future generazioni luoghi intatti e che si sono strutturati in millenni di evoluzione per trasformarli in centri commerciali da utilizzare qualche mese l'anno. Ambientalmente, eticamente, urbanisticamente e moralmente inaccettabile.
Chi vuole portare la città in montagna dovrebbe fare pace con il cervello o, ancora meglio, starsene in città magari con delle belle piste costruite dentro i capannoni dell'Ikea.
Credo che di scempi ne siano stati fatti fin troppi dagli anni '60 ad oggi ed occupare anche un solo metro quadrato in più di superficie con tutti i cadaveri che ci sono in giro, e che non sono mai stati rimossi, è un atto semplicemente vergognoso. Riqualificassero le schifezze che hanno lasciato in giro invece di aggiungerne di nuove.
--- ---

Può la pandemia accelerare un processo di transizione dell’economia alpina verso un modello di turismo economicamente e ambientalmente più sostenibile?

https://gognablog.sherpa-gate.com/piste-da-sci-chi-paga-se-non-si-apre-a-natale/
--- ---

https://www.mountainwilderness.it/e...one-verso-un-modello-di-turismo-invernale-pi/

Il solo fatto che dalle due settimane a cavallo di fine anno dipende gran parte della stagione, in termini di presenze e ricavi, evidenzia la forte debolezza del sistema. È bene, inoltre, ricordare che l’industria dello sci sopravvive perché da decenni è per lo più sostenuta con enormi iniezioni di denaro pubblico. I costi di mantenimento di questa pratica stanno lievitando di anno in anno, sia in conseguenza dell’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico, sia per i costi di messa in sicurezza delle piste, sia per le nuove esigenze di una clientela – peraltro numericamente in declino – oramai abituata a piste larghe come autostrade e lisce come tavoli da biliardo. Il solo innevamento delle piste italiane costa 100 milioni di euro a stagione e quasi tutto sostenuto con denaro pubblico.

Non sento mai nessuno lamentarsi per questo sperpero di denaro pubblico, come è tipico dell'Italia tutti imprenditori con i soldi nostri.
Quindi questi signori scempiano il nostro paesaggio, consumano una marea di acqua ed energia, lasciano cadaveri in ogni dove, movimentano terre in zone ad alto pregio ambientale e per di più sovvenzionati dallo Stato. Il tutto per far andare al parco giochi migliaia di persone che non vedono l'ora di trasformare le valli nel centro commerciale sotto casa.
Schifo.

Per fortuna ci penserà il Global Warming.:si:
 
Ultima modifica:
. Riqualificassero le schifezze che hanno lasciato in giro invece di aggiungerne di nuove.

Beh su questo sono assolutamente d'accordo

e sul modo di fruire la montagna anche solo da discesisti ho da dire qualcosa sulle differenze che ci sono pure li.... differenze che mi sembrano soprattutto esserci tra sciatori e snowboarder.

Io da Snowboarder vedo che in generale non abbiamo bisogno di tante piste, trovata la pista giusta possiamo farla e rifarla mille volte continuando a divertirci.... ho conosciuto un paio di realtà
(una in svizzera e una in italia) dove ci sono pochissimi impianti e piste ...ma col vantaggio enorme che nel paesino non arrivano le auto. piccole realtà godibili al massimo staccate da tutto.

Ma in genere vedo che agli sciatori questo non piace .... pare che per loro fare 2 volte la stessa pista sia un delitto ....ed ecco che così i comprensori si allargano e si uniscono in enormi ragnatele
ma alla stessa misura cresce il costo dello skipass ....
ti dicono che costa si ma ti mette a disposizione 1000 Km di piste .... sarà ma io di 'sti 1000 Km posso fruirne pochissimi in realtà in una giornata.
:-x
 
