Dati
Data: 28 giugno 2015
Regione e provincia: Como, Lombardia
Località di partenza: Caslino d'Erba
Località di arrivo: Como
Tempo di percorrenza: 7 ore
Chilometri: 20 km
Grado di difficoltà: E solo per la lunghezza e il dislivello, altrimenti sarebbe T
Descrizione delle difficoltà: si suda sotto il sole: portatevi il cappello e tanta crema solare
Periodo consigliato: tutto l'anno, tranne che nelle giornate più calde
Segnaletica: presente e dettagliata. Bolli rossi, bianchi e rossi e numerose paline
Dislivello in salita: 1500 m
Dislivello in discesa: 1700 m
Quota massima: 1436 m
Accesso stradale: è una traversata pensata per essere fatta con i mezzi pubblici. Si arriva a Caslino con la linea ferroviaria Milano- Canzo Asso e si torna da Como sempre con il treno (o da Como Nord Laghi o Como San Giovanni)
Gita consigliabile anche per la MTB.
Foto panoramica dal monte Bolettone. Il Palanzone è il montarozzo di fronte a noi.
Descrizione
Pubblico questa relazione anche come proposta per i molti lombardi che si avvicinano all'escursionismo ma non sanno dove andare, per quelli che non hanno la macchina, e per quelli che vogliono camminare ma stare su sentieri tranquilli. Qui trovate ciò che fa per voi!
Sabato torno tardi da un convegno fuori città. Ho già detto a tutti che domenica non ci sono, non ho le ore sufficienti per andare seriamente in montagna. Mi trovo sola, con sonno arretrato e senza MTB, che è in assistenza. Però, quando mi alzo, mi accorgo che la giornata è troppo bella per lasciarsela sfuggire stando chiusi in casa a lavorare. Riempo lo zaino in fretta e furia e alle 8.45 sono in stazione: prendo un treno al volo e dopo un'ora e mezza sono a Caslino d'Erba.
Sono nel Triangolo lariano. Esso è abitato da colline grosse e voluminose, dall'orogenetica anomala e varia, che crescendo si son date l'aria di montagne. Scompaiono un po', a fronte delle loro gemelle vicine. Eppur non son del tutto da trascurare: offrono anch'esse dei panorami pregevoli e delle gran sgambate, per chi si offre volontario.
Il paese da cui parto è incassato tra la montagna incombente e una piccolo rilievo, ma la sensazione è quella di essere sul fondo di una gola. Risalire sarà faticoso. Il paese è deserto. Seguo i vicoli in direzione logica e arrivo nella parte più alta dell'abitato, che apre lo sguardo sulla Valle Piot: anche questa, peraltro, è molto stretta e non invita alla salita. Da qui incomincia un lungo e noioso avvicinamento su strada asfaltata e assolata, la quale, in fondo alla valle, si trasforma in un sentierino abbastanza ripido che sale a zig zag senza dare soste sul versante della montagna. Per fortuna passa in un bosco fitto e umido, che da solievo dalla calura imperante. A metà dell'ascensione le mie riserve idriche sono già quasi finite.
Arrivati ad un cambio di versante, manca poco: ancora 150 m di dislivello e il bosco si aprirà sul cielo azzurro. Sono alla Bocchetta di Palanzo. Qui la musica cambia: mentre nel bosco non ho incontrato escursionisti (la salita è un po' faticosa), sulla dorsale c'è gran movimento di famigliole, gitanti e MTB. Mi sento un po' fuori luogo: per fortuna ho la camicia bianca di lino, così preservo una certa eleganza.
Dalla Bocchetta al Monte Palanzone sono ancora 200 e pochi metri di dislivello, però sono senz'acqua e il sole batte forte. Sul cocuzzolo, mi riparo dietro al monumento. La camicia di lino incomincia a perdere la piega.
Dal cocuzzolo prendo il sentiero che scende ripido sulla destra, per raggiungere il Rifugio Riella e con lui una fetta di torta e una nuova riserva d'acqua freschissima. Cambio la camicia: sia mai che qualcuno vada in giro a dire che i valtellinesi non sono eleganti. Quelli che mi circondano, invece, sono in gran parte vestiti con magliettine sintetiche attillate e catarinfrangenti. Dev'essere una gita sociale dell'Anas.
Interrogandomi su questo ed altri dilemmi, riparto per la Dorsale: vorrei arrivare a Brunate, ma non so se farò in tempo, dovendo rientrare a casa abbastanza presto. Decido di tentare. Sulla dorsale in realtà corrono due sentieri, entrambi facili e ben segnalati: uno è quello della dorsale vera e propria, l'altro è quello del trekking, che taglia i rilievi ed è sempre largo e ben battuto. Ovviamente opto per il primo, anche se, seguendo il crinale e le cimette, è decisamente più esposto al sole del secondo. I punti di incrocio delle due vie sono però frequenti; è quindi possibile alternare i tracciati, a seconda della fatica e della calura.
