Dati
Data: 11/07/2014
Regione e provincia: Lombardia - Como
Località di partenza: Gravedona
Località di arrivo: Cima degli Orsi o Motto Rotondo
Tempo di percorrenza: 11 ore (andata e ritorno)
Chilometri: 21
Grado di difficoltà: E, EE
Descrizione delle difficoltà: sentiero un po' sdrucciolevole nella parte alta
Periodo consigliato: giugno-ottobre
Segnaletica: nessuna!
Dislivello in salita: 1980 massimo, 2010 totale
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2189
Accesso stradale: da Gravedona per Dosso del Liro
Uffa, che noia che barba, che barba che noia, sempre questo alto Lario occidentale, non vai mai da nessun'altra parte? Calunnie! La prossima volta andiamo sul Bregagno, che si trova… sul medio Lario occidentale.
Oggi però gitarella sul Motto Rotondo o cima degli orsi (quest'ultima denominazione e la più gettonata sulle carte), passando dalla rinomata località turistica di Piaghedo.
La giornata dal bus pare promettere bene, abbastanza limpida, merce rara nel 2014.
Partiamo dalla statale, a Gravedona, su per la via Casate.
Appare ben presto il versante nord del Monte Bregagno e più in basso il Sasso Tegano.
Per ora niente nuvole.
Lungo la strada un self-service di fiori di zucca per gli appassionati dei fritti (adeguatamente concimati dai gas di scarico delle auto)
Ogni tanto un gelso, residuo delle antiche coltivazioni per i bachi da seta. Molto particolari le foglie lucidissime, come se fossero state ben ustrate poco prima.
In tre quarti d'ora circa si arriva a Dosso del Liro.
Si taglia la strada asfaltata con una bella scorciatoia che passa accanto al cimitero (contegno prego, astenersi da scongiuri poco decorosi).
Poco dopo si torna sulla strada asfaltata che si taglia per mezzo di questa specie di "scala santa" che porta in pieno centro.
Qui la vita scorre molto rilassata.
Ma chi è 'sto scocciatore!?!
Extra large causa ciccia o maxipelliccia?
Ed eccoci dopo poco più di un'ora il primo parcheggio per chi vuole arrivare in macchina. Dove ci sono i cartelli comincia la bella mulattiera, che viene tagliata a metà circa dalla strada. Volendo, per i pigrissimi, si può proseguire in auto facendo un lungo giro, ma col rischio di non trovare posto (e se lasciate selvaggiamente l'auto nelle piazzole di emergenza non è certo che resterà integra).
La mulattiera, in una ventina di minuti, termina poco oltre la strada forestale che permette di raggiungere rapidamente Prennaro o Prà Naro. Bisogna quindi tornare indietro di una cinquantina di metri ed imboccarla sulla sinistra
Alternativa, sempre pedonale (che ho fatto in salita): quando la mulattiera incrocia per la prima volta la strada asfaltata, la si segue fino ad una curva, in cui si vede il sentiero che porta verso la strada forestale.
Dato che però non lo percorre quasi nessuno, bisogna fare attenzione a non perderlo sia quando arriva a un pilone della luce (mantenersi sulla sinistra)
sia perché, come vedete, tende "leggermente" a sparire.
Quando si arriva a questo punto bisogna puntare dritti verso l'alto e quando le felci sono quasi più alte di voi e pensate di esservi persi, in realtà sbucate sulla forestale.
Conviene quindi di più, per chi non è mai venuto, terminare come detto la mulattiera e imboccare la forestale anche salendo; giunti a una doppia curva, che corrisponde sostanzialmente al crinale, guardate verso sinistra per prendere questa specie di passaggio che conduce ad alcune case, di cui la gran parte diroccate.
Superandole noterete questo sentierino che sale nel bosco. È abbastanza evidente, anche perché è mantenuto dallo scorrimento delle acque piovane.
Dopo un po' ecco diradarsi gli alberi e apparire Prennaro.
Poche case abitate da alcuni contadini e con un agriturismo.
Le patate qui devono essere particolarmente preziose, visto come sono custodite e recintate.
Superate le prime casette ecco aprirsi uno splendido panorama.
Chi ha chiamato questa come Valle Inferno, doveva essere di luna veramente molto storta.
Attraversato il piccolo borgo ci si incammina verso la frazioncina di Sortaiolo, circondata da imponenti faggi, assai utili a trattenere il terreno. Se centrate una bella giornata questo posto è un piccolo paradiso, almeno per chi come me ama i paesaggi panettoneggianti.
A ricordarmi che siamo in questa valle di lacrime ci pensa una squadriglia di tafani d'assalto, che cerca di trivellarmi per bene. Tanto per farvi capire la potenza trapantrice, ecco il risultato di una visitina sul pollice (corre voce fra gli abitanti che si tratti in realtà di esercitazioni in incognito dell'alta scuola per esattori di Equitalia). Comunque alla fine riesco a seminarli.
Lasciamo in basso Prennaro e proseguiamo, più o meno lungo il crinale.
Ho la sensazione di essere osservato, eppure non vedo nessuno. Ma in effetti alzando gli occhi al cielo.... un "drone"! E pure con pettegolo a bordo!
Uno va in zone praticamente sconosciute dai più in giorni feriali proprio per non incontrare anima viva e potersi godere in pace la giornata ed ecco che viene monitorato come faceva la Stasi in Germania Est.
Vabbé, faccio finta di niente e procedo, ormai sono quasi arrivato a Piaghedo.
Giù in basso la strada che va alla valle del dosso o di Mugiam.
Ed eccoci arrivati alla rinomata località turistica di Piaghedo!
Ecco l'animatissima piazza centrale, sede - come notate - di una vivace movida (altro che Sant Moritz, tzé).
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