Sì beh con la piccola differenza che in un caso si promuove una fruizione della montagna a basso impatto sia ambientale che paesaggistico, nell'altra la si vuole trasformare in un Luna Park. Ovviamente annovero nella categoria "luna park" anche i rifugi a 5 stelle e cubatura diecimila per escursionisti fighetti.
Capisco che ormai per denaro si venderebbe anche la propria madre ma per me se si ama la natura la si ama per come è e non si cerca di mercificarla ed appiattirla verso un turismo di massa, non contando che un manipolo di "appaltologi" si arrogano il diritto di sottrarre alla collettività e alle future generazioni luoghi intatti e che si sono strutturati in millenni di evoluzione per trasformarli in centri commerciali da utilizzare qualche mese l'anno. Ambientalmente, eticamente, urbanisticamente e moralmente inaccettabile.
Chi vuole portare la città in montagna dovrebbe fare pace con il cervello o, ancora meglio, starsene in città magari con delle belle piste costruite dentro i capannoni dell'Ikea.
Credo che di scempi ne siano stati fatti fin troppi dagli anni '60 ad oggi ed occupare anche un solo metro quadrato in più di superficie con tutti i cadaveri che ci sono in giro, e che non sono mai stati rimossi, è un atto semplicemente vergognoso. Riqualificassero le schifezze che hanno lasciato in giro invece di aggiungerne di nuove.
--- ---



Non sento mai nessuno lamentarsi per questo sperpero di denaro pubblico, come è tipico dell'Italia tutti imprenditori con i soldi nostri.
Quindi questi signori scempiano il nostro paesaggio, consumano una marea di acqua ed energia, lasciano cadaveri in ogni dove, movimentano terre in zone ad alto pregio ambientale e per di più sovvenzionati dallo Stato. Il tutto per far andare al parco giochi migliaia di persone che non vedono l'ora di trasformare le valli nel centro commerciale sotto casa.
Schifo.

Per fortuna ci penserà il Global Warming.:si:
beh, prima ci si lamenta per l'impatto ambientale e poi si scrive "Per fortuna ci penserà il Global Warming"!!! Non sei un tipo usuale di ambientalista immagino?

Perché, i luna park sono una cosa brutta? Questa non la sapevo.

Gli impianti non sono usati pochi mesi all'anno visto che spesso la gente ci va anche in estate e li usa. Si sta anche diffondendo un ciclismo ed escursionismo che tende ad apprezzarli anche in estate e quindi il global warming non dovrebbe portare a chissà quale riduzione se vogliamo dirla tutta...

Evidentemente se nessun imprenditore si lamenta del denaro pubblico speso per impianti ci sarà un motivo... invece ne sento molti lamentarsi del reddito di cittadinanza...
Magari gli investimenti in impianti avranno dei moltiplicatori che espandono il turismo, l'economia... ma forse avete studiato troppa ragioneria e poco del resto.

Poi lo volete capire che la superfice boschiva sta aumentando da anni in tutto il Paese comprese le zone montane... poi sono impianti mica torri alte 50 metri... quanto possono essere impattanti... sentieri e paesaggi incontaminati cen'è finché si vuole.

Mi riesci a spiegare dov'è che sono sparsi cadaveri per colpa dello sci alpino? Magari sarà l'ora un po' tarda, ma non riesco proprio a capire.
--- ---

Beh su questo sono assolutamente d'accordo

e sul modo di fruire la montagna anche solo da discesisti ho da dire qualcosa sulle differenze che ci sono pure li.... differenze che mi sembrano soprattutto esserci tra sciatori e snowboarder.

Io da Snowboarder vedo che in generale non abbiamo bisogno di tante piste, trovata la pista giusta possiamo farla e rifarla mille volte continuando a divertirci.... ho conosciuto un paio di realtà
(una in svizzera e una in italia) dove ci sono pochissimi impianti e piste ...ma col vantaggio enorme che nel paesino non arrivano le auto. piccole realtà godibili al massimo staccate da tutto.