Dalla Bocchetta di Palanzo, dicevo, prendo il sentiero della dorsale e mi porto su Pizzo dell'Asino, poi ridiscendo alla Bocchetta di Lemma. Qui volendo si può raggiungere il Rifugio Mara per rifornimenti e da qui ridiscendere a Caslino d'Erba per comodo sentiero.
Invece io proseguo e risalgo sul Monte Bolettone, da cui si gode una bella vista sulle montagne circostanti, fino alle Alpi: si vede il Disgrazia, il Bernina, l'Adamello, fino al Monte Rosa e al Monviso. L'ampia vista è prerogativa delle Prealpi!
Proseguo ancora sulla dorsale, ma ora si scende nettamente alla Bocchetta di Molina. Qui si risale, di pochissimo, per il Monte Boletto. Scesi da qui, il sentiero diventa strada e mi mischio con la folla vacanziera che frequenta i numerosi ristorantini del percorso che si snoda da qui a Brunate. Quest'ultimo tratto è un po' noioso e in parte anche asfaltato. Lo sguardo dei passanti mi dice che è consigliabile un secondo cambio di camicia. Per fortuna ho il cappello di paglia in ordine e i pantaloni di lino neri non sono troppo impolverati. Sembro presentabile, più o meno.
Arrivo a Brunate in pieno delirio turistico. Sono l'unica persona con gli scarponi. Raggiungo la funicolare e c'è una coda mostruosa. Con slancio decido di scendere a Como a piedi, sbagliando strada. Risalgo (improperi vari). Riprendo la strada giusta (che è via ai Piani, sotto la stazione della funicolare), che ad un certo punto offre una deviazione pedonale segnalata per la città. In sentierino scende ripido a fianco della funicolare, ma vi farà risparmiare 3 euro e molta attesa alla pensilina. In città c'è un comodo treno ad attendermi.
Son soddisfatta: ho trasformato un percorso da merenderos in una discreta sgambata.
Consigliata a tutti quelli che si svegliano alle 8 in città e hanno voglia di camminare.
Qui le foto dell'escursione: http://imgur.com/a/Ba4OD#0
Data: 28 giugno 2015
Regione e provincia: Como, Lombardia
Località di partenza: Caslino d'Erba
Località di arrivo: Como
Tempo di percorrenza: 7 ore
Chilometri: 20 km
Grado di difficoltà: E solo per la lunghezza e il dislivello, altrimenti sarebbe T
Descrizione delle difficoltà: si suda sotto il sole: portatevi il cappello e tanta crema solare
Periodo consigliato: tutto l'anno, tranne che nelle giornate più calde
Segnaletica: presente e dettagliata. Bolli rossi, bianchi e rossi e numerose paline
Dislivello in salita: 1500 m
Dislivello in discesa: 1700 m
Quota massima: 1436 m
Accesso stradale: è una traversata pensata per essere fatta con i mezzi pubblici. Si arriva a Caslino con la linea ferroviaria Milano- Canzo Asso e si torna da Como sempre con il treno (o da Como Nord Laghi o Como San Giovanni)
Gita consigliabile anche per la MTB.
Foto panoramica dal monte Bolettone. Il Palanzone è il montarozzo di fronte a noi.
Descrizione
Pubblico questa relazione anche come proposta per i molti lombardi che si avvicinano all'escursionismo ma non sanno dove andare, per quelli che non hanno la macchina, e per quelli che vogliono camminare ma stare su sentieri tranquilli. Qui trovate ciò che fa per voi!
Sabato torno tardi da un convegno fuori città. Ho già detto a tutti che domenica non ci sono, non ho le ore sufficienti per andare seriamente in montagna. Mi trovo sola, con sonno arretrato e senza MTB, che è in assistenza. Però, quando mi alzo, mi accorgo che la giornata è troppo bella per lasciarsela sfuggire stando chiusi in casa a lavorare. Riempo lo zaino in fretta e furia e alle 8.45 sono in stazione: prendo un treno al volo e dopo un'ora e mezza sono a Caslino d'Erba.
Sono nel Triangolo lariano. Esso è abitato da colline grosse e voluminose, dall'orogenetica anomala e varia, che crescendo si son date l'aria di montagne. Scompaiono un po', a fronte delle loro gemelle vicine. Eppur non son del tutto da trascurare: offrono anch'esse dei panorami pregevoli e delle gran sgambate, per chi si offre volontario.