Ma in genere vedo che agli sciatori questo non piace .... pare che per loro fare 2 volte la stessa pista sia un delitto ....ed ecco che così i comprensori si allargano e si uniscono in enormi ragnatele
ma alla stessa misura cresce il costo dello skipass ....
ti dicono che costa si ma ti mette a disposizione 1000 Km di piste .... sarà ma io di 'sti 1000 Km posso fruirne pochissimi in realtà in una giornata.
:-x
Io in passato sono andato in pista spesso anche con snowboarders e si annoiavano anche loro in posti piccoli.
Poi solo dove ci sono poche piste.
Per quanto mi riguarda posso anche fare centinaia di volte la stessa pista se c'è un bel tracciato da gigante o slalom.

Loskipass costa percHé lagente vuole piste tirate sempre più perfettamente.
 
Io in passato sono andato in pista spesso anche con snowboarders e si annoiavano anche loro in posti piccoli.

Loskipass costa percHé la gente vuole piste tirate sempre più perfettamente.
tutto dipende dalla gente ....
la gente che in montagna ci va come andare al lunapark ... dovrebbe andare al lunapark
nulla di male nei lunapark ... però non sono natura, non sono vera montagna.

Per fortuna c'è gente diversa ...e .. piste tirate ?
Ricorderò sempre quella giornata che ...siamo andati su quel giorno perché non avevamo
sempre la possibilità di scegliere ...ma quella notta c'era stata una bufera di neve.
Fino alle 9 gli impianti erano fermi causa bufera e le piste non erano state tirate.
La gente era scappata quasi tutta ...alle 9 c'è ancora bufera ma si attenua un po' e parte la funivia.
Decidiamo di andare.
In alto la situazione era ancora peggio vento freddo neve di traverso .... non si vede a 2 metri
la prima discesa è una sofferenza sempre col rischio di finire fuori pista che non aveva nessuna segno tranne i paletti quando li si vedeva ...fortuna che conoscevamo bene il posto.
Torniamo su un po' demoralizzati ...
Mentre siamo su indecisi sul da farsi ....si aprono le nubi il vento si spegne e si apre la vista tutto intorno.... neve vergine ovunque .
Quel giorno è stata un'estasi di discese, sempre su neve non battuta, con pochissime persone attorno e in un paesaggio in cui la neve aveva nascosto ogni traccia umana.

altro che piste tirate.
 
Dove si trovano sti dati?
L'aumento delle superfici boschive è effettivamente un dato abbastanza accertato, io ne ho una visione diretta ma limitata al mio territorio
i carabinieri della forestale nel terzo censimento sebbene ancora da verificare stimano un notevole aumento
https://www.sian.it/inventarioforestale/jsp/risultati2015.jsp?menu=2

rispetto al primo inventario del 1985 l'aumento è di circa 2 milioni di ettari.

Il dato è però contemporaneamente positivo e negativo.
positivo per l'aumento in termini assoluti
ma è negativo perché questo è dovuto all'abbandono dei territori che non vengono più curati, quindi anche la qualità dei boschi ne risente ...certo sono in uno stato più naturale ma che risulta essere veramente solo più incolto.

I boschi non curati vanno in sofferenza e sono a maggior rischio di incendio.
 
mi ripeto e parlo da “pellatore” da almeno 100k m d+ a stagione. Sono anche fruitore delle piste. La difesa della montagna da un certo turismo becero è sacrosanta (ps vivo in una delle valli turistiche per eccellenza e non mangio con il turismo), l’attenzione ad evitare uno sfruttamento Incondizionato della natura anche. Quando leggo pero’ qualcuno proporre di salire senza impianti (ripeto, da pellatore) capisco che non ci sia spazio per discutere.
Agganciandomi a queste sparate, rilancio: BEN PIÙ di una cabinovia, che passa bassa nel bosco e viaggia silenziosa, la valle in cui vivo (e che non è diversa da mille altre) è flagellata da automobili, moto con scarichi aperti, sciami di “gente” ecologicamente analfabeta che urla, sporca, fuma sigarette e butta i mozziconi letteralmente ovunque, senza alcuna remora.
E allora ai paladini della natura che vogliono vietare ciò che a loro non piace faccio la mia provocazione: da domani la macchina si lascia a quota ZERO, se vuoi andare a 3000 fai zero-3000 a piedi. Se ti becco a buttare una sigaretta (cosa che vieterei per non sapere ne’ leggere ne’ scrivere) ti appioppo 2.000€ di multa, se non paghi ti confisco l’auto o ti ipoteco la casa.
Queste sono le situazioni che creano problemi alla montagna, code infinite di auto che vogliono portare nonna Rosetta al passo per vedere il panorama e si fanno 4 valli così in un giorno, gruppi di moto a 90 di media che devono salire al passo non per apprezzare la natura ma per buttarsi a capofitto nella discesa con tornanti. Tappeti di sigarette e fazzolettini (dal 2020 anche mascherine) ovunque. E il problema è una inudibile cabinovia? Il problema non è la cabinovia ma chi ci monta sopra, compresi i talebani che cianciano sul forum sicuri di avere un patentino da “addetti ai lavori” cosa che, agli occhi di un valligiano, fa solo imbestialire.
 
Anch'io faccio un misto di sci alpino ed alpinismo (poco per ora). Un conto è fare una città in montagna e non lasciare nenache un fazzoletto di bosco e un conto è fare qualche impianto.
Riqualificare dove c'era già qualche struttura è sicurmaente preferibile a partire da 0, però a volte può voler dire fare nuovi impianti.

E poi qualche pista a quote alte in più non mi dispiacerebbe visto che in alta montagna non ci sono neanche impianti da abbattere.

Turismo alternativo, turismo lento, ecc sono parole che si sentono dire e ridire in questi giorni, ma purtroppo con le chiusure forzate pare che ci sia rischio d'infiltrazione mafiosa in posti dove prima era totalmente assente o quasi.
 
Il futuro della montagna passa dal superamento della monocultura dello sci alpino

Intitolato “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci. Analisi del contesto, prospettive, proposte”, il testo elaborato dalla Commissione centrale tutela ambiento montano è stato approvato all’unanimità dal Comitato Centrale di indirizzo e controllo diventando così la posizione ufficiale del Club alpino italiano su queste importanti tematiche. Dopo un’attenta analisi della condizione degli impianti e stazioni esistenti, è presente la valutazione dei benefici e dei costi che essi producono per le comunità locali e il paesaggio montano, gli effetti dei cambiamenti climatici sulla durata dell’innevamento, la situazione del mercato quanto a offerta e domanda sciistica (la prima eccedente rispetto la seconda).
 
, la situazione del mercato quanto a offerta e domanda sciistica (la prima eccedente rispetto la seconda).
Su questo ho qualche dubbio ...
trascurando questi ultimi inverni di covid ho sempre trovato file notevoli alle casse per lo skipass
nonostante io abbia sempre cercato di evitare i periodi con più afflusso.

L'unica volta che davvero c'era poca gente è stato a metà gennaio 2009 (se ricordo giusto) ..in piena crisi economica periodo tipicamente meno richiesto e anno con pochissima neve.
 
Il futuro della montagna passa dal superamento della monocultura dello sci alpino

Intitolato “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci. Analisi del contesto, prospettive, proposte”, il testo elaborato dalla Commissione centrale tutela ambiento montano è stato approvato all’unanimità dal Comitato Centrale di indirizzo e controllo diventando così la posizione ufficiale del Club alpino italiano su queste importanti tematiche. Dopo un’attenta analisi della condizione degli impianti e stazioni esistenti, è presente la valutazione dei benefici e dei costi che essi producono per le comunità locali e il paesaggio montano, gli effetti dei cambiamenti climatici sulla durata dell’innevamento, la situazione del mercato quanto a offerta e domanda sciistica (la prima eccedente rispetto la seconda).
See vabbé, sembra chissà quale organo istituzionale, ma è una commisisone del cai:poke::poke::poke:! Costituita da sette componenti rappresentativi (e quindi non credo siano esperti di tematiche ambientali). é un organo che rappresenta solo i soci del cai (tra l'altro molti soci trentini usano regolarmente gli impianti e a volte qualche sezioni organiizza uscite di sci alpino). La visione del cai la vedo abbastanza chiusa e molti s'iscrivono solo per fare corsi a basso prezzo ed avere sconti nei rifugi.
Solo quattro egoisti che vogliono la montagna solo per sé senza nessuno sviluppo.
W l'imparzialità

A dire il vero sono un po' preoccupato perché se va avanti così prima o poi si protesterà per l'impatto visivo dei tralicci della corrente.
 