Il paese da cui parto è incassato tra la montagna incombente e una piccolo rilievo, ma la sensazione è quella di essere sul fondo di una gola. Risalire sarà faticoso. Il paese è deserto. Seguo i vicoli in direzione logica e arrivo nella parte più alta dell'abitato, che apre lo sguardo sulla Valle Piot: anche questa, peraltro, è molto stretta e non invita alla salita. Da qui incomincia un lungo e noioso avvicinamento su strada asfaltata e assolata, la quale, in fondo alla valle, si trasforma in un sentierino abbastanza ripido che sale a zig zag senza dare soste sul versante della montagna. Per fortuna passa in un bosco fitto e umido, che da solievo dalla calura imperante. A metà dell'ascensione le mie riserve idriche sono già quasi finite.
Arrivati ad un cambio di versante, manca poco: ancora 150 m di dislivello e il bosco si aprirà sul cielo azzurro. Sono alla Bocchetta di Palanzo. Qui la musica cambia: mentre nel bosco non ho incontrato escursionisti (la salita è un po' faticosa), sulla dorsale c'è gran movimento di famigliole, gitanti e MTB. Mi sento un po' fuori luogo: per fortuna ho la camicia bianca di lino, così preservo una certa eleganza.
Dalla Bocchetta al Monte Palanzone sono ancora 200 e pochi metri di dislivello, però sono senz'acqua e il sole batte forte. Sul cocuzzolo, mi riparo dietro al monumento. La camicia di lino incomincia a perdere la piega.
Dal cocuzzolo prendo il sentiero che scende ripido sulla destra, per raggiungere il Rifugio Riella e con lui una fetta di torta e una nuova riserva d'acqua freschissima. Cambio la camicia: sia mai che qualcuno vada in giro a dire che i valtellinesi non sono eleganti. Quelli che mi circondano, invece, sono in gran parte vestiti con magliettine sintetiche attillate e catarinfrangenti. Dev'essere una gita sociale dell'Anas.
Interrogandomi su questo ed altri dilemmi, riparto per la Dorsale: vorrei arrivare a Brunate, ma non so se farò in tempo, dovendo rientrare a casa abbastanza presto. Decido di tentare. Sulla dorsale in realtà corrono due sentieri, entrambi facili e ben segnalati: uno è quello della dorsale vera e propria, l'altro è quello del trekking, che taglia i rilievi ed è sempre largo e ben battuto. Ovviamente opto per il primo, anche se, seguendo il crinale e le cimette, è decisamente più esposto al sole del secondo. I punti di incrocio delle due vie sono però frequenti; è quindi possibile alternare i tracciati, a seconda della fatica e della calura.
Dalla Bocchetta di Palanzo, dicevo, prendo il sentiero della dorsale e mi porto su Pizzo dell'Asino, poi ridiscendo alla Bocchetta di Lemma. Qui volendo si può raggiungere il Rifugio Mara per rifornimenti e da qui ridiscendere a Caslino d'Erba per comodo sentiero.
Invece io proseguo e risalgo sul Monte Bolettone, da cui si gode una bella vista sulle montagne circostanti, fino alle Alpi: si vede il Disgrazia, il Bernina, l'Adamello, fino al Monte Rosa e al Monviso. L'ampia vista è prerogativa delle Prealpi!
Proseguo ancora sulla dorsale, ma ora si scende nettamente alla Bocchetta di Molina. Qui si risale, di pochissimo, per il Monte Boletto. Scesi da qui, il sentiero diventa strada e mi mischio con la folla vacanziera che frequenta i numerosi ristorantini del percorso che si snoda da qui a Brunate. Quest'ultimo tratto è un po' noioso e in parte anche asfaltato. Lo sguardo dei passanti mi dice che è consigliabile un secondo cambio di camicia. Per fortuna ho il cappello di paglia in ordine e i pantaloni di lino neri non sono troppo impolverati. Sembro presentabile, più o meno.
Arrivo a Brunate in pieno delirio turistico. Sono l'unica persona con gli scarponi. Raggiungo la funicolare e c'è una coda mostruosa. Con slancio decido di scendere a Como a piedi, sbagliando strada. Risalgo (improperi vari). Riprendo la strada giusta (che è via ai Piani, sotto la stazione della funicolare), che ad un certo punto offre una deviazione pedonale segnalata per la città. In sentierino scende ripido a fianco della funicolare, ma vi farà risparmiare 3 euro e molta attesa alla pensilina. In città c'è un comodo treno ad attendermi.
Son soddisfatta: ho trasformato un percorso da merenderos in una discreta sgambata.
Consigliata a tutti quelli che si svegliano alle 8 in città e hanno voglia di camminare.
Qui le foto dell'escursione: http://imgur.com/a/Ba4OD#0
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