L'aumento delle superfici boschive è effettivamente un dato abbastanza accertato, io ne ho una visione diretta ma limitata al mio territorio
i carabinieri della forestale nel terzo censimento sebbene ancora da verificare stimano un notevole aumento
https://www.sian.it/inventarioforestale/jsp/risultati2015.jsp?menu=2

rispetto al primo inventario del 1985 l'aumento è di circa 2 milioni di ettari.

Il dato è però contemporaneamente positivo e negativo.
positivo per l'aumento in termini assoluti
ma è negativo perché questo è dovuto all'abbandono dei territori che non vengono più curati, quindi anche la qualità dei boschi ne risente ...certo sono in uno stato più naturale ma che risulta essere veramente solo più incolto.

I boschi non curati vanno in sofferenza e sono a maggior rischio di incendio.

Che i boschi vadano "curati" è una cavolata pazzesca, il ruolo ecologico della necromassa è decisivo per qualsiasi ecosistema boschivo. Un bosco "curato" è un bosco artificializzato, con tassi di biodiversità nettamente inferiori.
Un bosco di "qualità" è un bosco lasciato evolvere da sé, come d'altronde hanno fatto le foreste per milioni di anni prima dell'intervento umano. Per il discorso incendi la soluzione è prevenirli aumentando pene e controlli, non certo artificializzando il patrimonio boschivo.
--- ---

Anch'io faccio un misto di sci alpino ed alpinismo (poco per ora). Un conto è fare una città in montagna e non lasciare nenache un fazzoletto di bosco e un conto è fare qualche impianto.
Riqualificare dove c'era già qualche struttura è sicurmaente preferibile a partire da 0, però a volte può voler dire fare nuovi impianti.

E poi qualche pista a quote alte in più non mi dispiacerebbe visto che in alta montagna non ci sono neanche impianti da abbattere.

Turismo alternativo, turismo lento, ecc sono parole che si sentono dire e ridire in questi giorni, ma purtroppo con le chiusure forzate pare che ci sia rischio d'infiltrazione mafiosa in posti dove prima era totalmente assente o quasi.

E sono proprio le piste a portare "la città in montagna". Un impianto necessita di strade, sbancamenti, muri di sostegno, opere connesse. Appresso arrivano nuove costruzioni per l'ospitalità, le attività commerciali e compagnia bella. Si consuma suolo, si disbosca, si portano masse di persone a consumare, inquinare, impattare.
Si sacrificano ecosistemi preziosissimi per costruire un "nonluogo", per dirla à la Augè.
Chiunque ami la natura non può che schifare un approccio simile, poi è chiaro che il Briatore di turno sarebbe ben felice di vedere ogni singolo centimetro di natura trasformato nel Billionaire.
Per molti tutto ha un prezzo e niente ha valore ma per molti altri no.
--- ---

Il futuro della montagna passa dal superamento della monocultura dello sci alpino

Intitolato “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci. Analisi del contesto, prospettive, proposte”, il testo elaborato dalla Commissione centrale tutela ambiento montano è stato approvato all’unanimità dal Comitato Centrale di indirizzo e controllo diventando così la posizione ufficiale del Club alpino italiano su queste importanti tematiche. Dopo un’attenta analisi della condizione degli impianti e stazioni esistenti, è presente la valutazione dei benefici e dei costi che essi producono per le comunità locali e il paesaggio montano, gli effetti dei cambiamenti climatici sulla durata dell’innevamento, la situazione del mercato quanto a offerta e domanda sciistica (la prima eccedente rispetto la seconda).

L'approccio deve essere, come anche in altri settori, guadagnare meno ma in maniera meno impattante. Una rete di turismo lento che porta a una riqualificazione dei borghi storici, ad esempio, porta dei co-benefici: piccola economia in luoghi poco popolati, recupero di realtà con alto valore culturale, impatto minimo sul paesaggio e l'ecosistema. Chiaramente non metterà mai in moto l'indotto dello sci alpino ma non è in termini di indotto che bisogna ragionare ma, appunto, in termini di benefici da diversi punti di vista in cui al centro ci siano tutela della natura e sostenibilità (non intesa solo a livello energetico).
Si tratta proprio di cambiare paradigma. Prevenire lo scempio oggi per evitare di curare domani, cercare l'indotto entro i binari della tutela invece che sventrare per produrre ricchezza.
La sfida dei prossimi decenni passa tutta attraverso questi ragionamenti e non mi riferisco solo al mondo della montagna ma alla civiltà occidentale tout court.
--- ---

https://www.mountainwilderness.it/e...m4d9GAHu7Or78WDjdLv_cNxAqo8COGE9l44JbKyCz1UNM

Sul Terminillo le nuove piste si prevede viaggeranno all'80% con innevamento artificiale. Quindi un consumo mostruoso di acqua ed energia per creare una situazione meteorologica forzata, giustamente si parla di accanimento terapeutico.
Continuare a promuovere una forma di turismo così impattante, oltretutto rimpinguata dai fondi pubblici, in tempo di cambiamento climatico e collasso degli ecosistemi globali è semplicemente criminale.
 
Ultima modifica:
U

Utente 374

Guest
Che i boschi vadano "curati" è una cavolata pazzesca, il ruolo ecologico della necromassa è decisivo per qualsiasi ecosistema boschivo. Un bosco "curato" è un bosco artificializzato, con tassi di biodiversità nettamente inferiori.
Un bosco di "qualità" è un bosco lasciato evolvere da sé, come d'altronde hanno fatto le foreste per milioni di anni prima dell'intervento umano. Per il discorso incendi la soluzione è prevenirli aumentando pene e controlli, non certo artificializzando il patrimonio boschivo.

Scusa se riutilizzo le tue parole ma a me cavolata pazzesca sembra quello che dici tu. Il danno deriva dall'abbandonare improvvisamente un bosco gestito frequentemente. Ne derivano problemi di stabilità, di rischio incendio, di compromessa protezione idrogeologica, di equilibrio fitosanitario.
Puoi diciamo ritornare ad avere una foresta "vergine" che funziona benissimo da sè ma solo DOPO averla accompagnata attivamente fuori dal ritmo di utilizzazione umano. E questo è un processo che dura almeno decenni.
Non si può abbandonare un bosco dall'oggi al domani sperando che dopodomani sia già in equilibrio. In equilibrio non ci sarà quantomeno per il prossimo secolo e va accompagnato in questa trasformazione se non si vogliono i problemi di cui sopra.
 
Scusa se riutilizzo le tue parole ma a me cavolata pazzesca sembra quello che dici tu. Il danno deriva dall'abbandonare improvvisamente un bosco gestito frequentemente. Ne derivano problemi di stabilità, di rischio incendio, di compromessa protezione idrogeologica, di equilibrio fitosanitario.
Puoi diciamo ritornare ad avere una foresta "vergine" che funziona benissimo da sè ma solo DOPO averla accompagnata attivamente fuori dal ritmo di utilizzazione umano. E questo è un processo che dura almeno decenni.
Non si può abbandonare un bosco dall'oggi al domani sperando che dopodomani sia già in equilibrio. In equilibrio non ci sarà quantomeno per il prossimo secolo e va accompagnato in questa trasformazione se non si vogliono i problemi di cui sopra.

Il mio ero un discorso "in assoluto" è chiaro che in specifici casi di improvviso abbandono un accompagnamento è auspicabile perché la rigenerazione avviene in lassi di tempo non così brevi.
Dipende però anche da come quelle foreste erano gestite. Il taglio ceduo, ad esempio, è proprio alla base di problemi idrogeologici e di indebolimento del tessuto forestale quindi se ampie porzioni di bosco smettono di essere trattate a ceduo i benefici sono incontestabili e incidono a catena anche sulla fauna.
 
Ultima modifica:
Che i boschi vadano "curati" è una cavolata pazzesca, il ruolo ecologico della necromassa è decisivo per qualsiasi ecosistema boschivo. Un bosco "curato" è un bosco artificializzato, con tassi di biodiversità nettamente inferiori.
Un bosco di "qualità" è un bosco lasciato evolvere da sé, come d'altronde hanno fatto le foreste per milioni di anni prima dell'intervento umano. Per il discorso incendi la soluzione è prevenirli aumentando pene e controlli, non certo artificializzando il patrimonio boschivo.
si si ... tutto vero ...
in termini teorici e se parliamo di scale temporali di migliaia di anni e di estensioni paragonabili a regioni.

Il parco dello Yellowstone che è lasciato evolvere in modo in modo autonomo è soggetto per cause naturali a periodici incendi, parliamo ogni 100 o 200 anni, l'ultimo dell'88 ne ha distrutto più di un terzo. Però per l'ecosistema dello Yellowstone tali incendi risultano alla lunga , benefici proprio perché effettuano una pulizia generale permettendo alla vegetazione di rinnovarsi.
Come dicevo enormi estensioni e scale temporali di migliaia di anni.

Nei piccoli boschi e nei tempi umani non fa bene ciò, e non offre la migliore efficacia dal punto di vista del ciclo dell'anidride carbonica.

La biodiversità nei nostri boschi non giova dell'abbandono, perché le specie invasive tipo l'acacia fino a 600 metri di quota lasciate a sé stese prevalgono soffocando le altre essenze.
Viceversa dove una corretta gestione controllata umana preserva le specie protette si ottiene un migliore risultato.

Sono d'accordo con te che un bosco "sfruttato" secondo le tecniche standard risulta artificializzato e anche piuttosto orrendo a vedersi,
però quello che io vedo personalmente frequentando boschi a quote comprese tra i 200 e i 700 metri slm, ci sono enormi opportunità di "sfruttamento limitato" solo diradando e ripulendo, e comunque rispettando le piante secolari più sane .
Da cio il benessere della vegetazione ne giova permettendo un migliore e più rapido rinnovamento e di conseguenza ne giova anche la vita animale.

Per gli incendi pensare di gestirli con i controlli è pura utopia, nelle stagioni siccitose ho visto scaturire incendi involontari da minimi residui di brace di sigaretta ( cioè ne ho visto uno fortunatamente vicino a casa che ho potuto spegnere sul nascere) da allora sono terrorizzato per la parte del mio bosco che non sono ancora riuscito a pulire dove molte piante cadute sono rimaste un po' sospese e ora dopo qualche anno il legno è estremamente secco ..se prendesse fuoco non lo si ferma più.
--- ---

.Puoi diciamo ritornare ad avere una foresta "vergine" che funziona benissimo da sè ma solo DOPO averla accompagnata attivamente fuori dal ritmo di utilizzazione umano. E questo è un processo che dura almeno decenni.
diciamo pure centinaia di anni.
In ogni caso come ho già detto una foresta vergine funziona solo se dispone di estensioni molto grandi e aggiungo terreni diversificati in modo da favorire la biodiversità.

Nella realtà dei nostri territori frazionati risulta di fatto controproducente.
 
Ultima modifica:
si si ... tutto vero ...
in termini teorici e se parliamo di scale temporali di migliaia di anni e di estensioni paragonabili a regioni.

Il parco dello Yellowstone che è lasciato evolvere in modo in modo autonomo è soggetto per cause naturali a periodici incendi, parliamo ogni 100 o 200 anni, l'ultimo dell'88 ne ha distrutto più di un terzo. Però per l'ecosistema dello Yellowstone tali incendi risultano alla lunga , benefici proprio perché effettuano una pulizia generale permettendo alla vegetazione di rinnovarsi.
Come dicevo enormi estensioni e scale temporali di migliaia di anni.

Nei piccoli boschi e nei tempi umani non fa bene ciò, e non offre la migliore efficacia dal punto di vista del ciclo dell'anidride carbonica.

La biodiversità nei nostri boschi non giova dell'abbandono, perché le specie invasive tipo l'acacia fino a 600 metri di quota lasciate a sé stese prevalgono soffocando le altre essenze.
Viceversa dove una corretta gestione controllata umana preserva le specie protette si ottiene un migliore risultato.

Sono d'accordo con te che un bosco "sfruttato" secondo le tecniche standard risulta artificializzato e anche piuttosto orrendo a vedersi,
però quello che io vedo personalmente frequentando boschi a quote comprese tra i 200 e i 700 metri slm, ci sono enormi opportunità di "sfruttamento limitato" solo diradando e ripulendo, e comunque rispettando le piante secolari più sane .
Da cio il benessere della vegetazione ne giova permettendo un migliore e più rapido rinnovamento e di conseguenza ne giova anche la vita animale.

Per gli incendi pensare di gestirli con i controlli è pura utopia, nelle stagioni siccitose ho visto scaturire incendi involontari da minimi residui di brace di sigaretta ( cioè ne ho visto uno fortunatamente vicino a casa che ho potuto spegnere sul nascere) da allora sono terrorizzato per la parte del mio bosco che non sono ancora riuscito a pulire dove molte piante cadute sono rimaste un po' sospese e ora dopo qualche anno il legno è estremamente secco ..se prendesse fuoco non lo si ferma più.

Il mio post era più che altro rivolto al concetto, spesso molto diffuso, che incolto sia "sporco" quando invece incolto è sinonimo di ricchezza biologica e salute di terreno e sistemi forestali. In ogni caso la soluzione per prevenire i tumori non è di certo quella di tagliare gli organi, no?
--- ---

In ogni caso come ho già detto una foresta vergine funziona solo se dispone di estensioni molto grandi e aggiungo terreni diversificati in modo da favorire la biodiversità.

Nella realtà dei nostri territori frazionati risulta di fatto controproducente.

Ma quando mai! I pochi lembi di foreste planizali o le faggete vetuste rimaste sono serbatoi incredibili di biodiversità ed hanno un valore semplicemente inestimabile. Anche le foreste più giovani, che sono state lasciate libere di evolversi negli ultimi secoli, sono luoghi straordinari e in grado di garantire un grado di salute di terreni ed ecosistemi inarrivabile. Per non parlare delle aree umide un tempo "orride paludi da bonificare".
Il problema sono i suoli antropizzati non di certo quelli forestati che sono invece la soluzione.
 
Ultima modifica:
Ma quando mai! I pochi lembi di foreste planizali o le faggete vetuste rimaste sono serbatoi incredibili di biodiversità ed hanno un valore semplicemente inestimabile.
intanto ti suggerirei di trovare metodi espressivi più concilianti e meno supponenti,
detto ciò...

stiamo evidentemente parlando di realtà diverse.
Le poche foreste planiziali di cui ho conoscenza sono una Ricreazione dell'uomo, e dubito molto che un terreno di pianura lasciato a sé arriverebbe a far ricrescere una foresta.
Nella mia esperienza (non teoria) di simili situazioni ho potuto constatare che il terreno si copre di rovi che arrivano ad una densità tale da impedire che cresca qualsiasi altra cosa se non l'acacia.

Quanto alle faggete puoi avere ragione, ma parliamo di quote più elevate dove la concorrenza di specie invasive ha minori possibilità ... però non credo di aver mai visto una faggeta abbandonata a se stessa, non so come sarebbe davvero.
 
Alto Basso